Un fine settimana non è degno di tale nome se non è condito da una milonga. Ho bisogno di fare rifornimento di abbracci, di ricaricare le pile di buona musica, di sentire il mio corpo voluttuoso e vibrante sulle note, ho bisogno di ballare.
Per una serie di motivi mi riesce sempre meno spesso di farlo alla sera, quindi mi “accontento” di una pomeridiana.
Ho conosciuto il “Contatto” parecchi anni addietro e, mi ci sono sempre trovata bene. All’inizio mi sembrava un luogo strano, perché erano i tempi in cui amavo ballare i Gotan, Bajofondo e tutto quel genere di tango moderno che, tra le pareti della più vecchia milonga tradizionale del Nord Est, non era contemplato. Ammiravo i tangueros ballare stretti stretti, mentre allora il mio abbraccio era elastico e aperto. Eppure li ammiravo, trovavo una poesia sottile dentro i loro passi piccoli, gli adornos delle ballerine che, sebbene un pochino statiche per i miei gusti espressivi, rappresentavano di certo un mio ideale di femminilità consapevole e sicura.
Il tempo passa, il tango evolve e io stessa muto come ballerina.
L’abbraccio si fa vicino, la dinamica resta sempre vivace, ma cambia il modo in cui esce, la sua forma esterna.
Torno al Contatto dopo molto, molto tempo, e neppure nella serata clou della settimana, ma durante la pomeridiana domenicale.
La prima impressione è quella di entrare a casa di qualcuno perché si viene accolti. I milongueros sono grandicelli, e va bene così, la ronda è una vera ronda, come dio comanda in terra e, anche i principianti presenti, si adeguano con rispetto.
Percepisci l’amore che si deve al Tango e alle persone che lo amano, dai padroni di casa a tutti gli ospiti presenti. Il tepore emotivo della sala è ulteriormente riscaldato dall’ottima scelta musicale che i TJ invitati propongono.
Allora la mia fame, la mia sete di ballo trovano una dimensione intimista e profonda, resa tale anche dagli sguardi delicati che i presenti rivolgono alla pista.
Al Contatto ritrovo la mia anima danzante, ritrovo il tocco delicato e forte del mio compagno, ritrovo quella ebbrezza speciale che mi regala la musica.
Allora, sai che c’è? Ricomincio da qui.
Pimpra
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