VIBRANTI ARMONIE

L’estate è entrata prepotente, come una folata di vento inaspettata, e ha conquistato subito tutto: pelle e cuore.

Le prime luci del giorno mi accolgono con una carezza tiepida avvolta dai profumi morbidi dei fiori ancora freschi di notte.

I tigli stanno fiorendo e benedicono del loro languido sospiro profumato le strade cittadine. D’un tratto sei dentro una nuvola avvolgente che porta via i pensieri, e ti lasci andare a ricordi e dolcezze antiche.

Estate sono progetti di vacanze, scorribande serali in sella agli scooter alla ricerca del posto migliore dove farsi un tuffo. Di giorno e di notte.

Questa luce alta nel cielo che ci accompagna fino a tardi, quasi a volere trascorrere con noi anche la notte, questa luce, riesce ad illuminare anche le stanze più nascoste dentro di me.

Ho salutato un caro amico che, troppo presto, è partito per il suo viaggio. Il volto immerso in una beatitudine di cui ho solo sentito parlare e che ieri, per la prima volta, ho letto sul suo viso. Le lacrime sono sgorgate copiose perché non è mai facile dirsi arrivederci.

Eppure, nonostante tutto, ho letto la vibrante armonia della vita stessa che nulla butta via, ma tutto trasforma.

Pimpra

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MONDO PICCOLO

Nel mio peregrinare porto sempre con me l’odore di salmastro, le raffiche del mio vento di nord est, lo specchio argentato del mare. Un luogo senza il canto ritmato della risacca è come se mancasse del respiro e della vita.

In macchina sul far dell’alba, per raggiungere la campagna, per me come andare alla scoperta del nuovo mondo. Mentre macinavo i troppi chilometri che mi separano da qualunque destinazione non sia un generico est, cercavo di immaginare cosa avrei trovato, una volta a destinazione.

Ho sempre amato la campagna, ma quella che porto nel cuore è sempre molto triestina, una campagna a due passi dall’alto Adriatico a un tiro di schioppo dalla terra rossa del Carso.

La grande casa gialla mi accoglie come una donna dal seno prosperoso e i fianchi larghi, con il grembiule da cucina mentre sta tirando la pasta. Parcheggio e respiro immediatamente un’aria che sa di buono, di cose che nel mio quotidiano ho perso oppure, semplicemente, dimenticato.

Ci sono papaveri che costeggiano le strade del borgo, un piccolo miracolo per i miei occhi di cittadina abituati ai riconoscere solo le sfumature di grigio asfalto. Mi sembra di doverli proteggere tanto sono belli, e più di una volta ho sbandato tanto ero presa a rimirarli.

L’erba è alta, ha una sfumatura di verde quasi trionfante. La pioggia intermittente di questi giorni è la sua cura di bellezza più efficace.

Comincio a sentirmi a casa, in questo spazio aperto, nel casolare che mi accoglie con la sua storia centenaria raccontata dai muri di argilla. Qui il cellulare si prende una pausa, per mettere in pausa me e non riceve il segnale.

La campagna chiama, pretende attenzione, vuole essere guardata, scoperta, amata come merita. Non posso smettere di sentirmi viva. Nelle parole del maestro che mi insegna come usare la reflex, perché poi, quella terra lussureggiante, florida, timida e melanconica, andremo a fotografarla.

Guareschi ci racconta della Bassa e della sua gente, dell’animo contadino e ruspante di Don Camillo e Peppone e la nostra macchina fotografica ripercorre quei luoghi traducendoli nel presente.

Alla sera, davanti alla stufa, il fuoco riscalda la luce della stalla dove, anche la voce calda dallo spiccato accento parmigiano, così morbida da infondere di vibrante emozione le parole di Guareschi, ci accompagna alla scoperta di un mondo antico che vive immutato nel cuore di questa speciale parte di Emilia.

Ho gli occhi carichi di bellezza, di campagna, di casolari, di argini di fiume, di fiori di campo, di nuvole che si fanno belle e giocano rovesciandoci addosso secchiate d’acqua. Ma è tutto un ridere, correre in macchina, scansare l’ombrello, bagnarci come si faceva da bimbi, con allegria e innocenza.

Non sono ancora capace di raccontare con le mie immagini questa bellezza, e pure le parole mi fanno difetto per esprimere il calore di chi mi ha accolto ed ospitato.

Se potete, regalatevi questa esperienza. Qualcosa dentro di voi riprenderà a vibrare, forte, di buono.

Questo è il mondo piccolo: strade lunghe e dritte, case piccole pitturate di rosso, di giallo e blu oltremare, sperdute in mezzo ai filari di viti
(G. Guareschi)

Pimpra

Il luogo sede del workshop fotografico lo trovate qui oppure qui

LA GUERRA DEI DUE MONDI

E fai tanto a parlare di far la Giaguarona, la mangia uomini, quella che non deve chiedere mai che, un giorno ti svegli, e il piede ti fa un male pazzesco e la sentenza è severa: borsite tendinea per troppi tacchi, troppo stress.

Il dottore ti mette a riposo e, per punirti per bene, ti prescrive il plantare che puoi utilizzare unicamente all’interno delle tue scarpe da jogging che, tutto sono, fuorché “Giaguarizzanti”.

Cerchi strade alternative allo scatafascio estetico dei tuoi look e della tua femminilità ma niente: il piede urla vendetta e non ne vuole sapere.

Con la coda tra le gambe accetti l’amaro verdetto: basta tacchi per un po’.

Rassegnata ma combattiva chiami a raccolta la tua amica del cuore e, insieme, organizzate una spedizione punitiva al negozio di scarpe, sì negozio di scarpe ortopediche e, entrambe ne uscite con un bel paio di… Birkenstock!

Ora, tralasciamo il loro costo e il fatto che saldi o non saldi te le vendono sempre a prezzo pieno, bisogna riconoscere che le temutissime calzature tedesche hanno deliziato il mio piede malconcio sin dal primo istante. La mia amica, presentatasi con i tacchi, se ne è uscita pure lei con un bel paio nuovo di zecca.

MORALE: a tutte le Giaguare in ascolto, ricordatevi, le Birki sono le nuove Louboutin!

Sticazzi prendiamola in ridere va là!

Smiling Pimpra

 

 

IL DONO

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Lezioni di vita.
Pausa pranzo con la mia migliore amica. Micro shopping per rallegrare lo spirito.

Alla cassa: lei paga il suo conto e vuole regalare a me quanto ho scelto. Reagisco in modo esagerato e le impongo di non farlo, perché non ce n’è motivo, non è il mio compleanno.

Pago e usciamo.
Dopo poco mi accorgo che i suoi occhi sono lucidi quando mi dice di esserci rimasta molto, molto male. Il mio comportamento l’ha ferita. Le ho impedito di farmi un dono perché aveva voglia di farlo.
Ho fissato il suo sguardo e mi sono sentita crudele come il demonio. Non ho saputo accettare un gesto gentile e tenero di una persona che mi vuole un gran bene e che considero come una sorella.

Alla mente sono tornate immagini di un lontanissimo passato, quando mio padre, innamorato pazzo di mia madre, di tanto in tanto le faceva dei doni, specie se fuori da occasioni classiche di compleanni o altre celebrazioni.

Lei cambiava aspetto, da donna gentile e tenera quale è sempre stata, si trasformava in una persona durissima rifiutando puntualmente quei segni di affetto, rimproverandolo altresì di avere speso inutilmente.

Quando questo accadeva, ed io ero una bimba, ricordo perfettamente di come fossi shoccata da questo comportamento materno, leggendo il dispiacere negli occhi di mio padre.  La riprendevo sempre, dicendole che, se qualcuno voleva farci un regalo lo faceva perché era suo il piacere ed era nostro dovere esserne felici.

Sono passati moltissimi anni da allora ed io, inconsapevole, ho agito lo stesso comportamento di mia madre come se, noi due, non meritassimo gesti di affetto e di amore.

Ecco, la mia carissima amica oggi, mi ha dato un grande insegnamento.

Mi spiace solo di non poter eliminare il dispiacere che le ho dato, nella gioia che mi ha procurato anche solo il pensiero che la gonnellona a pois volesse regalarmela lei.

Amica mia, perdona questa mia umanità così difettosa… ❤

Pimpra

DI TANTO IN TANGO: SAPORE DI MARATONA – “L’AMARCORD”

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Prima o poi dovrò decidermi a contarle, per farne l’elenco, alimentare i ricordi, rivivere emozioni.

Anche stavolta mi porto a casa sensazioni che mi nutrono così in profondità da rischiarare l’orizzonte.

Perché, mi chiedo, ho bisogno di tutto questo e non riesco quasi più ad accontentarmi di frequentare le milonghe ma bramo questa “dose” così intensa e forte di tango?

Bella domanda. E’ quel fenomeno che gli anglosassoni definiscono “Addiction“= sono drogata.

Lo confesso: “Ciao, sono la Pimpra e sono dipendente dal tango”. Esistessero gruppi di psicoterapia così sono certa sarebbero molto frequentati.

Torniamo ad “Amarcord”: una letterale botta di adrenalina tanguera, ma non di quella stressante, da competizione, di quella lieve, delicata, intensa, gioiosa, gaudente e divertita. Il massimo.

Ci sono andata da sola, non immaginando come fosse la prospettiva dalla parte della ballerina “non accompagnata”. Di solito se si va insieme a un partner è meglio per entrambi: la/le tanda di presentazione della coppia di ballo e poi, di norma, si aprono gli inviti. Ma da sola?

NO PROBLEM. Basta scegliere la maratona “giusta”.

E come si fa a sceglierla?

Che posso dire, aiuta conoscere gli organizzatori, sapere quanti iperkilometri di ballo hanno nelle gambe, a quanti eventi loro stessi hanno partecipato e che persone sono: generose, aperte, cordiali… o il contrario. Io alle maratone di quelli che se la tirano, non ho voglia di andare.

Ed eccomi, pronta sulla linea di partenza della prima tanda, fare la mirada assassina ad un amico che, molto carinamente, ha aperto le mie danze. Una FOLLIA. Poi non ho più smesso.

Alla sera, a letto, ogni micro cellula del corpo smadonnava imprecando contro quella sciagurata me che non si è fermata un attimo “Uellà donna, ma te sai che c’hai un’età e che certe cose devi farle con granu salis che qui noialtri siamo tutti indolenziti??? Ma ti pare normale ballare 4-5 ore senza fermarti? Tu non sei tutta giusta!!!”

Alla mia me che mi presentava il conto di stanchezza e dolore fisico opponevo un ” Ma Ragazzi, come si poteva stare fermi che c’erano musica, onda di energia stellare e tangueros/tangueras strepitosi, generosi e desiderosi di condividere?”

La magia sta lì in quella piccola parola: CONDIVIDERE.

Dal caffè allo sprtitz aperol per costringersi a fermarsi qualche minuto, alle chiacchiere, ai discorsi anche di una certa intensità e profondità, alle matte risate e, ovviamente, a tande da SCIABADAH!

Allora, fino a che il corpo reggerà e non sarò troppo diversamente ggiovane per far parte del gruppo, sapete che c’è? NE VOGLIO ANCORA E ANCORA E ANCORA che per diventare vecchi e lamentosi c’è sempre tempo!

GRAZIE miei PRODI Fabio, Antonella Maria, Sandra, Claudia e a tutta la crew per averci regalato tanta MAGIA DANZANTE! E agli impareggiabili TJ per aver dato musica ai nostri desideri!

VI LOVVO ASSAI!

Pimpra

 

LE DONNE “CASOMAI”

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Sono sicura che voi, come me, annoverate, tra le vostre conoscenze femminili, una donna “casomai”.

In particolare ne ho una, la capostipite di tutte le generazioni a seguire, la donna che vede, prevede, immagina, anticipa, si terrorizza, si preoccupa, si ansiolizza di qualsiasi evento/situazione/occasione/cambiamento MOLTO, MOLTO, MOLTO prima di viverlo. Che  poi, non è nemmeno detto lo vivrà MAI!

Rido. Rido di gusto, adorandola ancor più per la sua fragrante debolezza, quando si presenta da me e mi racconta di tutti i suoi nuovi gadget di sicurezza ambientale e personale di cui si circonda per essere pronta “CASOMAI” un evento si verificasse.

E io rido, ma rido voi non sapete nemmeno quanto.

L’ultimo episodio oggi, premetto che sono autorizzata dalla stessa a raccontarlo, e quindi a prenderla un po’ in giro  – con tantissimo AMMORE – su tutto il web.

IL FATTO: l’acquisto del suo primo scooter.

LA PREMESSA: lezioni di guida per prepararsi. Ottima scelta, prudente e saggia. 1 punto di merito.

LO SCENARIO: oggi, ritira il suo “cucciolino” su due ruote. Da brava figlia unica, sente un’attrazione possessiva indicibile per questo nuovo oggetto che farà parte dell’orizzonte dei suoi possedimenti terreni.

[Premetto che Ella non è affatto spilorcia, tutt’altro. E’ persona molto generosa di cuore e di portafogli. Questa precisazione è necessaria per non creare fraintendimenti.]

I figli unici, a differenza di quelli con fratelli, instaurano un legame con i loro oggetti che definirei piuttosto esclusivo, per non dire di peggio.

LA STRATEGIA: la donna “CASOMAI” deve controllare tutto quello che le viene in mente, quello che immagina e – ovviamente – quello che inventa. Per tale ragione ha già:

  • studiato i percorsi da fare con il mezzo per raggiungere l’ufficio, creandosi una mappatura dei potenziali posteggi che, in zona, sono merce rarissima. Si è lasciata sfuggire un “Semmai lo posteggerò dove lo metti tu, anche se non mi piace” che le ha procurato, da parte mia, una serissima minaccia di taglio gomme. Quel parcheggio è mio e non si discute.
  • studiato i parcheggi sottocasa, includendo una riflessione accurata sulla trigonometria dell’asse di inclinazione in caso di posteggio in pendenza.
  • ha deciso che il casco nuovo che oggi acquisterà, è un bene così prezioso che non lo lascerà in balia del potenziale ladro di scooter, ma lo porterà sempre con sé, ovunque vada.
  • ha preparato un kit di sopravvivenza da motorino “casomai”: dovesse asciugare qualcosa, le venisse freddo, piovesse.  A parte il kit da pioggia, necessario accessorio da lasciare sul mezzo, il piccolo panno per asciugare la sella, la sciarpa, l’asciugamano (!!!), due panni di diverse misure e una giacca antivento “casomai” le venisse freddo sono decisamente oggetti inutili e ridondanti.

Da ligia neofita, ha sottoposto tutta questa mercanzia al vaglio della mia pluridecennale esperienza, affinché avvalorassi tutto quel po’ po’ di roba che vuole portarsi dietro.

Non serve dire che sono scoppiata in una risata fragorosa.

Questo pomeriggio va a ritirare il suo mezzo ed è agitata da giorni, benché sia assolutamente abile alla guida, certificata pure da un esperto.

Le dico “Ma Tesora, queste emozioni che ti devastano, vivile bene, non immaginare il disastro, pensati felice sullo scooter che sfrecci contenta, vedrai che tutto sarà più semplice”… ma le donne “CASOMAI” vedono e prevedono l’ostacolo, oppure lo creano direttamente nella loro fantasia e la risposta è stata “Sai che non ho equilibrio e mi preoccupo!”

E voi, l’avete un’amica così?

😀

Pimpra

Dedicato con tutta l’amicizia e l’affetto possibile ad Alessandra, la mia adorata amica “CASOMAI”

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QUI ED ORA. (PIPPOLOTTO, VI AVVISO!)

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Quanto sono belle le serate trascorse con una cara amica che non vedi da tempo con la quale resta sempre intatta la confidenza, lo scambio, e un grandissimo affetto.

Nel suo piccolo appartamento, come il nido di un uccellino, delicato e dolce come è lei, pulito, deliziosamente arredato con un’attenzione ai piccoli dettagli che sussurrano la sensibilità vibrante della padrona di casa, mi sono presentata con un frizzantino rosè e Tupperware al seguito….

Le parole sono scivolate fluide, intervallate da argomenti leggeri o seri, così come le donne sono abituate a discorrere.

Lei, come molti di noi, ha visto naufragare un rapporto su cui aveva scommesso “per la vita”, ma così non è stato. Le ossa rotte, l’anima e il cuore feriti, ha ripreso la sua vita tra le mani, con il coraggio e la determinazione che servono ogni volta che si riparte da capo, e si è rimessa nel flusso delle cose.

La dolorosa esperienza, tra i tanti segni che le ha lasciato, ha messo un tarlo nella testa, ovvero: chi si prenderà cura di me quando sarò vecchia? Evidenziando ai massimi sistemi, il dolore esistenziale di questa moderna società.

Mai come ieri sera, ho potuto toccar con mano, la solitudine, il vuoto pneumatico che i single della mia generazione stanno vivendo.

C’è chi brucia la vita, anestetizzandola sulla propria pelle agendo comportamenti e sentimenti di totale edonismo, vuoto però di contenuti, nulla a che vedere con un sano epicureismo consapevole e goduto,  altri, invece, tuffano il loro essere negli abissi del più profondo “mal di vivere”, basato sulla prima, sostanziale, mancanza: l’amore (per se stessi e per gli altri), la solitudine di rapporti che poggino su qualcosa di vero.

Il futuro, a quel punto, diventa un mostro che terrorizza, mancando le strutture caratteriali e definite certezze sul proprio sé e sulla propria essenza. Partono così i pensieri bui, l’idea della vecchiaia come malattia e non come compimento gioioso di un percorso di vita. Si immagina il corpo debilitato, impossibilitato a provvedere a se stesso e quindi, esplode il bisogno dell’altro.

Credo non abbia senso andare così avanti con il pensiero, immaginare e ipotizzare situazioni che non abbiamo nessun reale strumento per essere comprese.

La sola cosa che siamo capaci di conoscere è il QUI ED ORA. Nulla più. Il resto sono solo proiezioni, più o meno belle, di emozioni positive o negative, che vivono dentro di noi.

Allora sai che c’è? Resto connessa a questa dimensione, cerco di vivermela al meglio, con fiducia e gioia di me, di quello he posso portare nel mondo e dal mondo ricevere.

Forse semplificare, alleggerire è la sola via per vivere meglio.

AMEN.

Pimpra

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LA LATINA SENZA FRONTIERE

la latina

Quando eravate bimbi vi sarà sicuramente capitato di fare “gne gne gne” ad altri bambini perché avevate un giocattolo nuovo, ambitissimo, in anteprima assoluta.

Sì insomma, sarete stati sicuramente stronzi pure voi, così come lo sarò io con il post odierno.

GNE’ GNE’ GNE’ Amici Cari. Oggi va così.

Sono stata alla maratona più esagerata mai vissuta ad oggi e, forse, voi, non eravate tra i partecipanti. Mi spiace. Ma, tranquilli, adesso vi faccio schiattare di invidia! 😀

Per me, la maratona perfetta, per una serie di ragioni:

  • la durata: 6 giorni. Tango ai massimi e se dico massimi è un eufemismo, perché non trovo un’altra parola: “stellare”, ecco. Potendo sollazzarsi della passione preferita per un tempo così esteso, tutta la frenesia e l’ansia di non perdere un solo minuto in pista, sono state eliminate. C’era tutto il tempo, in accordo con desiderio, stanchezza e voglia, anche, di fare altro.
  • le attività extra milonga: e qui si apre un mondo. Relax in piscina, scuola di cucina (!!!) dove abbiamo imparato dei trucchetti niente male, degustazioni di prodotti tipici, un godimento assoluto  e… ciliegina sulla torta i “Giochi Senza Frontiere“!!!!

Chi di voi li ricorda? Ebbene 4 squadre per 6 giocatori l’una che si sono cimentate in 4 specialità (pallanuoto compresa!) per lo spasso di tutti i presenti. Non serve che vi dica che mi ci sono tuffata a pesce (in tutti i sensi!) e che la squadra “PUGLIESE” si è portata a casa la vittoria! Una polo rossa, meravigliosa, trofeo di cui vado orgogliosissima (in foto)! Se pensate che in acqua, i giochi si sono svolti in piscina, si facesse finta e le gare venissero prese sottogamba, vi sbagliate di grosso!!!! Un agonismo tanguero degno delle olimpiadi!

Divertimento assoluto e tifo da stadio.

L’Alzheimer sta facendo passi da gigante nella mia testa tanto da farmi  dimenticare, al momento in cui ho scritto il pezzo, di un’altra incredibile invenzione dei nostri Anfitrioni: “alla ricerca dell’ultima tanda”. Di che si tratta?

Immaginate 12 straordinari TJ, diversi per indole e sensibilità musicale, come è doveroso sia, esperti ballerini, maratoneti di lungo corso e famosissimi musicalisadores. Metteteli a sedere in un tavolo, l’uno a fianco all’altro, con la loro musica davanti. a turno, veniva estratta la quaterna, e, uno dopo l’altro, ognuno proponeva un brano a sua insindacabile scelta, a cui, il successivo tj doveva far seguire altro brano, altra musica in modo che ci fosse una sorta di coerenza musicale per  creare una tanda. Tutto all’impronta, ovviamente.

Quasi due ore di concerto, che non trovo altro modo per definirlo, condito di virtuosismi e stranezze musicali da cui poter ricavare, senza dubbio, un cd “Chill out”. 

Creatiavità pura, di chi ha avuto l’idea e di  chi l’ha realizzata= GODIMENTO PURO.

Lo spazio/tempo fuori dalla milonga è un fenomenale collante sociale. A bordo vasca si sono strette amicizie, a cena si parlava per il più delle volte in inglese per il piacere di condividere esperienze con amici provenienti da paesi lontani. Uno scambio che ci ha arricchito tutti, ci ha avvicinato, resi più aperti e ricettivi. Questa energia pulita, poi, si è riversata come un fiume in piena anche sulla pista, regalando tandas straordinarie, indimenticabili.

  • la pista da ballo: l’unico aggettivo che mi viene in mente è enorme. Parliamoci chiaro, se si organizza una maratona di 400 persone, bisogna garantire lo spazio necessario per muoversi e per farlo “comodi”. In maratona si viaggia veloce, le gambe si stendono in passi di giaguaro e non è immaginabile procedere diversamente. Lo spazio ha garantito ogni deciso spostamento senza arrecare fastidio alle altre coppie presenti.
  • i ballerini: maratona a tre livelli: il gotha della danza europea, il paradiso terrestre e danzatori/trici patrimonio Unesco. No, cioè capite che di meglio non si trova in giro!!!!  Potreste chiedermi “E tu che ci facevi? Hai ballato?” e io rispondo di sì. Non con tutti, ovviamente, non con il gotha ma con STREPITOSI ballerini che molto mi hanno dato del loro tango e che porterò nel cuore.

E’ stata una vera manna dal cielo per tutti, comprese le ansie da prestazione che, indistintamente, hanno toccato uomini e donne.

Il lavoro fatto dai Mascalzoni Latini, Paolo, Antonio, Mauro, Bobo per organizzare un evento del genere è stato straordinario! Non mancava nulla, tutto offerto e presentato con un delizioso equilibrio di tempi e di modi.

Amici Cari, mi spiace, ma mi tocca fare GNE’ GNE’ GNE’ perché, per i malati di tango come me, una maratona così segna l’Albo d’Oro.

Ai Mascalzoni e a tutta la squadra delle persone che li hanno coadiuvati nella titanica impresa, va il mio più sentito GRAZIE. Sono ricordi, questi, che conserverò per sempre nel cuore!

#proudtobethere

Pimpra

 

 

IL POTERE DELLA COMUNITÀ

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Una brutta avventura a lieto fine.

Le Gattonzole si sono prese una due giorni di libertà, uscendo dal perimetro del giardino per nascondersi, impaurite, in un garage a pochissimi metri da casa.

Sono uscita pazza.

Un dolore insopportabile per la perdita di due pezzi di cuore, due figliole a tutti gli effetti, anche se quadrupedi e pelose. La mia famiglia speciale.

Nei giorni di ricerca però, è accaduto un piccolo miracolo.

Una comunità intera che, sui pixel colorati dell’universo virtuale, ha condiviso il mio grido di aiuto per la ricerca delle piccole. Migliaia di persone hanno voluto passare parola che, nel mucchio, magari qualcuno aveva avvistato le fuggitive.

E dal virtuale al reale, amici che si sono resi disponibilissimi ad aiutare una “mamma” in difficoltà e si sono dati da fare veramente.

Ringrazio, in particolare, Annalisa, la “task force di ricerca” (che fortunatamente non è servita!) composta da Alessandra, Renata, Janjia e Francesco. Il supporto di Andrea e le sue piantine di Duino e i percorsi da battere nella ricerca, Vladi che dall’annuncio letto su Facebook, per amore dei felini, ha girato per più e più volte l’intera cittadina di Duino nella speranza di ritrovarle.

Una menzione specialissima va anche alla Giulia, giovane veterinaria illuminata dal sacro fuoco, mi ha supportata, consigliata e seguita in questa spiacevole avventura! E, anche in questo caso, la notizia le è giunta tramite tam tam mediatico!

Alla fine, le Gattonzole erano dietro casa. Un vicino, accorgendosi di una coda particolarmente lunga e pelosa si è ricordato di aver visto un volantino di scomparsa ed ha chiamato.

Tutto questo, in tempi che fanno schifo per quanto di brutto accade. Invece, esiste ancora il bello e il buono in questo mondo e questa esperienza, me lo ha messo davanti agli occhi.

Sono una grande consumatrice di social, chi mi conosce lo sa bene, e sa anche che ho sempre pensato che, dietro a uno schermo di pc o di smartphone c’è SEMPRE una persona che vive, pensa e pulsa di vita e di emozioni. A maggior ragione, dopo questa avventura lo affermo: c’è del buono anche in un mezzo apparentemente superficiale come FB.

Una parola la merita anche  Duino.

Da “cittadina” non ho mai vissuto le dinamiche di un piccolo centro urbano. C’è un mondo da scoprire!

Esiste quella che viene definita “comunità” che, il più delle volte, nelle città, anche di piccola dimensione, non si vive. Tutti si conoscono, tutti sanno, tutti vedono, tutti commentano.

Certo, ci sono aspetti negativi in tutto questo, nel senso che, probabilmente la privacy non è negoziabile, si è tutti lì, e quel che si vede si “discute” con quel che può produrre la creatività umana in fatto di pettegolezzo. Ma, il lato molto positivo della medaglia, è che le persone si sentono parte di un tutto che le accomuna e, quando qualcuno chiama, si risponde all’appello.

E’ stato così anche per me, un’emerita “straniera” in casa d’altri che, però, si è posta in modo soft e gentile con le persone e la stessa risposta, lo stesso atteggiamento positivo, gentile e collaborativo ha ricevuto in cambio.

Sono insegnamenti che dovremmo tenere sempre a mente.

Non so a voi, ma per me la dimensione di comunità è un concetto che è sempre stato avulso, distante. Ho vissuto ed agito come un cane sciolto, non ho mai avuto i gruppi di amici ma persone prese da ambiti diversi, poche volte e solo in età più avanzata, ho avuto (e lo dico) il piacere di trovarmi dentro a una squadra o a un gruppo.

Sicuramente il concetto va rivalutato, esaltato e sfruttato a fin di bene. Ed io per prima, cercherò di far valere questa esperienza nel mio futuro.

Adesso sto vivendo uno stato di quiete catartica che tanto mi rasserena e quindi, rinnovo a voi TUTTI indistintamente, il mio GRAZIE per l’aiuto, per i bei pensieri, per i messaggi e per il supporto che, in tutti i modi possibili, mi avete regalato in questi giorni.

VI SENTO VICINI ED E’ UNA SENSAZIONE NUOVA E BELLISSIMA!

Pimpra

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IL BELLO DELLE DONNE.

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Finalmente un aperitivo con una cara amica che non riesco mai a vedere che le nostre vite corrono e lo fanno veloce, impegni di qua e di là, e pare impossibile che i mesi scorrano senza riuscire ad incontrarsi mai.

Arriva finalmente il giorno dell’appuntamento e la confidenza e il cuore sono presenti lì, sul piatto, come se il Tempo tiranno nono esistesse. Questa è amicizia, quella vera, dove non serve chiedere spiegazioni o giustificarsi, perché o c’è o non c’è.

Parte denso il fiume di parole, le confidenze, le riflessioni, gli stordimenti. C’è tutta la vita che si mostra e lo fa senza veli.

Ho portato a casa come una patina di tristezza perché, la mia cara amica, non riesce ad essere felice, a trovare una dimensione che la renda soddisfatta della donna che è.

Scopro, con parziale stupore, che gli archetipi e gli stereotipi con i quali siamo state allevate, volente o nolente, rimangono ben attaccati alla pelle non permettendoci di vivere appieno come dovremmo.

Ritrovarsi senza un marito, senza un compagno appena superati i 40 anni, non avere figli, non sono marchi che impediranno di rivivere ancora una volta, di rimettere in moto la macchina dei sentimenti, dei progetti e dei sogni.

Invece pare proprio di sì…

Da donna, da donna “matura”, credo di poter serenamente affermare che, di fatto, non abbiamo bisogno di avere un uomo al nostro fianco per sentirci realizzate.

Stiamo bene a prescindere, come esseri umani. E’ questa la lezione da imparare, che vale per tutti gli esseri umani, di entrambi i sessi.

E’ vero che, se l’Amore bussa alla nostra porta e ci accompagna, la vita avrà un sapore in più, un colore in più, e, molto probabilmente, sarà più stimolante ma, lo ribadisco, non dobbiamo mai mai mai e poi mai sentirci persone che valgono di meno se, per qualche ragione, non abbiamo costruito o mantenuto una relazione stabile e duratura con un compagno/a di vita.

Eccerto non è facile accettare il ticchettio dell’orologio biologico che ci mette di fronte a una scadenza imprescindibile, oltre la quale, un figlio, ad esempio, con il nostro corpo, non potremo più concepirlo.

Ma siamo solo questo? Tutte delle madri?

Non credo.

Di sicuro ci sono molte, moltissime donne che hanno dentro di sé questa spinta emotiva alla quale devono dare ascolto, devono diventare madri perché fa parte della loro intima essenza. Ma non è così per tutte le donne.

Allora, Amiche care, mi piace dirvi di “godere di voi stesse” per tutto quello che siete oggi e che diventerete domani. Che la vita è bella, anche se piena di spine che, troppe volte, si conficcano nella carne delicata… ma sapreste rinunciare alla bellezza della rosa?

Io no di certo.

Allora, AMATEVI E BASTATEVI. Sono sicurissima che poi,  uno dietro l’altro, vi arriveranno TUTTI i doni per voi più preziosi e cari.

Pimpra

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