Ad ogni inzio anno ho l’abitudine di mettere ordine.
Lo faccio in ufficio liberando i cassetti dagli eventuali accumuli di carte che non servono più, in casa, negli armadi.
Una pulizia dell’inutile che manifesta la volontà di lasciare lo spazio per ciò che di nuovo deve arrivare.
In quest’ottica, ovviamente, sono archiviate anche le Moleskine care, mia memoria cartacea, poichè il mio cervello non ricorda, non trattiene, opera con troppo successo l’arte di deframmentare il disco rigido, fa talmente tanta pulizia che… dimentico intere tranches de vie che mi riguardano.
Errore. Non bisogna stare attaccati al passato, ma non bisogna dimenticarlo. Il passato segna l’esperienza che, se bene indirizzata, è matrice di apprendimento.
Perciò scrivo. Sempre. Da anni.
Le fidate copertine nere, rosse, gialle, bianche dei miei diari in formato tascabile, mi hanno messo dinnanzi a un’evidenza di cui avevo percezione, ma non visione dettagliata.
ESSERE PONTE.
Vita affettiva. Nel mio caso di specie, piuttosto incasinata, da sempre. Come dice il saggio fratello “Tu dovresti creare un puzzle del tuo uomo ideale, prendendo i pezzi di almeno 10 fidanzati che hai avuto”.
Beh… 10 non mi sembra neanche un’esagerazione! 😀
Ma il punto non è questo. Rileggendo il mio passato ho notato come più di una volta – molte volte oramai! – ho incontrato i grandi Amori della mia vita (in questo, almeno, sono stata fortunata!) in momenti in cui le loro vite erano in transito mentre stavano vivendo personali cambiamenti epocali.
La mia vicinanza è loro servita per fare il grande salto, per girare di una tacca la ruota della vita, per andare avanti in una strada nuova. Io c’ero, ero lì con loro nel momento più difficile, quello che precede il definitivo cambiamento, quello in cui tutto è caos, tutto è in divenire, tutto il processo sembra più spaventoso.
Dopodichè, a procedura avviata, la mia presenza non era più utile e, gli Amori perdevano linfa, colore, passione, interesse.
Il mio lavoro era concluso.
Rileggendo gli appunti di tanta mia vita passata e recente, questa dinamica si ripete con costanza, e mi ritrovo ad essere ponte. Verso il loro nuovo. Poi, ciao, si gira pagina.
Al che, mi chiedo, quando e se esisterà in un dove, in questa vita, anche il mio ponte.
Poi, rispondo a me stessa che, probabilmente, non ne ho bisogno perchè, ciò che si modifica, ciò che cambia è la vita stessa ed io sono pronta.
STICAZZI.
Pimpra
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