SIX.Q L’INTERVISTA DOPPIA. MICHELE GAMBA E SILVIA GIANARDI

Chi mi segue da tempo sa che accanto alla giaguara tanguera dentro di me vive anche una scalcinata “ForrestPimpra”.

Scalcinata perché, da quando iniziai a correre a 30 anni suonati, non è passato giorno in cui il mio corpo non mi presentasse il conto di mille e uno dolori/doloretti come a volermi convincere di smettere. Ho combattuto per 10 anni prima di essere costretta ad appendere quelle scarpette al chiodo, ma, dentro di me, ForrestPimpra è sempre viva e vegeta e, di tanto in tanto, con molta dolcezza e tranquillità, si concede ancora di correre o, almeno, di camminare veloce.

Ho sempre ammirato gli atleti, quelli veri, di tutti gli sport. Appena mi è stato possibile, ho colto l’occasione per proporre la SIX.Q a un runner professionista e alla sua compagna.

In tempi di COVID, di forzata chiusura di impianti sportivi e di palestre, tempi in cui si lavora in smart working, si passa tanto tempo senza fare attività fisica, è quindi bene trovare una motivazione per indossare le scarpette e … mettersi a correre.

Il resto verrà da solo.

Godetevi quindi l’intervista a Michele Gamba e Silvia Gianardi che ringrazio di aver partecipato.

***

1. Condividere la stessa passione sportiva aiuta la coppia? Se sì in quale modo?

M. Sicuramente condividere la stessa passione sportiva unisce ancora di più una coppia e soprattutto se lo sport in questione è la corsa, perché non è solo un’attività per mantenersi in forma, ma un vero e proprio stile di vita che si ripercuote sulle tue abitudini e sulla tua quotidianità.

S. Avere la stessa passione per la corsa, almeno per noi, è un fattore molto importante.

Condividere la stessa mentalità da “runner” ti porta inconsapevolmente a fare scelte comuni come svegliarsi all’alba per fare km e rinunciare quindi a serate con gli amici o scegliere mete per le vacanze in cui si possa correre… Per noi questo è un collante perché è condividere il nostro tempo libero facendo quello che più ci appaga e insieme.

2. Michele nella corsa ha trovato la sua professione, mentre la Silvia una grande passione. Correre, ha aggiunto qualcosa alla vostra vita di coppia, qualcosa vi ha tolto?

M. Noi ci siamo conosciuti correndo quindi direi che la corsa ci ha uniti e continua a farlo grazie anche all’impegno che entrambi dedichiamo alla nostra società A.S.D. Promorun e alle manifestazioni che organizziamo. 

S. Come “coppia di sportivi” ci ha unito e ci rende ogni giorno più complici, come “coppia che organizza eventi” spesso invece è stata causa di confronti animati  (d’altronde siamo due pignoli, testardi e perfezionisti 🙂 ) e ci ha tolto molto del poco tempo libero che abbiamo.

3. A una coppia che non ha mai praticato sport suggerireste di avvicinare il mondo del running e di farlo insieme? Quale è l’approccio che proporreste?

M. Assolutamente si, purché sia un desiderio di entrambi.

Il suggerimento che posso dare è quello di non avere fretta e di non fare il passo più lungo della gamba. È fondamentalmente all’inizio seguire un programma che ti aiuti a crescere e che allenamento dopo allenamento ti faccia vedere dei miglioramenti e ti invogli a continuare a correre.

S. Sono d’accordo con Michele correre è uno sport faticoso, ma faticare in due è sicuramente più confortante e soprattutto all’inizio ti aiuta a non arrenderti e a rispettare le tue sessioni di allenamento.

4. Quali sono i benefici fisici/mentali che ricavate correndo? E quando vi allenate insieme?

M. I benefici fisici e mentali della corsa se ti alleni con regolarità si notano subito. Oltre alla perdita di peso e alla tonificazione, che sono i motivi principali per cui i neofiti si avvicinano a questo sport, la corsa ti aiuta a essere più energico e ad affrontare meglio la giornata.

Generalmente corro con Silvia quando deve fare degli allenamenti specifici e impegnativi in previsione di una maratona. Grazie alla mia esperienza come atleta professionista, riesco a guidarla nei momenti di sforzo più intensi con equilibrio  aiutandola a portare a termine il programma nel modo più efficiente possibile. 

S. I benefici mentali per me superano quelli fisici. La corsa mi aiuta ad affrontare le giornate con il sorriso e a combattere lo stress.. merito delle endorfine, provare per credere!!

Noi ci alleniamo a volte insieme, a volte in gruppo, ma anche soli. Non abbiamo una regola fissa, non dobbiamo per forza fare sempre tutto insieme. Spesso abbiamo voglia di correre soli, magari ascoltando un po’ di musica, al nostro ritmo e preservando i nostri spazi. 

5. Quale è stata la scintilla o il caso o la motivazione che un bel giorno vi ha fatto venire voglia di macinare km?

M. S. Per entrambi la risposta è una e una soltanto: LA MARATONA.

Avremmo comunque corso km e km per il piacere e le sensazioni che ti dà la corsa, ma un obiettivo importante come quello di correre una maratona non si raggiunge senza avere tantissimi km sulle gambe.

6. Fate un appello a chi ci legge: perché smettere lo “sport del divano”, alzarsi, indossare le scarpette e via come Forrest Gump

M. Per sentirsi meglio, per stare meglio con se stessi perché correre ti connette con la  parte più profonda di te e con la natura e i posti che vedi e scopri correndo.

S. Aggiungerei per scoprire quanto sei forte e determinato, per dimostrare a te stesso che se vuoi raggiungere un obiettivo, con tanta fatica e impegno, ce la puoi fare. 

***

Se vi è venuta voglia di provare ecco i riferimenti di contatto:

ASD Promorun Trieste

info@promorun.it 

ASD PROMORUN TRIESTE   Via Coroneo 17 – 34133 Trieste 

GENIUS LOCI.

Più passa il tempo, più apprezzo le cose semplici, naturali, poco manomesse dall’intervento umano. Si tratti di creme per il viso o di pietanze da gustare, la naturalezza sta divenendo, per me, ingrediente irrinunciabile.

Hai presente quando addenti una piadina fatta bene? La croccantezza del pane a sfoglia, la scioglievolezza delicata dello stracchino raccolto dalla rucola ed esaltato dal salato del prosciutto? Ecco, una compilation di sapori semplici ma estremamente efficaci.

Così, con questa gustosa immagine, ricordo il mio fine settimana a Riccione, dove, abbracci, sorrisi, benessere totale, hanno regalato momenti di puro svago.

Credo che di “Genius loci” si tratti perché dentro le sale del centro congressi, nel cuore di Riccione, traspirava la tipica accoglienza e convivialità delle persone che ci vivono.

La Romagna, non è un’opinione. E’ certezza. I romagnoli sono calorosi, accoglienti, sorridenti, sanno come farti sentire a casa, sempre.

La seconda edizione di “Romana porteña” tango marathon è stata pure meglio della prima, che sembrava già difficile bissare, invece sono andati oltre.

E’ un fatto accertato, oramai, lo spirito della festa lo regalano i padroni di casa, puoi fare i salti mortali carpiati ma se sei “freddo”, “altero”, “snob”, l’incontro prenderà quella sfumatura di atmosfera.

Beh, in Romagna questo rischio non si corre, per fortuna.

Nemmeno la pioggia di questo maggembre infestato è riuscita a creare una falla nell’armonia contagiosa degli abbracci tangueri.

Per i cercatori di maratone “lievi” (di calviniana memoria), divertenti, dal mood rilassato e gioioso, segnatevi questa. Ne vale la pena!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

DI TANTO IN TANGO: TO TIE MARATHON

Totie

Una cosa bella di andare in giro per maratone è che, con un atto di indiscussa volontà e una grande dose di resistenza fisica, si può anche fare i turisti.

E’ il caso di “To TIE”: Torino ha ospitato la comunità tanguera errante, offrendo il meglio di sé. Un fine settimana che sembravano i primi di ottobre, una luce morbida su tutta la città colorata delle sue sfumature profondamente autunnali.

Confesso di non avere avuto quella volontà e quella resistenza. Fortunatamente il lavoro mi ci ha portato più di una volta e, almeno a grandi linee, Torino era già nella mia memoria e nel cuore, ho quindi approfittato della squisita ospitalità di un’amica torinese  per godermi la maratona al 100%.

La location dell’evento, un contenitore perfetto per scambiarsi un weekend di abbracci, in un angolo della città che mi è particolarmente caro, nelle vicinanze di quello che il sabato e la domenica mattina diventa mercato delle pulci.

In maratona si balla come assassini e il pavimento è essenziale per la sua buona riuscita e il Fortino risponde alla perfezione al requisito di elasticità del legno. Dirò di più, nel corso di una godutissima tanda, mentre connettevo anima e corpo alle note e al ballerino, mi accorgo, nel sottofondo, di elementi ritmici che, in quel brano, non avevo mai colto. Aguzzo l’orecchio e capisco che il pavimento suonava letteralmente insieme ai tangueros che lo battevano durante la danza. Non mi è mai accaduto ed ho trovato la cosa particolarmente coinvolgente.

A Torino sono precisi, educati, accoglienti, rispettosi, dei veri Signori, i soli che – ahimè – non hanno risposto al requisito sono stati i gestori di alcuni servizi esterni alla maratona che, per evidente inesperienza, hanno un po’ penalizzato la perfetta macchina organizzativa, peraltro sempre generosa e presente, dello staff.

La latitudine in cui un evento ha luogo, influenza la buena onda che si sprigiona tra i partecipanti. Al nord questa è più lieve, come l’aria di montagna, mano a mano che si scende nella penisola, aumenta il calore e la vivacità. A ben pensarci, per i limiti di sopravvivenza fisica, specie in soggetti non più in verde età… (eh eh), l’energia ariosa di montagna consente di… ballare pomeridiana e serale fino alla fine quando l’amato tj chiama “ultima tanda!”. Pimpra presente a testimonianza dei summenzionati taumaturgici effetti.

Che dire di più se non ringraziare gli organizzatori per la delicata e premurosa accoglienza e quella torta di mele e la crema inglese con biscotti che, lo confesso, mai mangiate di così buone!

Un augurio e un ringraziamento speciale all’anima danzante di Federica K. che, pure con la sua bimba in grembo, ha voluto essere sempre presente insieme agli altri dello staff che questa maratona è  tanto figlia sua. ❤

Pimpra

 

 

DI TANTO IN TANGO: SAPORE DI MARATONA – “L’AMARCORD”

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Prima o poi dovrò decidermi a contarle, per farne l’elenco, alimentare i ricordi, rivivere emozioni.

Anche stavolta mi porto a casa sensazioni che mi nutrono così in profondità da rischiarare l’orizzonte.

Perché, mi chiedo, ho bisogno di tutto questo e non riesco quasi più ad accontentarmi di frequentare le milonghe ma bramo questa “dose” così intensa e forte di tango?

Bella domanda. E’ quel fenomeno che gli anglosassoni definiscono “Addiction“= sono drogata.

Lo confesso: “Ciao, sono la Pimpra e sono dipendente dal tango”. Esistessero gruppi di psicoterapia così sono certa sarebbero molto frequentati.

Torniamo ad “Amarcord”: una letterale botta di adrenalina tanguera, ma non di quella stressante, da competizione, di quella lieve, delicata, intensa, gioiosa, gaudente e divertita. Il massimo.

Ci sono andata da sola, non immaginando come fosse la prospettiva dalla parte della ballerina “non accompagnata”. Di solito se si va insieme a un partner è meglio per entrambi: la/le tanda di presentazione della coppia di ballo e poi, di norma, si aprono gli inviti. Ma da sola?

NO PROBLEM. Basta scegliere la maratona “giusta”.

E come si fa a sceglierla?

Che posso dire, aiuta conoscere gli organizzatori, sapere quanti iperkilometri di ballo hanno nelle gambe, a quanti eventi loro stessi hanno partecipato e che persone sono: generose, aperte, cordiali… o il contrario. Io alle maratone di quelli che se la tirano, non ho voglia di andare.

Ed eccomi, pronta sulla linea di partenza della prima tanda, fare la mirada assassina ad un amico che, molto carinamente, ha aperto le mie danze. Una FOLLIA. Poi non ho più smesso.

Alla sera, a letto, ogni micro cellula del corpo smadonnava imprecando contro quella sciagurata me che non si è fermata un attimo “Uellà donna, ma te sai che c’hai un’età e che certe cose devi farle con granu salis che qui noialtri siamo tutti indolenziti??? Ma ti pare normale ballare 4-5 ore senza fermarti? Tu non sei tutta giusta!!!”

Alla mia me che mi presentava il conto di stanchezza e dolore fisico opponevo un ” Ma Ragazzi, come si poteva stare fermi che c’erano musica, onda di energia stellare e tangueros/tangueras strepitosi, generosi e desiderosi di condividere?”

La magia sta lì in quella piccola parola: CONDIVIDERE.

Dal caffè allo sprtitz aperol per costringersi a fermarsi qualche minuto, alle chiacchiere, ai discorsi anche di una certa intensità e profondità, alle matte risate e, ovviamente, a tande da SCIABADAH!

Allora, fino a che il corpo reggerà e non sarò troppo diversamente ggiovane per far parte del gruppo, sapete che c’è? NE VOGLIO ANCORA E ANCORA E ANCORA che per diventare vecchi e lamentosi c’è sempre tempo!

GRAZIE miei PRODI Fabio, Antonella Maria, Sandra, Claudia e a tutta la crew per averci regalato tanta MAGIA DANZANTE! E agli impareggiabili TJ per aver dato musica ai nostri desideri!

VI LOVVO ASSAI!

Pimpra

 

DI TANTO IN TANGO. NUOVE ONDE IN MARATONA.

img_2612Ne parlavo con amici, qualcosa è cambiato. Ed è cambiato positivamente. Ricordo perfettamente la mia prima maratona di sette anni fa, parteciparvi era un sogno che si avverava, mi sentivo piccola piccola (e di fatto lo ero), dinnanzi a danzatori italiani ed europei di lungo corso, maestri, una variopinta pletora di umanità con un livello siderale di danza.

Ansia da prestazione (più del mio partner che mia, in verità) e portai a casa solo qualche tanda con persone a me estranee e, forse, altrettanto “giovani” tangueristicamente parlando.

Le maratone si sono susseguite negli anni, ma quella sottile vena di tensione, dover dimostrare qualcosa sennò poi non balli affatto, accompagnava sempre coloro che non facevano parte del gotha tanguero, come la sottoscritta.

Poi, qualcosa è cambiato.

Apprezzo enormemente la selezione che gli organizzatori stanno operando, con tanta fatica, per regalare al popolo che danza, maratone indimenticabili, dove, più che  dimostrazione della figaggine, in termini di ballo e non,viene richiesto scambio, piacere di condividere un’esperienza bella, condita dalla miglior  musica possibile, in location atte ad esprimere al meglio l’onda tanguera, quella energia speciale che gli umani rilasciano quando sono tanto felici e, sesso a parte, ballano.

Apprezzo di non vedere quasi più in pista quelli che se la tirano, che ce l’hanno solo loro, che ballano solo con questo e con quella, che non ti salutano nemmmeno con un cenno di sorriso, anche se vi siete incontrati mille e una volta.

Lo apprezzo. Tanto.

Quelli, uomini o donne è uguale, che ti guardano indagatori mentre balli, ma non lo fanno con sguardo amorevole a dire “Ho voglia di abballarmelo quello/a”, no, loro cercano di trovare le tue inadeguatezze per schifarti, e questo, si sente, si sente forte e rovina l’atmosfera.

Per fortuna i tempi sono cambiati.

Adesso le maratone “evolute” offrono e selezionano persone, non macchine da guerra, non personaggi di moda, non quelli che ce l’hanno solo loro, le maratone evolute vogliono TE, perchè hai l’amore per il tango e per la sua multietnica comunità, perchè non vuoi solo ballare ma hai voglia di interagire con gli amici e di fartene di nuovi, hai voglia di aprirti al mondo e non di chiuderti nel tuo gruppo esclusivo.

La maratona “evoluta” non può più essere un business commerciale perchè se lo spirito è questo, si sente, si sente eccome, allora ti fai una edizione, arraffi arraffi arraffi e poi ciao, perchè le persone “evolute” non tornano.

Allora, sai che c’è, ringrazio quegli organizzatori che si fanno un mazzo così per mettere in piedi un evento “evoluto”,   fregandosene di lasciare fuori dalla porta quelli che sono “famosi” ma non sanno fare gruppo con gli altri.

Evviva la “nueva onda”…

Pimpra

IMAGE CREDIT Massimo Gobbo

DI TANTO IN TANGO. QUANDO LA CRAVATTA E’ UNA CAREZZA GENTILE. TO TIE MARATHON

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Lunedì, luminoso, limpido, leggiadro.

Tutto merito della finestra spazio/temporale del fine settimana. Se poi la arricchisci di una maratona, è ancora più piacevole.

Inutile dire che oggi ogni piccola parte del corpo inneggia alla fatica fisica delle lunghe ore trascorse a far baldoria danzante sui tacchi… e che baldoria…!

Ogni maratona ha, per fortuna, un suo sapore, una firma unica e, questa prima edizione di TO TIE (Torino, tango intensive experience) non è sfuggita alla regola. Le prime volte, come in amore, possono essere particolarmente rischiose, difficili. Gli amanti si desiderano, si piacciono ma non è garantito trovino le giuste affinità. Ma ci sono, per fortuna, quelle che possiamo definire “buona la prima” e ToTIE può fregiarsi del titolo.

Credo che un primo asso nella manica risieda nella città, magnifica, che – a me per lo meno – suggerisce sempre nuove emozioni, regala sorprendenti sguardi (non mi riferisco alle miradas!), e risiede nei torinesi.

A ben vedere non sono neppure sicura di averne conosciuto uno/a “purosangue” (ma che importanza ha?), so solo che tutte le anime che vivono a Torino, con Torino si connettono, vibrano, parlano e si esprimono: anime gentili, accoglienti, sempre educate senza mai essere leziose. A Torino ti senti accolto. Voilà.

Poi, alla sera metti piede nel tempio sacro, una meravigliosa bocciofila che, grazie alla passione di un gruppo di giovani, ha rivisto la luce, in un quartiere di periferia, gonfio di variegata umanità, melting pot assoluto, il quartiere da dove inizia il gran bazar del “Balon”, mercatino delle pulci caro ai torinesi e ai suoi figli adottivi.

La location incanta, rivolge un lato intero al fiume che scorre poco sotto, cantando insieme alla musica che esce dalle grandi vetrate che raccolgono le delicate luci dell’imbrunire.

Non potevano che essere adorabili gli abbracci che ci siamo scambiati, godendo della buena onda creata dalle mani creative dei tj.

Ho degustato vino e cioccolato, e mi è piaciuto assai, ho fatto finta di mangiare sano e mi è piaciuto assai, ho salutato amici vecchi e nuovi e mi è piaciuto assai, ho ballato a sfinimento che è quanto mi piace fare di più.

Allora dico BRAVI a tutto lo staff fatto da tantissimi giovani e meno giovani volonterosi che hanno fatto staffetta nelle lunghe ore di maratona, sempre con una bella parola, sempre con un sorriso aperto.

E a te, triestina scappata dalla bora che ti sei fatta catturare dall’ombra della Mole, dico “Brava Mula!” si sentiva anche il tuo tocco speciale!

Quando si dice che la cravatta accarezza invece di stringere… 😉

Pimpra

foto mia.

DI TANTO IN TANGO: FESTIVAL E/O MARATONA? … dipende…

miki-e-paola

Che bella questa sensazione di pienezza, di rotondità, di riempimento che mi pervade l’anima tutta dopo il bellissimo weekend trascorso a Dobrna, al Festival organizzato da TimeForTango.

Di norma, non amo pubblicizzare eventi ai quali partecipo, salvo scrivere gli articoli che riguardano esperienze di maratona, che, chi mi segue lo sa, sono e restano una mia grande passione.

Il festival è altro, è una dimensione diversa dove, oltre a ballare, si studia. Quello di Dobrna è un evento particolare, al quale ho il piacere di partecipare da anni.

La location rilassante, tra i boschi della Slovenia, in una piccola cittadina termale, l’albergo dotato di terme per rilassare il corpo dopo le fatiche, spazi sociali dedicati e poi tutto lo stabilimento delle vecchie terme riservato al mondo tanguero per le sale studio e la milonga.

Offerta didattica, milonga serale concepiti con sano equilibrio, pensato per offrire uno spazio/tempo che sia utile allo studio e piacevole per il relax. Ad ognuno la libertà di scatenarsi a lezione o di dedicare del tempo anche al riposo.

La qui presente tanguera bulimica , non si è fatta scappare l’occasione per studiare a più non posso, insegnanti diversi per metodo/didattica/stile che hanno saputo rispondere a tanti quesiti e alle innumerevoli domande che la ballerina aveva in mente.

Ed ho aperto un mondo, conoscendo maestri (sì, proprio con la M maiuscola) che mi hanno veramente dato. Dato la loro competenza tecnica identificando le mie criticità e, soprattutto, aiutandomi a trovare una chiave per lavorarci su. Artisti che hanno profondamente emozionato le corde della mia anima con le loro esibizioni. Amici. Tanti Amici con i quali c’è stato uno scambio profondo, alla faccia della superficialità delle relazioni umane dei tempi moderni.

La dimensione relazionale di questo Festival è stata uno dei valori aggiunti che ho portato a casa con me, oltre agli stimoli tecnici per continuare il lavoro di studio del mio tango.

Ho apprezzato questa dimensione intima e amicale del festival, dove mai ho percepito ansie da performance, desiderio di far vedere le piume e le piumette del proprio narcisismo tanguero, seduzioni ridicole per agguantarsi il ballerino famoso, e tutta quella serie di atteggiamenti tipici di alcuni eventi, maratone incluse.

Eppure i Festival, così come concepiti ed organizzati da anni, stanno esaurendo la loro carica di aggregazione a vantaggio di una dispersione in mille e uno rivoli di eventi, più o meno grandi che ogni associazione, gruppo, scuola, mette in campo. Ma qui il discorso di fa lungo e richiederebbe una riflessione dedicata.

Tornando a questo Festival, charlando appassionatamente con amici e maestri, siamo giunti alla conclusione che per il tanguero malato, quello per cui il tango è diventato parte integrante della vita, del suo essere, la ricerca espressiva (ad un certo punto si smette di ballare e basta si deve e si vuole esprimere qualcosa di se stessi nella danza, in modo personale ed unico)  ha bisogno di uno studio condiviso con altri come lui e guidato in un progetto didattico condotto da insegnanti seri.

Mi è piaciuta moltissimo questa riflessione, mi ci ritrovo assolutamente in mezzo, in questa ricerca profonda di connessioni interiori con me stessa, con il mio ballerino, con l’onda vibrazionale che si espande e si crea nella sala di una milonga.

Queste molecole di energia, miste al sudore, al profumo, alla gioia e al dolore sono quanto di più intenso, la vita creativa mi sta regalando.

Ed è quel senso di pieno, di ebbrezza, di gioia di condivisione che mi rende immensamente felice.

STICAZZI! OLE’!

Pimpra

PS: amo questa immagine e ringrazio Maurizio C. per aver avuto la prontezza di coglierla.

Un abbraccio che racconta della mia emozione e di quella di Paola P. dopo la sua esibizione. Il suo tango ha danzato nella mia anima, come se lei fosse me ed io lei. E sono momenti che non si dimenticano.

Timefortango festival qui

Terme di Dobrna qui

 

 

DI TANTO IN TANGO. DIETRO LE QUINTE DI UNA MARATONA DI TANGO

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Dall’esterno è tutto molto semplice.

Un weekend in cui si balla a finire, danzatori di entrambi i sessi di alto se non altissimo livello, musicalisadores con le palle, cioè non quelli improvvisati che tanto basta avere un pc portatile e sono bravi tutti, tandas orgasmiche, socialità, nuovi e vecchi amici, scambio, condivisione, gioia e divertimento.

La faccia scintillante della medaglia. Poi c’è il lato b, quello oscuro, che accompagna la maggior parte dei maratoneti, o, perlomeno, quelli “intellettualmente onesti” che hanno il coraggio di ammetterlo.

Gli aspetti psicologici che stanno dietro alla partecipazione a un evento del genere, hanno una portata emotiva molto intensa, quando non devastante.

La maratona, per come la intendo io, non è una “normale” serata di milonga ripetuta per più giorni. E’ molto di più.

Innanzitutto, le maratone “come dio comanda” prevedono un numero blindato e relativamente contenuto di partecipanti, di norma, selezionatissimi. Già qui, si scatena un putiferio emozionale poiché, tutti noi, nel nostro intimo, vorremmo essere convocati, invece -sticazzi-, non sempre possiamo essere annoverati nella rosa dei papabili.

E sono fastidi. Narcisi come siamo TUTTI, chi danza ancora di più, riteniamo la nostra esclusione un atto di lesa maestà che ci fa imbizzarrire fin nel profondo.

Facciamo che siamo tra i convocati. Primo orgasmo. Possiamo procedere a prenotare il viaggio e ad organizzare il soggiorno.

Arriva il momento di partire e, per entrambi i sessi, inizia la partita con le strategie da mettere in campo per godersi l’evento.

Le donne provvedono con attenzione alla scelta dei loro look, perché, mai come in maratona, ciò che colpisce l’occhio regala una percentuale in più nella riscossione dell’invito. E credo che per gli uomini sia lo stesso sebbene la motivazione di base sia diversa.

La prima serata di maratona, probabilmente, è quella a più alto tasso di adrenalina. Si “annusa l’aria”, si devono afferrare le dinamiche di pista, studiare i potenziali “avversari”, accertarsi della presenza dei propri ballerini/e preferite, magari incontrati in altre maratone e che, il più delle volte, vivono a  grande distanza.

Partono miradas che sembrano fiammeggiate di napalm, donne e uomini sembrano predatori nella giungla. Ed è così. Sangre y arena.

La maratona non è per tutti.

Chi le frequenta è animato da spirito agonista, voglioso, protagonista. Io voglio ballare e per farlo mi devo dare da fare, perché la concorrenza è spietata, c’è tanta qualità di ballo e tutti hanno il mio stesso, bruciante, desiderio. Non vale la regola “mi metto qui e aspetto”, resti lì e aspetti e speri fino alla fine dei tuoi giorni, seduto/a da solo/a.

Quando ci si mette in gioco così, è un po’ come spogliarsi dinnanzi a noi stessi. Non possiamo fingere ciò che non siamo, entriamo in contatto con tutte le insicurezze, le paranoie di cui siamo portatori.

Cosa c’è di più difficile di “mettersi in piazza”, di certo indossando un bel vestito, e iniziando a guardarci intorno alla ricerca di uno sguardo che incontri il nostro e lo ricambi? Quando il contatto avviene ma uno dei due non sostiene quell’intenzione e scivola via, quanto viene ferito il nostro ego?

Allo stesso modo le mille domande che iniziano a turbinare nella mente quando osserviamo chi è lì con noi, ai bordi di quella pista che, all’inizio, può anche sembrare infernale ma, una volta messoci il piede dentro, ci regala infinite delizie… ma mettercelo quel piede!!!

Amo la maratona perché psicologicamente mi violenta dentro, mi sbatte in faccia tutte le mie paure, esalta le mie insicurezze, e mi inonda di dubbi.

Allo stesso modo mi rafforza perché, maratona dopo maratona, ho sempre meno terrore di guardarle, ci entro in contatto, a volte le accarezzo pure perché mi rendono la persona che sono, nella mia fragile unicità e infondono nel mio tango tutta la vita di cui ha bisogno.

Non è per tutti, bisogna accettarlo. Pochi hanno la forza e il coraggio di vedere il proprio castello di carte crollare in un soffio, vedere le certezze di cui si erano ammantanti, sgretolarsi così, improvvisamente, tra un D’Arienzo e un Di Sarli.

In coro diciamo: STICAZZI!

E ringraziamo di avere questo dono tra le mani: siamo ballerini di tango.

Pimpra

IMAGE CREDIT: Giò Il Fuz

 

 

DI TANTO IN TANGO. #PTM: UNA MARATONA DA RED CARPET

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Andar per maratone riserva sempre delle sorprese.

Innanzitutto è necessario tenere a bada le aspettative: ballerò, non ballerò, che livello ci sarà in pista,mi piacerà il posto, la musica, la gente, avrò di che nutrirmi a sufficienza senza cadere stecchito per crisi ipoglicemica nel bel mezzo di una tanda di D’Arienzo…

Sono pensieri che ogni tanguero militante che si rispetti, si pone prima di varcare la soglia del luogo che lo accoglierà, ospiterà, cullerà, vezzeggerà per l’intero fine settimana.

E i tangueri sono una brutta razza, i maratoneti: pessima. Esigenti, viaggiatori, presuntuosi, una casta tutta particolare. Non sono odiosi, per carità, ma soddisfarli non è cosa da poco…

Maratona a Milano. Aspettative al top.

Perchè “Milan l’è sempre Milan”, e quindi ti senti autorizzato ad essere un maratoneta ancora più spocchioso del solito, perchè, dentro di te, percepisci la sfida: sapranno stupirmi questi Lumbard tutti di un pezzo?

MA-CHE-VE-LO-DICO-A-FARE!!!!

L’impatto è da choc: metti i piedini direttamente sul red carpet (non sto scherzando!) che ti proietta dritto in sala.

Location assolutamente strepitosa, ricavata dalla riqualificazione di un insediamento industriale.

Dal pavimento, agli spazi interni, alla pista di legno, alle luci, tutto, assolutamente perfetto.

1 a 0 per Milano.

Parliamo dell’accoglienza del gruppo che ha organizzato la kermesse: una favola. Dal bigliettino pescato in fase di registrazione come fosse un oracolo da biscotto cinese, contenente una sola parola evocativa e di buon augurio che accompagnasse l’ospite per la durata della manifestazione.

La birra personalizzata. Perchè “co/ce/vò/ce/vò”.

Un buffet che era un godimento solo a guardarlo.

2 a zero per Milano.

In pista: tj top di gamma. E poteva non essere così?

3 a zero per Milano.

Tanta di quella (ggiovane) figa danzante che mai si è vista dalle nostre parti.

5 a zero per Milano (questa vale doppio)

Un “genius loci” incredibile. E penso che della città vera e dei suoi abitanti/abitudini non ho visto nulla, sono sempre rimasta nel perimetro della maratona.

6 a zero per Milano.

MORALE DELLA FAVOLA:

Hanno vinto loro, il dream team degli organizzatori del Pensalobien (mai nome fu più opportuno): Alessandro, Maria Elena, Silvia, Marianna e tutti gli altri!

Perchè “Milàn l’è sempre Milàn”!

G R A Z I E !!!

Pimpra

 

 

 

UNA MARATONA “TRASVERSALE”

Mantova

Mantova

Torno da un fine settimana carico di abbracci.

A Mantova la “The Queen of the Night tango Marathon” mi ha stupito per l’atmosfera così diversa dalle altre maratone alle quali ho partecipato.

In questo caso, l’effetto è stato dato dal mix di partecipanti che hanno dato all’evento un colore ed una energia particolare.

In maratona si spinge sempre sull’acceleratore. Sarà perchè nel tempo a disposizione i ballerini vogliono fare indigestione di abbracci, godere di ogni stilla di tempo, di tandas, di musica, probabilmente perchè ritrovarsi con amici vecchi e nuovi che si incontrano solo in circostanze del genere, rende tutti particolarmente “famelici”.

Le donne hanno la mirada che scioglie, gli uomini non sanno dove posare gli occhi per godere delle dame presenti in sala. E’innegabile: in maratona si respira adrenalina, c’è competizione (non fosse altro che per cercare di ballare con quel/lla particolare ballerina).

A Mantova, invece, tutto questo è stato stemperato dal melting pot dei partecipanti che, evidentemente, non erano – nello specifico – tutti dei maratoneti.

Il risultato è stato un fine settimana molto piacevole, decisamente più rilassato, sereno.

In pista, volteggiavano beatamente gli stakanovisti della maratona insieme ai milongueros da raduno. Stili e sensibilità diverse che si sono fuse creando una tavolozza di colori piacevole assai dando vita alla prima “maratona trasversale” alla quale ho partecipato.

Oggi è lunedì. Fuori c’è un po’ di nebbia che entra nelle ossa eppure sento ancora caldo e ho voglia di sorridere.

… Lunga vita alla “Regina della notte“!

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA TS

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