IL POTERE DEL VELO. (post per sole donne)

Testosterone brilla nei campi e per il supermercato esulta…

Sono in fila, dinnanzi a me un bel giovinetto, meno della metà dei miei anni anagrafici, alto e slanciato con quegli occhi dall’inconfondibile taglio etnico, neri e penetranti, si gira a guardarmi e, con nonchalance e un buon italiano, commenta il meteo odierno affermando di non ricordare un maggio tanto freddo.

Da sotto la mascherina sorrido e rispondo che è già capitato.

Il rullo è fermo e fa buon gioco per un aggancio più ardito “Vai a Barcola dopo?”

“No, magari!” rispondo.

“Peccato!” e mi sorride.

Il nastro inizia a scorrere ed è il suo turno, mette la spesa nei sacchetti e ne approfitta per guardarmi e salutarmi.

Da sotto la mascherina penso che forse non si è accorto che potrei essere sua madre. E con questo pensiero ma divertita dalla situazione, torno alle mie faccende.

MORALE:

  1. è evidente che non sono una Ggiovine che si sarebbe malamente incavolata per l’interlocuzione proposta dallo sconosciuto. Il lieve approccio verbale, mi ha fatto sorridere e basta.
  2. La mascherina però merita una considerazione in più.

Al rientro in ufficio, passando a lavarmi le mani, ho notato come, oggi in particolare, il trucco sugli occhi, ne accentuasse forma e colore.

Nascondendo tutto il resto del volto, a un’occhiata veloce, l’età anagrafica poteva risultare più liquida.

La mente è volata molto indietro nel tempo, a quando, vivendo in Medio Oriente, le donne velate erano parte del paesaggio.

Ricordo perfettamente come i loro sguardi fossero più potenti di quelli delle donne occidentali, più misteriosi, carichi di promesse, caldi.

Ecco che mi torna la spiegazione del perché un giovanissimo uomo potesse aver avuto la curiosità di parlare con me: la mascherina ha creato mistero.

Saprò farne buon uso.

Pimpra

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AUTUNNALI FRIVOLEZZE

Devo aprire un sondaggio.

Ho sicuramente molte indecisioni nella vita, meno quelle relative alla mia immagine.

L’argomento è frivolo, lo anticipo subito, pertanto, se non avete tempo da perdere, passate immediatamente oltre. Non si accettano proteste ex post.

Porto gli occhiali da vista dai tempi dell’Università, posso quindi affermare con sicurezza che sono un accessorio che fa parte di me, a tutti gli effetti.

Ogni occhiale da vista che ho indossato negli anni mi ricorda momenti, situazioni , ere geologiche, come si trattasse di un diario intimo.

Indimenticabili i Gianfranco Ferré che hanno firmato la discussione della tesi di laurea, gli occhiali da “nonna” troppo piccoli per i miei zigomi che mi restituivano un volto da Facoltà di lettere ma mi rendevano femmina intrombabile (mi si passi il francesismo).

Negli anni ho surfato attraverso forme rettangolari, oblunghe, a goccia, rotonde, a farfalla, a parallelepipedo inverso, sfuggendo ad ogni regola imposta dalla moda del momento, scegliendo sempre me e come mi sentivo indossandoli.

Sicura delle mie scelte, fiera di mostrare al mondo una faccia che mi rappresentasse, non mi sono mai posta il problema di piacere, finché…

Scopro che, mediamente, gli uomini detestano le donne occhialute e tutti gli sforzi che queste fanno per creare un’immagine di loro stesse, attinente alla personalità che indossano. Apparentemente l’occhiale da vista nebulizza la libido, stordisce il testosterone, inibendo ogni forma di seduzione femminile.

Ci sono le lenti a contatto. Magari! Nel senso che non tutti gli occhi le sopportano per la giornata intera, specie davanti al pc.

Aggiungiamo anche che, nel tempo, il difetto alla vista si modifica e quindi TOCCA per forza cambiare occhiali! 😉

In buona sostanza l’impasse consiste in questo: una volta compreso l’effetto dissuasore sul fascino femminile causato dalle lenti, non sono più capace di comperare una montatura che mi corrisponda.

Quindi la soluzione è:

  • me ne frego e mi compro quello che mi pare e piace
  • mi faccio accompagnare da esemplare testosteronico e monitoro il livello di disgusto?

Questi sono i VERI problemi della vita, altroché! 😀

Pimpra

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DI TANTO IN TANGO: FESTIVAL E/O MARATONA? … dipende…

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Che bella questa sensazione di pienezza, di rotondità, di riempimento che mi pervade l’anima tutta dopo il bellissimo weekend trascorso a Dobrna, al Festival organizzato da TimeForTango.

Di norma, non amo pubblicizzare eventi ai quali partecipo, salvo scrivere gli articoli che riguardano esperienze di maratona, che, chi mi segue lo sa, sono e restano una mia grande passione.

Il festival è altro, è una dimensione diversa dove, oltre a ballare, si studia. Quello di Dobrna è un evento particolare, al quale ho il piacere di partecipare da anni.

La location rilassante, tra i boschi della Slovenia, in una piccola cittadina termale, l’albergo dotato di terme per rilassare il corpo dopo le fatiche, spazi sociali dedicati e poi tutto lo stabilimento delle vecchie terme riservato al mondo tanguero per le sale studio e la milonga.

Offerta didattica, milonga serale concepiti con sano equilibrio, pensato per offrire uno spazio/tempo che sia utile allo studio e piacevole per il relax. Ad ognuno la libertà di scatenarsi a lezione o di dedicare del tempo anche al riposo.

La qui presente tanguera bulimica , non si è fatta scappare l’occasione per studiare a più non posso, insegnanti diversi per metodo/didattica/stile che hanno saputo rispondere a tanti quesiti e alle innumerevoli domande che la ballerina aveva in mente.

Ed ho aperto un mondo, conoscendo maestri (sì, proprio con la M maiuscola) che mi hanno veramente dato. Dato la loro competenza tecnica identificando le mie criticità e, soprattutto, aiutandomi a trovare una chiave per lavorarci su. Artisti che hanno profondamente emozionato le corde della mia anima con le loro esibizioni. Amici. Tanti Amici con i quali c’è stato uno scambio profondo, alla faccia della superficialità delle relazioni umane dei tempi moderni.

La dimensione relazionale di questo Festival è stata uno dei valori aggiunti che ho portato a casa con me, oltre agli stimoli tecnici per continuare il lavoro di studio del mio tango.

Ho apprezzato questa dimensione intima e amicale del festival, dove mai ho percepito ansie da performance, desiderio di far vedere le piume e le piumette del proprio narcisismo tanguero, seduzioni ridicole per agguantarsi il ballerino famoso, e tutta quella serie di atteggiamenti tipici di alcuni eventi, maratone incluse.

Eppure i Festival, così come concepiti ed organizzati da anni, stanno esaurendo la loro carica di aggregazione a vantaggio di una dispersione in mille e uno rivoli di eventi, più o meno grandi che ogni associazione, gruppo, scuola, mette in campo. Ma qui il discorso di fa lungo e richiederebbe una riflessione dedicata.

Tornando a questo Festival, charlando appassionatamente con amici e maestri, siamo giunti alla conclusione che per il tanguero malato, quello per cui il tango è diventato parte integrante della vita, del suo essere, la ricerca espressiva (ad un certo punto si smette di ballare e basta si deve e si vuole esprimere qualcosa di se stessi nella danza, in modo personale ed unico)  ha bisogno di uno studio condiviso con altri come lui e guidato in un progetto didattico condotto da insegnanti seri.

Mi è piaciuta moltissimo questa riflessione, mi ci ritrovo assolutamente in mezzo, in questa ricerca profonda di connessioni interiori con me stessa, con il mio ballerino, con l’onda vibrazionale che si espande e si crea nella sala di una milonga.

Queste molecole di energia, miste al sudore, al profumo, alla gioia e al dolore sono quanto di più intenso, la vita creativa mi sta regalando.

Ed è quel senso di pieno, di ebbrezza, di gioia di condivisione che mi rende immensamente felice.

STICAZZI! OLE’!

Pimpra

PS: amo questa immagine e ringrazio Maurizio C. per aver avuto la prontezza di coglierla.

Un abbraccio che racconta della mia emozione e di quella di Paola P. dopo la sua esibizione. Il suo tango ha danzato nella mia anima, come se lei fosse me ed io lei. E sono momenti che non si dimenticano.

Timefortango festival qui

Terme di Dobrna qui

 

 

DI TANTO IN TANGO. SEDUZIONE. PER POCHI E NON PER TUTTI. TANGO E DINTORNI.

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Credo di essermi più volte espressa su come, diventare una donna “adulta” (leggi “diversamente ggiovane”), richieda una forza d’animo, una sana determinazione e una buona dose di coraggio.

Invecchiare non è bello per nessuno, per una donna può essere davvero una tragedia.

Ma non è questo il punto.

La seduzione che una femmina può esprimere, sale, a mio modesto parere, con il crescere degli anni.

Quando si è pulzelle sgrillettate si ha la bellezza della gioventù, e, salvo rarissime eccezioni, la luce che traspare, la voglia di vivere, fanno il resto. Non serve impegnarsi più di tanto. Poi, anche nella verde età, ci sono le giaguarine ante litteram che, ben consapevoli del loro fascino, lo esercitano a dovere.

Si matura, ed ecco che arrivano le sfumature e i colori più interessanti, l’unicità di uno sguardo, il tono della voce, la cura di dettagli che quella donna in particolare e solo quella, esprime di sé. Il fascino, allo stato puro.

Di norma, questa crescente consapevolezza, permette di giocare con la seduzione e di farlo anche in modo marcato, evidente, senza alibi o paure.

Mi pare un’espressione di grande libertà e compiaciuta realizzazione quella di poter esprimere la Giaguara senza sentirsi in colpa … ma… a questo punto, di norma, arriva la mannaia sociale delle “altre” donne, di quelle che, così libere e realizzate, non si sentono affatto. E giù critiche a non finire, additamenti alla “zoccola” di turno, a quella senza classe, a quella che vuole fare attizzare il viril ormone.

Sì, e allora? Che male c’è?

Se mi va e mi sento a mio agio con il mio corpo, a voialtri moralisti che vi frega? Se un uomo viene preso nelle maglie delle mie malie seduttive e mi regala una o più strepitose notti d’amore, a voi, che vi frega?

GIUDIZI, GIUDIZI, GIUDIZI tremendi su queste disgraziate che hanno piacere di se stesse e ci giocano pure.

Sono donna pure io, e pure non di primissimo pelo, e certo, mi sento minacciata, è ovvio, ma non credo di voler prendere un bazooka per annientare tutte queste signorine e signore che si dilettano ad andare a caccia.

Da parte mia, cercherò di sedurre ogni giorno chi mi sta a cuore, di non perdermi dentro la monotonia della quotidianità, di ricordare che, il “principe del mio letto e/o del mio cuore” potrei incontrarlo anche al supermercato e che, se voglio giocarmi al meglio la cartuccia, forse proverò a ricordare che sono una Donna e non uno scaricatore di porto (mi scusi la categoria!) e ad agire di conseguenza.

Capisco, da quanto ho letto di recente in un grandioso (numericamente parlando) gruppo di fb a tema tango che la donna (tanguera) sicura e seduttiva, quanto meno, incute paura e una vagonata di invidia, tra le altre donne, che, sotto l’egida del “gusto raffinato” si scagliano violente contro coloro che sono diverse e si sentono libere e SI DIVERTONO UN MONDO!

In tv, al cinema e in ogni dove, le attrici, le starlette, le donne di spettacolo in genere sono sexy in maniera esagerata e nessuno si lamenta, ma se una donna vera si permette altrettanto, giù parole da orbi.

Allora, sapete che c’è? Alla faccia dell’ipocrisia, del moralismo e del finto perbenismo!

Io sto dalla parte delle Giaguare, anche se non sono una bomba sexy come loro e non mi presento come tale al mondo ma, ad ogni buon conto,  il convento non fa per me!

STICAZZI! OLE’!

Pimpra

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DI TANTO IN TANGO. FRIVOLEZZE TANGUERE

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Il tema di oggi è: come diventare una ballerina di tango migliore. E una donna più “donna”.

Niente di nuovo sotto il sole, lo so bene, però non posso non portare la mia testimonianza. Quindi, siccome qui sono a casa mia, vi tocca sorbirvi il pippolotto del lunedì! 😀

Torno da un fine settimana a tutto tango, come piace a me, ma stoggiro condito da tanto studio. Oltre una milonga serale da “yabbadabbaduuuuu” ho frequentato lezioni sia sabato che domenica: UNO SBALLO!

Tornando al punto, ecco la mia ricetta per migliorare le nostre qualità di danzatrici e, conseguentemente, di donne.

PREMESSA:

Per essere una ballerina decente/decorosa/brava si DEVE studiare. SEMPRE.

Questo è il principio primo, la tavola della legge.

Non si è MAI arrivati, come danzatori, nè a livello amatoriale, nè a livello professionale. Si deve continuare nella propria ricerca, quindi nello studio.

I movimenti vanno ripuliti, perfezionati, migliorati, sublimati per raccontare con il corpo il nostro modo unico di sentire e di ballare, trasmettendo così, al nostro partner, sensazioni, colori, emozioni che la tanda è capace di provocarci.

Lo studio e la pratica ci aiutano ad esprimerci, raccondando, nella danza, chi siamo. Veramente.

MA NON BASTA.

E qui viene il bello.

L’io danzante deve essere “vestito”. L’abito è l’elemento coreografico della rappresentazione.

Vi sarete sicuramente accorti che osservare una donna ballare in jeans offre una sensazione diversa quando la stessa ballerina indossi un abito formale, o semplicemente sexy, svolazzante o stretto. Il corpo viene accompagnato nel movimento, in modo diverso, assume linee e riflette uno stato d’animo diversi.

Provare per credere, specie se siete donne. Per l’uomo lo spettro di possibilità è un po’ più ristretto.

Fino a qualche anno fa, in pista, si vedevano in prevalenza abiti fluidi, scivolati, certo molto scollati ma che avevano lo speciale compito di rendere il movimento “aereo”, sottile, leggiadro e soave. Scollature a parte, il corpo non veniva sottolineato, ma suggerito da spacchi e svolazzi.

In pista, di questi tempi, si nota un grande cambiamento: la fisicità del corpo è manifesta. Gli abiti si sono fatti guaine aderenti, ben segnate su tutti i punti della femminilità, in mostra, in bella evidenza a dire “eccomi”.

A quelle di voi che non avessero ancora affrontato l’esperienza, suggerisco di provare: un abito succinto, vi regalerà un tango più raccolto, più sensuale, più femminile, dove le linee della gamba, del gluteo della schiena creeranno un quadro armonioso. O così, almeno, dovrebbe essere.

Abiti dai richiami anni 50′ non perdonano errori. Gambe aperte, piedi portati male, difetti di postura e di abbraccio. Regalano, di contro, molta “self confidence” con il proprio corpo, con la gioia di essere una femmina, ma femmina al 100%.

Sono rimasta colpita dalla democrazia che regala un abito stretto: sta bene praticamente a tutte. Non serve essere in forma smagliante, magre e asciutte, anzi, al contrario, un tubino aderente, va in esaltazione, se è ben farcito.

Con la mia amica mi sono concessa un gozzoviglio in quel di Riccione, all’atelier di una cara amica, ballerina pure lei e straordinaria stilista. Ho scoperto cose che non potevo immaginare e… i risultati sono arrivati da soli…

Allora, donne, osate! Poi, passate per di qua a raccontarmi se quel che dico è vero perchè… “anche l’abito fa la tanguera”!

BUON BALLO A TUTTI!

Pimpra

IMAGE CREDITA DA QUI

 

 

 

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