ZIBALDONE DI FINE ANNO

Lo saluto così, senza grandi lamentele e neppure rimpianti. Un anno che è stato, ne sono certa, preparatorio a qualcosa di nuovo, di interessante e coinvolgente.

Lo saluto con un sorriso, di quelli che ci si scambia con gli estranei nella metro di Parigi, complice la bellezza della città e le sue meraviglie. L’anno prossimo ci torno, ne sono sicura.

E’ stato l’anno del giro di boa boa che mi ha resa una donna più libera e più forte. Invecchiare nel corpo è inversamente proporzionale alla crescita interiore che continua ad arricchirsi di significato e di sfumature. Quindi, perché non esserne felice?

Ho ricevuto un dono speciale che sta rendendo la convivenza con me stessa finalmente piacevole. Ti ringrazio, davvero, tantissimo G. M.

Ho imparato che la casa va ringraziata con un semplice rito che può essere laico o religioso.

Basta munirsi di incenso in grani dell’aroma che più troviamo piacevole, prendere una candela e, da soli o con le persone con cui viviamo, ringraziare ogni stanza della casa per quello che fa e per come ci accoglie. Concluso il rito ci accorgiamo immediatamente di come l’energia dell’appartamento sia cambiata. In meglio. Gli animali domestici sono i primi a beneficiarne e a dimostrarlo.

Se la resilienza è il solo modo di affrontare le avversità, quest’anno che si sta chiudendo, mi ha insegnato a farlo con il sorriso. Tutto diventa più semplice.

Sarà un capodanno molto intimo il mio, senza il bagliore dei lustrini e degli abiti da sera. Poco male, ci penserà la fiamma del caminetto a riscaldare l’ambiente e a creare la giusta atmosfera.

In alto i calici! CIN CIN!

Pimpra

BUONI PROPOSITI 2019. Come impone la blogger_tradizione

Come tradizione vuole ecco sfornato il post sui buoni propositi per l’anno che verrà.

Stavolta, strano a dirsi, mi vien giù facile: “continua così” auguro a me stessa.

Al di là delle ovvietà che non sono neanche più annoverabili nei “buoni propositi” come mettermi a dieta, condurre uno stile di vita sano, fare sport (…) credo varrà la pena di provare a realizzare un sogno nel cassetto, uno di quelli che ti sei sempre detto “Tu non puoi, figurati se ce la fai”.

Se la vita è fatta di cicli è bene capire a che punto siamo e… assecondare il cambiamento in atto.

Sono sempre più convinta che sia “cambiamento” la chiave di volta che sostiene, sorregge e dinamizza le nostre esistenze.

A ben guardare dalla Natura in poi ogni cosa cambia, muta e diviene.

Se lo facciamo anche noi, consapevolmente, assecondando le situazioni difficili non opponendo resistenza ma flessibilità, se seguiamo la corrente della nostra vita con pienezza, sono certa che si compie il miracolo: siamo vivi e vibranti, circondati di cose belle e buone per noi.

Alzo quindi il mio calice per brindare al nuovo, a ciò che non conosco, al colore che devo ancora scoprire, all’emozione che avevo dimenticato.

Brindo a voi, Amici miei, che mi riempite la vita di affetto e vi prendete il pacco dono senza sconti.

Brindo all’allegria dell’intelligenza, alle passioni brucianti, al giorno che devo ancora vivere.

Brindo a noi due, alle Gattonzole adorate e a me.

Che sia un anno di quelli proprio belli, da ricordare, per tutti!

EVVIVA!

Pimpra

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PENSIERO DI FINE ANNO

Mai come quest’anno il profumo di zucchero filato che le festività mi evocano alle narici è lontano.

Nessun richiamo, in questo senso, nessun dolce ricordo ma nemmeno triste o doloroso. Ciò che di bello è stato vive nel dorato libro della memoria e nessuno mai potrà cancellarlo.

Questo carrozzone imposto a chi non è permeato di fede religiosa per cui il momento è di topica importanza, diviene, con il passare del tempo, sempre più una grandiosa farsa.

Fino a pochi mesi fa nella mia famiglia era l’ultima tradizione che reggeva, la cena di veglione. Da quest’anno, l’ultimo baluardo è caduto. Al momento ci sono rimasta male, poi, ho pensato che è meglio la libertà di tutti di fare ciò che desiderano.

Però, festeggiamenti a parte, è bello soffermarsi a pensare che cosa è stato l’anno quasi concluso.

Lo ricorderò come una pietra miliare del mio cammino, sicuramente. Non fosse banale, meriterebbe di essere fissato con un tatuaggio della Fenice, ma, lo ripeto, è troppo banale. Il significato però resta quello.

Dal buio esistenziale dei primi – lunghissimi- mesi, all’alba e alla luce degli ultimi.

E’ questo che festeggerò. La rinascita.

Festeggerò che invecchiare diventando più consapevoli è bello, anche se il corpo non torna indietro e si sobbarca il peso del tempo. L’Anima no, lei resta nella sua dimensione senza tempo.

Alzo il mio calice simbolico a me, alle prove che ho superato, al coraggio che ho dimostrato a me stessa di voler mettere il naso in certe mie stanze buie, alla paura che ho superato, all’allegria che è tornata, alla gioia che sempre mi ha contraddistinto.

Il 2018 mi ha insegnato che non è egoismo prendersi cura di se stessi. Non lo è affatto.

Non è sbagliato dichiarare con onestà chi si è e come, senza voler modificare il prodotto per renderlo più piacevole al mercato della relazione umana. Sticazzi.

Così mi ritrovo e, dopo tanto, sorrido finalmente a quella faccia strana che mi accompagna da sempre, al mio naso poco aristocratico, alle rughe più profonde intorno agli occhi.

L’epifania è compiuta.

Come un videogioco, si passa allo schema successivo: le porte si aprono, perché il cuore le ha aperte. Ed ecco che l’Amicizia regala il meglio di sé, l’Amore che chiede non è più necessario perché ha imparato che la fonte non viene dall’esterno ma da noi stessi.

A tutti coloro che passeranno per di qua mando un Abbraccio Universale di quella condivisione di Armonia che tanto mi è cara.

Spero che Babbo natale o chi per lui vi regali quella scintilla d’amore per voi stessi che, troppo di sovente, crediamo di non avere o di avere perduto.

In alto i calici e cin cin (analcolico per me!) 🙂

Pimpra

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I (SOLITI) BUONI PROPOSITI

 

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Al 28 dicembre, come una scure da cielo, ti arriva in testa l’idea che DEVI assolutamente organizzare nella tua mente, la lista di buoni propositi per l’anno che verrà.

Come fai in ufficio, rimettendolo a posto, riordinando le carte, liberandoti del superfluo, lo stesso accade per le ragioni della tua vita. Hanno bisogno di essere rimesse a punto, in un ordine consono, positivo e ottimista,  come a caricare una molla che, liberata, ti farà partire a razzo nel nuovo anno.

Ma, sticazzi, ti dici ogni volta che, sai che te non sei buono a tener fede a quanto ti eri ripromesso e, questa lista virtuosa, il più delle volte, rimane solo un desiderio, nulla più…

Ma, la tradizione è tradizione, e va rispettata.

MI RIPROMETTO DI:

  • imparare la Temperanza. Ovvero, concedermi qualche nanosecondo prima di partire in quarta con qualsiasi reazione mi venga in mente di avere, qualsiasi cosa mi salga alla bocca di dire. Insomma: devo provare a “contenermi”. Pare che, la mia indole impulsiva, sia un difetto troppo, troppo grande per l’età che porto.
  • dedicarmi con vigore alle mie passioni. Vabbè per far ciò, basta scegliere, a volte egoisticamente, di ritagliare del tempo per se stessi. Si può fare.
  • concedermi il lusso della sosta, di prendere tempo (che non significa “perdere tempo”)
  • scegliere me, un po’ meno gli altri, specie quelli che non lo meritano.

Poi ci sarebbero chissà quante altre cose, ma la lista diverrebbe troppo lunga e noiosa e poi… cui prodest, visto che, molto probabilmente resteranno solo dei desideri campati in aria, promesse e intenzioni vuote…

Quindi smetto subito e vi auguro, semplicemente, di VIVERE COME PREFERITE.

Alla fine, la scelta più intelligente.

BUON ANNO NUOVO!

Pimpra

BACK TO SCHOOL.VADO IN MARATONA E TORNO.

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A volte, ma molto raramente, mi capita di invidiare gli scolari che affrontano la partenza del nuovo anno. Ricordo distintamente il profumo dei quaderni nuovi, il diario da scegliere che poi rimaneva territorio delle più disparate scritte, collage, biglietti, e mai utilizzato per appuntare i compiti per casa.

I libri nuovi i cui dorsi creavano la gobba tra le pagine che, per le prime settimane mi divertivo a non sgualcire. La ricerca delle penne che scivolassero veloci sulla carta che io, di tempo da perdere, non ne avevo mai.

Cresci e, se sei tra quelli che hanno fatto famiglia, ogni anno ti rivivi queste emozioni e questi stress sulla pelle dei tuoi figli.

Se, invece, di figli non ne hai, ti godi la partecipazione alla maratona Colegiala. Punto e a capo.

La mia  seconda volta, come se, passata la prima edizione, fossi stata promossa a partecipare alla seconda, insomma, non mi hanno bocciato! Che soddisfazione!

La maratona delle “banane” che gli organizzatori, alla prima edizione, avevano fatto male i conti con i rifornimenti per i maratoneti e, per non buttare caschi e caschi del frutto dell’amore, esortavano i ballerini a rifocillarsi delle preziose “merendine della natura”.

Vabbè la location è da urlo, unica nel suo genere, Torre Marina, colonia estiva per i figlioli degli operai della Fiat. Architettura stile fascio (1933) che riprende fedelmente gli interni della fabbrica del Lingotto. Una poesia per gli amanti del genere.

Ma quest’anno i prodi organizzatori, una squadra fantastica di toscanacci (e non solo), ci hanno regalato tante piccole chicche che hanno fatto la gioia dei partecipanti, per un attimo, ritornati alla stagione del grembiule.

Eppure, per me, il dì di festa, la sublimazione di ogni maratona sono le pomeridiane del sabato e della domenica.

In questa, in modo particolare, ho vissuto e goduto una tale catarsi emotiva e fisica che mi ha letteralmente prosciugato le forze e saziato la voglia di ballare il sabato notte. Una pomeridiana che mi ha vista seduta per il tempo di mangiare una mela e bere un caffè, per il resto sempre in pista.

Una scarica di adrenalina gioiosa così forte che, mi stupisco di come sia possibile fare accadere un tale miracolo. Chiedevo al traghettatore musicale del nostro delirio tanguero, sua Maestà Mauro B., quale fosse l’ingrediente segreto per far scattare così tante scintille di luce tanguera e una buena onda come non si vedono spesso in giro.

La risposta, chiara ed essenziale “Avete fatto tutto voi. Io non ho spinto come faccio di solito, ma eravate incontenibili”.

Allora è facile intuire quale e quanta magia ci abbia regalato questa splendida maratona, e facciamo che invece di chiudere la bella stagione, la Colegiala apra le danze del tempo che si fa più fresco, più intimo ma non meno di tango vorace!

Quest’inverno mi impegno e studio! Non voglio essere bocciata!

GRAZIE COLLEGIALI TUTTI! ❤

Pimpra, II° elementare

 

 

 

NO PAIN, NO GAIN. DURA LEX, SED LEX.

sedere-grosso

Non so voi, ma mi accingo a raggiungere la data che mi porterà al meritato periodo delle ferie. Le mie sicuramente tardive, ma preferisco così, un modo come un altro per prolungare l’estate, almeno in teoria.

Fino ad oggi non ho messo piede in spiaggia, nemmeno al mio amato Bivio. Mai, neppure una volta. C’è che non mi va, il sole non mi attrae come un tempo e mi pare di non avere mai spazio per concedermi una sosta dedicata all’abbronzatura. Le triestine mi ripudieranno.

Ho fatto altro. Mi sono dedicata ad altro. Con gusto, piacere e soddisfazione.

Piaceri e soddisfazioni che sono, immancabilmente, passati anche attraverso il palato, tenendomi peraltro lontana dal luogo in cui si beatificano, sudandoli, tutti gli eccessi alimentari e non: la palestra.

Ieri il ritorno al sacro luogo, lezione di Pyramid, un misto tra step, pesi, aerobica, arti marziali. Il fiato ha retto, il resto del corpo no.

Osservavo le cosciotte ballonzolanti e i fianchi torniti, caro ricordo degli aperitivi e dei sollazzi edonistici estivi. Perché a me, i piaceri rimangono attaccati addosso.

Dallo specchio di sala l’allenatore mi guardava con sguardo impietosito, non ritrovando più la sua atleta master di qualche mese prima.

Oggi la punizione continua, perché fino alla ripresa di una qualche forma fisica, ogni sforzo è devastante, ricco di lattasi acida, condito da forchettate di frustrazione.

Ma, come ben sanno gli atleti veri: no pain, no gain. E mi tocca risalire la china.

FERIE STICAZZI. Sarà un rincorrere la forma perduta.

Ohi quanto mi è duro riprendere le amate fatiche.

E’ che sono diversamente giovane, sarà per questo!

CIN CIN!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

DI TANTO IN TANGO. DIETRO LE QUINTE DI UNA MARATONA DI TANGO

TOSCA 2013

Dall’esterno è tutto molto semplice.

Un weekend in cui si balla a finire, danzatori di entrambi i sessi di alto se non altissimo livello, musicalisadores con le palle, cioè non quelli improvvisati che tanto basta avere un pc portatile e sono bravi tutti, tandas orgasmiche, socialità, nuovi e vecchi amici, scambio, condivisione, gioia e divertimento.

La faccia scintillante della medaglia. Poi c’è il lato b, quello oscuro, che accompagna la maggior parte dei maratoneti, o, perlomeno, quelli “intellettualmente onesti” che hanno il coraggio di ammetterlo.

Gli aspetti psicologici che stanno dietro alla partecipazione a un evento del genere, hanno una portata emotiva molto intensa, quando non devastante.

La maratona, per come la intendo io, non è una “normale” serata di milonga ripetuta per più giorni. E’ molto di più.

Innanzitutto, le maratone “come dio comanda” prevedono un numero blindato e relativamente contenuto di partecipanti, di norma, selezionatissimi. Già qui, si scatena un putiferio emozionale poiché, tutti noi, nel nostro intimo, vorremmo essere convocati, invece -sticazzi-, non sempre possiamo essere annoverati nella rosa dei papabili.

E sono fastidi. Narcisi come siamo TUTTI, chi danza ancora di più, riteniamo la nostra esclusione un atto di lesa maestà che ci fa imbizzarrire fin nel profondo.

Facciamo che siamo tra i convocati. Primo orgasmo. Possiamo procedere a prenotare il viaggio e ad organizzare il soggiorno.

Arriva il momento di partire e, per entrambi i sessi, inizia la partita con le strategie da mettere in campo per godersi l’evento.

Le donne provvedono con attenzione alla scelta dei loro look, perché, mai come in maratona, ciò che colpisce l’occhio regala una percentuale in più nella riscossione dell’invito. E credo che per gli uomini sia lo stesso sebbene la motivazione di base sia diversa.

La prima serata di maratona, probabilmente, è quella a più alto tasso di adrenalina. Si “annusa l’aria”, si devono afferrare le dinamiche di pista, studiare i potenziali “avversari”, accertarsi della presenza dei propri ballerini/e preferite, magari incontrati in altre maratone e che, il più delle volte, vivono a  grande distanza.

Partono miradas che sembrano fiammeggiate di napalm, donne e uomini sembrano predatori nella giungla. Ed è così. Sangre y arena.

La maratona non è per tutti.

Chi le frequenta è animato da spirito agonista, voglioso, protagonista. Io voglio ballare e per farlo mi devo dare da fare, perché la concorrenza è spietata, c’è tanta qualità di ballo e tutti hanno il mio stesso, bruciante, desiderio. Non vale la regola “mi metto qui e aspetto”, resti lì e aspetti e speri fino alla fine dei tuoi giorni, seduto/a da solo/a.

Quando ci si mette in gioco così, è un po’ come spogliarsi dinnanzi a noi stessi. Non possiamo fingere ciò che non siamo, entriamo in contatto con tutte le insicurezze, le paranoie di cui siamo portatori.

Cosa c’è di più difficile di “mettersi in piazza”, di certo indossando un bel vestito, e iniziando a guardarci intorno alla ricerca di uno sguardo che incontri il nostro e lo ricambi? Quando il contatto avviene ma uno dei due non sostiene quell’intenzione e scivola via, quanto viene ferito il nostro ego?

Allo stesso modo le mille domande che iniziano a turbinare nella mente quando osserviamo chi è lì con noi, ai bordi di quella pista che, all’inizio, può anche sembrare infernale ma, una volta messoci il piede dentro, ci regala infinite delizie… ma mettercelo quel piede!!!

Amo la maratona perché psicologicamente mi violenta dentro, mi sbatte in faccia tutte le mie paure, esalta le mie insicurezze, e mi inonda di dubbi.

Allo stesso modo mi rafforza perché, maratona dopo maratona, ho sempre meno terrore di guardarle, ci entro in contatto, a volte le accarezzo pure perché mi rendono la persona che sono, nella mia fragile unicità e infondono nel mio tango tutta la vita di cui ha bisogno.

Non è per tutti, bisogna accettarlo. Pochi hanno la forza e il coraggio di vedere il proprio castello di carte crollare in un soffio, vedere le certezze di cui si erano ammantanti, sgretolarsi così, improvvisamente, tra un D’Arienzo e un Di Sarli.

In coro diciamo: STICAZZI!

E ringraziamo di avere questo dono tra le mani: siamo ballerini di tango.

Pimpra

IMAGE CREDIT: Giò Il Fuz

 

 

LA LATINA SENZA FRONTIERE

la latina

Quando eravate bimbi vi sarà sicuramente capitato di fare “gne gne gne” ad altri bambini perché avevate un giocattolo nuovo, ambitissimo, in anteprima assoluta.

Sì insomma, sarete stati sicuramente stronzi pure voi, così come lo sarò io con il post odierno.

GNE’ GNE’ GNE’ Amici Cari. Oggi va così.

Sono stata alla maratona più esagerata mai vissuta ad oggi e, forse, voi, non eravate tra i partecipanti. Mi spiace. Ma, tranquilli, adesso vi faccio schiattare di invidia! 😀

Per me, la maratona perfetta, per una serie di ragioni:

  • la durata: 6 giorni. Tango ai massimi e se dico massimi è un eufemismo, perché non trovo un’altra parola: “stellare”, ecco. Potendo sollazzarsi della passione preferita per un tempo così esteso, tutta la frenesia e l’ansia di non perdere un solo minuto in pista, sono state eliminate. C’era tutto il tempo, in accordo con desiderio, stanchezza e voglia, anche, di fare altro.
  • le attività extra milonga: e qui si apre un mondo. Relax in piscina, scuola di cucina (!!!) dove abbiamo imparato dei trucchetti niente male, degustazioni di prodotti tipici, un godimento assoluto  e… ciliegina sulla torta i “Giochi Senza Frontiere“!!!!

Chi di voi li ricorda? Ebbene 4 squadre per 6 giocatori l’una che si sono cimentate in 4 specialità (pallanuoto compresa!) per lo spasso di tutti i presenti. Non serve che vi dica che mi ci sono tuffata a pesce (in tutti i sensi!) e che la squadra “PUGLIESE” si è portata a casa la vittoria! Una polo rossa, meravigliosa, trofeo di cui vado orgogliosissima (in foto)! Se pensate che in acqua, i giochi si sono svolti in piscina, si facesse finta e le gare venissero prese sottogamba, vi sbagliate di grosso!!!! Un agonismo tanguero degno delle olimpiadi!

Divertimento assoluto e tifo da stadio.

L’Alzheimer sta facendo passi da gigante nella mia testa tanto da farmi  dimenticare, al momento in cui ho scritto il pezzo, di un’altra incredibile invenzione dei nostri Anfitrioni: “alla ricerca dell’ultima tanda”. Di che si tratta?

Immaginate 12 straordinari TJ, diversi per indole e sensibilità musicale, come è doveroso sia, esperti ballerini, maratoneti di lungo corso e famosissimi musicalisadores. Metteteli a sedere in un tavolo, l’uno a fianco all’altro, con la loro musica davanti. a turno, veniva estratta la quaterna, e, uno dopo l’altro, ognuno proponeva un brano a sua insindacabile scelta, a cui, il successivo tj doveva far seguire altro brano, altra musica in modo che ci fosse una sorta di coerenza musicale per  creare una tanda. Tutto all’impronta, ovviamente.

Quasi due ore di concerto, che non trovo altro modo per definirlo, condito di virtuosismi e stranezze musicali da cui poter ricavare, senza dubbio, un cd “Chill out”. 

Creatiavità pura, di chi ha avuto l’idea e di  chi l’ha realizzata= GODIMENTO PURO.

Lo spazio/tempo fuori dalla milonga è un fenomenale collante sociale. A bordo vasca si sono strette amicizie, a cena si parlava per il più delle volte in inglese per il piacere di condividere esperienze con amici provenienti da paesi lontani. Uno scambio che ci ha arricchito tutti, ci ha avvicinato, resi più aperti e ricettivi. Questa energia pulita, poi, si è riversata come un fiume in piena anche sulla pista, regalando tandas straordinarie, indimenticabili.

  • la pista da ballo: l’unico aggettivo che mi viene in mente è enorme. Parliamoci chiaro, se si organizza una maratona di 400 persone, bisogna garantire lo spazio necessario per muoversi e per farlo “comodi”. In maratona si viaggia veloce, le gambe si stendono in passi di giaguaro e non è immaginabile procedere diversamente. Lo spazio ha garantito ogni deciso spostamento senza arrecare fastidio alle altre coppie presenti.
  • i ballerini: maratona a tre livelli: il gotha della danza europea, il paradiso terrestre e danzatori/trici patrimonio Unesco. No, cioè capite che di meglio non si trova in giro!!!!  Potreste chiedermi “E tu che ci facevi? Hai ballato?” e io rispondo di sì. Non con tutti, ovviamente, non con il gotha ma con STREPITOSI ballerini che molto mi hanno dato del loro tango e che porterò nel cuore.

E’ stata una vera manna dal cielo per tutti, comprese le ansie da prestazione che, indistintamente, hanno toccato uomini e donne.

Il lavoro fatto dai Mascalzoni Latini, Paolo, Antonio, Mauro, Bobo per organizzare un evento del genere è stato straordinario! Non mancava nulla, tutto offerto e presentato con un delizioso equilibrio di tempi e di modi.

Amici Cari, mi spiace, ma mi tocca fare GNE’ GNE’ GNE’ perché, per i malati di tango come me, una maratona così segna l’Albo d’Oro.

Ai Mascalzoni e a tutta la squadra delle persone che li hanno coadiuvati nella titanica impresa, va il mio più sentito GRAZIE. Sono ricordi, questi, che conserverò per sempre nel cuore!

#proudtobethere

Pimpra

 

 

IL POTERE DELLA COMUNITÀ

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Una brutta avventura a lieto fine.

Le Gattonzole si sono prese una due giorni di libertà, uscendo dal perimetro del giardino per nascondersi, impaurite, in un garage a pochissimi metri da casa.

Sono uscita pazza.

Un dolore insopportabile per la perdita di due pezzi di cuore, due figliole a tutti gli effetti, anche se quadrupedi e pelose. La mia famiglia speciale.

Nei giorni di ricerca però, è accaduto un piccolo miracolo.

Una comunità intera che, sui pixel colorati dell’universo virtuale, ha condiviso il mio grido di aiuto per la ricerca delle piccole. Migliaia di persone hanno voluto passare parola che, nel mucchio, magari qualcuno aveva avvistato le fuggitive.

E dal virtuale al reale, amici che si sono resi disponibilissimi ad aiutare una “mamma” in difficoltà e si sono dati da fare veramente.

Ringrazio, in particolare, Annalisa, la “task force di ricerca” (che fortunatamente non è servita!) composta da Alessandra, Renata, Janjia e Francesco. Il supporto di Andrea e le sue piantine di Duino e i percorsi da battere nella ricerca, Vladi che dall’annuncio letto su Facebook, per amore dei felini, ha girato per più e più volte l’intera cittadina di Duino nella speranza di ritrovarle.

Una menzione specialissima va anche alla Giulia, giovane veterinaria illuminata dal sacro fuoco, mi ha supportata, consigliata e seguita in questa spiacevole avventura! E, anche in questo caso, la notizia le è giunta tramite tam tam mediatico!

Alla fine, le Gattonzole erano dietro casa. Un vicino, accorgendosi di una coda particolarmente lunga e pelosa si è ricordato di aver visto un volantino di scomparsa ed ha chiamato.

Tutto questo, in tempi che fanno schifo per quanto di brutto accade. Invece, esiste ancora il bello e il buono in questo mondo e questa esperienza, me lo ha messo davanti agli occhi.

Sono una grande consumatrice di social, chi mi conosce lo sa bene, e sa anche che ho sempre pensato che, dietro a uno schermo di pc o di smartphone c’è SEMPRE una persona che vive, pensa e pulsa di vita e di emozioni. A maggior ragione, dopo questa avventura lo affermo: c’è del buono anche in un mezzo apparentemente superficiale come FB.

Una parola la merita anche  Duino.

Da “cittadina” non ho mai vissuto le dinamiche di un piccolo centro urbano. C’è un mondo da scoprire!

Esiste quella che viene definita “comunità” che, il più delle volte, nelle città, anche di piccola dimensione, non si vive. Tutti si conoscono, tutti sanno, tutti vedono, tutti commentano.

Certo, ci sono aspetti negativi in tutto questo, nel senso che, probabilmente la privacy non è negoziabile, si è tutti lì, e quel che si vede si “discute” con quel che può produrre la creatività umana in fatto di pettegolezzo. Ma, il lato molto positivo della medaglia, è che le persone si sentono parte di un tutto che le accomuna e, quando qualcuno chiama, si risponde all’appello.

E’ stato così anche per me, un’emerita “straniera” in casa d’altri che, però, si è posta in modo soft e gentile con le persone e la stessa risposta, lo stesso atteggiamento positivo, gentile e collaborativo ha ricevuto in cambio.

Sono insegnamenti che dovremmo tenere sempre a mente.

Non so a voi, ma per me la dimensione di comunità è un concetto che è sempre stato avulso, distante. Ho vissuto ed agito come un cane sciolto, non ho mai avuto i gruppi di amici ma persone prese da ambiti diversi, poche volte e solo in età più avanzata, ho avuto (e lo dico) il piacere di trovarmi dentro a una squadra o a un gruppo.

Sicuramente il concetto va rivalutato, esaltato e sfruttato a fin di bene. Ed io per prima, cercherò di far valere questa esperienza nel mio futuro.

Adesso sto vivendo uno stato di quiete catartica che tanto mi rasserena e quindi, rinnovo a voi TUTTI indistintamente, il mio GRAZIE per l’aiuto, per i bei pensieri, per i messaggi e per il supporto che, in tutti i modi possibili, mi avete regalato in questi giorni.

VI SENTO VICINI ED E’ UNA SENSAZIONE NUOVA E BELLISSIMA!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI 

 

 

IL MOMENTO PRESENTE E’ INEVITABILE

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Ci sono quei giorni, quei periodi in cui sei giù. La vita scolora improvvisamente, tutto appare grigio e piatto e non vedi quella scintilla particolare che tanto ti è cara.

A nulla vale cercare di accendere il lume della ragione che, proprio al momento del bisogno, improvvisamente fa tilt.

Ondate di melma emotiva arrivano fin verso il cuore e oltre. E ti pare che nulla possa tirarti fuori dal tuo magma nero.

Poi però…

Uno stupido messaggio lanciato nell’etere, più per sfogo che per altro, e ti arriva una caldo abbraccio dai tuoi amici reali e virtuali. E già ti pare meno brutto. Una carezza, anche se sui pixel colorati di uno schermo, resta una carezza.

E il messaggio, quello vero, quello che proprio DEVI ascoltare, ti arriva. E’ l’Universo che te lo manda, per darti quella sberla che ti risveglia, ti rimette sul pezzo e ti fa riflettere profondamente.

Io Gabriel non lo conoscevo nemmeno, epperò leggo il suo messaggio su FB, adesso che ha lasciato questo mondo. Ed è un messaggio che pare scritto per la mia Anima di oggi, quella che trascina con sé il mio corpo triste.

Leggete, è scritto in spagnolo, ma si può capire, e comunque, impegnatevi a farlo:

“EL MOMENTO PRESENTE ES INEVITABLE”
La 1ra vez que la escuché si bien comprendia la escencia porque es muy simple, la profundidad muchas veces no la veia. Con esto que me está pasando me di cuenta que si quiero decir lo que siento, el único momento es AHORA, si quiero conectar con alguien, el momento es AHORA, si quiero amar, éste es el único momento posible, ya que el único momento que existe es AHORA
Quiero compartir esto con ustedes ya que me hizo ver que las cosas que me perdí de vivir por pensar demasiado en el futuro, hoy no sé si pueda llegar a hacerlas.
Por eso AHORA, EN ESTE MOMENTO, DONDE QUIERA QUE ESTES, ANIMATE A SER VOS MISMO, CONECTATE Y COENCTA, DISFRUTA,AMA, BAILA CON TODO TU SER Y NO PIERDAS EL TIEMPO.
Gracias infinitas por esta noche y por todo el apoyo y amor que me brindan. Gracias a todos los que colaboraron !!!
NOS VEMOS PRONTO
GABY”

“Il momento presente è inevitabile.  Ho capito che se decido di dire ciò che sento, l’unico momento è adesso, se desidero contattare qualcuno, il solo momento è adesso, se desidero amare, è questo l’unico momento possibile, l’unico momento possibile è ADESSO.”

Prendo le  sue parole, il suo messaggio che mi arriva così forte, oggi, che il pensiero triste mi accompagna, e decido di svegliarmi e vivere questo “adesso” che, oggi, mi regala spine, ma, evidentemente, ha un senso così.

Buon viaggio, caro Gabriel…

Pimpra

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