NUOVI MONDI, NUOVI MODI. LA SABAUDA #ditantointango

Nella vita la curiosità intellettuale è segno di vivacità e di capacità di stare al mondo. La curiosità muove verso la conoscenza, spinge ad aprire porte che altrimenti rimarrebbero chiuse, è uno stimolo che porta ad evolvere.

Su questo principio-faro della mia vita, mi sono iscritta, dopo lunghissimo tempo, a un encuentro milonguero. Complice la vicinanza di una carissima amica, ho trascorso un sostanzioso week end a Torino, a “La Sabauda”.

La location, all’interno di una delle riserve di caccia del re, ospita stalle di mucche felici che possono pascolare tranquille, così come i cavalli e le pecore. La campagna curata, con quell’odore di fieno e di stalla che riportano a un tempo antico e risvegliano quel senso di natura che troppo spesso ci manca.

L’encuentro si connota per la particolare gentilezza di tutti i partecipanti e il loro desiderio di condividere qualcosa insieme, non sono mai mancati i sorrisi, i cenni di saluto tra emeriti sconosciuti, un impatto dolce e morbido come una calda copertina in una giornata d’inverno. Mi sono chiesta se tale gradevolezza di modi fosse legata anche al fattore della media di età più adulta dei partecipanti.

Sono rimasta molto positivamente colpita dai set musicali, confesso che avevo il timore di trascorrere il fine settimana ascoltando solo marcette anni ’20 che poco si intonano al mio personale gusto musicale, annoiandomi dopo pochissimi brani. I TJ set, al contrario, hanno saputo dare ottimo colore e grandi sferzate di energia ai 200 e più partecipanti, una bellissima sorpresa.

A differenza di quanto non mi fosse capitato di vedere nei miei tempi passati, il tango “milonguero” vede l’espressione di signore che ballano da leader in modo impeccabile.

Le tandas della “vita” quelle che ti scrivono dentro me le ricordo tutte: luogo, leader, tipologia di brano musicale, occasione. Ebbene, le mie di norma sono state ballate in maratona, più raramente in milonga, una sola volta in un encuentro, moltissimi anni fa.

Ho avuto il piacere di incontrare una straordinaria ballerina che ha scolpito nella mia memoria un ricordo tanguero che resterà tra le mie pietre miliari. Per una strana e curiosa alchimia entrambe leggevamo i brani della tanda nello stesso modo facendo sì che i corpi fondessero in una unità perfettamente sincrona, puri contenitori di anime danzanti.

Osservando la pista ho notato come le follower fossero, in generale, piuttosto affabili, accoglienti, dolci, rispondenti ma senza mai strafare, sempre equilibrate “al loro posto”. I leader, dal canto loro, usavano lo stesso metro di dolcezza, affidabilità e accoglienza nel proporre, anche loro piuttosto contenuti, senza eccessi o scintille. Questa mi è sembrata la più grande differenza tra il mondo a cui sento di appartenere di più e il mondo del tango milonguero.

Mi sono portata a casa un sacco di spunti da questa esperienza, sia da un punto di vista “tecnico” che da un punto di vista interiore. Si può ballare anche “in silenzio” eppure in modo molto intenso, non sempre, ciò che non appare immediatamente agli occhi, non nasconde tesori nascosti tutti da scoprire.

Mi sento di suggerire a tutti quelli come me, chi mi conosce si riconosce, di approcciare anche gli encuentros perchè se ne ricava tanto materiale su cui lavorare per rendere il proprio tango ancor più rispondente ai colori e alle vibrazioni della propria anima.

Ringrazio gli amici Crissi e Leonardo e tutto il loro staff per la calorosa accoglienza assolutamente all’altezza del nome stesso dell’encuentro, La Sabauda.

Pimpra

IMAGE CREDIT MAURO TONCHICH

Ps non posso non postare la foto di Tommy, mascotte indiscussa dell’evento!

ETDS 2024, 11 EDIZIONE: MEMORABILE. #ditantointango

Ci sono eventi di tango che fanno letteralmente rifiorire, uno di questi è, senza dubbio alcuno, quello organizzato da SpaziotangoBologna, il primo weekend di aprile. Non per nulla, nel primo farsi di primavera.

Ho felicemente perso il conto del numero di edizioni alle quali ho partecipato ma posso, con sicurezza affermare che, il crescendo di divertimento tanguero, aumenta di edizione in edizione.

Tenere l’asticella sempre alta, scollinare tutti i periodi terribili che stiamo attraversando, la concorrenza spietata, rende ETDS una perla nel panorama italiano. A mio modesto parere, ovviamente.

Sono sempre più convinta che la formula “corta” sia quella vincente: una pomeridiana, una serale, una pomeridiana, poi tutti a casa. Ho la sensazione che l’energia tanguera esploda più intensamente, perchè il tempo è tiranno e la fame di abbracci si fa più intensa. Quest’anno le scorribande sono iniziate il giorno prima, la sera del venerdì, per dare la possibilità a più persone di godersi la festa: si sono presentate in 250 un numero incredibile e inaspettato che la dice lunga sull’ottima reputazione mediatica che ETDS mantiene da anni, da 11 anni per essere precisi.

La formula dell’evento all’interno del complesso alberghiero è, per me, la preferita. La mente si libera, consapevole che, in ogni momento, si possono lasciare i giochi, salire in camera, restarci o scendere nuovamente. Per me, il top della comodità.

Un altro aspetto rilevante a Etds è che non si iscrivono i gruppi di quelli che stanno solo tra di loro, ballano solo tra loro, esistono solo loro. Si sta insieme, si balla tutti con tutti, modalità easy way, senza stress, senza ansia da prestazione. Certo che ci sono le varie “delegazioni” di diverse provenienze ma il bello è che, una volta arrivate sulla pista, si dissolvono mescolandosi con tutti gli altri.

Questo è stato l’anno delle TJ donne, a parte l’apertura del venerdì a firma di Zizzu che ha fatto il botto di pubblico.

Ognuna delle Signore della consolle ha offerto la sua personalissima visione e proposta musicale: la prima pomeridiana dai toni soft, calibrati e senza eccessi, tj Iskra Strateva, per passare alla serale carica di pathos, tj Valeria Norcia, di colori e di vibrazioni emozionanti, per finire con l’ultima pomeridiana elettrizzante, adrenalinica, dall’effetto dopaminergico, tj Caterina Inglese.

C’è stato un momento in cui mi sono sentita una pazza furiosa, già indossati gli abiti borghesi e le sneaker e pronta a partire, ho abbrancato un ballerino e così come stavo mi sono gustata la mia “ultima tanda”. Completamente invasata!

Da partecipante non posso che augurarmi che questa meravigliosa e accogliente festa, continui a renderci così tanto felici, soddisfatti e appagati ancora per molti anni.

Un ringraziamento speciale a Simona, a tutto il direttivo e al numeroso staff per un’edizione che resterà nella memoria!

Pimpra

TOSCA 2024. TUTTO CAMBIA, NIENTE CAMBIA. #ditantointango

Non c’è primavera senza la Tosca, “La maratona” italiana per eccellenza. I primi 2 lustri scollinati con l’agilità di una gazzella, ripropone di anno in anno una formula consolidata, rodata nel tempo e garanzia di qualità.

La location ruba ogni volta il cuore, una meravigliosa villa immersa nelle colline toscane, con una pista da ballo allestita in un pavillon con vetrate sul giardino. Vale la pena partecipare anche solo per godere del luogo.

Rimane immutata la qualità dei servizi, puntuali e rigorosi, migliorati – se possibile- per agevolare in tutto e per tutto la vita dei maratoneti. Cibo ottimo, con specialità del luogo che fanno assaporare la bellezza sensuale della Toscana anche attraverso le papille gustative.

Ho perso il conto di quante edizioni di Tosca mi hanno vista partecipare e, spero che con questa mia dichiarazione di longevità, l’anno prossimo non mi vengano chiuse le porte, ho potuto vivere i cambiamenti nella grande vague tanguera degli ultimi 12 anni.

La mia prima nel 2012, la mail di risposta con quella meravigliosa parolina “IN” mi mandò ai matti dalla felicità. Ho ballato insieme al gotha del tango europeo del tempo, insieme, non “con” perché se non eri conosciut* come ballerin* e all’altezza, nemmeno potevi pensare di avvicinarti a una tanda con i mostri. Però ballarci vicino era comunque una sensazione meravigliosa che spronava a studiare per crescere e, chissà, magari un giorno, avere la possibilità di ballarci insieme.

Gli anni passano, e così il parterre muta.

L’edizione di quest’anno è stata più che mai inclusiva, accogliendo in pista anche tangueros acerbi (in termini di chilometri di tango nelle gambe), di entrambi i sessi, coppie comprese. Per noi che siamo oramai la vecchia guardia è una novità, nel senso che la maratona è diventata meno “stressante” da un certo punto di vista. Meno ansia da prestazione, più livelli di ballo, più possibilità di divertirsi per tutti.

In assoluto è questo il cambiamento più grande che ho percepito. Meno imperatori e imperatrici irraggiungibili, nonostante non mancassero i tangueros di categoria altissima, una fascia di ballerini medio alta e pure i pulcini della pista.

Se dovessi dare un titolo alla Tosca 2024 direi “INSIEME”.

Considerato il tempo che stiamo vivendo, con ciò che intorno a noi accade quotidianamente, avere la possibilità di potersi concedere un fine settimana così delizioso, è una fortuna immensa. Poterlo fare condividendo la gioia a 360 gradi, mi pare ancora meglio.

Grazie alle Tosche che non deludono mai. Il mio cuore è con voi.

Pimpra

ENERGIA VIBRAZIONALE. #ditantointango

Prima di proseguire, leggetevi il post che sta sopra. E’ la premessa.

Discutevo di “energia femminile” e invito. Era l’oramai lontano 2018 ma lo spunto di riflessione torna molto utile per indagare ancora, aprendo, però, un nuovo scenario.

All’epoca, forse per la mia verde età ( 😀 ) dividevo l’universo delle tanguere sostanzialmente in due macro classi:

Seguidoras

Giaguare

Le prime, le “ballerine”, oggi le definirei le “danzatrici classiche” del tango, nel senso di fulgide rappresentanti della Tradizione.

Le seconde, al contrario, le “rivoluzionarie”, le “sessantottare” del tango, quelle che hanno rotto certi schemi.

L’invito dove arriva più facilmente, mi chiedevo allora. Risposta, come io stessa scrissi, piuttosto ovvia.

L’esperienza, quest’oggi, mi ha aperto una nuova via di indagine sull’energia dell’abbraccio, sulla connessione. E’ una cosa che ho sperimentato su di me: mi ritrovo nella seconda macro categoria, quella delle ribelli, non sono mai riuscita a seguire brava, buona, puntuale, l’uomo. Hoi bisogno – da sempre, di dire la mia, senza voler essere arrogante o – peggio- aggressiva e che mi piace assai parlare/confrontarmi con l’altro e questo esce anche quando ballo.

L’età, dicevo, l’esperienza di tanti tanti tanti chilometri passati a ballare mi ha fatto scoprire, o forse meglio dire trovare, una nuova strada: si può ballare da giaguare rivoluzionarie in modo “nuovo” ovvero sintonizzando un altro tipo di energia con il partner che non è più quella cinetica (dinamica di movimenti) o quella emozionale (connessione e abbraccio), ma si tratta di una sfumatura più eterea ma estremamente potente: l’energia vibrazionale.

Fateci caso, se nel primo abbraccio ci mettiamo in un ascolto profondo dell’altr* che non è solo delle emozioni che ci arrivano dal semplice fatto di “toccarsi”, ma mettiamo in campo quella sensibilità oserei dire “felina, animale, istintiva” che ci guida a percepire le vibrazioni energetiche dell’altro essere umano, esce un dialogo assolutamente fenomenale. Si entra in una dimensione di trascendenza che supera la pura connessione, la dinamica, e si balla in modo diverso, entrambi.

Questo tipo di ricerca richiede di fare una sorta di vuoto mentale, nel quale ci si abbandona completamente, senza paracadute. Se entrambi riescono a liberarsi, la tanda si librerà in una dimensione così assoluta da risultare indimenticabile.

Di sicuro un simile attegiamento mentale richiede esercizio e – probabilmente- non si può mettere in campo in ogni tanda, solo in taluni speciali momenti. Mi sento di suggerire di sperimentarsi in questa nuova ricerca, il tango farà un salto quantico dal quale sarà difficile tornare indietro. Provare per credere.

Pimpra

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IL TEMPO DELLE MELE. #ditantointango

Non passa giorno che sui social non escano gli album dei numerosissimi eventi di tango che hanno luogo in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo. Mi piace guardare le immagini di volti rapiti, di sorrisi, di linee corporee avvolte nell’abbraccio, coppie dentro quel flow unico che rapisce ogni ballerino di ogni tipo di danza, di ballo.

Le luci non luci della milonga creano molto spesso quadri suggestivi, restituendo sotto forma di frammenti visivi, le emozioni e l’energia vissuta dai tangueros.

Mi delizio e osservo e vedo nuovi abbracci, fluide dinamiche e guardo ancora e noto un particolare che ricorre sempre più spesso: i volti sono giovani, non sono quasi mai segnati da rughe.

In questi album fotografici certo sono presenti anche miei coetanei/ee ma, nel bilanciamento globale delle immagini, il loro numero sta calando…

Allora, da buona sportiva, mi sono chiesta: quando è corretto appendere le scarpette al chiodo? Il ritiro dalla scena tanguera è in funzione dell’età anagrafica del tanguer* o ne è completamente slegato? E’ opportuno mettere in campo un certo pudore rendendosi conto che, per raggiunti limiti di età, si cede il proprio posto alle nuove generazioni?

Confesso che il solo pensiero di “ritirarmi” mi procura una fitta di dolore, non sono pronta, non sono affatto pronta, ma mi rendo anche conto che le situazioni relazionali in pista, stanno mutando molto velocemente. Sicchè che fare?

Per le gentili signore la faccenda si complica all’aumentare dell’età molto prima di quanto non accada all’uomo. Mi sento di dire (magari per consolarmi) che se la qualità di ballo che riusciamo ancora ad offrire rientra nel criterio del “dignitoso”, possiamo concederci di calpestare ancora le assi di legno. Se la qualità cala una domanda me la farei, sono sincera.

Quanto agli uomini, loro affrontano una tematica affine ma diversa su altri aspetti, direi che pure per loro possa valere lo stesso discorso: a che punto sta la qualità del tango che posso offrire? Certo entrambi i sessi devono essere molto sinceri con se stessi e posizionare la loro asticella nel punto corretto della scala. Senza abbondanze e senza sconti.

Non siamo porteñi, in Italia/Europa non abbiamo la tradizione della milonga come normale asset sociale, per noi è e rimane una passione importata e come tale non possiamo viverne appieno le sfumature che ci consentirebbero la gioiosa partecipazione alle milonghe anche a 80 anni compiuti, se le gambe ci reggessero.

Mi auguro di poter godere ancora per molto del sapore unico di abbracci scambiati dentro le note incantevoli del tango, spero di non scadere mai nel ridicolo e di accorgermi per tempo quando sarà il mio tempo di salutare la milonga.

Nel frattempo però… DAJE!

Pimpra

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ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE. IL LEADER E I SUOI BENEFIT. #ditantointango

Da qualche tempo a questa parte, una follower spaiata che si iscrive a qualsiasi tipo di evento che preveda il bilanciamento dei ruoli, si vede spesso arrivare nella casella di posta, lunghe mail di scuse degli organizzatori per averla collocata nella black list degli esclusi “la waiting list”.

La waiting list, al 99% delle volte, non si sblocca e la malcapitata follower sa che quell’evento per lei è bruciato.

Da vent’anni a questa parte e, ovviamente, da molto tempo prima, la vita sociale della single follower è stata in salita, ma in questi tempi moderni, è diventata un martirio. Se a questo aggiungiamo magari un’età non più verdissima della malcapitata, l’impresa di essere “IN” ha del miracoloso.

Una volta, arrivata la mail asciutta in cui leggevi la fatidica frasetta maledetta “waiting list”, chiudevi la mail, la eliminavi, “Non è andata, pazienza, tanto si sa che da sole è difficile”.

Oggi, la stessa letterina arriva con un panegirico di scuse da parte degli organizzatori – pure loro spaesati- poichè, ad iscrizioni aperte, in un men che non si dica, orde di ballerine spaiate si iscrivono e i maschi se la prendono con molto calma, permettendosi l’iscrizione all’ultimo momento, consapevoli che, con la fame di leader che c’è, vengono presi di sicuro.

Allora sapete che vi dico – sticazzi! Questa non è democrazia sociale ma un vero e proprio abuso di posizione dominante!

Se ci fossero organizzatori con due palle così potrebbero imporre una regola: vuoi partecipare, tu, maschio leader principe assoluto del piso, allora hai tempo di farlo entro tot dalla data dell’evento, perchè, se lo fai dopo, la quota di iscrizione per te cresce del 20% in più (o una parcentuale fastidiosa e pesante a scelta) e, oltre una certa dead line, non puoi proprio iscriverti più. (Organizzatori lo fate di già?)

Non è affatto democratico che le follower, pur viaggiando con l’agendina aggiornatissima all’ora in cui si aprono le iscrizioni, precise come orologi svizzeri nell’inviare puntualissime i loro form compliati senza errori, debbano sempre e sempre più spesso fare i conti con la frustrazione di vedersi, una volta in più, mettere in quel purgatorio infame della lista d’attesa. Forse un NO secco è meglio dell’inutile illusione di questa fastidiosa lista di attesa.

Quanto ai leader, bella la vita a surfare tra i corteggiamenti delle ballerine alla ricerca spasmodica di un cavaliere con il quale poter fare questo cavolo di match così da non danneggiare il balance dell’evento. Proprio una bella vita. Mi rivolgo a voi: siete i re del mondo, i più belli, favolosi, incredibili e performanti potenziali compagni di ballo di ogni follower che calpesta il piso, fate un atto di benevolenza al mondo, scendete dal vostro piedistallo e iscrivetevi agli eventi in tempo ragionevole, come se – veramente- foste interessati a partecipare, perchè ballare lì in quella location, in quel periodo dell’anno, è una cosa che desiderate veramente fare! Organizzatevi come facciamo noi e prendete le decisioni in tempo reale.

A M E N. Andate in pace.

Pimpra

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QUELLE FRIVOLEZZE A BORDO PISTA CHE TALI NON SONO. #ditantointango

Quando sono a bordo pista osservo i danzatori con interesse e curiosità. Di solito miriamo il/la partner che conosciamo, oppure andiamo alla scoperta di nuovi abbracci.

Guardo le movenze, ma pure i volti di entrambi, cercando di capire se la magica connessione prende i due elementi della coppia. Dagli sguardi, da piccoli segnali del corpo, con attenzione e pratica, si possono immaginare delle sensazioni dalle quali il desiderio di farsi la tanda con talun* o talatr* cresce o si spegne.

In questo gioco alla ricerca della scintilla che illuminerà la data tanda, secondo me, entra un altro elemento, dall’apparenza superficiale ma che tale non è: l’abito.

Avete mai notato nelle mirade che fate e che ricevete quanto vi rubi o meno l’attenzione l’abito dell’invitante, caso follower, o dell’invitata, caso leader?

Sono sempre più convinta che il vestito indossato abbia il potere di esaltare, modificare, definire lo “stile” di chi balla.

In quanto follower, ho l’armadio strapieno di vestiti per ballare che ci potrei fare un mercatino dell’usato, ovviamente, come la quasi totalità delle donne, quando devo decidere cosa indossare in milonga o mettere in valigia per un evento, mi sembra che l’armadio 4 stagioni sia vuoto.

Il vestito non risponde unicamente alla logica del comfort poiché ballare implica movimento ma, in primis, a una dimensione della mente, sempre diversa, che deve trovare un vantaggioso accordo tra ciò che il corpo desidera fare e l’asse mente/cuore trasmettere. Pare una banalità, ma se ci fate caso, quasi nessuno indossa cose a caso. (Ho scritto “quasi” nessuno).

Percepisco una netta differenza nel modo di ballare se indosso una gonna fluida che si muove con me e accarezza i movimenti, piuttosto che quando ballo con un abito fasciante tutt’uno con la pelle. Non si tratta di comodità per le gambe, quanto di una sensazione sottile che da dentro (emozioni/sentimenti/percezioni) riverbera all’esterno.

Non solo la forma e la struttura dell’abito ma pure il colore ci influenza, la stampa, le cromie più o meno forti o delicate.

Credo che anche per l’uomo sia un po’ la stessa cosa, con la sola differenza che - fino ad ora- è legato all’utilizzo dei pantaloni e quindi le possibilità di variazioni sul tema sono più ridotte, ma non si sa mai come il costume possa evolvere in futuro.

Di base siamo sensibili a sottigliezze di cui nemmeno ci rendiamo conto e, sia quando scegliamo la persona con la quale ballare che quando siamo scelti, anche questi dettagli, apparentemente poco importanti, finiscono per giocare un loro ruolo.

Per concludere, ricordiamoci che “mezzo è messaggio” e che l’abito – sempre - parla di noi.

Pimpra

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QUANDO DIETRO LE QUINTE CI SONO LE DONNE. BOca TANGO DAY. #ditantointango

Il mio anno tanguero ha preso vita in Emilia Romagna dando un felice imprinting alle mie velleità danzerecce, riportandomi, una volta ancora, nell’accogliente terra del tortellino (e non solo!).

Una formula che amo particolarmente: un “All you can dance” di 14 ore di fila. Un sabato dedicato all’attività preferita: ballare e – soprattutto – ballare bene.

In Emilia Romagna, diciamocelo, sono molto viziati, non c’è parquet che si calpesti dove non si trovi ottima offerta di ballerin* che siano oriundi o in trasferta, di sicuro amano ritrovarsi colà. Me compresa.

Della sede prescelta, Casa Katia Bertasi ne ho già parlato qui, ribadisco la comodità di raggiungerla, specie per la sottoscritta che ha viaggiato in treno, oltre la piacevolezza di ballare in una ampia sala vetrata con affaccio sul verde.

Quale sia la formula di una nuova milonga nel ricco panorama bolognese, non mi è difficile identificarlo: la passione di tre donne, le art director dell’evento, che, oltre alla esperienza come ballerine ed insegnanti di tango, hanno messo la sensibilità e l’organizzazione tipica delle donne.

Programma cristallino: offriamo 14 ore di ballo, piccoli snacks (non vi riempiremo la pancia perciò organizzatevi, ma noi vi forniamo tutte le informazioni per aiutarvi, compresi i cockatil al bar a prezzo convenzionato), una tonnellata di deliziose arance Resca che fanno anche bene alla salute (ps: next time provate a noleggiare il macchinario utile alla spremitura del nettarino frutto così da agevolare gli avventori dell’aranciata), una super coppia di Dj che ci hanno fatto fondere la suola delle scarpe.

Trovo interessante la formula che le tre madrine di BOca tango, Antonella, Luciana e Marianna hanno scelto, il prossimo incontro a marzo per concludere (in questa prima fase) a giugno. Diluire l’evento per dare la possibilità anche a chi non è dei luoghi di organizzarsi il viaggio, e, immagino, anche per non andare contro alle milonghe fisse di Bologna e dintorni. Sensibilità tutta femminile, a mio parere e forse, anche legata alla logistica di sala che, bella com’è, sarà spesso utilizzata per eventi.

Cosa posso aggiungere se non che è sempre un piacere assistere a un “ciack si gira” di una prima edizione che finisce con l’esclamazione “buona la prima”!

Felice di essere stata presente e ballare il vostro successo!

Pimpra

QUANDO TI DICE “NO”, NON E’ TRATTABILE. #ditantointango

Milonga in una delle sedi che preferisco, splendida atmosfera, amici, tango per tutti i livelli, dai beginners ai più navigati, pomeridiana unita alla serale, in una parola festa grande.

Partecipo con un’amica, balliamo, ci divertiamo.

Mentre sono tutta presa in una tanda, con la coda dell’occhio colgo il suo sguardo disperato e noto il ballerino che la cinge.

Qui, serve fare una doverosa premessa:

siamo stati tutti principianti, quindi possiamo accogliere le difficoltà che ambo i sessi sperimentano nel grande agone della milonga. E’ compito dei più esperti agevolare le giovani leve, accompagnarle nella loro crescita, anche spiegando per bene il bon ton del tanguer*, al fine di evitare al lui o lei di turno pessime figure che sporcheranno la “fedina tanguera” a volte, pregiudicando per sempre, un piacevole e sereno percorso.

Due sono le regole d’oro che vanno tatuate nel comportamento dei danzatori: si invita con mirada e cabeceo, il no (eventualmente ricevuto – poi ne parliamo) è un no che va rispettato.

Torno alla mia amica, finisce la tanda e con rabbia mi racconta il suo vissuto: un uomo, pure di età piuttosto avanzata, non solo le si para davanti (non si conoscevano) e la invita verbalmente, mentre lei, nel momento in cui si era accorta che si stava avvicinando, aveva girato lo sguardo da altra parte, manifestando con rispetto la chiara intenzione di NON ballare con dato soggetto. L’uomo, indifferente, piantandosi davanti a lei “Balli?”, “NO GRAZIE, non mi va la milonga”, “Non ti devi preoccupare, faccio tutto io” e, porgendole la mano, con tono imperioso, l’ha costretta ad alzarsi e andare.

Quando me lo ha raccontato le ho parlato del sacrosanto diritto di dire di NO e di NON accettare – per nessuna ragione- un invito che risulta sgradito, ma poi, a mente fredda, ho analizzato meglio la situazione, comprendendo quante leve emozionali, una simile prevaricazione – altro che patriarcato! – muove nell’animo di una donna.

Lui era fisicamente imponente, anziano, con modi decisi. Lei molto più giovane, educata e gentile, la classica “brava ragazza” abituata a comportarsi bene. E’ facile dire “Ti dovevi alzare e lasciarlo lì”, per lei, al contrario, sebbene le facesse raccapriccio l’idea di quella tanda, si è alzata quasi obbedendo a una voce interiore e ha ballato una tanda tremenda.

Proviamo a metterci nei panni dell’altro e impariamo a scovare, anche in un luogo di divertimento, comportamenti di fatto aggressivi. La violenza si traveste di moltissimi abiti, non solo di urla, parole ferenti, minacce più o meno velate, botte. Violenza è anche costringere qualcuno a fare qualcosa che non gradisce, impedendogli di agire il suo libero arbitrio, come in questo caso, di declinare un invito.

E’ violenza anche quando un ballerino che non conosci e che scansi con lo sguardo, ti si para davanti, “obbligandoti” con il corpo ad accettare l’invito. Non tutte le donne sono forti abbastanza per ribellarsi, in tante – ancora, si piegano a certi soprusi.

Il tango è democratico, sociale, e, soprattutto, rispettoso di entrambi i sessi e di entrambi i ruoli. Mai vorrei incrociare chi, con fisica insistenza, mi costringesse a fare ciò che non desidero o nel momento in cui non lo desidero.

Tutti noi dobbiamo imparare ad accettare i NO, essi ci servono per riflettere, per imparare e per crescere. Ricevere un NO in milonga non significa che siamo esseri umani senza valore (o valore tanguero), infinite sono le ragioni – logiche, illogiche, di pancia- che fanno sì che a quella tal persona, in quel tempo, siamo sgradit*. Pensiamo che può essere “per sempre” o momentaneamente.

Quando ero una giovane ballerina, leggi principiante, e mi riempivo gli occhi guardando i bravi, sognavo ad occhi aperti di essere invitata da uno di loro. Immaginavo il giorno in cui sarebbe successo (ho sempre voluto essere ottimista! 🙂 ) e come mi sarei sentita, e il percorso di crescita che avrei fatto.

Per sopportare l’attesa, ho ideato il gioco della bandierina. Immaginandomi un’alpinista di vette himalayane, quando – finalmente!, fosse arrivato l’invito tanto sperato, avrei assegnato alla tanda la bandierina di vetta conquistata. Con gli anni, la pratica, lo studio, l’umiltà dell’attesa, le bandierine sono arrivate numerose e, ancora oggi, con immutata gioia, continuano a sorprendermi.

Cari uomini all’ascolto, quelli che credendo di ballare una quadriglia ottocentesca si parano con manina tesa davanti alla tanguera riluttante, fate cinque passi indietro, trovate la giusta posizione in cui potreste intercettare il suo sguardo e guardatela, non va bene la prima volta, riprovateci, con serenità e costanza. E, se per quella milonga non andrete a segno, non fatene una malattia, ci saranno altre occasioni.

Siate cavalieri rispettosi dell’altrui volontà. Così vi vogliamo.

Pimpra

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“AMARCORD” SI VESTE DI NUOVO #ditantointango

Amarcord è una delle mie maratone preferite da sempre, tanto che, quest’anno, non vedendo arrivare la notizia dell’edizione, mi sono preoccupata e ho scritto direttamente agli organizzatori.

Non era un ritardo voluto, ma necessario perché, l’edizione 2023 ha riservato moltissime sorprese.

La location: una sala affacciata sul giardino di un complesso chiamato casa di quartiere Katia Bertasi che da “centro sociale per anziani (…) diventa “casa di quartiere”, ma non cambia la sua natura inclusiva e tanto meno il suo nome, che è dedicato a una delle 85 vittime della Strage del 2 Agosto e rappresenta quindi un pezzo di storia particolarmente importante per la città.” ( cit. ).

La nuova veste di maratona “non stanziale”, come tutti i cambiamenti, ha portato i suoi pro e i suoi contro.

I pro: doversi trovare l’alloggio permette anche di scoprire nuovi quartieri della città ed entrare in un contatto più profondo con il cuore pulsante di una realtà urbana e sociale che non è la propria.

La sala dove si è ballato, ha offerto una vista piacevole e aperta su uno spazio verde, essendo costruita con due pareti a vetrata. I frequentatori del luogo, giovanissimi o adulti, spesso si fermavano dinnanzi alla grande parete di vetro, incuriositi. C’è chi faceva foto, chi si tratteneva per un lungo momento dinnanzi a quello spettacolo così inusuale: persone di tutte le età che si abbracciavano lanciandosi in un ballo dalle mille sfumature.

La novità più interessante che la nuova livrea di Amarcord ha riservato è stato l’orario: oltre a quello solito di maratona che tutti conosciamo, c’era la possibilità di ballare la “matinée”, ovverosia dalle 10.00 del mattino alle 15.00 senza intervallo con la pomeridiana che prendeva il via alle 15.00.

Una sorta di passaggio di testimone tra tj pensata, in particolar modo, per favorire le numerose coppie con bambini ancora molto piccoli che, in questo modo, potevano fare staffetta tra accudimento pupo e ballo. Una proposta che ho trovato particolarmente interessante oltre che un segno di grande sensibilità degli organizzatori.

Il contro: la difficoltà di trovare alloggi/hotel/b&b a prezzi accettabili (e disponibili!) poiché nello stesso weekend, la città ospitava tre fiere ed altri eventi sportivi di grande rilievo.

Per ovviare al problema, e in esaltazione dello spirito da sempre molto ospitale degli emiliano-romagnoli, così come si fece a Trieste con il bellissimo evento Trieste Tango y Tù che in molti, quando vi dico che sono triestina, ancora ricordate, per la prossima edizione si potrebbe proporre ai bolognesi di “portarsi un* maratonet* a casa”.

Per esperienza garantisco che sia per l’ospite che per l’ospitante si creano meravigliosi legami e ricordi.

Un’altra chicca che voglio assolutamente citare è la seguente: il braccialetto maratona che ha riportato parole importanti/simboliche/amate/divertenti di noi partecipanti.

A me è capitata “ESTASI” e posso confermare che le emozioni, le gioie, le risate, le tandas che ho ballato mi hanno traghettato senza dubbio alcuno in quella dimensione.

Cari Antonella e Fabio e tutta la splendida crew che vi ha supportato, avete il cuore grande e Amarcord, una volta in più, lo ha dimostrato!

Pimpra

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