SIX.Q TANGO INTERVISTE. Focus su: il tango è donna, il tango e la donna. CAMILLA CURATOLO

L’ho vista ballare un giorno, per caso, in una pista affollata. Si vedeva solo lei, la sua dinamica fluida e veloce, scattante ed eterea, il tango attraversava il suo corpo come corrente elettrica, elegante e bellissima.

Potevo farmela sfuggire? Certo che no!

Sono felice di proporvi la Six.Q tango intervista di oggi con Camilla Curatolo, buona lettura!

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza
    Camilla Curatolo – Milano

2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo?
La mia femminilità trova nello spazio-tempo di un brano di tango ballato abbracciati le condizioni perfette per esprimersi:
l’atmosfera creata dalla musica, il contatto della pelle, la connessione e lo scambio con l’altra persona. E’ una questione molto intima la femminilità,
che a mio avviso si traduce nel tango in armonia e naturalezza dei movimenti. Ha poi una forte componente istintiva e necessita come presupposti
equilibrio e comodità che io ritrovo ai massimi livelli indossando scarpe basse. La sfida per me, quando si tratta di ballare di fronte al pubblico,
sta nel coniugare l’estetica di una scarpa con tacco alto alla potenza espressiva che ottengo in scarpe da ginnastica
.
La dicotomia che sperimento tra essenza e apparenza (in senso statico) ed il fatto che dia spesso precedenza alla prima ha ostacolato il mio
“successo” nel tango professionale? Può essere, ma d’altra parte il mio ballo è molto sincero e l’espressione è necessità e ragione stessa dell’atto.
Nell’insegnamento utilizzo la mia idea e percezione di femminilità per spronare le persone a sperimentare ed esprimere la propria in modo autentico.

3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve?
Nel tango le persone si mettono in gioco mentre sperimentano un modo tutto nuovo di muoversi e relazionarsi.
Coloro che si appassionano, prendono man mano confidenza con se stessi, affrontano tante paure e insicurezze, si creano obiettivi e aspirazioni:
il cambiamento psicologico è inevitabile.
Dal mio punto di vista trovo stupendo e superappagante riuscire a facilitare lo sblocco di quelle tensioni che si riflettono sul corpo ma che
derivano in realtà dal profondo. Vedere allievi che si avvicinano sempre più all’idea che si sono fatti di se stessi ed accompagnarli nel processo

è il massimo.

4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia Maschio/femmina.
Penso che tutti dovrebbero cimentarsi anche nello studio del ruolo opposto al proprio (che per altro non deve essere necessariamente legato al sesso),
non vedo alcuna controindicazione bensì innumerevoli spunti di riflessione e miglioramento. Ovviamente gli allievi devono essere guidati in modo corretto durante il processo, bisogna sicuramente evitare atteggiamenti caricaturali dei vari ruoli e gli insegnanti devono essere di esempio in questo ed all’altezza del compito.
Lo stereotipo per cui le donne che studiano da leader poi diventano ingestibili nel ruolo di follower secondo me è assolutamente falso,
penso semplicemente che ci siano alcune donne il cui ruolo più spontaneo sia quello di leader.
Fino a qui ho parlato di studio (lezioni e pratiche). Quando si tratta invece di ballo in milonga trovo perfettamente legittimo che le persone non intendano
cimentarsi nel ruolo opposto e/o non vogliano ballare con qualcuno del proprio sesso: il ballo deve essere inananzitutto piacere
ed ognuno deve poter seguire le proprie inclinazioni liberamente
.

5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità,
ad esaltarla, a farci pace… ? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?

Il tango fa bene e fa male. Ho visto donne sbocciare, deprimersi, arrabbiarsi, sciogliersi, affrontare i propri demoni, buttarsi a capofitto alla ricerca di sé o di un ballerino, morire di invidia, sopportare i tacchi, amare i tacchi, scoprirsi, vincere la timidezza, abbracciare per la prima volta, sentirsi indipendenti all’interno di una coppia. Ho visto donne scomode, scomodissime ed altre lucenti.
Ho visto donne sopportare, accontentarsi, vincere, fare amicizia, innamorarsi, sentirsi forti, scegliere, fare un salto di qualità.
Ho visto e vissuto esperienze contrastanti, ognuno arriva al tango con il proprio bagaglio ed i propri sogni
.
Come sempre nella vita ci vuole anche un pò di fortuna nell’incontrare le persone giuste con cui condividere il cammino.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.
Per rimanere in tema con l’intervista chiudo come segue (chi mi conosce di persona probabilmente mi ha già sentito pronunciare frasi simili).
In generale, la maggioranza numerica ed il fatto che gli uomini studino poco possono rendere il ruolo femminile frustrante. Vedere uomini mediocri che appena mettono due passi in fila si sentono superman è ancora più frustrante e squallido. Forza donne, restiamo unite e sosteniamoci a vicenda con gioia.
Valorizziamo noi stesse e gli uomini che se lo meritano ;P Viva il tango.

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Per studiare e per contattare la Maestra:

Contatti personali: fb Camilla Curatolo – cell. +39 340 710 7123
Corsi regolari presso A.S.D. TangoZeroDue a Spazio Lambrate, viale delle Rimembranze di Lambrate 16, Milano
Sito web: tangozerodue
Pagina fb: tangozerodue

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Ringrazio molto Camilla per aver partecipato all’intervista!

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE. Focus su: il tango è donna, il tango e la donna. FRANCESCA BRANDI

La Six.q di oggi si sposta a nord Ovest per incontrare un’artista che ho visto più volte esibirsi apprezzandone i gesti sinuosi e la grande capacità tecnica, vi presento con piacere Francesca Brandi!

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza
    Francesca Brandi – Genova

2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo?


E’ una domanda a cui ho pensato tanto prima di rispondere. Ho pensato a me all’interno dell’abbraccio e ho cercato di paragonarlo al mio modo di essere al di fuori del tango, all’immagine che gli altri possono avere di me! In realtà dovrebbero essere quelli che mi conoscano bene a rispondere ! Io credo che coincidono anche se non in tutto o meglio, forse quando ballo prevale la parte di me della mia femminilità che nella vita di tutti i giorni tengo un pò nascosta. Nell’abbraccio sono molto di più accondiscendente, accogliente, cerco una soddisfazione che arrivi passando dall’accontentare l’altro, dal riuscire a soddisfare le richieste, il desiderio di chi mi sta abbracciando. La magia accade quando anche l’altro la pensa come me. Credo che ci voglia molta generosità nell’abbraccio, molto ascolto, è quello che io vedo come femminilità, del resto io sono molto di più un maschiaccio. La femminilità come seduzione serve nella ricerca della sicurezza in se stesse, bisogna stare bene con il proprio corpo e con il proprio io per ballare bene. Da qui secondo me non si scappa.

3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve?


Insegno oramai da più di 15 anni, ho visto un grande cambiamento nell’approccio delle allieve al mondo del tango. I primi anni arrivavano con molte meno aspettative, erano più pazienti, crescevano insieme al proprio compagno di ballo , a volte lo “aspettavano” essendo il ruolo di leader sicuramente più complesso.Si approcciavano alla milonga con meno aspettative, coscienti che ci fosse un percorso da rispettare e gustandosi comunque quello che il perso riservava nelle sue tappe. Con il tempo le ho viste diventare un pò più pretenziose, convinte che la vetta si dovesse raggiungere con un balzo. Forse troppa aspettativa ha portato avanti più frustrazione e delusione.
Banale dire che dal punto di vista fisico , ovviamente riscontro, come del resto è successo anche a me, a un ritornato piacere al tacco alto , in un’epoca di sneackers dipendenza , della gonna e delle armi seduttive classiche. E questo è sicuramente positivo, secondo me se fosse anche accompagnato a un ritorno alla lentezza vero, del resto con i tacchi non si corre bene ;-)) sarebbe perfetto per gustarsi appieno quello che il tango può dare.

4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia Maschio/femmina.


Credo che lo studio nei due ruoli possa diventare un’arma a doppio taglio. E’ bello, ma molto difficile da gestire. Nel ruolo della donna follower c’è una buona dose di istintività, data da un ruolo un poco più passivo (permettetemi di dirlo senza uccidermi!!!) che possa venire “inquinato” da una troppa consapevolezza tecnica

Vizi per la follower : perdere in spontaneità, perdere in ascolto, rischio di saltare il sottile filo fra la proposta e la conduzione, perdere in femminilità, perdere la piacevole sensazione di abbandonarsi all’ascolto senza coinvolgere la testa .Quest’ultimo punto ho sentito di provarlo io nel momento che ho iniziato ad insegnare e quindi gioco forza ho dovuto far entrare di più la testa codificando movimenti che per me erano spontanei.
Virtù per la follower : consapevolezza di quello che si fa e soprattutto di quello che non si dovrebbe fare!! A scuola, per esempio, provando nell’altro ruolo si può capire davvero bene quale sia il confine fra la risposta all’input del ballerino e partire per i cavoli propri e quindi anticipare :-)) come il corpo debba essere “sostenuto”, quali siano le caratteristiche piacevoli di una brava ballerina.

Vizi per il leader : non mi vengono in mente, non credo ci siano.
Virtù per il leader : consapevolezza dell’importanza della connessione, consapevolezza del confine fra la giusta marca e la violenza ;-))) importanza di un abbraccio deciso ma piacevole, ascolto dei tempi di risposta
, comprendere l’importanza che ha una guida chiara e soprattutto sicura.
Per tutti i ruoli direi può aiutare alla comprensione e alla tolleranza evitando i chi te l’ha chiesto? Non me l’hai detto, mi anticipi, non mi ascolti, quello mi porta meglio, quella mi abbraccia meglio, quello mi dice che sono bravissima, quella mi dice che con me si diverte…ecc..ecc.. ;-))

5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace… ? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?

Il tango fa bene a tutti. Attiva una trasformazione profonda, o meglio riporta ad un ascolto di noi stessi, del nostro corpo, del nostro istinto, del nostro io a volte sommerso, dimenticato o lasciato da parte. A me ha aiutato ad aprirmi agli altri soprattutto a superare le mie barriere fatte di timidezza e riservatezza. Il più grande scoglio da superare, l’ho provato io e lo riscontro nelle allieve , è l’abituarsi al contatto fisico così intimo, all’abbraccio che mette quasi a nudo il tuo corpo e il tuo modo di essere Mi ricordo una volta un ballerino mi disse alla fine di una tanda, tu non ti lasci mai andare fino in fondo, arrivi fini ad un certo punto e poi torni indietro. Questo mi fece molto riflettere, aveva proprio ragione, ero io. Quando le donne riescono a superare questo scoprono il piacere dell’affidarsi, di sentirsi protette, del dialogo che può avvenire anche senza le parole attraverso il corpo. Non è un caso che in questo periodo di distanziamento sociale, dove il contatto fisico è stato ridotto o addirittura eliminato, abbiamo avuto tutti più bisogno delle parole, quasi a colmare il vuoto che riempivamo con i gesti , gli abbracci, le carezze.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.


Mi sa che ne ho dette già troppe ! 😉 Mi piacerebbe ricordare perchè mi sono innamorata del tango….mi ha affascinato molto vedere come la differenza generazionale fosse tranquillamente annullata nella fusione di un abbraccio che funziona, un abbraccio che supera la differenza di età , di ceto, di bellezza, di credo….come certe barriere fra le persone vengono superate velocemente da una passione comune, quante volte ho pensato che quell’uomo sconosciuto a cui mi abbracciavo se mi avesse avvicinata in un bar per offrirmi un caffè mi avrebbe fatta allontanare :-)) w il tango!

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Per studiare e per contattare la Maestra:
Sede e indirizzo della scuola: Corsi presso Circolo Matteotti Via del Fossato 2 canc. Genova – Cus Genova Via Montezovetto, 21 a Genova
Sito web: www.sergioyfrancesca.com
Pagina fb : Sergio Y Francesca – Scuola stabile di tango argentino

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Ringrazio molto Francesca Brandi per aver partecipato alla SIX.Q tango intervista.

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE Focus su “Il tango è donna, la donna e il tango”: Marianna Carpene

L’ho vista ballare e non ho potuto togliere gli occhi dai movimenti di questa libellula tanguera.

Godiamoci l’intervista a Marianna Carpene!

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza

Marianna Carpene, vengo dalla città di Verona

2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo

Nella sua espressione più autentica credo che la danza (come parte del più grande mondo dell’Arte, chiaramente) sia un canale potentissimo di trasmissione della propria individualità, che va molto oltre la propria femminilità!

E la costruzione – al di là degli aspetti tecnici universali – di un proprio stile di insegnamento, di performance o di ballo sociale è strettamente legata allo sviluppo della personalità e alla presa di coscienza delle potenzialità del proprio modo di muoversi nello spazio, della propria “attitudine”.

Ma tutto è parte di un processo di ricerca e scoperta, quindi come tale è incostante e in continuo cambiamento.

Di conseguenza anche la percezione che abbiamo di noi stesse, del nostro corpo, della nostra emotività e femminilità è mutevole. Per questo motivo ogni volta che balliamo ci sentiamo diverse…una delle tante magie del Tango, per fortuna.

3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve? 

Nella nostra disciplina è quasi inevitabile il confronto con sé stesse: dalla riscoperta del proprio corpo, del modo in cui “esistiamo” nello spazio, di quello che possiamo trasmettere e percepire quando balliamo

Sono tutti aspetti introspettivi che nella vita quotidiana quasi sempre ci vengono preclusi. Quante ore passiamo mediamente guidando, sedute ad una scrivania al lavoro, ad occuparci della casa, della famiglia, di noi stesse? In tutta questa frenesia – e per il tipo di società in cui viviamo oggi – è oltremodo facile dimenticare quale sia il nostro stadio naturale…come si cammina, come si respira, come si può essere attivi e presenti senza essere per forza in tensione.

Soprattutto per noi donne contemporanee è molto difficile “lasciare andare”, aspettare, fidarsi, concentrarsi su una dimensione più interiore per migliorare o perfezionare il nostro modo di muoverci.

E’ come essere obbligati a guardarsi a fondo in uno specchio…non piace a tutti, ci sono reazioni molto diverse, dalla gioia, alla commozione, allo sconforto o alla fuga addirittura.

L’importante però è che ogni donna possa vivere questo percorso secondo i propri tempi e credo che questo sia un compito molto importante per chi insegna. Se riusciamo a rispettare ed accompagnare le esigenze ed i timori di ognuna delle nostre allieve il risultato è sempre una crescita reciproca.

4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia Maschio/femmina.

A dir il vero trovo più vizi che virtù nella possibilità di sperimentare un ruolo diverso da quello tradizionale – che poi di tradizionale non so quanto ci sia visto che il tango si ballava originariamente tra uomini

In ogni caso, qualsiasi cosa stimoli la nostra curiosità ed arricchisca la nostra conoscenza non può che far bene al nostro ballo e al nostro essere!

Nuove sensazioni, nuove prospettive e nuove difficoltà spesso aprono strade di esplorazione inaspettate e ci permettono di capire meglio noi stesse e l’altro durante il ballo.

Ci sono coppie leader/follower maschio/femmina assolutamente divine, ma ce ne sono tante altre con ruoli invertiti o con ballerini dello stesso sesso che sono altrettanto incantevoli…insomma l’Arte è Arte e la Bellezza è Bellezza. In tutte le sue forme e sfaccettature.

L’unica cosa che conta è rimanere fedeli al proprio modo di essere e al proprio modo di esprimersi.

5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace… ? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?

Come dicevo prima la scoperta di sé stesse è un percorso quasi obbligato per molte donne che si avvicinano al mondo del Tango, è un po’ come andare in terapia o ricevere della consulenza psicologica! Solo che molto spesso siamo allo stesso tempo le dottoresse e le pazienti.

Curiamo noi stesse e affrontiamo a tu per tu le nostre insicurezze e le nostre paure durante il nostro percorso di studi, ballando o imparando la tecnica poco importa.

Ogni volta che siamo in movimento ci mettiamo in gioco e facciamo emergere le nostre forze e le nostre debolezze.

Credo comunque che il Tango faccia bene a tutti, non solo alle donne!! Sono molto paritaria in questo senso ☺

La crescita personale serve sempre, ad ognuno di noi

Diciamo che forse, a differenza di altri aspetti della società in cui la figura femminile è esaltata prevalentemente per le proprie caratteristiche estetiche, nel Tango la donna brilli, incanti o emozioni soprattutto per il proprio carattere, per la propria personalità e per la propria “onda”.

Non mancano di certo gli esempi di ballerine straordinarie ed emozionanti con corpi più che normali.

Il nostro ruolo di ballerine ed artiste è quello di essere veicolo di emozioni, di sensazioni e soprattutto di energie. Tutto questo ha poco a che vedere con la nostra struttura fisica.

In questo senso quindi sì, è sicuramente un ambiente in cui ogni donna può trovare ed esprimere una sua bellezza unica ed irripetibile (che meraviglia!) 

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.

Dico sempre tutto, anche se non me lo chiedono…ahimé!! ☺

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Per studiare e contattare la maestra:

Sede e indirizzo della scuola: Verona c/o Centro Polisportivo Don Calabria

Sito web: Nueva Onda Milonguera

Pagina fb: Nueva Onda Milonguera 

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Ringrazio molto Marianna di aver accettato l’invito a partecipare alla SIX.Q sul tango femminile.

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE. Focus su “Il tango è donna, la donna e il tango”: MIMMA MERCURIO

Sono molto felice di presentarvi la SIX.Q di oggi con Mimma Mercurio, un’insegnante che ho sempre ammirato da lontano.

Godetevi la sua testimonianza frutto di anni di passione tanguera sempre vissuta con intensità, serietà e dedizione.

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza

Mimma Mercurio, sono una siciliana trapiantata a Roma.

2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo 

Mentre danzo, viene fuori qualcosa di intimo e sottile della mia personalità. L’essere donna, l’armonia e il fluire delle emozioni si mescolano e in qualche modo influenzano la sinuosità dei miei movimenti. Il seguire ed interpretare il movimento dell’altro, aggiungendo la mia energia e la mia personalità e’ la cosa che più mi affascina del tango. Ho sempre apprezzato del ballare tango la non ostentazione della femminilità, ma la naturalezza del movimento femminile, la grazia, la dolcezza, l’irruenza e l’eros che da questo ne scaturisce in maniera non forzata e finta. L’essere sensuale senza voler essere a tutti i costi sexy. Aborro la sfrontatezza, gli abiti esageratamente succinti ed appariscenti, che se pur scollati e corti a mio parere “coprono“ la vera bellezza di una donna. Diventano una “corazza”, una maschera. Per me ballare e’ scoprire l’anima, lasciare scorgere qualcosa di intimo e personale. Danzare e’ essere eleganti e allo stesso tempo semplici. E’ come un fiore che sboccia e poi si richiude, che mostra la sua bellezza, i suoi colori, al suo partner. Ma non spiattella la bellezza, non ostenta. E’ uno schiudere l’anima e mostrarsi “nudi” e forti e fragili allo stesso tempo. Non sono una “pantera” nella vita e non credo di esserlo nel tango, ma mi riconosco una forza vibrante e una capacità di lasciarmi andare all’abbraccio accogliente e generoso dell’altro, che penso renda femminile il mio danzare. Mi piace ascoltare e rispondere, sorprendere, aderire, svelarmi e nascondermi, un gioco, un dialogo e non un monologo. Inseguo una simbiosi che riesca a mettere in evidenza il mio essere donna, non omologata alle altre. Perché mi piace pensare che siamo tutte diverse, e che ballando contribuiamo a creare bellezza, ora nel movimento sinuoso, ora nel movimento secco, forte, debole, morbido, spigoloso, basso, alto, fragile, determinato. La femminilità ha tanti colori e sfumature, e attraverso il movimento nel tango abbiamo la possibilità di farli esplodere e brillare.

Se devo rimproverarmi qualcosa, forse un po’ più di faccia tosta e di spavalderia, avrebbe giovato

3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve? 

Spesso incontro allieve che nella vita hanno ruoli di prestigio, di comando, e che fanno fatica a connettersi con l’altro. Prevale la loro spinta a “comandare”, ma quando riescono a cambiare sguardo, a trovare la fiducia nell’altro, a chiudere gli occhi, ritrovano una femminilità ed una sensualità impressionante. 

Di contro mi ritrovo anche allieve molto timide, impacciate, che fanno fatica a indossare una gonna o un top scollato. Mi è capitato di vedere sbocciare queste allieve e diventare delle vere milonguere. Lo vedi da come si vestono, da come tengono i capelli. Poi magari finita la serata, ritornano a essere le timidone di sempre. Il tango ha permesso loro di far emergere il loro lato sensuale.

Devo dire che riscontro anche molta “paura” di affidarsi all’altro, non è così ovvio e semplice abbracciarsi. Il contatto fisico fa paura. Il non fidarsi dell’altro, credo che questa cosa in questo tempo storico, la dice molto lunga.

Altro atteggiamento è l’essere snob, -“con quello non ci ballo, quello non mi piace”, insomma esageratamente schifiltosi, in entrambi i ruoli, non solo le donne

Ballare è esserci per l’altro, è un gesto di altruismo. Ballare è dare, è darsi. Quindi essere generosi. Ecco quando succede questo, si balla bene e con piacere. E a volte questo accade.

4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia Maschio/femmina.

Devo dire che il pregio di molte ballerine e’ quello che amano studiare, mettersi alla prova, ballare, ballare, ballare, studiare, studiare, provare, provare, provare. Studiare nel cambio di ruolo lo trovo molto importante, misurarsi e mettersi nei panni dell’altro. La prima cosa che succede nelle mie allieve che si sperimentano nel ruolo di leader è il rendersi conto di quanto sia complicato “l’altro ruolo”, di come sia difficile guidare. La seconda cosa che avviene, dopo questo primo step e’ quello di desiderare di ballare con un follower leggero (non nel solo senso di magrezza), accondiscendente, non troppo pretenzioso. La terza cosa che succede, e’ che ballando da leader comprendono meglio il loro ruolo di follower. Si rendono conto di quanto sia importante e prioritario l’ascolto, la connessione, di quanto incida ballare con il sorriso, con la leggerezza in tutti i sensi, trovare un/a partner aperta e disponibile. Perché il tango si fa in due, e senza connessione, senza l’ intenzione di volersi “parlare”, senza la disponibilità ad ascoltarsi, non c’è tango, in un ruolo o nell’altro.

Alcuni leader di buon livello che ballano anche da follower, sono veramente eccezionali, li vedi lí che chiudono gli occhi, che si concentrano nell’ascolto, che si divertono. Lavorano con la dissociazione, azzardano boleos. Devo dire che sono in minoranza gli uomini/leader che studiano seriamente da follower. Capita molto più spesso che donne/follower studiano entrambi i ruoli e ballino anche in milonga nei due diversi ruoli.

Tante donne stufe di stare in panchina in milonga, a fare tappezzeria, anziché abbandonare, o semplicemente a lamentarsi che nessuno le invita, hanno cominciato ad approfondire l’altro ruolo. La trovo una cosa bella

Perché spesso sento solo lamentarsi di ciò che non va, e non si fa nulla per migliorare se stessi e l’ambiente che si frequenta. Si addossa la “colpa” sempre a qualcos’altro fuori di sé.

Alcuni leader che si sperimentano nel ruolo di follower risultano a volte “pesanti”, o molto spesso accade che follower che sperimentano il ruolo di leader si lamentino di avere un partner non collaborativo. Frasi tormentone che mi riferiscono più spesso durante le lezioni e le pratiche:

non si sposta, e’ incollato 

ci vuole la gru, e’ un trattore, un frigorifero, un mobile….

e’ esile, ma sembra che pesa 100 kg 

non gira, non ruota, s’impunta…

vuole guidare lui, non si lascia guidare

Potrei raccontare aneddoti su aneddoti !!!

5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace… ? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?

Penso che il tango faccia molto bene in generale, a uomini e donne.

All’essere umano fa bene, perché lo mette in contatto con se stesso, perché permette di potersi esprimere senza le parole, ma attraverso il proprio corpo. Perché è un veicolo con cui fare passare le proprie emozioni. Perché è un’arte meravigliosa che coniuga sentimento, corpo, poesia, movimento, musica, interiorità, dialogo, comunanza, vicinanza. Perché ti apre ad una socialità, perché ti fa prendere confidenza con il tuo corpo, e si per le donne fa scoprire la propria femminilità, la valorizza, ti “abbellisce”. Perché ti riempie e ti svuota.

L’abbraccio ti riempie. La mente si svuota. La musica ti riempie.

Le emozioni circolano. Il corpo si muove e si rigenera.

Per ballare tango, ti prepari, ti vesti carina, ti trucchi, pronta per approcciare il partner sottilmente e “carnalmente”.

Ballare ti fa sognare, ti smuove dentro, ti fa incontrare l’altro. Ti fa sentire parte di una comunità. Ti fa compagnia, ti consola, ti sfida, ti mette alla prova, ti da energia, ti toglie il sonno, ti rende vivo.

In questo periodo di distanziamento sociale, il Tango e’ stato un’ancora di salvezza per molti. Sembrerebbe un controsenso, il tango, il ballo dell’abbraccio, come può essere coniugato in altra maniera? Senza abbraccio, non c’è tango. Ed è vero, ci manca, ci è mancato da matti, nell’impossibilità di andare in milonga, di ballare, di andare alle maratone, o ai festival, ai raduni, si è aperta la grande possibilità di soffermarsi sulla Tecnica, sull’ascolto musicale, sui testi poetici dei brani, ci si è potuti interessare della storia dei grandi personaggi (maestri, musicisti, poeti, cantanti, ballerini delle varie epoche fino ai giorni nostri). Tutto si può trasformare in opportunità, se non ci si arrende.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.

Una cosa che mi piace dire, che nonostante siano passati 22 anni da quando ho iniziato a ballare, sento ancora dentro un grande fuoco, una grande gioia, un afflato speciale per il Tango. Non mi ha stancato, sento che c’è sempre da imparare, scoprire, conoscere, investigare. Un mare infinito, che non si esaurisce, acqua sempre nuova, fresca. A volte onde alte, altre volte acqua placida, ma mai ferma e stagnante.

Vorrei continuare a lavorare, sperimentare, gioire del e col Tango, questo è quello che interiormente sento.

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Per studiare e contattare la Maestra:

Scuola Meditango di Roma via Cupa 5.

Sito web: meditango

Pagina fb: Mimma Mercurio scuola Meditango

Profilo Fb: Mimma Mercurio

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“Ballare è esserci per l’altro” solo per questa frase Mimma ha un posto nel mio cuore, la ringrazio tantissimo di aver partecipato!

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE . Focus su “Il tango è donna, la donna e il tango”: FRANCESCA AUTERI

La carovana delle interviste SIX.Q si spinge nella bellissima Sicilia intervistando una delle numerose e incantevoli tangueras, artiste e insegnanti che popolano quella meravigliosa terra.

Godiamoci quindi l’intervista dell’amica Francesca Auteri da Catania.

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza.

Francesca Auteri, dalla sicilianissima Catania.

2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo. 

Per me essere donna e essere danzatrice, o ancora, essere una danzatrice donna, sono due elementi che s’intersecano fortemente ma senza doversi per forza contraddire l’un l’altro, anzi. Spesso nel tango la femminilità (o ciò che nell’immaginario comune è associato “all’essere femmina”) viene estremizzato e tramutato in stereotipo (forse una gabbia?) di genere. Ma l’essere donna va ben oltre il tacco 10 e la gonna con spacco inguinale; è un sentire profondo, viscerale, una connessione con ciò che di più antico esiste in noi, con la nostra ciclicità corporea, il nostro sangue, le nostre ossa. Una danzatrice donna sarà sempre donna, fuori dalla scena e in scena, quando insegnerà e quando berrà un caffè bruciato al bar; sarà donna a prescindere da cosa indosserà, da quale orientamento sessuale avrà, da cosa mangerà la sera a cena. 

3.Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve? 

Il tango, come tutte le discipline degne di chiamarsi tali, è a tutti gli effetti un profondo percorso conoscitivo del sé più intimo. Quindi, in primis, ci si riappropria del corpo, della capacità di sapersi muovere da soli e in coppia; si allontana la paura del contatto con l’altro, si riscopre l’abbraccio, la diffidenza lentamente si tramuta in fiducia, il gruppo diviene momento di condivisione e socialità. E ciò riguarda tutti, non solamente il gentil sesso! Inoltre spesso si approda a questa danza dopo un momento particolarmente difficile e doloroso della propria esistenza, come un lutto o una separazione; in tal senso il tango ha indubbiamente un valore fortemente terapeutico e di “traghettamento” verso nuovi orizzonti. 

4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia maschio/femmina.

Innanzitutto la conoscenza di entrambi i ruoli è un elemento decisivo e necessario per migliorare e completare la nostra danza. Essere follower ma saper anche guidare ci regala una consapevolezza incredibilmente solida, delle possibilità maggiori di giocare con i tempi e gli spazi della musica, una sensibilità più profonda per comprendere le esigenze e i bisogni della persona con la quale stiamo danzando. In più si riconoscono con più facilità gli errori attraverso la lente d’ingrandimento costituita dall’indossare una veste nuova e dunque un nuovo punto di vista. Errore comune però, ma ciò dipende moltissimo dalla natura della danzatrice (o del danzatore, perché le mie parole hanno una valenza tanto al femminile, quanto al maschile) è il cadere nel monologo, nel non ascoltare l’altro, nell’imporsi. Ma questo è un problema di sempre (e non solo nel mondo del tango, ahinoi!). 

5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace… ? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?

La risposta è assolutamente affermativa, certo. Il tango aiuta a riscoprire parti di sé assopite o sconosciute, regala nuove sicurezze, insegna ritualità, rilassa e rinforza il corpo e la mente. Potrei portare infiniti esempi al riguardo, ma ricordo in particolar modo una mia allieva, vicina ai quarant’anni, rigidissima nei movimenti e nel pensiero; bene, dopo qualche anno, era un’altra donna, più rilassata, più socievole, più sorridente. Si era ritrovata, scoprendo aspetti del proprio essere prima taciuti e dimenticati

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.

“Ah insegni tango…Figo! Ma che lavoro fai?”

Ecco, no, sbagliato: insegnare tango, danza, essere artista, attore, musicista, pittore, ballerino, circense, coreografo, regista, scrittore e chi più ne ha più ne metta, sono tutti lavori, dignitosi e faticosi non meno di altri. Che poi vengano sminuiti e ben poco apprezzati dai più, beh, questa è un’altra triste, tristissima, storia.

Ci vogliono anni di preparazione, grandi sacrifici, lotte estenuanti, ore e ore senza nemmeno intravedere una miserissima moneta, per portare avanti progetti di vita in questi settori già di per sé così precari e vacillanti. Vi prego, non dimentichiamocelo. 

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Per studiare e contattare la Maestra:

email: auterifrancesca.tango@gmail.com

Profilo FB: Francesca Auteri

Pagina FB della scuola dove insegna: Barrio de Tango

Sito web: Barrio de tango

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Ringrazio Francesca per aver accolto con tanto entusisamo l’invito a partecipare a questa SIX.Q tango intervista!

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE Focus su “Il tango è donna, la donna e il tango”: NICOLETTA detta “NICO” RADICE

Inizia con questo articolo, un nuovo ciclo di SIX.Q tango interviste. Indagheremo insieme ad artiste, professioniste e maestre alcuni aspetti del tango e della donna.

Per pari opportunità ma con domande diverse, rivolgeremo l’attenzione anche al mondo maschile, in articoli successivi.

Oggi ho il piacere di ospitare un’artista che rappresenta uno dei tanti incredibili e virtuosi talenti partenopei di oggi.

Godiamoci l’intervista a Nico Radice!

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza

Sono Nicoletta Radice, per tutti Nico e sono di Napoli

2. Dal tuo punto di vista di artista, professionista e insegnante, quanto incide nella tua danza, la femminilità della donna che sei fuori dalla pista e, al contrario, quanto ti è di ostacolo

Incide tantissimo. Avendo iniziato a ballare tango a 19 anni mi sono resa conto di quanto la mia danza sia maturata insieme al mio percorso di vita. L’esperienza, la sicurezza e la femminilità della donna che sono fuori dalla pista fanno la ballerina che è in pista. Non trovo che questo mi sia d’ostacolo nell’insegnamento, anzi trovo che sia sempre più d’aiuto man mano che vado avanti.

3. Quando insegni quale è il cambiamento psicologico, se avviene, che noti nelle allieve?

Il cambiamento che vedo nelle mie allieve è lo stesso che ho vissuto anch’io. Spesso si riflette nel modo di vestirsi che cambia e che manifesta una percezione differente di se stesse.

4. La follower moderna non è più legata al sesso femminile. Lo stesso vale per il leader. Nel caso specifico della/del follower, elenca quali sono, secondo te, vizi e virtù dello studio di ruoli non tradizionalmente riconducibili alla coppia Maschio/femmina.

Ho sempre pensato che mettersi nei panni dell’altro fosse un lavoro utile. Nello specifico per la/il follower può rivelarsi un percorso fondamentale per capire che seguire non è un ruolo passivo ma anzi, attivo tanto quanto quello del leader e aiuta a comprendere a fondo quali sono le potenzialità espressive di questo ruolo.

Il “vizio” che mi viene in mente è solo quello di scavalcare la linea sottile tra essere un “follower attivo” e diventare “leader” interrompendo la comunicazione e dimenticando che dall’altro lato c’è un’altra persona.

5. Secondo te il tango fa bene alle donne? Nel corpo ma, soprattutto nello spirito? Aiuta le donne a ritrovare se stesse, la loro femminilità, ad esaltarla, a farci pace…? Hai avuto riscontri in tal senso dalle tue allieve?

Questo è un argomento a cui tengo molto poiché è uno degli aspetti su cui lavoro di più con le mie allieve ed è un lavoro che ho fatto e continuo a fare su me stessa. In generale è un tipo di danza che aiuta a prendere coscienza del proprio corpo, a valorizzarne la figura e la femminilità attraverso lo studio della tecnica e la pulizia dei movimenti. Per quello che riguarda l’aspetto psicologico credo che la risposta si trovi già nelle domande precedenti. Il tango fa bene alle donne quando smettono di essere “passive”, di “subire” la milonga e iniziano ad essere “attive”. La vera presa di coscienza si ha quando si inizia a scegliere.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.

Mi rifaccia la domanda! Battute fantozziane a parte credo che il tango stia subendo quello che in generale vedo un po’ in tutto il mondo della danza. C’è molta ricerca verso un’estetica perfetta e poca verso la sostanza, e nel caso specifico del tango, la comunicazione. Sempre di più si fa attenzione a ciò che si vede da fuori e a chi ci vede da fuori piuttosto che a quello che succede dentro e a chi c’è abbracciato con noi.

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Per studiare e per contattare la Maestra:

Pagina FB: Nico Radice

Profilo Instagram: nicoradice

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Ringrazio Nico per aver partecipato alla SIX.Q !

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE. MICHELE USONI E MARA MARANZANA

IMAGE CREDIT NIKA FURLANI

La SIX.Q di oggi torna al Nord Est e presenta una una coppia di maestri/artisti/professionisti che amo molto, il cui tango esprime eleganza, classe e dinamicità uniti da tocchi di profonda sensibilità.

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza 

Mara Maranzana e Michele Usoni – Udine

2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio… 

Al di là di quelli che possono essere degli esercizi di allenamento prettamente tecnico, che indubbiamente sono utili e necessari, atti a correggere o migliorare delle lacune, riteniamo che portare l’attenzione ad un ascolto personale, reale e globale del nostro corpo sia fondamentale prima di aggiungere elementi di maggiore complessità;  e un ascolto, a volte meramente contemplativo può aiutarci ad esplorare in maggior profondità il nostro sé.  Molto spesso basta avere coraggio, essere meno orientati verso l’esterno, fermarsi, respirare e ascoltare cosa succede nel nostro corpo, nella nostra mente e nel nostro cuore perché il nostro mondo interiore possa dischiudersi. Per noi il tango è ballo di comunicazione e dialogo. Se non siamo innanzitutto connessi con noi stessi, come possiamo pensare di esserlo con un’altra persona? 

3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?

A costo di essere ripetitivi: connettersi innanzitutto con se stessi, che significa avere consapevolezza di sé, del proprio corpo, delle proprie possibilità, della propria sensibilità, della propria emotività, per poter aumentare le proprie competenze individuali al fine di stabilire un dialogo con il proprio partner e di non creare una serie di movimenti anche corretti, ma non reali, perché basati solo sulla ripetizione fine a se stessa e non sull’ascolto e la comprensione. Respirare e accettare le proprie fragilità sono due fattori che raramente prendiamo in considerazione, ma fondamentali per stabile un dialogo sincero nella coppia. 

4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.

Mara: Gyrokinesis 

Michele: stretching, ginnastica a corpo libero che alterni fasi cardio a potenziamento 

5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario? 

Dipende di che video stiamo parlando. Tutto ciò che ci aiuta a migliorare e a comprendere è sicuramente utile. Il dubbio resta su quanto un video possa sviare la nostra attenzione su un gesto puramente estetico e afferito ad un ideale dato da mode o costruzioni mentali, piuttosto che sulla veridicità del movimento e sulla reale comunicazione nella coppia. La mimesi fa parte della nostra cultura e storia da sempre: ci vuole però un “bagno di realtà”: imitare senza capire equivale a farsi passare il compito dal più bravo della classe per prendere almeno la sufficienza. La domanda che dovrebbe porsi l’allieva/o per capire se il supporto video può essere utile è

“ho gli strumenti per ascoltare e praticare costruttivamente ciò che vedo?

“ho la capacità di autoascolto per migliorare da solo?

Invece i video che “raccontano” il proprio percorso di studio sono utili perché permettono di vederlo secondo una prospettiva temporale ampia, soprattutto se condivisi con i propri insegnanti che possono fornire degli obiettivi su cui lavorare.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.

Cerchiamo sempre di dire quello che pensiamo con rispetto e misura. 

Ecco, forse la misura a me, Mara, a volte viene meno bene… 

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Per studiare e contattare i Maestri:

Sito web: Mara Y Michele

Sito web: Circolo Zoo Udine

Pagina FB: Circolo Zoo Udine

Arteffetto Danza Trieste

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Ringrazio con tanto affetto e amicizia Mara e Michele per aver partecipato all’intervista.

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE. PEPPE DI GENNARO E ADELMA RAGO

Faccio fatica a restare imparziale e a presentare questa coppia nel modo più neutrale possibile.

Il loro tango, per me, è il sale che va nell’acqua di cottura degli spaghetti: imprescindibile. Godetevi questa intervista, ricchissima di spunti e di consigli.

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza


Peppe Di Gennaro, di Giugliano in Campania 

Adelma Rago, Napoli.

2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…


P. Credo di aver vissuto una quarantena entusiasmante. Date le circostanze, la più bella che potesse capitarmi.

Perché ero nelle condizioni di poter ballare e soprattutto praticare molto spesso. C’era questa cosa immane: il tempo.

Proprio rispetto al ballare ho avuto un tempo senza fretta, senza competizione e per certi versi senza obiettivi, se non la semplice domanda: “che succede se…?”. Lo stop forzato è stato una esperienza, qualcosa di  fondamentale per compiere un’indagine profonda su quello che sono gli strumenti dell’apprendimento corporeo, poter fare degli “esperimenti in vivo”, avere giornate intere a disposizione per riformulare e comprendere moltissimo della percezione dello spazio.

E per quello che io ritengo tra le cose più preziose, ancora un volta, fare un nuovo tentativo, provare a comprendere il Vuoto, la Caduta. Studiare entro certi limiti in che modo l’Apparato Umano reagisce rispetto a queste cose.

Quello che posso dirti, allo stato attuale delle mie conoscenze è proprio questo, di svincolarsi da un’idea per compartimenti del nostro corpo. L’Insieme, che è ben oltre la somma delle sue parti, mi piace pensarlo come qualcosa che sia ben oltre anche la moltiplicazione delle sue parti.

La priorità rimane per me, sempre la stessa, comprendere il non-equilibrio, nel senso più ampio possibile.

A. Siamo tutti consapevoli del fatto che l’essenza del tango risieda in parte nell’abbraccio, in parte nella sua forte componente sociale. Insegnando tango da qualche anno, ho appreso che non tutti coloro che si avvicinano ad esso ricercano una tecnica impeccabile per poterlo fruire e praticare. Molti ne apprezzano quasi esclusivamente il lato sociale, dedicando alla tecnica un minuscolo spazio, salvo poi lamentare intere serate trascorse a non essere invitate o ad essere rifiutati. Nessuno lo ammetterebbe mai con tanto candore, ma un abbraccio e un tango “indimenticabili” non nascono dal nulla: l’intimità e la piacevolezza di un momento, la chimica tra due corpi che si muovono nella musica, sono frutto di tanto impegno e tanto studio.

Le mie basi e il mio approccio (del tutto personale), sono il prodotto di un percorso lungo, accurato, nel quale mi sono creata la possibilità di studiare con i migliori ballerini al mondo. Gli stessi, non mi hanno mai “fatto sconti”, sono stati ligi ed inflessibili, mi hanno sempre lasciata a fine lezione con degli interrogativi e, alcuni di questi “enigmi”, il mio corpo è riuscito a risolverli solo anni più tardi. Anni…non settimane, non mesi. Anni.
In tanti apprezzano nel tango la possibilità di passare delle serate in compagnia, rilassandosi, divertendosi, chiacchierando, bevendo/mangiando insieme poi, ad un certo punto si balla e, magari, a fine serata, c’è chi è più soddisfatto e appagato e chi meno: ecco, a “chi meno” consiglio, in questo periodo, di concentrarsi tanto sulle basi tecniche in generale quanto sull’asse, in particolare. La sua conquista (in staticità e in dinamica), dà accesso a possibilità infinite e a tande davvero indimenticabili.

3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?

P. La paura.

Che è quanto di più tecnico ci sia, a dispetto dei sofismi emotivi.

Sono ormai otto anni che mi dedico ad una cosa che si chiama Tangoletics, all’inizio non la chiamavo così, l’avevo chiamata Brutale_T, era una cosa informe, una sorta di brodo primordiale in cui confluivano alcune discipline, anche distanti tra loro. Nata da una folgorazione quasi per caso avuta dentro al Lincoln Center in una giornata di fine dicembre 2012 mentre ascoltavo una conferenza, una retrospettiva sulla vita e l’opera di George Balanchine.

La parola greca, τέχνη, la cui traduzione inesatta è proprio Tecnica, porta con sé un bagaglio gigantesco, urgentemente da recuperare.

Intanto il senso ultra-specialistico con cui oggi si intende la Tecnica, e questo esulando dal tango chiaramente, possiede lacune che esplodono proprio in prossimità della interazione umana. Per il Greco del V secolo la τέχνη non era solo uno strumento per risolvere il problema, ma era un modo di essere, di approcciare a tutte le cose. La forza della τέχνη è di accettare l’errore, conviverci per un pò e poi eventualmente sottrarre l’errore, ma non con l’ossessività o con forzature, ma come qualcosa di inevitabile. Ecco, la sottrazione dell’errore è un fatto procedurale in cui per un pò si convive con lo stesso. Il rifiuto immediato, la non accettazione porta alla frustrazione (che può essere in certi casi, ma solo in certi casi e per un tempo limitato, motivante) ma soprattutto può portare alla confusione.

La paura dunque, quella vera, che nel Tango non è data dal non comprendere in dato momento l’esatta postura o dagli angoli di dissociazione, dalla posizione della testa o delle mani etc.

La paura è il vuoto, cadere, perdere l’equilibrio, è il non percepirsi nello spazio, smarrire l’altro, che è attaccato a noi ma pericolosamente invisibile.

Con gli esercizi di Tangoletics ad esempio si cerca in maniera graduale, (alcune sessioni possono durare 3-4 ore), di perdere l’equilibrio, da soli o in connessione, di sottrarre delle leve e recuperare l’equilibrio per non cadere.

Il fatto è che si può cadere, (non parliamo delle cadute delle arti marziali), e questa cosa, il cadere, non ha nulla di scandaloso. Il corpo umano quando è sottosto a “g” in forma libera e non prevista reagisce con una unità di crisi che nel giro di pochi millisecondi attua una serie di procedure per limitare o evitare il danno. Basti pensare alla nostra reazione quando si cade nel sonno.

Muoversi nello spazio, in due, in presenza di molte altre coppie, in una modalità che è quanto di più complesso ci sia, modalità che prevede una dominanza dionisiaca su quella apollinea (che però non cessa mai di esistere), che è data dal rapporto funzionale che le geometrie corporee hanno con la musica, un ballo che non ha nulla di “standard” e di prefigurato, proprio per il prevalere della cromaticità musicale su tutto il resto, e che prevede un numero di combinazioni praticamente illimitato come un albero frattale. Ecco in tutta questa faccenda bisogna quanto minimo convivere con la paura di sbagliare ed armarsi di tanto coraggio

Soprattutto per chi segue, anche semplicemente il camminare all’indietro richiede da subito più un atto di coraggio che di tecnica.

A. La postura e l’uso scorretto dei piedi, non soltanto nella loro forma estetica, ma anche nella loro funzione dinamica, stabilizzante, propulsiva: la stabilità ma anche il grado di dinamicità del proprio tango, a mio avviso, dipendono completamente da essi. A differenza di ciò che possono ipotizzare i malpensanti, il tango si balla “in piedi”: sembrerà una banalità ma questa espressione rivela la loro importanza per l’asse. Volendo scendere ancora di più nel particolare, l’errore che mi piace correggere è quello che io definisco “piede pigro”, o “piede dormiente”, o “piede incosciente”…un errore che mi ha accompagnata nei miei primi anni di tango. Non riuscivo a capire come fosse possibile ampliare un passo o ridurlo a seconda delle necessità, senza far variare la quota, e come mai alcune ballerine riuscissero a realizzare passi giganteschi a dispetto della loro piccola statura. La risposta giunse in seguito ad un piccolo infortunio che mi tenne due mesi lontana dal tango: in quel periodo, attraverso alcuni esercizi di fisioterapia, ebbi modo di scoprire l’importanza dell’avampiede e delle sue molteplici funzioni. 

Fu una vera e propria scoperta per me, il mio modo di ballare cambiò completamente nel giro di pochissimo tempo

4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.


P. Io vivo di Ochos.

Chi mi conosce sa di questa mia ossessione.

Molte persone che oggi ballano, e che hanno studiato con me, ecco tutte queste persone hanno vissuto del tempo con me facendo Ochos. Intere giornate per alcuni mesi a fare solo questo e si esce trasformati.

Sempre in asse senza sostegno, sin dal primo giorno. In modo brutale.

L’otto all’indietro

Su una base data da un Di Sarli strumentale del 50-52, o su Canaro strumentale 28-33, per farne 1000 (senza adornos e controtempo) occorrono tra 26 e i 31 minuti. Per me questo è sballarsi.

Risale al luglio 2013 il mio record personale, quando insegnavo al mitico Mumble Rumble: 6700 Ochos Atras senza mai fermarmi in poco più di 3 ore.

A. Ho parlato dell’asse e dei piedi e, grazie a questa domanda, colgo l’occasione per parlare di un’altra parte fondamentale della tecnica di tango che più mi rappresenta: la dissociazione.

L’esercizio che amo maggiormente praticare, quello che ho indagato di più e che ha notevolmente migliorato il mio tango insieme all’improvvisazione musicale, è senza dubbio l’ocho. Avanti o atras, con scarpe basse o alte, inizialmente al muro, poi senza sostegno. Praticarlo è indispensabile, non solo come allenamento ma soprattutto per risvegliare la coscienza corporea e, quindi, capire come funziona la famosa “spirale” interna, come ogni sezione del nostro corpo, nella rotazione, segua quella che la precede, come ognuna di esse sia al tempo stesso collegata ma indipendente dalle altre.

È fondamentale comprenderlo, però, prima di praticarlo. Quindi, ancora una volta, si parte dal presupposto tecnico corretto e poi ci si esercita, altrimenti si rischia di accumulare degli errori e di far pratica su di essi.

5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?

P. Per anni avevo smesso di vederli e di farne. Da circa un anno ho ripreso ad avere curiosità al riguardo. 

In passato avevo sempre trovato stimolante vedere e rivedere quelle cose rare, fatte di potenza e rischio, irruenti ed in grado di evocare qualcosa.

Oggi mi sento più ispirato dal guardare la costruzione dell’insieme, ballare è raccontare una storia.

La vera novità è che spesso guardo anche cose che non mi piacciono, provando ove possibile, a capire perché non mi piacciono.

Riprendersi con una videocamera è un fatto molto delicato, non sempre ha senso

Dopo tanti anni trovo che abbia senso se lo si fa per lunghissime sessioni, in cui ci si dimentica dell’Effetto McLuhan. Ci vorrebbe una videocamera segreta che isoli il Medium dal Messaggio.

E’ un fatto delicato quello del riprendersi,  perchè vedere un errore, il proprio, non coincide con la sua eliminazione. Il voler eliminare un proprio errore introduce talvolta cecità rispetto al nostro partner, ed un senso di rifiuto che può avere origini che non risiedono necessariamente nel tango.

Solo quando si è disposti ad avere tolleranza verso se stessi io lo consiglio, e se ne sono capace, lo faccio.

A. In tempi di Covid li trovo una vera e propria “mano santa”, sia per chi vuole migliorare la qualità del proprio tango, sia per quanti non vogliono perdere il lavoro fatto in mesi o anni di pratica. Per questo durante la quarantena è nato “Tango Arteteca”, un piccolo canale You Tube nel quale propongo video tematici brevi (10/11 minuti), e do alcuni consigli utili per chi vuole praticare a casa divertendosi. Inoltre, sempre durante il lockdown, sono stata a disposizione delle mie allieve su Zoom: abbiamo lavorato sulla tecnica e sono riuscita a correggerle nonostante la distanza. È stata un’esperienza nuova per me, del tutto particolare. Non c’è niente da fare: l’essere umano, quando vuole, riesce ad adattarsi al nuovo, per quanto bizzarro esso sia

In ogni caso, come ho detto all’inizio, dal momento che il tango non è fatto solo di tecnica, posso comprendere anche il discorso di chi si è fermato totalmente, in attesa di tempi migliori. Ma trovo che, per alcuni, la quarantena sia stata un’occasione incredibile per colmare le lacune tecniche: spesso lamentiamo proprio la scarsa disponibilità di tempo, per occuparci di noi e delle cose che, per via del lavoro o della famiglia, tendiamo a trascurare. Chi ha speso questo tempo studiando, non solo tango ma qualsiasi altra cosa lo appassioni, ne ha fatto sicuramente un buon uso.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.


P. C’è un argomento su cui mi sono totalmente ricreduto, ma già da anni, il cosiddetto talento

“I talenti del giorno o del mese”.

C’è una statistica che ha dell’incredibile. La maggior parte delle persone a cui si dice che “sono portate”,  che sono talentuose: o lasciano il tango o smettono in breve di studiare per defluire in una mediocrità mista a supponenza.

C’è una parola che assume sempre di più una aurea magica, mai scontata, mai banale: impegno.

L’impegno è fatto di precisione, di ripetizione, di sistematicità. Parole noiose ed in disuso nell’era della noia infeconda e dell’immediatezza compulsiva.

Prima abbiamo parlato di τέχνη. C’è un termine molto caro al mondo Greco e che abbiamo ereditato solo nel suo aspetto più immediato, εὕρηκα, èureka.

E’ impensabile convivere con questo stato, quello di εὕρηκα, senza trascorrere del tempo immenso in sane opere di fallimento.

La bellezza intrinseca della quarantena, che ha dato una nobilissima abitudine a tante persone, è stata proprio quella di consentire a ciascuno di noi di prendere appuntamenti con noi stessi, ad una certa ora del giorno, svolgere il compito, fare le cose prefissate.

Cose fatte di esercizi e di ripetizioni, come un mantra. Tutti i giorni più o meno alla stessa ora, la stessa cosa alla stessa ora, senza annoiarsi.

I “talenti del giorno” nel tango sono per lo più un danno, a loro e agli altri.

A. “Cosa ne pensi del tango escenario?”
Per me adattarsi è importante, lo dicevo prima. Senza l’adattamento, l’essere umano non sarebbe sopravvissuto tanto a lungo. Eppure, trovo che il fondamento di una forte personalità sia insito soprattutto nella coerenza. La coerenza caratterizza e definisce l’essere umano che ha preso coscienza di sé, non solo delle proprie capacità ma soprattutto dei propri limiti. Ciò che adesso è ampiamente diffuso e sdoganato (il tango escenario), quindici anni fa era un aspetto del tango totalmente di nicchia, praticato da pochi, volenterosi, determinati ballerini

Personalmente, ieri come oggi, trovo che sia un tipo di tango che non mi rappresenta per nulla e che non avrei piacere ad indagare: a volte resto impressionata, come tutti, da alcune dinamiche “supereroistiche”, “aliene”, prodezze inconcepibili per chi, come me, ha ballato tango per anni cercando la naturalezza del movimento e, soprattutto, tentando nel modo più assoluto di sgombrare la mente per evitare “prefigurazioni”. Sono cresciuta sulla pista, non sul palcoscenico, perciò quello è stato, è e resterà il mio mondo.

In breve, stimo chi lo pratica ma non fa e non farà mai per me

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Per studiare e per contattare i Maestri:

Profilo FB: Peppe di Gennaro, Adelma Rago

Pagina FB: Tango Bar

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Ringrazio davvero molto Peppe e Adelma di aver partecipato all’intervista e di averci offerto molto su cui riflettere e… studiare!

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE. IRENE COCCIA

Il viaggio continua e quest’oggi ci fermiamo nelle Marche per intervistare una Maestra che è un vulcano di energia. Irene l’ho vista ballare tanti anni or sono a un Festival e non ho potuto non avvicinarmi per conoscere la personalità di questa ballerina davvero speciale.

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SIX.Q

  1. Nome e città di provenienza 

Irene Coccia, San Benedetto del Tronto 

2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…

Da premettere che per me la parte del contatto è “fondamentalissima!” Certo una buona consapevolezza del corpo e di come si muove e che impatto ha sul partner pretende un buon asse/equilibrio 

3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?   

Più che errore tecnico direi psicologico: la frenesia. A volte si sopravvaluta quello che si fa e come lo si fa… pur di farlo subito e veloce

4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango. 

Dissociaizoni. Il corpo nel tango è in continuo movimento, anche se impercettibile

5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?  

50%  perché riuscire a capire da un video non è facile. Puoi far bene ma puoi anche far male e poi… come faccio a dirti se sei troppo pesante, se spingi o se tiri?

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti. 

Chiedetemelo ora, è il momento giusto.

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Per studiare e per contattare la Maestra:

A.S.D. MIL PASOS San Benedetto del Tronto (A.P.)

Pagina FB Mil Pasos

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Ringrazio Irene di aver partecipato alla SIX.Q tango intervista.

Pimpra

SIX.Q TANGO INTERVISTE. GIANPIERO GALDI E LORENA TARANTINO

Cari Amici, appassionati tangueros e semplici curiosi, vi invito a leggere con attenzione questa lunga intervista a due giovani professionisti e maestri, un contributo profondo e sentito, carico di spunti per tutta la nostra grande comunità di ballerini. Buona lettura!

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SIX.Q

1. Nome e città di provenienza

Gianpiero Galdi, nato e cresciuto a Salerno

Mi chiamo Lorena Tarantino, vivo a Salerno da 6 anni, ma sono originaria di Torre del Greco, città situata alle pendici del Vesuvio, in provincia di Napoli.

2. Lo stop forzato dalle milonghe ci costringe, se lo vogliamo, a praticare la tecnica. Definisci le priorità a cui prestare attenzione: piedi, gambe, asse, abbraccio…

G. Ah l’abbraccio, che nostalgia delle milonghe!

Beh, se si ha la fortuna di avere un partner con cui praticare le opzioni sono di certo più numerose e complete. Trovo però interessante supporre che non si possa ballare in coppia e, di necessità virtù, si approfitti per allenare la tecnica da soli.

Consiglio di certo esercizi di potenziamento (per i quali magari mi dilungo nella domanda 4) e di pulizia del gesto, su questi ultimi elaboro meglio: siamo soli a casa, con voglia di ballare ma anche l’innegabile fantasia di tornare al mondo sociale un po’ trasformati, che sia un taglio nuovo, un nuovo hobby, una pila di libri letti o un mucchio di film classici di cui parlare. Per il tango, ognuno di noi conosce qualche esercizio di “routine” al quale non abbiamo “tempo da dedicare” in un periodo normale. Ecco, cogliamo l’occasione!

Che gli esercizi prediletti siano ochos al muro, piroette senza sostegno, lapiz alternando le gambe… la mia raccomandazione è di applicare un po’ di metodo e consapevolezza al nostro allenamento, propongo un approccio: 

1. si definisce con precisione cosa praticare 

2. lo si prova qualche volta e si riflette su cosa migliorare a livello generale o se l’esercizio va modificato;

3. Ci si filma e se…

a. …l’esercizio va bene: “validare” la routine e ripeterla per pochi minuti ogni giorno, comparando regolarmente i video dei nostri progressi; 

b. ...non siamo soddisfatti: verbalizzare, anche con il pensiero, cosa esattamente non funziona e praticarlo lentamente ed individualmente. Fondamentale mantenere i rapporti di tempo tra le componenti (non eseguire velocemente la parte facile e lentamente quella difficile). Se l’esercizio scelto risulta troppo complesso, don’t worry! Come una costruzione di lego, scomponilo nelle sue parti fondamentali ed allenale una per una.  

L. Questa pausa trovo sia il momento ideale per riorganizzare le idee che nel tempo abbiamo raccolto ma non ancora implementato nel nostro corpo danzante.
Il nostro corpo danzante non è una somma di parti da coordinare singolarmente come una costruzione di lego, bensì un sistema complesso, dove tutte le parti sono interconnesse ed interdipendenti tra loro (se inclino la testa in avanti posso avvertire il cambiamento nella schiena e anche nei piedi).
È importante e necessario analizzare i movimenti e gli elementi corporei presi isolatamente, ma tale analisi ha senso solo se poi tutte le parti vengono ricomposte in un’unità. Quando balliamo, la specificità di ciò che esprimiamo non è definita dal singolo elemento in sé ma dal particolare collegamento tra tutte le parti del linguaggio corporeo.
Non è possibile spegnere nessuna delle componenti, come non è possibile non comunicare nessun messaggio. È nella nostra biologia interpretare l’altro ed esprimersi con il linguaggio del corpo.
Detto ciò, mi piacerebbe incoraggiare le persone a ripescare informazioni dal proprio bagaglio di studi, metterle in connessione tra loro e riordinarle in una mappa mentale che permetta al nostro corpo di reagire con efficienza ed efficacia in qualsiasi circostanza. Un po’ come mettere a posto tutti gli strumenti nella cassetta degli attrezzi, ritrovare i libretti d’istruzione e creare un indice per ritrovarli al momento giusto senza mettere tutto di nuovo sottosopra.

Con questa premessa però non voglio evadere la tua domanda, da qualche parte bisognerà pur cominciare. Consiglio perciò di iniziare con esercizi per migliorare l’equilibrio in movimento. L’allenamento della capacità di equilibrio impegna tutto il corpo, ma il punto-chiave su cui suggerisco di focalizzarsi è l’appoggio del piede di base durante tutto l’arco del movimento

3. Quando insegni, quale è l’errore tecnico che ritieni imperativo correggere nei ballerini/e?

G. La mancanza di curiosità.

Lo so, ho evaso la domanda, ma per una buona ragione: qualsiasi elemento pratico, a partire dalla mia opinione su come si poggia il piede sul pavimento fino alle caratteristiche strutturali di un buon abbraccio… rimane appunto questo: solo un’opinione. Conosco tanti bravi insegnanti e ballerini che hanno opinioni molto diverse dalle mie eppure sembra funzionare tutto più che bene.

La verità è che per ogni argomento c’è un approccio comodo e poi c’è n’è uno curioso, che è quasi mai facile.

Il Tango ha l’inequivocabile pregio di essere un ballo profondamente intelligente e dalle innumerevoli potenzialità. Quando insegno, chiaramente ad un pubblico non di primo pelo, stimolo sempre la ricerca delle connessioni causali tra un elemento ed un altro: l’abbraccio in questa posizione cosa provoca e quali libertà concede? In che situazione converrebbe alterarlo? Quando una tensione o un rilassamento sono funzionali, e perché? Il tempismo nella connessione in tal figura è diverso da quello in quest’altra, in cosa?

Ogni elemento deve essere un tassello di un modello più grande ed interconnesso, coerente.

Sembra difficile? Non lo è, ti dico perché nell’ultima risposta.

L. Durante la lezione una priorità imprescindibile è sempre calibrare la   lezione o l’intervento per salvaguardare e promuovere il benessere fisico e psico-emotivo delle persone singole e del gruppo.
Per esempio può presentarsi la necessità di intervenire per modificare un accumulo di tensione, alle volte a livello muscolare, altre volte a livello emotivo. In ogni caso dipende sempre dall’individuo, dal gruppo e dal tipo di relazione che s’instaura a lezione (durante una lezione di un corso settimanale si creerà un dialogo diverso rispetto ad un seminario a cadenza annuale, altre differenze si possono evidenziare tra il rivolgersi ad un principiante o ad un ballerino più esperto).
Quando tutte le condizioni sono favorevoli, la priorità per me è intervenire per agevolare la comunicazione, o come meglio diremmo in gergo di Tango, la connessione della coppia, cercando di stimolare la consapevolezza di ciascun ballerino per i propri movimenti.

4. Il tuo esercizio preferito da fare a casa per mantenere il corpo agile e abile al tango.

G. Eccoci, in una delle precedenti risposte ho detto dell’importanza di una pratica consapevole, mirata alla coordinazione.

Ti rispondo ora più sulla condizione, prometto di non girarci intorno.

Il tango non è una disciplina fuori dal mondo e, per quanto noi tangueri possiamo fantasticare sulle caratteristiche trascendentali dell’abbraccio e la naturalezza che dovrebbe accompagnare la sua “socialità”, mi tocca spesso riportare qualcuno con i piedi per terra (figurativamente e non) ricordando che, tra le tante incognite, di certo possiamo convenire che sia una cosa che si fa con il corpo. E il corpo è fatto per usarlo.

Di grandissimo beneficio quindi: 

1. Flessibilità, che vi piaccia fare stretching o yoga o qualsiasi altro movimento di allungamento;

2. Forza un po’ in tutto il corpo, specialmente delle gambe (con particolare attenzione alla muscolatura che avvolge bacino e caviglie) per maggior equilibrio e della schiena per un bell’abbraccio (sembrerebbe controintuitivo, ma è cosi!) 

3. Resistenza, il web offre tanti spunti gratuiti per tenersi in forma. Vale la pena sottolineare che ballare tango non è certo come scalare una montagna, ma avere un po’ di cardio in più fa la differenza se vogliamo mantenere un bel movimento senza starci troppo a pensare.

L. Non posso dire di avere una routine quotidiana stabile, desidero spesso cambiare e provare nuovi esercizi, nuove forme di allenamento. Cerco di mantenere e potenziare l’agilità del mio corpo con esercizi di acrobatica, Gyrokinesis, Pilates, Yoga.
Riguardo le abilità nel Tango invece, quando non pratichiamo in coppia, mi piace ballare accompagnata dalla musica con il supporto di una parete libera. In genere inizio con degli ochos e rebotes circolari per concentrarmi e sentire il movimento nella sua interezza. Dopo un po’ di ripetizioni, mi lascio ispirare dalla musica per sperimentare modi diversi di interpretarla.
Per allenare e affinare le abilità del Tango, consiglio però di sfidare se stessi in esercizi più rigorosi. Ne presento due, i quali spesso svolgo per calibrare il corpo prima delle esibizioni:

Livello 1, “Esercizio fondamentale n 1”: senza supporto, passi in avanti ad un ritmo molto lento (es. un passo ogni 4 tempi della musica). Sforzarsi di fare una pausa in equilibrio ad ogni transizione tra un passo ed un altro, la gamba in movimento protesa in avanti e senza appoggio sul pavimento (contare 4 tempi, poi proseguire).
Al termine della musica ripetere lo stesso esercizio ma con passi indietro, pause in proiezione indietro, sempre in equilibrio.
Con tale pratica possiamo valutare quanto nel nostro ballo la gamba libera sia effettivamente “libera”.

L’obiettivo è quello di acquisire la facoltà di scegliere dove, come e quando muoversi. Abilità che credo sia tanto fondamentale per guidare che per seguire.
–  Livello 2: “super-ochos”! 🙂 praticare ochos, sia avanti che indietro, senza supporto e con le mani sollevate e perennemente parallele ad una parete di riferimento (mantenere lo sguardo su un punto fisso).
 Provare quindi, durante il pivot, a ruotare tanto da avvicinarsi alla parete quando in “ocho atrás ” ed allontanarvisi quando in “ocho adelante”. Che pivot!
L’obiettivo è quello di migliorare la capacità di equilibrio, la dissociazione tra busto e bacino, la spinta dell
e gambe, la coordinazione del gesto sulla musica: tutti elementi che quanto più allenati tanto più permettono di esprimerci e comunicare liberamente.

5. I video quando si pratica a casa: sei favorevole o contrario?

G. Favorevolissimo.

Anzi, approfitto dell’ambiguità interpretativa della domanda per rispondere a due versioni:

Favorevole a guardare video di insegnanti o ballerini, che siano di lezioni, di esibizioni o di esercizi dimostrativi. Non solo c’è sempre da imparare, ma gli spunti sono preziosi per cambiare prospettiva;

Favorevole a registrare video di se stessi quando si pratica a casa. Lo consiglio sempre a tutti: guardarsi dall’esterno è uno strumento insostituibile. Senza contare la grandissima motivazione che deriva dal vedersi migliorare.

L. Nelle sue diverse forme:
–  Video riassunti: Al termine della lezione è costume in tutto il mondo fare un video di ricapitolazione; mi auguro che qualcuno in un secondo momento li riguardi quei milioni di video!
La pratica basata sulle lezioni degli insegnanti credo svolga un ruolo nel processo di apprendimento tanto importante quanto la lezione stessa. Quest’ultima rappresenta un momento di ascolto, comprensione, sperimentazione, ma necessita sempre di un momento di riflessione, studio e ripetizione se si vuole realmente maturare nel ballo.

–  Registrare se stessi: Quando ci riprendiamo abbiamo la possibilità di monitorare il nostro percorso, motivarci a superare i nostri limiti, individuare asimmetrie del corpo di cui non si è consapevoli e perché no, collezionare dei ricordi in formato digitale.
Quelli che riprendono cadute, incomprensioni, scivolate, dopo tempo si rivelano i video più piacevoli da guardare, o perché ci mostrano che un tempo non eravamo in grado di ballare come potremmo fare oggi o magari per un po’ di sana autoironia.

– Grazie all’ausilio dei video ho constatato diverse volte mie cattive abitudini di appoggio del piede. Sembra cosa da niente, vero?  E invece mi portava a dolori articolari, disequilibrio durante il ballo, nonché fraintendimenti nella connessione di coppia. Certo il video non è la soluzione completa per questi problemi, ma resta un valido strumento d’osservazione per ricercare una soluzione più accurata. Nel mio caso mi sono rivolta ad una fisioterapista.

– Youtube: Questa domanda mi ha fatto ricordare la preparazione per l’esame di maturità: per circa un mese non andai a ballare per studiare con più costanza. In quel periodo i video di Tango di YouTube erano una gioia indescrivibile per me. Quando tornai a ballare scoprii di riconoscere molto meglio di prima i brani musicali, i testi, le particolarità; provavo a ripetere movimenti e movenze di tutte le ballerine viste in video, accrescendo così la varietà di esperienze corporee vissute e  divertendomi anche più di prima.

Dunque consiglio vivamente di riguardare riassunti di lezioni, registrarsi ciclicamente, guardare esibizioni e partecipare a video-lezioni di Tango.

6. Dì quella cosa che avresti sempre voluto dire ma che non hanno mai osato chiederti.

G. Sai Pimpra, mi hai fatto riflettere alla ricerca di qualcosa di speciale tra le cose che mi piacerebbe dire, ma spesso preferisco discutere di un argomento forse banale e per questo preso sottogamba. 

Ti parlo allora del copiare

Nella nostra comunità se ne sente spesso parlare in tono negativo, peraltro è un tema che nella tradizione Tanguera assume note quasi criminali: “hai copiato, furfante!”.

Va detto che c’è copia e copia.

L’imitazione, sempre più spesso presente in ambienti a noi familiari come quello delle maratone, degli encuentros o dei campionati, è purtroppo utilizzata al minimo delle sue potenzialità rappresentando, su questo concordo, uno dei fenomeni più negativi della scena tanguera poiché ne semplifica eccessivamente il linguaggio e soffoca la creatività. 

Bisogna saper Copiare! È una delle abilità più preziose di un artista o un discente (che per molti versi sono la stessa cosa). 

Nella risposta alla terza domanda ti prometto svelare cosa semplifica il lavoro di un bravo curiosone: imitare qualcuno che troviamo interessante ci aiuterà a capire molto più profondamente di tante parole il perché di quello che fa e come si integra nell’organizzazione generale del suo ballo. Essere in grado di riprodurre i gesti di qualcun altro garantisce un panorama altrimenti inaccessibile all’interno del mondo esperienziale di un insegnante o ballerino che non potrebbe descrivere neanche il miglior didatta. Bisogna provare sulla propria pelle. La “copia” non sarà mai perfetta e, mischiata a tante altre, rappresenta un tesoro al momento della creazione originale. 

In due parole: “copia” più che puoi, fino a non essere più in grado di distinguere la fonte!

L. Molto spesso mi chiedono se abbia fatto danza classica, ma mai quanto la danza abbia potuto influire nel mio percorso di Tango.
 Credo sia opinione comune che la danza faciliti particolarmente lo studio del Tango, ma io non credo lo faccia più di qualsiasi Sport o disciplina che implichi il corpo. In ogni caso, il ballerino di Tango non necessita della flessibilità, forza, resistenza di cui un danzatore, un atleta o uno sportivo hanno bisogno. Come anche non occorre iniziare giovani a ballare, altro comune pregiudizio che scoraggia molti a provare il Tango.
Quello che impariamo studiando Tango è conoscere noi stessi e relazionarci attraverso il movimento, senza preoccuparci troppo di valicare i limiti che la nostra fisicità ci impone, piuttosto accettarli, come le speciali caratteristiche della nostra unica ed irripetibile individualità.

Ognuno, quando approccia il Tango, ha delle abilità da sviluppare e delle strutture da smussare se non addirittura rompere.
Io non ho mai avuto troppa difficoltà a mantenere l’equilibrio su di un solo piede, ma ho impiegato molto tempo e molte energie a spostare la mia attenzione dalla mia persona al partner e alla coppia. Altri potrebbero vivere l’esperienza opposta, ma è questo il bello: l’incontrarsi di vissuti molto diversi per arricchirsi reciprocamente e crescere insieme.

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Per studiare e contattare i Maestri

Profilo Instagram: lorenagianpiero

Pagina fb: Lorena & GP

mail: lorenagianpiero@gmail.com

Per approfondire: “Tangere. Manuale di base per l’apprendimento del tango”. Scritto da Gianpiero Galdi, disponibile su diversi siti on line

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Ringrazio Lorena e Gianpiero per questa ricca intervista capace di offrirci numerosi spunti di riflessione e di pratica di questa inesauribile passione che è per noi il tango argentino.

Pimpra

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