Polaroid di un pomeriggio di giugno

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La vita di una donna, in uno scatto fugace.

C’è tutta me.

La velocità che colora di sè le mie giornate, vissuta correndo dietro agli impegni che l’orologio scandisce, issata sul mio fedele destriero di ferro, a due ruote motore.

La pioggia che, come gli imprevisti, va gestita.

Il piacere di restare donna, nonostante tutti i rumori di fondo della vita, accorgendomi di quel cuore che, sul selciato bagnato, si mostra ai miei occhi.

Voilà, la piccola poesia dell’ennesima giornata di pioggia di quest’estate che non si svela ancora.

Ed io, comunque, sorrido.

 

Pimpra

 

 

 

 

 

RINASCITA

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A primavera mi succede sempre, sarà il risveglio dal tepore dell’inverno, la ripresa frenetica delle attività, il sangue che scorre più veloce nelle vene, la voglia inarrestabile di respirare più profondamente, il desiderio di vivere circondata di colori, di emozionarmi davanti alla luce nascente del giorno e di farlo nuovamente al tramonto, quando il rosso infuocato sfuma nei toni freddi della notte.

Ho voglia di vivere. Di vivere con la V maiuscola.

Non so nemmeno io il perchè ma, di sovente, mi ritrovo dentro le vite degli altri. Mi accade di adattarmi a ritmi, a suoni e colori che non sono i miei. E “tiro a campà”, senza infamia e senza lodo, perdendo di vista tutto ciò che è realmente nelle mie corde.

Diciamocelo, mano a mano che si invecchia, ops! “matura”, i gusti, le idee, le consapevolezze si fanno più radicati e radicali e quindi un bel “sticazzi” a piegarsi, adattarsi, “farsela piacere” se poi, in verità, non piace affatto…

E di tutto questo son ben consapevole eppure, ogni inverno ci ricasco. E mi accontento e non godo e ingrasso pure assai.

Ma è cosa di donne, questo prendere la forma dell’altro, di andare alla radice del suo essere per cercare di comprendere  (cliccate sulla parola per leggerne l’etimo è meraviglioso)  le ragioni, spesso intricate e controverse, della sua vita.

Proiettate in una dimensione esterna al nostro essere, nell’illusione di creare armonia nell’esistente… A forza di uscire, uscire, uscire verso il mondo, perdiamo il contatto con noi stesse e… ciao…

A me scappa la voglia di chiudermi in casa, adesso è un piacere ancora più grande, considerata la compagnia delle due gattonzole, non avere più vita sociale “fisica” ma solo virtuale, mi impigrisco e mi metto a mangiare.

Morale: arriva aprile, sono fisicamente una cessa, mi odio e animisticamente sono “scolorita”. UN DISASTRO.

Allora vado di dieta, coinvolgendo in cordata i miei più cari amici che lo sono anche per sopportare annnualmente questo mio periodo da pazza, e riprendo ad allenarmi come se dovessi partecipare alle Olimpiadi, e sono tutta un progetto, un “devo fare, voglio andare, non mi fermo più” in una ossessione bulimica di prendere a morsi la vita che, per tutto l’inverno, ho lasciato marcire nella dispensa.

Nonostante la fatica che mi costa, amo profondamente la primavera, la sua aria tersa e carica di promesse, di fiori che sbocceranno di lì a poco, di fantasie  di un’estate da ricordare, di sogni che mi illudo si realizzeranno e di essere felice, almeno un po’…

Pimpra

 

 

 

 

BORA BIRICHINA E BARCOLANA

DSC_3321 DSC_3283 DSC_3292Manco da Trieste da qualche giorno, rientro e trovo una  città cambiata, diversa, colorata e raggiante.
E’ la settimana della Barcolana, della regata più affollata del Mediterraneo, tappa obbligatoria del circuito velistico autunnale.

Per noi triestini è una festa attesa per tutto l’anno, il modo, tutto nostro, di salutare l’estate e di accogliere la nuova stagione.

Mai come quest’anno, la settimana che accompagna la regata di domenica, è stata carica di eventi, di deliziose chicche di “triestinità” offerte agli ospiti e, perchè no, agli stessi abitanti.

Si va dall’attivazione del trenino storico, all’interno del magnifico sito del Porto Vecchio di Trieste, alla possibilità di visitare le gallerie antiaeree della città, gustando pure degli assaggi di prodotti tipici locali,  per non parlare dei musei, delle mostre all’uopo allestite, dei punti di ristoro, dei concerti. Un programma fitto fitto per accontentare tutti.

E poi ci sono loro, le stupende imbarcazioni che fanno bella mostra di sè nello allo specchio d’acqua antistante a piazza Unità. Spettacolo unico.

Ma, senza di Lei, la diva vera, non ci sarebbe manifestazione velistica degna di questo nome,  in una città come la nostra, dove, se non c’è vento, non c’è vita. La Bora.

Burlona come un ragazzino, sfacciata come una donna di facili costumi, arrogante come certi uomini, ha deciso, a poche ore dagli spari dei cannoni che daranno il via alla kermesse,  di manifestarsi in tutta la sua reale avvenenza.

Emergenza meteo, raffiche violentissime. Lo spettacolo animato degli alberi delle imbarcazioni da regata che si piegano senza volontà sotto le spinte violente delle raffiche che qui chiamiamo “refoli”.

A noi triestini questa caciara metereologica piace, o, almeno, ci siamo abituati. Altro è per i nostri ospiti che, il più delle volte, si fanno trovare impreparati.

Ma la macchina organizzativa della Barcolana 2015 è una bomba. Hanno pensato a tutto, valutato le opzioni possibili, studiato le statistiche, per offrire ai regatanti, agli appassionati, ai curiosi una regata sicura, uno spettacolo magnifico.

Non ci resta che aspettare domani, lo sparo di cannone che darà la partenza e goderci lo show.

Pimpra

Curiosate qui: http://www.barcolana.it

IMAGE CREDIT: LE FOTO PUBBLICATE SONO PROPRIETA’ DI GIOVANNI VANACORE che ringrazio

IN DIRETTA DAL MONDO PANDA

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Ci sono periodi in cui non ne infilo una giusta.

Attacchi di sbadataggine acuta che dovrei curare con farmaci potenti. Distrazione, disattenzione, superficialità, dimenticanze, tutte insieme appassionatamente, incuranti della mia salute mentale.

L’ultimo stamattina.

Devo presentare i documenti dello scooter che, ad un recente controllo della polizia municipale, non avevo con me. Pagata l’ammenda- figurati se non me l’affibbiavano!- mi reco dai carabinieri. Apro la borsa e voilà, i documenti sono  rimasti a casa.

Imprecazione tra i denti.

Mi scuso con il carabiniere che, comprendendo (visti i biondi capelli) mi attende poco dopo.

Vado a casa, recupero il necessario, mi ripresento dai carabinieri. Tutto sembra andare nel migliore dei modi quando l’appuntato mi chiede il certificato di assicurazione, “Ma glielo ho dato è quello quadrato e poi c’è la carta verde”.

Chi mi parla è una gentile signora con accento del sud “Vede, a noi serve la parte bianca del documento che attesta che lei è assicurata, il tagliando quadrato può essere contraffato, così come la carta verde. Le suggerisco di andare a prendere la parte mancante, rischia 400 euro di ammenda”.

Grandissima imprecazione tra i denti.

“Grazie di avermelo detto, non sapevo che la parte che ho sempre staccato e messo tra le carte da presentare nel 730 è quella che a voi interessa” [ndr: dove di legge il contributo pagato per il ssn e per cui scaricabile dalle tasse, da quest’anno, mi sembra non si possa più].

MORALE: per una cazzata del genere, domanttina dovrò perdere altro tempo che non ho e ripresentarmi in caserma.

Mentre, in ritardo, mi recavo mogia in gabbietta, pensavo tra me e me che bisognerebbe inventare un “Corso di sopravvivenza per la gestione della parte burocratica della nostra vita”, insomma, chi mi ha mai detto che ho sempre girato senza il documento corretto dell’assicurazione? Nessuno! E come si fa a saperlo? Boh!!!

Questo mio vagare con l’aquilone, a volte, ha dei risvolti estremamente piacevoli, permette di assaporare degli aspetti della vita, della realtà che, altrimenti, sfuggirebbero… ma, quando gli aquiloni sono troppi e volano in cielo tutti quanti insieme … il minimo che accade è che si incrocino i fili e… il disastro è compiuto…

Per fortuna accade di rado…[STICAZZI!]

Pimpra

IMAGE CREDI DA QUI

A BEN GUARDARE

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A voler ben guardare c’è di che essere felici. A voler ben guardare.

La nuova stagione si affaccia alle finestre, le giornate poco a poco si stanno allungando, la luce del giorno è più piena e, in qualche modo, anche più calda.

La primavera nascente mi ha sempre regalato ottimo umore. Perchè sono creatura di luce, non c’è nulla da fare. Datemi fotoni e mi fate contenta.

Nonostante tutto, però, ho un filo di malinconia che impedisce un largo sorriso, non riesco a gioire appieno.

A ben guardare non c’è molto di cui essere felici, la situazione internazionale tesa come una polveriera, la vita di noi piccoli umani resa sempre più difficile da una serie infinita di complicanze, deviazioni, difficoltà…

Eppure è fondamentale trovare quella lucina che tutto fa risplendere.

Non so se questa malinconia è frutto di ciò che mi scorre intorno e che lascia un segno, oppure, semplicemente la patina dolce amara del tempo che passa e che, di tanto in tanto, si adagia sul cuore…

A ben guardare, è meglio che posi lo sguardo fuori dalla finestra.

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

LE FERITE DEL CUORE

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Mi rendo conto che, spesso negli ultimi tempi, mi lamento del lavoro che faccio.

In realtà, lo amo profondamente. Ma come ogni amore che si rispetti, si vivono momenti di fastidio. Che poi passano.

È impagabile l’opportunità che mi viene data, di mettere il naso fuori dell’ordinaria gabbietta, di uscire dai noti confini ed esplorare territori diversi.

Questa settimana è stata la volta di Genova, una città che non conoscevo, non fosse per una veloce visita di tanti anni addietro.

L’ho sentita immediatamente affine, come se un sottile filo la legasse alla cugina speculare del Nord est. Una città di mare e di vento, intensa ed emozionante come la quinta teatrale dei suoi palazzi, segreta ed intima nel rincorrersi dei suoi vicoli a ridosso del porto, sfuggente allo sguardo nel declinare delle scalinate nascoste nella tela delle stradine che si snodano lungo il suo golfo.

Una gioia rincorrere l’ispirazione e farsi portare dallo sguardo, sempre puntato verso l’alto, ad ammirare dettagli architettonici, sfumature di forme e di colori sempre diverse.

Una città nella città, porta aperta verso il mondo, verso il mare e il vento eterni compagni di giochi e di sfide. Accanto a questa, però c’è anche la la Genova ferita, piegata e messa in ginocchio dalle stesse acque, divenute strumento di distruzione in mano alla Natura.

Vedere con i miei occhi gli effetti devstanti di quanto accaduto pochi giorni fa, è stato un colpo allo stomaco.

Vedere la dignità, l’orgoglio e la voglia di reagire dei genovesi, una grande lezione di vita.

Qui, nonostante tutto, non hanno perso il sorriso, si sono rimboccati le maniche ed hanno reagito.

E, come dopo un fortunale, si contano i danni e si inizia la ricostruzione.

Chapeau.

Pimpra

BACK HOME

20140914_155720Non è che sono stata pigra, è che avevo altro da fare, tipo tentare di disintossicarmi dai pixel che quotidianamente bombardano i miei occhi, pervadono la mia vita e mi rubano tempo.

In una parola, mi sono presa un periodo di “vacanza”.

Soprassiedo sul meteo avverso che mi è corso dietro per la loro durata, regalandomi grandi tuffi di malinconia dentro giornate uggiose e grigie. Ma tant’è, mal comune tra gli abitanti del nord Italia come la sottoscritta.

Ma, nonostante la mia vena di triestinità abbia subito un forte scossone (avrò fatto al massimo 10 bagni di sole/mare in tutta l’estate), devo dire che la parte finale delle mie ferie umidicce, mi ha soddisfatto pienamente.

Dapprima un radioso fine settimana in quel di Fivizzano che è sempre bello tornarci, a far fuori la suola delle scarpette da tango. Il “Tango world” è giunto quest’anno alla sua 16° edizione, per me è stata la 4° partecipazione,  una delle più apprezzate.

Meno affollato di quanto ricordassi, ma, proprio per questo più intimo, raccolto, piacevole.

Abbracci che si sono rincorsi per 4 giorni, tandas su tandas godutissime, milonghe pomeridiane da cardiopalma, sorrisi, amici, energia e onda travolgenti.

Anche gli stages mi sono piaciuti assai e mi hanno fatto conoscere nuovi e validi insegnanti. E quindi via andare a massacrarsi di ore e ore di ballo, ma che-ve-lo-dico-a-fare, per me è una delizia, sempre.

A chiudere le vacanze come una ciliegina sulla torta, altri 4 giorni nel cuore dell’amata Toscana, in quel di Siena a godere pienamente dell’energia della terra che, mai come colà, emana forte il suo ancestrale richiamo. In compagnia della mia più cara amica che, invece di riposarsi come avrebbe voluto, si è fatta travolgere dalla mia furia festosa che, chi mi conosce sa, quando sono felice, divento incontenibile…

Il ritorno in gabbia mi è un po’ meno duro… confido nel benefico effetto di questa pausa che si preannuncia un autunno rosso sambuco…

🙂

Pimpra

 

C’E’ CHE NON PARTE.

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C’è che non parte. Non mi si accende quella gioiosa allegria che, sempre, mi accompagna in questo inizio d’estate.

Sarà il tempo grigio e instabile, il clima che non regala quel dolce tepore tipico del periodo.

Eppure c’è questa luce straordinaria che mi accoglie alla sveglia del mattino e mi segue fino a tarda ora.

Di solito bastavano i suoi raggi a scuotermi dal torpore invernale, a farmi risalire verso l’alto le pieghe del sorriso… invece, non è più così.

C’è che non trovo lo stimolo giusto, quello capace di fare da scintilla e accendere tutte le lampadine, no, proprio non ci riesco.

E ci provo, ci provo ad osservare questo mondo intorno che si è risvegliato e che sorride, la natura che si fa di giorno in giorno più lussureggiante, i vestiti della gente che colorano le sfumature di grigio delle città.

Eppure non funziona e resto spenta come una lucciola d’inverno.

Sticazzi se devo reagire. Voi, da lassù, però, datemi il sole…

Pimpra

Image Credi da qui

LE NUOVE SCHIAVITŪ

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Sono in vacanza da qualche giorno, mi godo il monsone, carico di abbondante pioggia che questo clima oramai  impazzito, ha il piacere di donarci.

Un pò mi sono incazzata, per il resto arresa al volere della natura.

Tra una sessione e l’altra di palestra, un sonnellino, una chiacchiera, una tanda non sono mai uscita dalla mia galera quotidiana.

Ero fuori solo con il corpo, ma dentro con tutta la mente, le emozioni, le incazzature, l’ansia e la frustrazione.

Il perchè è presto detto, in mia compagnia l’onnipresente smartphone. E tu vedi l’icona delle mail e che fai, ignori? Certo, così dovrebbe essere dato che, nell’ingranaggio, sei solo un micrometrico dentino di una ruota ben più grande. Invece, conscia che i casini sono come la gramigna che germina anche sulle rocce, l’istinto di sapere di quale morte morirai al tuo rientro, fa sì che leggi e sai per filo e per segno ciò che sta accadendo. E poi ti telefonano, ignari o insensibili del tuo tempo libero.

Alla notte, invece che perdermi in dolci sogni, la mia mente continua ad elaborare, a vedere le carte, a immaginare come risolvere situazioni, come rispettare scadenze. Come se la mia persona, la mia presenza fossero strategiche e di vitale importanza per l’apparato che mi inghiottisce ogni giorno.

Così non è, ovviamente, perchė, in quel caso, godrei delle meritate stellette che, invece, nessuno vuole concedermi. Io, come tantissimi altri, sono un efficacissimo cavallo da tiro, di quelli con le zampe grosse e il corpo tozzo, quelli che non sono belli da vedere, che non vanno esibiti nelle cerimonie ufficiali, senza il lavoro dei quali però, non esisterebbe cerimonia.

Allora, la carota che ti danno è a base di tecnologia, per essere sempre connessi, illudendoti che ti te hanno stima ed è quello un primo modo che hanno di riconoscertelo.

Invece ti mettono dentro a una nuova gabbia, dalle sbarre più strette perchè invisibili e te la mettono direttamente dentro la testa.

Sono queste le mie vacanze, passate a cercare di “staccare la presa del cervello” senza riuscirci, a maledire la mia vita attuale che rappresenta la commedia della morte di tutti i miei sogni.

STICAZZI.

Pimpra

UNA VITA COSPARSA DI ACULEI

CACTUS

A me i cactus piacciono assai. Mi piace decorarci le finestre di casa, il balcone, l’ufficio.
Trovo siano piante affascinanti che hanno saputo creare bellezza in condizioni e circostanze di vita piuttosto avverse.

E fin qui…

Quando una sera, dopo una settimana in cui se qualcosa può andare storta, va stortissima, mentre guardi le foglie stanche della tua insalata ti dici “Eccheccazzo, non merito tutti questi aculei!”, non è precisamente ai cactus – che ami- a cui stai pensando.

E magari qualche goccia ti riga le gote, mista di dolore e rabbia, dopo aver mulinellato nei tuoi, ancor più tristi, “festoni“…

Allora, sai che c’è? Stamattina ho deciso che io, quegli aculei infilzati nella mia carne, non ce li voglio, sono stanca e stufa di situazioni e persone che si divertono a prendere le mie chiappe per il loro puntaspilli.

E’ stato un attimo, ieri sera, un piccolo cedimento… oggi, vuoi che c’è il sole, vuoi che è venerdì, vuoi che non ho voglia di passare il tempo a lamentarmi… oggi mi sono già liberata di un bel po’ di … punte! 🙂

Qualcuno mi ha detto che la vita mi fa di questi doni per prepararmi, per rendermi più forte… (ANCORA???)

Forte lo sono già, grazie, adesso datemi la rosa! 🙂

BUON WEEK END, ANIME BELLE!

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

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