E’ TEMPO DI PREPARARSI. SAPERSI DIFENDERE.

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Sono rimasta molto colpita dalla notizia apparsa sul quotidiano locale relativa alla violenza sessuale a danno di una giovane di 17 anni che, alla fine di una serata nei luoghi del divertimento cittadino situati in provincia, ha preferito utilizzare il servizio navetta fornito dal comune per rientrare in città.

Servizio-navetta pensato per i giovani, nell’età dell’incoscienza e delle grandi bevute, per garantire loro un rientro a casa, in “sicurezza”.

MA QUALE???

La povera ragazza, trovandosi da sola nel pullmino (non era tardissimo e lei voleva rientrare a casa un po’ prima), si è vista letteralmente “assalire” dal conducente dello stesso mezzo e violentare.

SERVIZIO A TUTELA DEI GIOVANI.

Non voglio soffermarmi sulla nazionalità del conducente, pare fosse serbo, perchè, di fatto, è stato assoldato da chi di dovere che avrà fatto i necessari controlli, almeno spero…

Penso alla vita rovinata di quella povera ragazza, alla micidiale violenza che ha subito e non posso pensare che, se mai dovesse accadere a me, non saprei come difendermi…

Da qui la decisione presa: a settembre mi iscriverò a un corso di autodifesa personale.

Non ho manie nè velleità di “menar le mani”, desidero solo conoscere approfonditamente le manovre necessarie che mi permettano di liberarmi e di scappare perchè, da donna, cosa altro posso pensare di fare contro la furia violenta di un uomo (sperando che non sia più di uno…)

MALA TEMPORA CURRUNT.

Per la prima volta in vita mia, vedo, nella mia piccola città di periferia, volti di persone che, istintivamente, mi fanno paura.

C’è povertà, molta, c’è molta rabbia, tutti elementi che concorrono a generare violenza, perciò, mio malgrado, ho deciso di “prepararmi”.

Non sono affatto felice di sentirne l’esigenza, perchè non mi sento più di stare tranquilla e fiduciosa, come è nelle mie corde, e come ho sempre fatto fin qui.

Purtroppo il mondo cambia, e non si può mettere la testa sotto la sabbia, ahimè…

Pensateci, Amiche, meglio sapersela cavare. A prescindere…

Pimpra

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LA MIA TORINO

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Un bel cielo azzurro, a volte venato di nuvole sottili, l’aria ancora tersa e, decisamente fresca per la stagione.

Trieste mi riprende così, tra le sue mani ruvide, accarezzandomi  il volto, regalandomi un sole tiepido e allegro, come la città.

Riascolto le vocali sgraziate di questo dialetto del Nord Est ripensando a quanto  fossero melodiose le aperture dialettali torinesi.

Ma casa è sempre casa e il mare e il vento sono insostituibili.

Torino però è entrata, con la forza di chi sa che l’eleganza non chiede, non si fa notare, non eccede, non schiamazza. Torino è.

Un weekend lavorativo, per me, alla fiera più fiera che c’è, il salone del Libro, dove è sempre un gran piacere tornare.

Dalla mia postazione privilegiata all’interno dello stand, ho potuto, una volta ancora, riascoltare ed entrare in contatto con i torinesi che, lo dico, apprezzo ogni volta di più.

Saranno i modi, la discrezione che hanno nel chiedere le cose, il rispetto per il lavoro degli altri e dell’altrui tempo che li rende un pubblico (per me) tra quelli che preferisco.

La città vibra. E lo fa in modo potente. Se per un solo attimo si ha la voglia di “connettersi” con lei, arrivano subito messaggi, incontri, sensazioni. E, anche questa volta, è stato così.

Torino sembra bugiarda perchè, all’apparire tanto perfetta, lascia immaginare che il losco sia “dietro”, nelle sue zone d’ombra. Sarà, ma dipende sempre dallo sguardo che vi si posa, io ho percepito luce, energia. Entrambi molto forti, ma non negativi.

Nel poco tempo libero che mi sono ritagliata, ho preso il piacere di camminare con lo sguardo acceso, a cogliere gli spunti, a percepire le sfumature.

La seduzione nasce da lì, la stessa che sa regalare una donna matura. Uno sguardo penetrante, sensazioni solo suggerite, mai espresse in modo diretto, una sfida non detta a scoprirsi e a scoprire per entrare, a piccoli passi, nell’essenza più profonda.

Torino è questa. L’Amore che può arrivare dopo la passione.

Pimpra

DI TANTO IN TANGO. DONNE E TANGO: LA MINACCIA ARRIVA DA EST.

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Questo dì mi sento scherzosa e ho un sacco di friccicorino provocatorio che mi prude i polpastrellli, perciò, BUMMMM, lancio il post di oggi.

SCENARIO:

il poliedrico mondo del tango offre, oltre al godimento del ballo puro, un contorno relazionale che definirei squisito. Incontri con persone interessanti, stimolanti, irriverenti, talentuose… provenienti da ogni angolo della terra.

… più globale di così…

In tutto questo mare popolato di pesci e di sirene, un occhio di riguardo, secondo me, lo meritano le donne della nuova Europa, ovvero, della sua parte più a EST. Penso al bacino della vecchia Russia, della Bulgaria, Ungheria, della Cechia e Slovacchia… insomma, avete capito.

IL FOCUS:

premesso che, di norma, le signore e signorine sono ballerine pazzesche, dotate di tecnica sopraffina, derivante dalla tradizione secolare di questi paesi, talentuose di natura, appassionate. Poi sono belle, ma che dico, bellissime. E, non bastasse, ci sanno fare. Ci sanno maledettamente fare.

LA MORALE:

il pericolo “rosso” è in agguato (anche se difinirlo così è un evidente anacronismo, ma funziona benissimo come immagine “letteraria”) . Quando l’uomo della “vecchia Europa” viaggia verso est per partecipare a una maratona, a un encuentro milonguero, a un festival, potete stare certi che qualcosa succederà!

Annovero più di una coppia, tra amici e conoscenti, che è nata mixando una creatura del “sol Levante” a un uomo di queste latitudini.

LO STUPORE:

Vorrei tanto che le signorine mi spiegassero quale è il loro magico elisir, la pozione seduttiva per cui gli uomini vanno così fuori di testa che, non solo se ne innamorano, ma le sposano!

Da vecchia zia, sorrido sotto i baffi, il tempo dei fiori d’arancio per me è passato da un pezzo, ma ho tantissime giovani amiche che non riescono a quagliare una relazione che sia degna di questo nome. Figuriamoci se riescono ad arrivare al porto di un impegno con tanto di anello e di un SI’ pronuciato davanti a un ministro di fede o laico.

MA QUALE E’ IL VOSTRO SEGRETO, CARE AMICHE?

Condividetelo anche con noialtre, così, per solidarietà femminile, affinchè nella pacifica osmosi dei popoli, possiamo andare anche noi a “colonizzare d’amore” i vostri paesi!

Oggi mi sento burlona, che ve lo dico a fà? 🙂

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

ESITI BOLOGNESI

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Voi mi direte “Ma che c’importa a noi di quello che ha fatto la Pimpra a Bologna!”

Vero, parole sante, allora perchè state leggendo? Sorrido, anzi sorridiamo insieme. Ho il maledetto vizietto dell’articolo di cronaca, come se la mia vita fosse interessante e voi aveste il piacere di scoprirla.

Non è così, ma facciamo finta…

Il bello del lavoro che faccio è che, di tanto in tanto, mi permette di mettere  il naso fuori dalla gabbietta. Vedo e vado in città diverse, anche, se, nel corso degli anni, alcuni appuntamenti sono diventati consuetudini ed ecco vedermi tornare negli stessi luoghi, nelle stesse città.

Una di queste è Bologna, insieme a Lucca, Milano e Torino.

Ogni anno trovo una città diversa, non sempre migliore, ma sicuramente interessante, da scoprire e riscoprire.

La trasferta recente ha regalato particolari piaceri per il palato, consumati in osterie tipiche, suggeritemi da abitanti del luogo.

Ho scoperto poi che, se si vuole fare un po’ di shopping, sicuramente Bologna offre molto e a prezzi più contenuti. In particolare, si acquistano meglio che in Toscana, i capi in pelle. Ma proprio gli stessi, uguali uguali…

La gente per strada è sempre più espressione del melting pot globale e non è affatto raro sentire parlare, con stretto accento bolognese, numerose etnie extra comunitarie.

E’ una città giovane, ma che dico, giovanissima. Sorridente e ciarliera. Le donne sono belle, femminili e arrotondate, hanno volti solari e si muovono con grande agilità in biciletta. A Bologna ho visto pochi scooter.

Adoro i portici che proteggono dalle intemperie, sono riparo alla pioggia e invito a scambiare due parole in compagnia.

Dietro a Piazza Grande è tutto un fiorire di deliziosi localini dove prendere l’aperitivo accompagnato da stuzzichini locali a base di salumi, formaggi e focacce. Nessuno, e dico nessuno degli abitanti, si preoccupa del proprio livello di colesterolo LDL (quello cattivo, per intenderci!)

A Bologna piace mangiare, non ne fa mistero. La media della popolazione è più in carne rispetto all’estremo nord est.

Non credo che gli abitanti siano particolarmente presi dal fuoco sacro dello sport, mi sembrano troppo rilassati e paciosi per essere divorati dal demone della performance agonistica.

Bologna non puzza affatto  di smog e questo pare molto positivo. La nebbia, ho avuto la fortuna di non incontrarla mai, sono donna di bora e di vento e quella cappa lattiginosa davanti agli occhi mi crea senso di oppressione.

Ci voglio tornare ancora, perchè amo il particolare accento arrotondato che mi mette di buonumore.

E poi, voglio gustarmi tutti i profumi e i sapori della terra d’Emilia, nascosti nel sontuoso bouquet di un Sangiovese superiore.

Pimpra (l’epicurea)

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BORA BIRICHINA E BARCOLANA

DSC_3321 DSC_3283 DSC_3292Manco da Trieste da qualche giorno, rientro e trovo una  città cambiata, diversa, colorata e raggiante.
E’ la settimana della Barcolana, della regata più affollata del Mediterraneo, tappa obbligatoria del circuito velistico autunnale.

Per noi triestini è una festa attesa per tutto l’anno, il modo, tutto nostro, di salutare l’estate e di accogliere la nuova stagione.

Mai come quest’anno, la settimana che accompagna la regata di domenica, è stata carica di eventi, di deliziose chicche di “triestinità” offerte agli ospiti e, perchè no, agli stessi abitanti.

Si va dall’attivazione del trenino storico, all’interno del magnifico sito del Porto Vecchio di Trieste, alla possibilità di visitare le gallerie antiaeree della città, gustando pure degli assaggi di prodotti tipici locali,  per non parlare dei musei, delle mostre all’uopo allestite, dei punti di ristoro, dei concerti. Un programma fitto fitto per accontentare tutti.

E poi ci sono loro, le stupende imbarcazioni che fanno bella mostra di sè nello allo specchio d’acqua antistante a piazza Unità. Spettacolo unico.

Ma, senza di Lei, la diva vera, non ci sarebbe manifestazione velistica degna di questo nome,  in una città come la nostra, dove, se non c’è vento, non c’è vita. La Bora.

Burlona come un ragazzino, sfacciata come una donna di facili costumi, arrogante come certi uomini, ha deciso, a poche ore dagli spari dei cannoni che daranno il via alla kermesse,  di manifestarsi in tutta la sua reale avvenenza.

Emergenza meteo, raffiche violentissime. Lo spettacolo animato degli alberi delle imbarcazioni da regata che si piegano senza volontà sotto le spinte violente delle raffiche che qui chiamiamo “refoli”.

A noi triestini questa caciara metereologica piace, o, almeno, ci siamo abituati. Altro è per i nostri ospiti che, il più delle volte, si fanno trovare impreparati.

Ma la macchina organizzativa della Barcolana 2015 è una bomba. Hanno pensato a tutto, valutato le opzioni possibili, studiato le statistiche, per offrire ai regatanti, agli appassionati, ai curiosi una regata sicura, uno spettacolo magnifico.

Non ci resta che aspettare domani, lo sparo di cannone che darà la partenza e goderci lo show.

Pimpra

Curiosate qui: http://www.barcolana.it

IMAGE CREDIT: LE FOTO PUBBLICATE SONO PROPRIETA’ DI GIOVANNI VANACORE che ringrazio

#CALAMARIETANGO. Quando la burocrazia ci mette lo zampino.

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Chi mi segue sa benissimo che, a Trieste, un appuntamento estivo assolutamente imperdibile è la milonga da me definita #calamarietango.

Location perfetta, in riva al mare, in uno stabilimento degli anni 60 o giù di lì, il Ferroviario. Un luogo unico, ruspante,  “triestino” come non mai. Il Faro della Vittoria occhieggia i ballerini, la brezza della sera ne accarezza l’abbondante sudore e, da quest’anno, il signor Luciano e il suo staff, ingentiliscono le serate con calamari fritti e grigliati con tanto “ammore” (ma preparano anche molto altro, ovviamente).

Ambiente perfetto, frequentato da persone discrete, con il solo difetto di essere perdutamente innamorate del tango argentino e di ballarlo ovunque, anche sulla “pista” più storta dove abbia mai messo piede un tacco 10!

Poco male, è tutto il contorno che rende il luogo unico e davvero  molto speciale.

8 anni di appuntamenti estivi fissi, il venerdì di tango a Trieste, si trascorrono qui, e qualcosa, all’improvviso si guasta, e le serate non si possono più organizzare…

Per me, un lutto, una traggedia proprio. Sono abitudinaria, e guai a privarmi dei miei luoghi d’elezione, di quelli dove mi reco con gran piacere e gusto!!!

Problemi burocratici di qualche sorta per cui, la musica, si deve interrompere alle 23.00!

Che triste idiozia all’italiana!!!!

Chi ben sa, la milonga non produce infausta confusione. E la gente? Vogliamo parlare dei danzatori? Mai visti ubriachi o molesti, mai sgarbati, mai sentiti urlare, sbraitare, insomma far casino! Ovviamente, si tratta di persone più grandicelle dei ragazzini che vanno avanti a sfondarsi di birra. Chi balla non può farlo perchè poi non si reggerebbe in piedi… e.. non ballerebbe più!

Quindi non è chiaro perchè, in un luogo ben lontano dal centro abitato, frequentato per l’occasione da persone “per bene”, rispettose ed evolute, si sia abbattuta la scure tipicamente triestina del “no se pol (più)”…

MA CHE MALE VI ABBIAMO FATTO???

… Ah… forse vi dava noia l’odore di pesce fritto… ecco cos’è…

Sono arrabbiata a e molto triste, perciò, stasera, spero di godermi la più bella #calamarietango della storia!

EVVIVA!

Pimpra

LEZIONI DI VITA: LE DONNE DI ROMAGNA

images175State tranquilli, nessun pippolotto al giovedì mattina, solo una piacevole riflessione.

Chi è passato per di qua, già sa che ho trascorso un delizioso fine settimana tangheggiante, in quel di Romagna. E fin qui…

La leziuncella bella che mi sono portata a casa, mi arriva dritta dalle donne romagnole con cui ho avuto il piacere di conversare.

Premetto che, l’universo femminile “evoluto”, e con questo intendo riferirmi a tutte le donne “risolte”, in pace con se stesse, serene, capaci di costruire veri rapporti di grande scambio e intimità con le altre donne, non si connota di “nazionalità” o provenienze geografiche particolari, c’è da dire però, che, in alcune parti del Bel Pese, di donne così, se ne trovano di più.

Chi scrive, spera di essere una serena ed “evoluta” donna del profondo Nord Est, con tutto il bello e il brutto che anche la provenienza geografica porta al carattere che, delle donne romagnole in particolare, ama profondamente l’ardore, la passione, il coraggio, il sorriso, la voglia di esprimere se stesse, il piacere del loro corpo.

Mi sembrano particolarmente coraggiose, spavalde, quasi, e penso a quelle che fanno i figli da giovanissime (il classico “incidente di percorso”) ma che decidono di tenerli e poi di farne degli altri, nel corso degli anni. E cambiano partner, e non perdono il sorriso nè la voglia di vivere che, sempre, le accompagna.

Penso a quelle che si godono la libertà sessuale, senza il bisogno di nasconderla, per paura del giudizio degli altri, donne che si mostrano e sono in pace con sè stesse e con il loro corpo.

Loro diffondono intorno a sè un calore, un’ospitalità, un’apertura verso l’altro che sono elementi così preziosi in queste vite moderne tutte improntate alla corsa verso un nulla che ci divora.

Queste donne sono in contatto con la Grande Madre, quell’essenza ancestrale che, solo una donna conosce e percepisce ma da cui, troppe volte, si discosta. E iniziano i veri casini.

Perciò, una volta in più, le voglio ringraziare, tutte, per quello che mi hanno regalato della loro vita, per lo stimolo che mi hanno dato a cercare i miei colori, a non farmi prendere dalla pigrizia di essere quella che, probabilmente, non sono.

E, con questo forte sentire, che ve lodico a fare, mi  è pure venuta voglia di cucinare manicaretti!

😀

EVVIVA LE DONNE!!!!

(tutte le donne!) 😉

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

COME PERDERE L’ECCELLENZA: IL CASO DEL BURLO GAROFALO- post di denuncia #malasanità

d9_2_hospital_symbolNon si può sempre tacere ed accettare che le cose migliori che la città ha saputo costruire negli anni, poco a poco, perdano la qualità, il prestigio e il senso che avevano.

Oggi voglio denunciare, e so perfettamente di utilizzare un verbo dalle tinte forti, il degrado dei servizi dell’ospedale pediatrico infanitle della mia città, il Burlo Garofalo.

Premetto che mi duole il cuore ad utilizzare parole tanto dure nei confronti di una struttura ospedaliera amatissima in città. Praticamente tutti i triestini sono nati lì, da generazioni.

La crisi, i riassetti della sanità hanno, purtroppo, minato le basi del duro lavoro dei medici ospedalieri, e di tutti coloro che ruotano nel mondo dell’ospedale, dal personale amministrativo a quello infiermieristico ecc.

La mia esperienza che, purtroppo, è stata confermata dai racconti di altre donne, è che, il trattamento riservato alla paziente adulta, rasenta livelli di intollerabile sopportazione.

Il fatto: dovevo fare un’isterescopia. Un esame banalissimo, di routine.

Tempi di attesa: bibilici. Nel mio caso 2 mesi e mezzo.

Il giorno dell’esame, vengo ripresa dal ginecologo che avrebbe eseguito il prelievo, il quale parte con una manfrina sull’inutilità dell’esame dal momento che, in ragione della mia età, era molto normale avere ciò che avevo e che tanto avrei dovuto prendere degli ormoni.

Resto sbalordita e replico che la mia ginecologa era di opposto parere. Poi, tanto per farmi sentire a mio agio, mi preannuncia che avrei provato parecchio dolore e che, non avendo io avuto figli, l’esame era piuttosto difficoltoso da eseguire. Il tutto brandendo un aggeggio che sembrava un kalasnikov…

Temendo il peggio, stoica, ho replicato che il dolore l’avrei saputo gestire ma che facesse il prelievo.

A onor del vero, siccome la tensione tra il medico e me era palpabile, le infermiere dello staff, hanno cercato di tenermi tranquilla ed io, onde evitare di attivare tutti i muscoli del mio corpo, ho deposto le armi dialettiche, replicando con battute di spirito che hanno fatto sorridere il cerbero ginecologo.

La morale della mia storia è che, quel qualcosa va tolto e che, la sottoscritta, si è ben guardata dal tornare nell’ospedale della sua città, dove sono nati quasi tutti i triestini, preferendo “emigrare” nel vicino centro ospedaliero di Monfalcone.

Ho creduto di essere sbarcata sulla luna: personale gentilissimo, disponibile, struttura in perfetto ordine, il primario (addirittura!) che mi ha trattato come la più importante delle pazienti.

MORALE e poi smetto:

se una persona SCEGLIE o si trova a lavorare nella sanità, che sia il primo gradino della scala o il gotha dei professoroni, HA OBBLIGO  di tenere sempre a mente che le persone che DEVONO per qualche ragione frequentare la struttura, NON STANNO BENE.

Pertanto, non hanno nessuna voglia/desiderio/forza di sopportare/supportare le frustrazioni di coloro che, all’ospedale, ci lavorano. E so che sono tremende, e difficili da gestire, ma NON VANNO MAI RIVERSATE SUL PAZIENTE.

Perchè, se il mio spirito di sopportazione è basso o è diventato basso, DEVO cambiare mestiere dal momento che la mia professione E’ e RIMARRA’ sempre UNA MISSIONE.

E con questo, passo e chiudo.

Pimpra

IL PREZIOSO MISTERO DI UNA CITTA’ INCREDIBILE: TORINO

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Più passa il tempo, più mi accorgo di quanto, nel mio dna, ci sia il bisogno, la necessità del viaggio.

Non intendo debba essere, per forza, un grande spostamento, che so, obbligo di aereo e, possibilmente, trasvolata oceanica, non è necessario.

Il viaggio di cui ho bisogno è uscire semplicemente dai luoghi noti e mettere il naso in realtà diverse, anche se più o meno familiari, anche se resto in Italia e, si sa, parlare la propria lingua madre, rende tutto molto più semplice.

Ecco che, spostandomi dal centro di equilibrio della mia vita, la terra dove sono nata e dove continuo a vivere, equivalga per me a una grandiosa boccata d’aria, di cui ho sempre più bisogno.

Stavolta torno da Torino. Una città straordinaria, da molti punti di vista. Architettura elegante, dettagli d’insieme curati, una città pulita, ordinata. I torinesi, anche quelli adottivi (mi riferisco, in particolare alle quintalate di extracomunitari che l’hanno scelta come patria elettiva) si sono adattati entrando nel flusso elegante ed educato del resto della cittadinanza.

Si respira cultura, ne è prova l’affluenza incredibile che vi è stata al Salone internazionale del libro, popolato dai 2 ai 90 anni da tutte le categorie sociali. Una vera festa per la città. Persone interessate, persone preparate, con domande pertinenti e una grande curiosità intellettuale.

Personalmente Torino si è palesata nel suo lato più esoterico, facendomi letteralmente “incontrare” un testo molto importante…

Torno nella mia gabbietta del nord est con le pile più cariche, nonostante la stanchezza accumulata. Ho gli occhi gonfi di quella bellezza chic, di una raffinatezza tipicamente torinese, e con il cuore carico di gioia per gli incontri che ho fatto, per le deliziose persone che ho conosciuto e per quelle che mi hanno contattato e si sono prese cura di me.

Spero di tornarci presto, perchè, oramai, sento che tra Lei e me, c’è un canale aperto, ed è davvero meraviglioso poter dire di vivere in un paese come il nostro.

Pimpra

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IMPOSSIBILE NON AMARLA. AMARLI.

Forimperiali

Non so cosa abbiate fatto voi nel delizioso ponte che ci ha accompagnato un passetto in più verso la dimensione dell’estate. Io ho avuto la fortuna di fare una gita a Roma, a casa di cari amici.

Per stavolta, il tango, fedele compagno delle mie trasferte fuori porta, è rimasto a casa. Ho goduto così di un corollario di relazioni umane, dagli otto anni agli “anta” che mi ha rempito il cuore di piacevolezza, gioia e benessere.

E poi c’è l’Eterna. Roma. Non solo la squadra di calcio, ovviamente, anche se, pure lei ha fatto parte del weekend.

Come si fa a non amarla, Roma, in tutte le sue colorate contraddizioni? Nel suo caos “calmo”, perchè, pur nella bolgia più totale, i romani mantengono un loro divertito e ironico aplomb che, non fosse per la coloritura di qualche frase, li metterebbe al pari del controllatissimo popolo della Regina.

Roma è unica e, mano mano che “invecchia”, è come il vino buono, accresce il suo bouquet di preziosi aromi che sfumano in accenti decisi e unici.

I Fori Imperiali rimessi a nuovo ne sono un esempio tra i tanti, non si può restare insensibili alle pietre secolari che, illuminate a dovere, restituiscono, potente, l’immensità di una storia.

Ma Roma è chi la vive. Chi la sceglie per non lasciarla mai, chi la adotta a sua casa, chi si fa rapire dalle spire maliziose del suo fascino. I Romani sono unici nel loro genere, calorosi e accoglienti, sia tra di loro che con i nuovi arrivati.

Ecco che un pic nic improvvisato a Villa Ada si trasforma in un incontro di calcio giovani meno giovani, chi si conosce e chi si vede per la prima volta, tutti però, simpaticamente parte di qualcosa, parte di un modo di stare insieme e di vivere che esprime “apertura” e curiosità verso l’altro. Nel senso più elevato del termine.

E poi ritorni a casa, con i colori che ti sono rimasti negli occhi, i sapori di tante cose buone che hai assaggiato, gli abbracci che hai ricevuto e dato e ti accorgi che, del tuo vicino di casa, a stento ricordi il nome. Allora capisci che, anche il tuo cuore, a forza di vivere a nord, si è un po’ congelato…

Pimpra

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