NUOVI MONDI, NUOVI MODI. LA SABAUDA #ditantointango

Nella vita la curiosità intellettuale è segno di vivacità e di capacità di stare al mondo. La curiosità muove verso la conoscenza, spinge ad aprire porte che altrimenti rimarrebbero chiuse, è uno stimolo che porta ad evolvere.

Su questo principio-faro della mia vita, mi sono iscritta, dopo lunghissimo tempo, a un encuentro milonguero. Complice la vicinanza di una carissima amica, ho trascorso un sostanzioso week end a Torino, a “La Sabauda”.

La location, all’interno di una delle riserve di caccia del re, ospita stalle di mucche felici che possono pascolare tranquille, così come i cavalli e le pecore. La campagna curata, con quell’odore di fieno e di stalla che riportano a un tempo antico e risvegliano quel senso di natura che troppo spesso ci manca.

L’encuentro si connota per la particolare gentilezza di tutti i partecipanti e il loro desiderio di condividere qualcosa insieme, non sono mai mancati i sorrisi, i cenni di saluto tra emeriti sconosciuti, un impatto dolce e morbido come una calda copertina in una giornata d’inverno. Mi sono chiesta se tale gradevolezza di modi fosse legata anche al fattore della media di età più adulta dei partecipanti.

Sono rimasta molto positivamente colpita dai set musicali, confesso che avevo il timore di trascorrere il fine settimana ascoltando solo marcette anni ’20 che poco si intonano al mio personale gusto musicale, annoiandomi dopo pochissimi brani. I TJ set, al contrario, hanno saputo dare ottimo colore e grandi sferzate di energia ai 200 e più partecipanti, una bellissima sorpresa.

A differenza di quanto non mi fosse capitato di vedere nei miei tempi passati, il tango “milonguero” vede l’espressione di signore che ballano da leader in modo impeccabile.

Le tandas della “vita” quelle che ti scrivono dentro me le ricordo tutte: luogo, leader, tipologia di brano musicale, occasione. Ebbene, le mie di norma sono state ballate in maratona, più raramente in milonga, una sola volta in un encuentro, moltissimi anni fa.

Ho avuto il piacere di incontrare una straordinaria ballerina che ha scolpito nella mia memoria un ricordo tanguero che resterà tra le mie pietre miliari. Per una strana e curiosa alchimia entrambe leggevamo i brani della tanda nello stesso modo facendo sì che i corpi fondessero in una unità perfettamente sincrona, puri contenitori di anime danzanti.

Osservando la pista ho notato come le follower fossero, in generale, piuttosto affabili, accoglienti, dolci, rispondenti ma senza mai strafare, sempre equilibrate “al loro posto”. I leader, dal canto loro, usavano lo stesso metro di dolcezza, affidabilità e accoglienza nel proporre, anche loro piuttosto contenuti, senza eccessi o scintille. Questa mi è sembrata la più grande differenza tra il mondo a cui sento di appartenere di più e il mondo del tango milonguero.

Mi sono portata a casa un sacco di spunti da questa esperienza, sia da un punto di vista “tecnico” che da un punto di vista interiore. Si può ballare anche “in silenzio” eppure in modo molto intenso, non sempre, ciò che non appare immediatamente agli occhi, non nasconde tesori nascosti tutti da scoprire.

Mi sento di suggerire a tutti quelli come me, chi mi conosce si riconosce, di approcciare anche gli encuentros perchè se ne ricava tanto materiale su cui lavorare per rendere il proprio tango ancor più rispondente ai colori e alle vibrazioni della propria anima.

Ringrazio gli amici Crissi e Leonardo e tutto il loro staff per la calorosa accoglienza assolutamente all’altezza del nome stesso dell’encuentro, La Sabauda.

Pimpra

IMAGE CREDIT MAURO TONCHICH

Ps non posso non postare la foto di Tommy, mascotte indiscussa dell’evento!

IL TEMPO DELLE MELE. #ditantointango

Non passa giorno che sui social non escano gli album dei numerosissimi eventi di tango che hanno luogo in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo. Mi piace guardare le immagini di volti rapiti, di sorrisi, di linee corporee avvolte nell’abbraccio, coppie dentro quel flow unico che rapisce ogni ballerino di ogni tipo di danza, di ballo.

Le luci non luci della milonga creano molto spesso quadri suggestivi, restituendo sotto forma di frammenti visivi, le emozioni e l’energia vissuta dai tangueros.

Mi delizio e osservo e vedo nuovi abbracci, fluide dinamiche e guardo ancora e noto un particolare che ricorre sempre più spesso: i volti sono giovani, non sono quasi mai segnati da rughe.

In questi album fotografici certo sono presenti anche miei coetanei/ee ma, nel bilanciamento globale delle immagini, il loro numero sta calando…

Allora, da buona sportiva, mi sono chiesta: quando è corretto appendere le scarpette al chiodo? Il ritiro dalla scena tanguera è in funzione dell’età anagrafica del tanguer* o ne è completamente slegato? E’ opportuno mettere in campo un certo pudore rendendosi conto che, per raggiunti limiti di età, si cede il proprio posto alle nuove generazioni?

Confesso che il solo pensiero di “ritirarmi” mi procura una fitta di dolore, non sono pronta, non sono affatto pronta, ma mi rendo anche conto che le situazioni relazionali in pista, stanno mutando molto velocemente. Sicchè che fare?

Per le gentili signore la faccenda si complica all’aumentare dell’età molto prima di quanto non accada all’uomo. Mi sento di dire (magari per consolarmi) che se la qualità di ballo che riusciamo ancora ad offrire rientra nel criterio del “dignitoso”, possiamo concederci di calpestare ancora le assi di legno. Se la qualità cala una domanda me la farei, sono sincera.

Quanto agli uomini, loro affrontano una tematica affine ma diversa su altri aspetti, direi che pure per loro possa valere lo stesso discorso: a che punto sta la qualità del tango che posso offrire? Certo entrambi i sessi devono essere molto sinceri con se stessi e posizionare la loro asticella nel punto corretto della scala. Senza abbondanze e senza sconti.

Non siamo porteñi, in Italia/Europa non abbiamo la tradizione della milonga come normale asset sociale, per noi è e rimane una passione importata e come tale non possiamo viverne appieno le sfumature che ci consentirebbero la gioiosa partecipazione alle milonghe anche a 80 anni compiuti, se le gambe ci reggessero.

Mi auguro di poter godere ancora per molto del sapore unico di abbracci scambiati dentro le note incantevoli del tango, spero di non scadere mai nel ridicolo e di accorgermi per tempo quando sarà il mio tempo di salutare la milonga.

Nel frattempo però… DAJE!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE. IL LEADER E I SUOI BENEFIT. #ditantointango

Da qualche tempo a questa parte, una follower spaiata che si iscrive a qualsiasi tipo di evento che preveda il bilanciamento dei ruoli, si vede spesso arrivare nella casella di posta, lunghe mail di scuse degli organizzatori per averla collocata nella black list degli esclusi “la waiting list”.

La waiting list, al 99% delle volte, non si sblocca e la malcapitata follower sa che quell’evento per lei è bruciato.

Da vent’anni a questa parte e, ovviamente, da molto tempo prima, la vita sociale della single follower è stata in salita, ma in questi tempi moderni, è diventata un martirio. Se a questo aggiungiamo magari un’età non più verdissima della malcapitata, l’impresa di essere “IN” ha del miracoloso.

Una volta, arrivata la mail asciutta in cui leggevi la fatidica frasetta maledetta “waiting list”, chiudevi la mail, la eliminavi, “Non è andata, pazienza, tanto si sa che da sole è difficile”.

Oggi, la stessa letterina arriva con un panegirico di scuse da parte degli organizzatori – pure loro spaesati- poichè, ad iscrizioni aperte, in un men che non si dica, orde di ballerine spaiate si iscrivono e i maschi se la prendono con molto calma, permettendosi l’iscrizione all’ultimo momento, consapevoli che, con la fame di leader che c’è, vengono presi di sicuro.

Allora sapete che vi dico – sticazzi! Questa non è democrazia sociale ma un vero e proprio abuso di posizione dominante!

Se ci fossero organizzatori con due palle così potrebbero imporre una regola: vuoi partecipare, tu, maschio leader principe assoluto del piso, allora hai tempo di farlo entro tot dalla data dell’evento, perchè, se lo fai dopo, la quota di iscrizione per te cresce del 20% in più (o una parcentuale fastidiosa e pesante a scelta) e, oltre una certa dead line, non puoi proprio iscriverti più. (Organizzatori lo fate di già?)

Non è affatto democratico che le follower, pur viaggiando con l’agendina aggiornatissima all’ora in cui si aprono le iscrizioni, precise come orologi svizzeri nell’inviare puntualissime i loro form compliati senza errori, debbano sempre e sempre più spesso fare i conti con la frustrazione di vedersi, una volta in più, mettere in quel purgatorio infame della lista d’attesa. Forse un NO secco è meglio dell’inutile illusione di questa fastidiosa lista di attesa.

Quanto ai leader, bella la vita a surfare tra i corteggiamenti delle ballerine alla ricerca spasmodica di un cavaliere con il quale poter fare questo cavolo di match così da non danneggiare il balance dell’evento. Proprio una bella vita. Mi rivolgo a voi: siete i re del mondo, i più belli, favolosi, incredibili e performanti potenziali compagni di ballo di ogni follower che calpesta il piso, fate un atto di benevolenza al mondo, scendete dal vostro piedistallo e iscrivetevi agli eventi in tempo ragionevole, come se – veramente- foste interessati a partecipare, perchè ballare lì in quella location, in quel periodo dell’anno, è una cosa che desiderate veramente fare! Organizzatevi come facciamo noi e prendete le decisioni in tempo reale.

A M E N. Andate in pace.

Pimpra

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800 TANGO PARTY. 12 ORE DI SORPRESE. #ditantointango

Per chi, come me, fa parte della generazione precedente ai millenials, Facebook resta ancora una pietra miliare per essere a conoscenza di interessanti eventi tangueri.

Grazie alle foto viste sul social e alla sensazione piacevole che ne ho ricavato oltre ai commenti assolutamente entusuasti che ho letto, mi sono organizzata e, con un amico, mi sono iscritta all’800 tango party di domenica scorsa.

La curiosità che avevo di verificare di persona questa milonga di 12 ore di cui in tantissimi mi avevano parlato con grandi elogi, è stata appagata nel migliore dei modi possibili.

Innanzitutto ho vissuto l’esperienza con due gruppetti di amici che rendono la trasferta tanguera già piacevole di suo, il resto lo ha fatto il party.

Location poco fuori Ferrara molto facilmente raggiungibile in macchina, ampio parcheggio super organizzato (presente anche il parcheggiatore). Una struttura grande, interamente dedicata alla ristorazione: una gioiosa casa dell’accoglienza culinaria nel cuore pulsante dell’Emilia. Una famiglia intera al servizio dei piaceri della tavola e non solo.

Eravamo davvero in molti, a occhio e croce sulle 200 persone, organizzazione impeccabile dall’accoglienza e check in dei partecipanti, pagamento, braccialetto identificativo e via, al secondo piano interamente dedicato alla festa.

Uno spumeggiante tj set che ha visto alternarsi Max Romano a Flavio Zizzu che hanno saputo mantenerci in pista durante le lunghe ore che dalla tarda mattinata ci hanno portato alla fine del giorno.

“Dove c’è casa” ci sono tangueros. E’ stato bellissimo incontrare nuovamente persone che non vedevo da moltissimo tempo, ballerini di tutte le età e provenienze geografiche della penisola con alcuni ospiti anche stranieri.

Non ho mai visto un buffet tanto incredibilmente ricco come quello trovato all’800 tango party! Dalle leccornie in stile brunch, ai primi piatti ai contorni ai dolci offerti, riassortiti in continuazione per tutta la durata dell’evento! Non ho memoria di aver mai mangiato così tanto e ininterrottamente durante un’intera giornata, impossibile resistere alla tentazione.

Il deus ex machina di questa festa, Alessandro Parise e la sua famiglia di ristoratori coadiuvati dallo staff che ci hanno coccolati in un modo unico.

Tra un assaggio e l’altro di ghiotte pietanze ho anche ballato e mi sono divertita un sacco. I piedi dopo le prime 5 ore hanno urlato vendetta: ho tolto i tacchi e chi se ne frega.

Stamattina, salita sulla bilancia, temevo il peggio, invece nessun danno collaterale – evviva! – perchè se stai bene, balli bene, mangi ancora meglio è come assumere la pillolina della felicità!

Pimpra

Ps: se volete partecipare al prossimo party, info qui. Se volete semplicemente mangiare al ristorante, qui, ma prenotate prima è sempre pieno.

ANCHE IL TACCO FA LA TANGUERA

Sto per scrivere un concetto che sicuramente cozza con quanto espresso tempo addietro, mi prendo il sacrosanto diritto di cambiare idea ma, preciso, mi piacerebbe avere uno scambio di opinione con altre donne.

Ho visto ballare il tango da tangueras in infradito, scarpe da ginnastica, scarpettine da jazz, salva piedi insomma senza indossare le tradizionali calzature con il tacco e il loro tango poteva esprimersi come se nulla fosse. Fluido dalla terra al cielo, sgorgare nel loro abbraccio, risplendere nel volto.

Anche a me è capitato di darmi a pazze danze indossando inappropriate sneakers, quando non sono stati addirittura gli anfibi, l’ho fatto, ma si trattava di puri attimi di follia o di necessità mediche.

Mi sto convincendo che la tanguera è anche i tacchi che indossa.

Quasi tutte le balleirne in erba, una volta scoperti i meravigliosi sandali dall’altissimo stiletto, sono cadute nella trappola di volerli indossare come a sancire con la loro altezza l’ingresso nel mondo della milonga. Ex (danzatrici) classiche a parte, dotate del famoso “collo del piede” formato dalla durissima disciplina, per la quasi totalità della platea di praticanti la nuova arte, i tacchi altissimi sono stati una vera e propria tortura, salvo casi rarissimi, conducendo le addette a notevole sofferenza fisica delle estremità.

Studiando e crescendo nel tango, ognuna di noi ha saputo fare i conti con i suoi limiti adattando il tacco alla ballerina e non il contrario. Aggiungo: meno male. Meno armadi appesi alle braccia del povero leader, maggiore dinamica, equilibrio e asse mantenuti con più costanza.

Ma il punto della questione non è questo.

Il tacco per la tanguera è il catalizzatore della sua “giaguara” interiore, dentro e fuori dalla pista. Essere oramai capaci di portare i tacchi e camminarci veloci, come si trattasse di indossare sneakers, perchè il corpo ha appreso l’arte di cercare il suo asse anche quando la superficie d’appoggio è più ridotta, rende la donna più sicura di sè, più elegante nell’incedere, più sexy se lo desidera.

Fate questa prova, amiche tanguere, nel corso della vostra giornata, passate da scarpe basse a un paio con il tacco e poi mi raccontate come vi sentite cambiare dentro, come se quella donna sempre presa da millemila cose da fare, pensare, organizzare, ad un tratto si fermasse mostrando attenzione a se stessa.

Un vero miracolo, una dedica d’amore rivolta a noi stesse.

E’ primavera, il cambio di stagione degli armadi è imminente, il cambio di attitudine mentale è atto dovuto: apriamo le porte a tutte le sfumature possibili delle donne che sappiamo di essere.

Buon divertimento a tutte!

Pimpra

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