
Eppure c’è qualcosa che non mi torna, una nota stonata, una sfumatura di grigio che imperla di sottile fastidio una spumeggiante giornata di bora… sono felice ma…
Torno da una maratona strepitosa, dove sono stata strabene e dove ho ballato strabene.
Il tango, per me, è necessità creativa con cui coloro una vita che, per troppi aspetti, mi risulterebbe banale e scontata.
La milonga come momento social/creativo è sempre stato luogo di espressione di sè, mai l’ho percepita/interpretata come territorio di caccia. Perchè sono una donna esigente e le sfide che non sono vere sfide non attraggono il mio interesse, ovvero: la milonga è troppo spesso associata a potenziale luogo di “cucco” e questo mi fa perdere completamente interesse per i potenziali “incontri”. Perciò, per la sottoscritta, è e resta ambiente neutro nel quale esprimere e godere ai massimi livelli dell’espressione creativa di corpi danzanti. Nulla più.
Poi, va detto, ho conosciuto persone assolutamente straordinarie, di entrambi i sessi, con cui sono nati bellissimi rapporti di amicizia.
Il pippolotto che sto per scrivere riguarda il pruritino che mi porto dietro dall’ultima maratona.
Osservo il mondo popolato dei danzatori e, sempre di più, scopro con allegria che è popolato di giovanissimi.
Nulla di male, anzi, energia fresca, stimoli nuovi. Evviva!
Però, il lato della medaglia è che questa nuova linfa ha tolto molte possibilità ai danzatori “master”, di entrambi i sessi.
Durante l’ultima maratona, osservando il folto pubblico di “(ggiovane) figa danzante”, ho commentato il fatto con un ballerino mio coetaneo, immaginando la sua gioia.
Mi ha risposto “Non sono contento. Queste non le puoi neanche mirare, tanto girano lo sguardo”.
Aveva appena invitato me, che, se fossi una tanguera argentina, a una frase del genere l’avrei dovuto piantare in pista (come dire che, la sottoscritta, che è vecchia abbastanza, uno come lui, lo mira eccome! – eccerto che ti miro mio caro, sei un ottimo ballerino!!!- chiusa parentesi), invece ci ho ballato e molto bene, come sempre accade insieme.
Però, però qualcosa mi si è mosso dentro e non ho potuto non osservare con altri occhi le dinamiche di pista.
I ballerini miei coetanei, specie se “quotati”, piuttosto bravi, rivolgevano il loro interesse prevlentemente sulle nuove leve.
Ma io li capisco, ci mancherebbe altro!, se fossi uomo, per principio, “me le farei tutte”, ma sono donna e più di mirare, non posso. E mai elemosinerò una tanda, sia chiaro.
Allora ripenso ai tempi dell’atletica leggera, dove gli atleti dai 30 anni in poi, erano divisi in categorie di 5 anni, master 35, 40 ecc.
Era bello competere con persone più o meno coetanee, perchè, si partecipava alla gara, quasi alla pari.
Nel tango un discorso del genere è, ovviamente, fuori questione, ci mancherebbe, però non posso non rilevare come, l’esperienza di una ballerina, conti sempre meno della sua avvenenza. Ma non mi sto piangendo addosso, sia chiaro!, perchè per ballare ho ballato e con danzatori strepitosi!
La maggior parte di essi erano amici, ovvero persone con le quali avevo già ballato e che, con piacere, mi hanno invitato ancora.
Ho saettato dardi anche con degli sconosciuti mai visti prima, alcuni di loro anche moooolto più giovani, ma ho scoperto l’arcano. Erano convinti di invitare una ucraina, piuttosto che una ballerina dell’est europeo, alla mia risposta di pura italianità rimanevano stupefatti, come a dire che non era possibile, ma eravamo in pista ed abbiamo continuato a ballare.
[dentro di me provavo un infernale godimento nell’averli per bene messi nel sacco…!]
Tutto il pippolotto per dire che, a mio modesto parere, il mondo è bello perchè è vario, ma, appunto, dobbiamo renderlo vario, assaggiando sapori nuovi senza scartare definitivamente quelli vecchi…
Ma io sono oramai una “master” e, forse, dovrò rassegnarmi a ballare sempre meno…
S T I C A Z Z I !!!! SIA CHIARO!!!
🙂
Pimpra
IMAGE CREDIT : courtesy of Tatyana Matveyeva photography
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