
Quest’oggi, mentre transitavo da un piano all’altro della gabbietta, sono stata letteralmente folgorata dal tacco 12 di una ospite del palazzo.
Qui da me, spesso accade che si svolgano eventi di rappresentanza, ed oggi era un giorno di questi.
Dallo stiletto risalgo alla gamba e su su fino ad avere la visione completa dell’insieme. Un abito nero ben segnato nei punti giusti, issato su un paio di stabilianti decolleté dal tacco altissimo.
Oggi ospitavamo la categoria “legulei” in svariate declinazioni: avvocati, magistrati, consiglieri, praticanti, professori… insomma la variopinta umanità che ruota attorno al macrocosmo della “Legge”.
A parte il solito abito da lavoro degli uomini, su cui non mi soffermerò (benchè ci sarebbe, comunque, tanto da dire), sono rimasta colpita dalle calzature sfoggiate dal gentil sesso.
Tutti voi conoscete la mia passione radicale per i tacchi, i tacchi a stiletto, per la precisione, quelli aguzzi, affilatissimi, sottili e pericolosi. Li adoro. Venderei la macchina per potermi permettere un paio di Louboutin. Un paio a settimana. 🙂
Ciò detto e premesso, le signore presenti mi hanno inondato di non poche perplessità.
Ho notato che, brutte o belle fossero, tutte indossavano scarpe da capogiro (anche per l’altezza!). Adirittura fuori contesto tanto erano eleganti e/o evidentemente da sera.
Molto spesso le ho viste traballare e avere un portamento non precisamente da danzatrici classiche ma, loro, se ne fregavano assai di ciò. L’importante era svettare, elevarsi, farsi notare, rubare gli sguardi.
Non posso negare che le ho pure invidiate un po’, perchè, in sala, ho visto più d’una suola rossa…
Nello stesso momento mi ponevo una domanda: “Come mai, dai tempi dell’Università le studentesse di legge erano sempre le più fighe di tutte, quelle tiratissime (e che se la tiravano anche…) a dispetto di tutte le altre?”
[Per inciso quelle di lettere erano considerate ottimo territorio di caccia, ma più per il concetto che a lettere i “costumi” erano più lassi ovvero vigeva l’allegro motto del “darla_via” (e di non doverlo nascondere che la vita è bella e va vissuta pienamente)].
A ben pensarci, non credo che le future avvocatesse, notaio, magistrato lo fossero meno, zoccole, intendo, solo che, nel loro caso, vigeva il codice d’onore del darla_via “segretamente” e – così i malevoli vociferano – solo a quelli da cui poter ricavare un qualche vantaggio. Ma si sa queste sono dicerie di campanile, perciò lasciano il tempo che trovano… 🙂
Tornando all’oggi, eppure mi chiedo, dove risieda il bisogno di “esagerare” così tanto, di manifestare una femminilità talmente eccessiva da essere quasi violenta.
Che sia per far paura ai colleghi maschi, incutendo in siffatta maniera, una sorta di rispetto professionale che, altrimenti, non sarebbe altrettanto riconosciuto?
Perchè, le signore, più che “normali” professioniste, davano la sensazione di essere delle tigri appena uscite di gabbia.
Belle, ma tremendamente pericolose.
Quindi, donne all’ascolto, adesso guardatevi i piedi e ditemi che cosa indossate. Da lì saremo in grado di capire il vostro livello di prestigio sociale, di volontà di emergere, di realizzazione professionale, l’aggressività presunta o latente, e un sacco di altre cose belle!
😉
Pimpra
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