Il venerdì è una giornata che mi è sempre piaciuta. E’ carica di promesse, di profumi, di immaginazione. Davanti, due giorni da vivere senza limiti, nessuna gabbietta, nessun orario da rispettare.
Il MIO TEMPO LIBERO. (che poi veramente libero non è mai… ma questo è un altro discorso…)
L’altra Giaguara ed io, alla fine di una settimana pesante, ci concediamo una vera e signorile “uscita dalla gabbia”: finito il lavoro, belle, eleganti come si conviene alla nostra età, trucco e parrucco a posto, ci dirigiamo verso la via della “movida” triestina dove, un nostro compare dello stesso reparto di geriatria, ci ha consigliato vivamente di andare: “fidatevi Ragazze (ndr tra dinosauri, siamo sempre tutti “Ragazzi”), una bella atmosfera, gente giusta, un bello “struscio“.
Allegre il giusto, motivate il giusto, curiose il giusto, senza colpo ferire, raggiungiamo la meta suggerita.
Scelto il tavolinetto strategico, attendiamo di ordinare.
Attendiamo.
Attendiamo.
Attendiamo.
Al 12′ la sottoscritta, con uno scatto degno delle mie baby Maine Coon, si alza e procede verso il banco.
Un giovane acqua e sapone, dai vent’anni forse ancora da compiere, con sguardo annacquato ascolta la mia richiesta (senza scusarsi dell’affronto di non essersi preso cura di due giaguare di cotal fatta…), “Cosa desiderate Signore?” che, uscito da quella bocca ancora sporca di latte, suonava come un “Mamme o nonne”… “Un aperitivo” rispondo prontamente, “Analcolico vero?” chiede il decerebrato.
La mia amica ha dovuto trattenermi le vesti prima che scattassi oltre il bancone a menare di botte il cretinetto che avevo dinnanzi.
Curiosamente ha prevalso la maturità e mi sono limitata a rispondere un “Guarda che non siamo appena uscite da Villa Arzilla, niente aperitivo analcolico per noi!”.
Lo sbarbatello, resosi conto di non essere stato professionale, bastava si limitasse a chiedere un “Cosa desiderate?”, ci ha rifilato due spritz Aperol che avrebbero tagliato le gambe anche a Varenne . In più, il maledetto, per vendicarsi, non ci ha portato nemmeno uno straccio di patatina o altro, giustificandosi che “Gli stuzzichini li stanno ancora preparando ” (erano già le 18.45, non so se rendo…)
Ubriaca e imbizzarrita come poche volte mi capita, ho iniziato a sciorinare alla mia povera amica una filippica tragicomica sull’età, su come questa società sia crudele e tracci una profonda discriminante basata sulla data di nascita delle persone.
Mentre io parlavo infervorata, l’amica, ovattata dalla botta alcolica e dalle mie chiacchiere, cercava di procacciarsi il cibo che non voleva assolutamente arrivare.
Gli avventori del promesso “struscio” in compenso, iniziavano a varcare la soglia del ritrovo. Classificabili in: ultimo anno di liceo, primo o massimo secondo anno di università. Ovvero BAMBINI!!!
MORALE:
Ho preso l’amica trascinandola nel bar di fronte che frequentavo ai tempi dell’università e che continua ad essere gestito dal medesimo proprietario di allora. Colà, un trattamento da vere principesse, circondate da non più giovani avventori, dove poter chiacchierare tranquillamente, farsi due risate e gustare un’ottima frittura di sardoni.
MORALE 2:
Mai fidarsi dei consigli di un amico cinquantenne in termini di luoghi “sociali”. Lui punterà all’incrocio di “bella gente” sui 20 -30.
… Carne decisamente ben poco frollata per il palato di due Giaguare come noi…
OK.
VADO A SUICIDARMI E POI TORNO!
😀
Pimpra
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