
A volte dimentico perché il tango è entrato, così prepotente, nelle trame della mia esistenza. Lo dimentico perché è parte di me, come fosse un’appendice al corpo stesso, fa parte dell’insieme, dell’essenza.
A volte mi allontano, cedendo alle lusinghe di altri stimoli o persa in routine che avvizziscono la voglia di sorridere, certa che tanto il mio tango c’è, c’è sempre. Non è così. Proprio come un amore non coltivato, affievolisce.
La prima milonga in riva al mare, nell’amato Cantera. Un caldo africano che sudavo a stare ferma, adrenalina in crescita e timore perché in sosta forzata da un mese.
Pensieri in testa “Tornerà il mio tango, lo sentirò, gli risponderò, sarò capace di trasmettergli, di interpretarlo?” Rimetto i piedi e il cuore in pista dentro un abbraccio amico, di quelli che hanno il potere di connetterti alla serenità, a ciò che sei e sai di positivo, lieve. Il corpo piano piano si risveglia, riprendo a sentirne le parti, percepisco la musica scorrere dentro di me, le fibre rispondere all’unisono.
Così come il sudore ha iniziato a bagnarmi il corpo, la gioia ha ripreso possesso di me. Non ho più sentito il ginocchio dolorante, il piede dolorante, la schiena a pezzi, inondata dalla ferocia gaudente della vita che riprendeva il suo gaio scorrere nelle mie vene.
Il tango è tornato a farmi visita ieri sera, bagnato come un naufrago, gonfio di vita, generoso di stimoli. Ieri sera mi sono ricordata perché sono una ballerina di tango.
Pimpra
L’immagine originale, a colori, è di Alessio Rettaroli che ringrazio.
ilrettangolo
/ 26 giugno 2019Quando balli poco o hai smesso per un po’, il timore di non ritrovare il proprio tango è un pensiero che ti si attacca alla prima tanda, alla seconda… a volte per tutta la serata. A volte occorre diverso tempo per ritrovarlo, a volte senti che sarà difficile o che qualcosa è cambiato. Quando arrivi ad un certo punto del tuo percorso tanguero, le sensazioni si affinano, i particolari diventano necessari, se non fondamentali. Mi capita di non sentirmi più come quando ballavo intensamente, le pause (dal tango e non del tango) si pagano quanto gli acciacchi, ma mi capita pure di non sentirmi involuto, di sentirmi invece evoluto in qualcos’altro. Sono straordinari il corpo e la mente quando si parlano tra di loro attraverso l’inconscio. Un abbraccio Pimpra e due note:
il Cantera mi ricorda momenti indimenticabili;
hai reinterpretato la mia foto in un modo che mi piace tanto, così vicina al mio personale modo di sentire il tango. Grazie.
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Pimpra
/ 26 giugno 2019Le tue parole, caro Alessio, cantano dentro i miei pensieri, come quelle tande ballate in sintonia perfetta. Grazie della stima e di non essertela presa per la modifica che ho fatto alla tua immagine. Ti abbraccio e spero di vederti al Cantera!
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