
L’autunno porta pensieri, si sa.
L’alternarsi delle stagioni posa lo sguardo su un limite più vicino, si osserva la vita da una distanza ravvicinata, potendone quasi sentire l’odore.
Le caldarroste tra poco compariranno, il loro profumo caldo ed invitante sferzerà le giornate sempre più corte, più fredde e melanconiche.
E la polaroid che mi rimane in mano parla chiaro, qualcosa è cambiato.
Le serate di questo autunno improvviso mi hanno trovata preparata, a non farmi sorprendere dalla solitudine, a non lasciarmi travolgere da quell’onda di sottile depressione che, fino a poco tempo fa, entrava impregnando di sè l’essere.
Tanto mi aveva fatto paura la solitudine quanto sto imparando ad amarla. Tanto mi sentivo una disadattata per non essere stata capace di costruire un nulla famigliare, di coppia, di progetto di vita, quanto la libertà di cui godo è – finalmente – vissuta come il più grande dei regali.
Non ho bisogno.
E non è un proclama femminista. Nè una “excusatio non petita“. Sto proprio bene, finalmente, così come sono, con la mia vita sghemba, lacunosa sotto certi profili, ma molto verace, mia.
E anche questo autunno, dalle tinte così struggenti, non mi fa più male, anzi, ne apprezzo i colori della terra e quel particolare sapore di muschio.
Finalmente ho appreso la lezione. So cosa significa essere veramente indipendente, assolutamente libera e in piena armonia con me stessa.
Mi ci sono voluti tanti, tantissimi anni per vivermi così, ma ci sono riuscita.
Un pensiero su cui sono incappata stamattina che desidero condividere con le Amiche:
“L’età più bella, per una donna, inizia quando smette di aspettarsi che la felicità arrivi da un uomo o dal di fuori, quando ha rispetto di sé e non baratta la sua dignità con niente al mondo, anche a costo di restare sola.”
Sabrina la Rosa
Adesso la bora può soffiare forte. Non avrò più freddo.
Pimpra
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