QUELLE FRIVOLEZZE A BORDO PISTA CHE TALI NON SONO. #ditantointango

Quando sono a bordo pista osservo i danzatori con interesse e curiosità. Di solito miriamo il/la partner che conosciamo, oppure andiamo alla scoperta di nuovi abbracci.

Guardo le movenze, ma pure i volti di entrambi, cercando di capire se la magica connessione prende i due elementi della coppia. Dagli sguardi, da piccoli segnali del corpo, con attenzione e pratica, si possono immaginare delle sensazioni dalle quali il desiderio di farsi la tanda con talun* o talatr* cresce o si spegne.

In questo gioco alla ricerca della scintilla che illuminerà la data tanda, secondo me, entra un altro elemento, dall’apparenza superficiale ma che tale non è: l’abito.

Avete mai notato nelle mirade che fate e che ricevete quanto vi rubi o meno l’attenzione l’abito dell’invitante, caso follower, o dell’invitata, caso leader?

Sono sempre più convinta che il vestito indossato abbia il potere di esaltare, modificare, definire lo “stile” di chi balla.

In quanto follower, ho l’armadio strapieno di vestiti per ballare che ci potrei fare un mercatino dell’usato, ovviamente, come la quasi totalità delle donne, quando devo decidere cosa indossare in milonga o mettere in valigia per un evento, mi sembra che l’armadio 4 stagioni sia vuoto.

Il vestito non risponde unicamente alla logica del comfort poiché ballare implica movimento ma, in primis, a una dimensione della mente, sempre diversa, che deve trovare un vantaggioso accordo tra ciò che il corpo desidera fare e l’asse mente/cuore trasmettere. Pare una banalità, ma se ci fate caso, quasi nessuno indossa cose a caso. (Ho scritto “quasi” nessuno).

Percepisco una netta differenza nel modo di ballare se indosso una gonna fluida che si muove con me e accarezza i movimenti, piuttosto che quando ballo con un abito fasciante tutt’uno con la pelle. Non si tratta di comodità per le gambe, quanto di una sensazione sottile che da dentro (emozioni/sentimenti/percezioni) riverbera all’esterno.

Non solo la forma e la struttura dell’abito ma pure il colore ci influenza, la stampa, le cromie più o meno forti o delicate.

Credo che anche per l’uomo sia un po’ la stessa cosa, con la sola differenza che - fino ad ora- è legato all’utilizzo dei pantaloni e quindi le possibilità di variazioni sul tema sono più ridotte, ma non si sa mai come il costume possa evolvere in futuro.

Di base siamo sensibili a sottigliezze di cui nemmeno ci rendiamo conto e, sia quando scegliamo la persona con la quale ballare che quando siamo scelti, anche questi dettagli, apparentemente poco importanti, finiscono per giocare un loro ruolo.

Per concludere, ricordiamoci che “mezzo è messaggio” e che l’abito – sempre - parla di noi.

Pimpra

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