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Il tempo, tiranno e inesorabile, continua a scorrere.
I giorni scivolano dalle mani, la primavera ha lasciato spazio all’estate, il lockdown è alle spalle, non dimenticato ma volutamente nascosto nello scrigno di quei ricordi che non vuoi rammentare.
Le vacanze sono alle porte, per chi può e vuole permettersele.
L’estate del tanguero è, per definizione, “errante”, tra giri di milonghe o eventi di ogni sorta, complice la stagione più bella, le giornate più lunghe e la voglia repressa di uscire e vivere intensamente.
Da quanto leggo però, se lo sono un po’ scordati questo nostro ballo, relegandolo in fondo alla lista delle attività da normare. In alcune regioni il solo escamotage trovato è il “ballo tra congiunti”, sul quale evito di esprimere commenti, tanto appare assurdo e, tutto sommato, poco democratico. Il virus c’è o non c’è, parliamoci chiaro, e se pure i congiunti conviventi tra loro non sono a rischio, a ragione il solo fatto di condividere una sala con altri congiunti, li potrebbe mettere potenzialmente “a rischio”.
Ma non è questo l’argomento su cui desidero soffermarmi.
Vi chiedo: ma voi, patiti dell’abbraccio in tutte le sue forme, fino a che punto sareste capaci di adattarvi, purché vi fosse concesso di ballare di nuovo? E per ballare intendo con chicchessia.
Avete paura? Avete solo le scatole piene? Avete pensato di appendere le scarpette al chiodo, dichiarando conclusa una stagione della vostra vita, oppure vi state preparando studiando tecnica in solitaria?
Come state? Come vi sentite amici miei?
L’immagine del post mi ha fatto molto riflettere su come saremo al nostro rientro in pista, ai nostri sentimenti, alle paure o, semplicemente, al senso di liberazione e di gioia che ci pervaderanno.
Per me non ho la risposta, nel senso che il mio cuore ha come congelato la passione tanguera che mi divora, permettendomi di sopravvivere ai giorni senza abbracci, senza emozioni, senza stimoli.
A casa uso le ante dell’armadio in modo molto alternativo, obbligandomi agli esercizi di tecnica che mi è sempre piaciuta ma che aveva un sapore diverso quando era una scelta e non l’unica opzione.
E’ da qualche tempo che leggo di sedicenti milonghe clandestine.
Sono una forma particolare di incontro che esiste da parecchi anni (in Italia almeno), una specie di movimento “underground”- si fa per dire- che coinvolgeva gli amanti del genere. La clandestina o “milonga illegal” di solito era organizzata in luoghi che non fossero sale ufficiali da ballo/milonga, era un movimento di tangueros che amavano incontrarsi in particolare in luoghi all’aperto, nella più totale libertà.
Ad alcune, negli anni passati, ho partecipato, apprezzando in particolare, l’incredibile amalgama di gruppo, l’amicale coinvolgimento dei partecipanti, lo spirito goliardico improntato al piacere di stare insieme, di ballare, di mangiare e bere in un contesto non convenzionale.
Queste erano le “clandestine” nella nostra vita precedente. Poi arriva lo sciagurato virus e la vita di tutti, specie quella di relazione, cambia in modo shoccante e … si smette di ballare.
Passano i mesi, circa tre, e piano piano si ritorna alla normalità che, allo stato, significa “solo” poter uscire di casa liberamente, seguendo un corollario di divieti assolutamente inimmaginabili fino a poco tempo fa, di cui il peggiore – probabilmente – è il distanziamento sociale.
Manca pochissimo e potremo anche riprendere a viaggiare, sempre seguendo criteri di attenzione severissimi.
Anche al mare si deve rimanere a distanza, TUTTA la nostra vita si deve vivere “a distanza”.
Poi ci sono loro, gli alieni, ma preferisco chiamarli “alienati” che se ne fottono del casino che è successo e che decidono, in modo assolutamente arbitrario, di organizzare “MILONGHE CLANDESTINE”.
E’ da un po’ che ne sento parlare da più parti e da più fonti. Non mi piace seguire il chiacchiericcio e meno che meno il pettegolezzo ma… quando se ne parla con una certa insistenza, da qualche parte c’è sempre un fondo di verità, allora decido di scrivere questo post.
Cari Alieni Alienati, se esistete per davvero e se avete deciso di colonizzare questa terra martoriata, vi chiedo di smetterla, di non farlo, di aspettare il momento giusto, quel momento in cui, con un buon margine di sicurezza, ballare il tango argentino, tutti quanti insieme, in milonga, non metterà a rischio nessuno.
Ci sono maestri, professionisti, imprenditori nel settore della danza che, con una fatica assurda, stanno cercando di non soccombere allo stop forzato. Pensate a loro, al fatto che non possono guadagnarsi da vivere e che, con intelligenza, dedizione, fatica e spirito di adattamento, offrono almeno lezioni on line, sulle mille piattaforme a disposizione.
Pensate anche a noi, la gente normale ma estremamente appassionata, ai limiti della pura dipendenza da tango che, ligi e tristissimi, hanno appeso le scarpette al chiodo, disdetto viaggi, camere di alberghi, weekend di puro piacere tanguero per senso di responsabilità civica e rispetto delle regole.
TUTTA la comunità tanguera è sotto pressione, stanca di aspettare, in crisi di astinenza ma RESISTE.
Cari Alieni Alienati, siete solo voi quelli che credono di avere l’immunità, di essere i più fighi, quelli che tanto a me non succede e, comunque, me ne fotto.
Vi dico solo una cosa se vi scopro vi denuncio, senza passare dal via.
Copio il testo del comunicato pubblicato oggi da numerose scuole di tango argentino del Nord Italia:
“Ciao, siamo i vostri insegnanti di Tango Argentino ed organizzatori di Milongas, il Tango è la nostra passione e il nostro lavoro. Ci teniamo ad una precisazione in questo momento storico: dichiariamo la nostra totale estraneità a qualsiasi forma di milonga clandestina che venga organizzata in questo momento (si anche il garage con quattro coppie di amici). Il motivo è molto semplice, se pur molte restrizioni siano state allentate non è permesso il contatto fisico tra le persone, per evitare la diffusione del virus sappiamo ormai benissimo essere necessario il distanziamento fisico. Una qualsiasi illegal non garantirebbe nessuna sicurezza per le persone. Men che meno il ballare con altre persone. Va da sè che purtroppo, per ora, non ci è concesso ballare se non con le persone con cui già stiamo vivendo. Corriamo il rischio che atteggiamenti troppo leggeri alla “ma si, siamo solo noi quattro” faccia slittare sempre più in avanti la ripartenza a pieno regime delle nostre attività. Siamo i primi a soffrire (e non poco) per questa mancanza e a voler riaprire il prima possibile le milongas, sono il nostro lavoro! Ma lo faremo nel momento in cui potremo garantire la sicurezza di tutti i partecipanti e la nostra, non prima. Chiediamo la collaborazione di tutti, siamo fermi completamente da tre mesi e non ce la faremo a resistere ancora per molto. Contribuiamo tutti in modo responsabile a farci ripartire il prima possibile!
Firmato:
-Asd Deep in Tango Scuola Stabile & Milonga El Garufa(Eva Di Rienzo, Fabio Martimbianco, Luciano Mamprin) -Cochabamba 444 (Marta Lorenzi, Alberto Muraro) -Alma Negra Tango Club (Chiara Del Savio) -Asd El Abrazo (Roberta Buligan) -Asd Arrabal Scuola Stabile di Tango Argentino (Simone Pradissitto) -Gato Negro Tango Club Asdc (Ilario Bailot, Elisa Gabrielli, Marina Martin, Massimo Marchetto) -Asd Contatto Club Spinea (Silvana Miotto, Gilberto Peguri) -Asd La Balera Brescia (Grazia Bo) – Picaflor Asd Marghera (Michele Sottocasa, Diana Trevisanato, Lucio Giraldo) – Asd Un toco de tango ((Nicola Cimmino, Sabrina Almada) – Molo 5 (Stefania Brisi) – Tango Ritual Vicenza (Gianni Tonello) – Milonga Tangheria Industrial Padova (Antonella Bere alle, Paolo Pescado) – Asd TimeforTango (Andrea Joschi, Alexandra Lioubova)
Se sei un insegnate e/o organizzatore e vuoi unirti scrivici nome dell’associazione e nome e cognome al 3273771516 e ti aggiungeremo al comunicato. “
Questa è solo la minima parte del mio personale parco scarpette da tango. Queste sono le bimbe che, attualmente, mi seguono nelle peregrinazioni sulle piste.
Ho sbagliato tempo dei verbi: devo usare il passato remoto.
Ci passo davanti ogni giorno, le accarezzo con lo sguardo, ogni paio mi ricorda momenti fenomenali della mia vita, ore di piacere, di gioia, a volte anche di cocenti delusioni, di dispiacere.
Le mie scarpette da tango raccontano la mia vita, quella degli ultimi 15 anni.
Ogni giorno mi osservo i piedi, li vedo senza lividi, senza calli, senza unghie rotte, dovrei essere contenta, invece ci leggo il segno della pausa, della sosta obbligata a cui siamo stati costretti.
Ammiro molto gli amici e i maestri che, determinati, hanno continuato a ballare, ad allenarsi a distanza, a perfezionare la tenica.
Io faccio fatica, perché mi prende come un dolore dentro, vivo una sorta di lutto, perché mancano gli abbracci, come non mai.
Ho letto che in alcune regioni d’Italia, con prudenza, stanno riaprendo le scuole di ballo, ed è una cosa meravigliosa. Da me, nel lontano nord est ancora vige il divieto, ma sono e voglio restare ottimista.
Ho una grande paura: riuscirò a ballare ancora? Sarò in grado? Il corpo non allenato, rimasto per mesi in quasi totale inattività fisica, recupererà?
Sono sopraffatta dal desiderio e dal timore, dal bisogno di riprendere e dalla paura di non farcela.
Le mie scarpette sono lì, mi guardano e continuano a ricordarmi come ero e come era bello ballare.
Non metto più i tacchi da tantissimo tempo, perché se non posso ballare, è come se la mia “donna” portasse l’abito del lutto.
Ma il tango tornerà ed è bene farsi trovare pronti.
Oggi indosserò il paio da studio e muoverò i primi passi, in fondo la vita è questo: RICOMINCIARE.
A volte dimentico perché il tango è entrato, così prepotente, nelle trame della mia esistenza. Lo dimentico perché è parte di me, come fosse un’appendice al corpo stesso, fa parte dell’insieme, dell’essenza.
A volte mi allontano, cedendo alle lusinghe di altri stimoli o persa in routine che avvizziscono la voglia di sorridere, certa che tanto il mio tango c’è, c’è sempre. Non è così. Proprio come un amore non coltivato, affievolisce.
La prima milonga in riva al mare, nell’amato Cantera. Un caldo africano che sudavo a stare ferma, adrenalina in crescita e timore perché in sosta forzata da un mese.
Pensieri in testa “Tornerà il mio tango, lo sentirò, gli risponderò, sarò capace di trasmettergli, di interpretarlo?” Rimetto i piedi e il cuore in pista dentro un abbraccio amico, di quelli che hanno il potere di connetterti alla serenità, a ciò che sei e sai di positivo, lieve. Il corpo piano piano si risveglia, riprendo a sentirne le parti, percepisco la musica scorrere dentro di me, le fibre rispondere all’unisono.
Così come il sudore ha iniziato a bagnarmi il corpo, la gioia ha ripreso possesso di me. Non ho più sentito il ginocchio dolorante, il piede dolorante, la schiena a pezzi, inondata dalla ferocia gaudente della vita che riprendeva il suo gaio scorrere nelle mie vene.
Il tango è tornato a farmi visita ieri sera, bagnato come un naufrago, gonfio di vita, generoso di stimoli. Ieri sera mi sono ricordata perché sono una ballerina di tango.
Pimpra
L’immagine originale, a colori, è di Alessio Rettaroli che ringrazio.
Lo so, lo so già il titolo fa schifo e avete ragione. Però, parliamone, perché il problema è reale.
Quando Giove Pluvio deciderà – finalmente – di togliersi di mezzo e giugno sarà giugno e non giugnembre, la grande comunità tanguera potrà dedicarsi con vigoria alle milonghe estive, all’aperto, in riva al mare, sul cocuzzolo di una montagna, vicino a un lago. Insomma ovunque.
Godremo della luna che ci guarderà dall’alto, favoleggeremo di abbracci sotto le stelle, tutto meraviglioso, tutto bellissimo ma… dove le collochiamo le litrate di sudore che – consapevoli o no – ci scambieremo?
Una divertente provocazione letta sul Galateo della milonga dove viene citato un articolo in cui si racconta del party erotico-copulatorio che certi acari compiono sulla nostra faccia.
Ora, nessuno è così sprovveduto da non aver mai pensato che, ballando stretti stretti, qualche prodotto biologico ce lo scambiamo, ma vedere l’aspetto di questi piccoli mostri… beh, inquieta vieppiù!
Ora rinunciare ad abbracciarci, giammai!, però alcuni provvedimenti dovremmo necessariamente adottarli.
Anche io sudo molto in faccia, quindi mi metto in prima fila, quando vado in milonga mi piace sentirmi elegante, perciò mal mi ci vedo con una fascia elastica sulla fronte modello Mc Enroe dei tempi d’oro, atta a contenere le mie scalmane liquefatte…
Per non parlare degli uomini che, geneticamente, di solito sudano pure più di noi…
Ebbene la crociata milonguera del 2019 sarà quella di trovare una soluzione attraente al problema del sudore. Almeno sulla faccia!
Chiamo a raccolta gli amici stilisti per offrire una soluzione che soddisfi le necessità di entrambi i sessi. Personalmente, sono disposta a fare da testimonial! 🙂
Prendi una sera d’estate, la luna piena, un incontenibile desiderio di ballare ma di farlo sotto le stelle, in un parco, con gli alberi illuminati da piccole lampadine che sembrano lucciole.
Prendi la macchina e ti dirigi a Cervignano, alla milonga estiva di “Gente que sì“.
Si parte subito strabene perché ad accoglierti ci sono loro che hanno un sorriso aperto e, di solito, ci scappa pure un abbraccio che rivedersi è sempre tanto bello.
La pista è perfetta quanto a dimensioni. Con un piccolo accorgimento pure il cemento è gestibile, basta indossare scarpe che abbiano gomma sulla suola, oppure bufalo. Perché la paraffina utilizzata per permettere di pivottare, almeno a me, fa perdere di grip.
L’atmosfera è unica, si respira qualcosa di d’antan unito alle melodie del tango che riportano la mia mente a luoghi antichi, a situazioni in cui persone e tempo si accarezzavano a vicenda.
A Cervignano si gode degli altri, della reciproca compagnia, del tango davvero sociale. Non potrebbe essere altrimenti, perché, come dico sempre, sono i padroni di casa che creano la magia, il luogo poi si illumina di quella luce.
Ecco, se dovessi invitare a ballare amici da fuori, d’estate, sicuramente la milonga nel giardino (così mi piace chiamarla), sarebbe una delle tappe.
E, che ve lo dico a fare, le zanzare ci sono, ma sembrano danzare pure loro all’ombra della luna.
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