
Ieri sera, in compagnia di amiche non tanguere, raccontavo di tango. Le dinamiche dell’invito, la mirada, l’abbraccio, la musica. Incantate dalle mie storie, più di una volta hanno affermato con certezza che mai sarebbero capaci di cimentarsi nel sensuale (a detta loro) ballo.
Morale: abbiamo organizzato un weekend in campeggio dove farò provare i primi passi. Gli ettolitri di birra croata sono certa aiuteranno i partecipanti a superare eventuali tabù.
Nel mentre, mi sono riaffiorate delle immagini, sonore questa volta, relative agli ultimi eventi a cui ho partecipato.
Il respiro del tango: non è un caso il titolo del post, credo di non aver mai letto nulla a proposito.
Ne parlo riportando la mia percezione da sportiva.
Quando ballo una milonga al fulmicotone, piuttosto che una tanda languida, non posso fare a meno di percepire il… vivace respiro del leader. Ovvio stando così a contatto, ma un conto è respirare normalmente un conto è ansimare.
Ansimare nel tango.
Non è la versione argentina di 50 sfumature di rosso, è la versione nostrana di un* ballerin* in affanno. Punto. Fame d’aria, polmoni poco espansi, bassa soglia aerobica, in una parola fisico non allenato a sufficienza.
Le emozioni sicuramente, in taluni casi, concorrono a “tagliare il fiato” di color* che sono più sensibii, ma non è possibile che ogni tanda procuri tale effetto.
I ballerini competitori debbono sostenere la visita di idoneità agonistica, elettorcadiogramma sotto sforzo, spirometria, misurazione della pressione ecc ecc, un motivo ci sarà. Ballare è a tutti gli effetti anche un’attività sportiva!
“Bailar el tango es como caminar” sticazzi, perchè se cammini per 6 ore di fila, cambiando costantemente ritmo, fai fatica come se corressi una 10 chilometri!
Tutto questo per stimolare quei tangueros, uomini e donne, che – quasi da subito- respirano piuttosto affannosamente nell’orecchio del partner, manifestando chiara sindrome da affaticamento.
A me succede sempre di ascoltare il concerto ritmico del respiro del leader che si fa più veloce, più corto, più affannato. Non mi dà fastidio, sia chiaro, ma – confesso – a volte mi distrae perchè penso “Mamma mia ma non gli verrà mica un coccolone?”, sposto immediatamente il pensiero nefasto, rasserenandomi sul fatto che conosco molto bene le prime manovre di rianimazione, anche se mai vorrei metterle in pratica.
Ballare molto, specie per coloro che da un pezzo hanno superato gli anta, facendo le ore piccole, magari dopo settimane di lavoro stressante e problemi vari, fa certamente strabene all’umore ma, attenzione, può minare un fisico non sufficientemente preparato.
Io cerco di correre, se non riesco perchè ho qualche acciacco che me lo impedisce, cammino molto, a passo svelto cosicchè la pompetta sia sempre in esercizio e i polmoni pure. Inoltre, le attività aerobiche fatte all’aria di solito utilizzano i piedi, rinforzandoli aiutandoci anche a spingere meglio quando balliamo.
Il pippolotto è finito, andate in pace.
Parola d’ordine: riguardatevi, allenatevi e ballate.
Un bel sospiro di piacere, di seduzione, di apprezzamento intimo – credetemi – poggia su note vellutate ben lontane da un ansito. Poi vedete voi…
Pimpra
PS: se poi il rantolo del* tanguer* è condito da afflati alcolici… vabbè ma che ve lo dico a fare…
Image credit da qui
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