IL GIORNO DEI “SE” E DEI “MA”

E’ una bella giornata di sole quella di oggi, così come lo era 32 anni fa. Come faccio a ricordarmelo? Non si dimentica la giornata in cui tuo padre vola in cielo. In realtà, prima, è volato giù da un viadotto in Molise, era quella la via che ha scelto per andare.

Cinica? Forse, ma solo con il ricordo più straziante della mia vita.

Il tempo cura questo genere di ferite ed oggi rivolgo il mio sguardo sorridente e privo di dolore, consapevole che, ovunque egli sia, è molto felice.

Scendendo in scooter, con l’aria sulla faccia, come piace a me, i pensieri mi raccontano un sacco di storie ed oggi ho immaginato la mia vita con i se e con i ma.

Se mio padre fosse ancora vivo, oggi, sarebbe di sicuro il nonno più felice del pianeta. Una nipotina adorabile che lo riempirebbe di orgoglio e che, lo scommetto, avrebbe già appellativi quali “principessa, campionessa, talento sportivo, occhioni belli” e chissà quanti altri.

Lo immagino mentre la accompagna a nuoto e la ammira dagli spalti decretandone l’indiscusso talento, unito ad incredibile bellezza, menando vanto della genetica familiare capace di produrre una tale meraviglia.

Lo rivedo padre presente e lo immagino parlare di fotografia con suo figlio che l’ha vissuto per un tempo troppo limitato. Li penso cucinare insieme, godere di ogni scintilla dei piaceri della tavola e del buon vino. Sento le sue parole di motivazione, la sua forte spinta a credere in se stessi, ad impegnarsi.

Mio padre oggi avrebbe una bella panzotta, i capelli biondi divenuti color cenere insieme agli immancabili baffetti, una cornice perfetta per far risaltare gli incredibili occhi azzurri, delicati o freddi, a seconda delle occasioni.

Oggi è una bella giornata invernale, non ho rimpianti, non ho rimorsi, il ricordo lambisce la memoria senza spingermi alle lacrime.

Se tu fossi ancora qui, una volta in più ti direi “Ti voglio bene papà”.

Pimpra

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IL DONO

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Lezioni di vita.
Pausa pranzo con la mia migliore amica. Micro shopping per rallegrare lo spirito.

Alla cassa: lei paga il suo conto e vuole regalare a me quanto ho scelto. Reagisco in modo esagerato e le impongo di non farlo, perché non ce n’è motivo, non è il mio compleanno.

Pago e usciamo.
Dopo poco mi accorgo che i suoi occhi sono lucidi quando mi dice di esserci rimasta molto, molto male. Il mio comportamento l’ha ferita. Le ho impedito di farmi un dono perché aveva voglia di farlo.
Ho fissato il suo sguardo e mi sono sentita crudele come il demonio. Non ho saputo accettare un gesto gentile e tenero di una persona che mi vuole un gran bene e che considero come una sorella.

Alla mente sono tornate immagini di un lontanissimo passato, quando mio padre, innamorato pazzo di mia madre, di tanto in tanto le faceva dei doni, specie se fuori da occasioni classiche di compleanni o altre celebrazioni.

Lei cambiava aspetto, da donna gentile e tenera quale è sempre stata, si trasformava in una persona durissima rifiutando puntualmente quei segni di affetto, rimproverandolo altresì di avere speso inutilmente.

Quando questo accadeva, ed io ero una bimba, ricordo perfettamente di come fossi shoccata da questo comportamento materno, leggendo il dispiacere negli occhi di mio padre.  La riprendevo sempre, dicendole che, se qualcuno voleva farci un regalo lo faceva perché era suo il piacere ed era nostro dovere esserne felici.

Sono passati moltissimi anni da allora ed io, inconsapevole, ho agito lo stesso comportamento di mia madre come se, noi due, non meritassimo gesti di affetto e di amore.

Ecco, la mia carissima amica oggi, mi ha dato un grande insegnamento.

Mi spiace solo di non poter eliminare il dispiacere che le ho dato, nella gioia che mi ha procurato anche solo il pensiero che la gonnellona a pois volesse regalarmela lei.

Amica mia, perdona questa mia umanità così difettosa… ❤

Pimpra

QUANDO PORTAVO I PANTALONI CORTI. II CAPITOLO.

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A volte, chissà perché, ci sono ricordi antichi che riaffiorano alla memoria.

Per fortuna, ormai, si ripresentano solo quelli belli, che emozionano con gioia, ho imparato molto bene a disfarmi di tutto ciò che rende il mio cuore ed il mio animo pesanti, poiché, tale fardello, non serve a nulla.

Quando avevo due anni e mezzo, prima di partire alla scoperta del mondo con i miei genitori, passavo le giornate con la nonna materna, la mia adorata nonna Lina, diminutivo di Natalina (ma che nome assurdo poteva essere?). La mia giovanissima mamma, mi ha avuta a 24 anni, lavorava presso uno studio notarile, perciò mi affidava alle cure di sua madre.

La nonna, non era una nonna di città, poiché, da sempre, ha lavorato nella campagna della famiglia, dove lavoravano la terra, zii, cugini, sorelle, nipoti. Alla vecchia maniera, per intenderci, quelle belle famiglie di una volta.

Il rito del mattino era la vestizione multistrato poiché, ai miei tempi, i primi anni 70, l’abbigliamento tecnico non esisteva. Ricordo perfettamente l’orrore di indossare la maglietta della salute di lana che ho sempre odiato poiché prudeva, strati di maglioncini infestati di odor di naftalina che svaniva quando arrivava la primavera e ci si preparava al cambio di stagione. Loro, ovviamente, subivano un altro tremendo trattamento.

Gli odori dell’infanzia li ho ancora nel naso.

Uscendo di casa, già da piccolissima, affrontavo una lunga camminata per arrivare alla campagna dove la nonna lavorava, perché, non si era usi accompagnare i piccoli in automobile, o, forse, la nonna non voleva, ricordo bene una sua frase “La picia ga de temprarse” (la piccola deve temprarsi). E così è stato.

Mentre mi faceva camminare, quando protestavo per la bora violenta, lei, per farmi passare il tempo e rendere il tragitto più piacevole, mi faceva cantare. Lo facevamo insieme, a squarciagola, come due pazze e ridevamo, quanto ridevamo!

Si arrivava prima in salumeria, per il “deca” di latteria,  la mortadella e il prosciutto cotto (in crosta di pane, qui al nord est è una specialità). Il salumiere mi regalava sempre una fetta di mortadella e l’oliva nera. Primo piccolo bottino che mi rendeva sempre molto felice.

Poi il piccolo panificio dove lei comprava tonnellate di pane per la grande famiglia, le “sciopete” che a me non sono mai piaciute perché troppo cariche di mollica, elemento ritenuto fondamentale da tutta la famiglia contadina, evidentemente la mollica sazia di più del pane crostoloso, mi sono detta da grande.

Poi, la latteria. Ve le ricordate? Luogo magico, profumato di un armonioso sentore di latte e formaggi, negozio sempre  piuttosto fresco a causa dei frigoriferi ma colorato di caramelle, merendine e di ogni piccola ghiottoneria da bambini.

Era il momento della passeggiata che preferivo, poiché, da un lato significava che la meta era vicina, dall’altro perché nonna Lina mi regalava le diavoline o le mentine, piuttosto che le rotelline di liquirizia (quando divenni più grandicella).

Ci sono ricordi che passano attraverso il naso, raccontati dagli odori della nostra infanzia. Basta richiamarli alla memoria e facciamo un balzo indietro nel tempo, a quando la vita era una avventura da scoprire.

Anche adesso, mentre digito sul mio pc, sento la mia fanciullezza tutta dentro di me, e, come per magia, percepisco la mano della mia amatissima nonna nella mia mano, mentre ci incamminiamo verso il nostro dove.

Pimpra

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IL MESTIERE DI ZIA

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La nipotina cresce, vistosamente, e a 4 anni è una piccola valchiria: bionda, con gli occhioni azzurri e una lunghissima coda di cavallo.

Definirla “piccola” è un eufemismo legato unicamente alla sua età anagrafica poichè, la meraviglia, raggiunge già il mio sterno…  e la zia è più alta di 150 cm…

E’ bello vederla crescere, farsi la persona che sarà da adulta, con le sfumature colorate della sua personalità.

Asia, questo il suo nome, manifesta in tutta evidenza alcune caratteristiche peculiari di famiglia: fisico a parte, dono di entrambi i genitori, ha un talento per le lingue (è già perfettamente bilingue), una memoria da Pico della Mirandola e un istinto alla competizione davvero incredibile.

Ma non basta. E’ femmina che più femmina non si può. E ama gli animali.

Ma veniamo a me.

Una zia che non ha figli e che, per tenersi allenata nel gestire bene una truppa, ha  pensato di circondarsi di due favolose gatte (di cui sapete già tutto!).

Tra la nipote e me il rapporto funziona alla grandissima perchè, lo confesso, è bello da impazzire rivedere se stessi da bimbi, nella vita del cucciolo di casa.

Riproporre a lei gli stessi gesti che, quand’eri una bimba, tua madre faceva a te- come farti la coda di cavallo- ad esempio, ma farli a modo tuo (cioè senza scuoiare la povera malcapitata perchè hai le mani un tantino pesanti e zero manualità!), ti mette in una diversa prospettiva, dal sapore particolare.

E riaffiorano i ricordi… le tue zie, quelle che hai amato tantissimo, quelle che per te erano un modello, quelle che ammiravi e, sapere che, adesso, con la tua pulcina, sei tu a poter diventare “quella” zia specialissima.

Il mio training è già iniziato ed oggi vado fiera della prova che ho superato. Mi è stato chiesto di preparare la piccola per carnevale, disegnandole una mascherina per il suo vestito.

P-A-N-I-C-O!!!!

NON SO DISEGNARE! ma non vi erano altre possibilità! quindi, bando alle insicurezze e via!

Certo, non sono l’incarnazione di Giotto ma, per l’occasione e l’età della cucciola, il mio lavoro ha mantenuto uno standard decoroso.

Asia era contenta e, all’asilo, ha fatto furore!

EVVIVA LA ZIA!  😀

Pimpra

POSTUMI

Abbiamo fatto fuori un sacco di uova al cioccolato. Sterminate sotto i pugni di mia nipote che si divertiva immensamente a trovare l’uovo nascosto dall’enorme (per lei) carta croccante e multicolore.

Abbiamo mangiato tanto pesce, nell’illusione godereccia di diventare più intelligenti.

Brindisi-di-capodanno-cenone-di-capodanno-champagne-prosecco-spumante-millesimato-vini-franciacortaAbbiamo deciso che preferiamo i millesimati di casa nostra allo champagne. (Ma io, su questo, mi dissocio. Amo moltissimo le bollicine francesi e quel loro sapore di lievito che stuzzica le papille gustative e mi viene voglia di mangiarci vicino tanto caviale, del mar Caspio, il mio preferito).

Abbiamo giocato tantissimo.

Abbiamo parlato.

Abbiamo fatto un sacco di foto. Tutte sorridenti, con le rughe e tanta allegria.

Abbiamo portato a casa tanti tupperware di avanzi. [Grazie mamma!]

Abbiamo “fatto famiglia” ed è stato tanto bello.

E concludo dicendo che abbiamo tutto, se abbiamo l’amore.

Ok e adesso mi metto a dieta! 😀

Pimpra

Pimpra e i bambini

Sull’altro mio blog di splinder, ne è uscita una interessante discussione… vediamo che succede qui…

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L’illuminazione ti arriva, quando meno te lo aspetti. L’importante è che … arrivi!

Ieri, prima dell’allenamento, ho avuto le prime avvisaglie: mi trovavo in un negozio per comperare un regalino per un cucciolo d’uomo di 2 mesi.

Dinnanzi a una parete intera di vestitini da zero anni a 14, io – la regina dello shopping compulsivo, ho avuto un momento di stallo: che faccio?

Guardavo e riguardavo i modelli microscopici di pantaloni e magliette e mi veniva da ridere, mi ricordavano i vestiti che usavo illo tempore per le mie bambole.

Presa dallo sconforto, ho chiamato mia cognata chiedendole un consiglio. Alla sua conferma che il mio pensiero era corretto, ho proceduto all’acquisto senza difficoltà.

Una mamma con bimbo nel marsupio ha assistito alla scena e, quando gli sguardi si sono incrociati, ho letto nei suoi occhi da una parte un sentimento di pena/disprezzo per la mia totale inettitudine, dall’altra alla signora veniva proprio da ridere!

Alla sera, grigliata con amici e genitori di 2 bimbi piccoli e con i miei cognati e bimba.

Ho osservato attentamente il lavorio delle due mamme presenti, la loro dolcezza, lo sguardo lungo che previene i danni, il loro tempismo nell’essere già lì quando era necessario.

Ho capito che non sono abbastanza motivata per fare la mamma, non credo che sarei capace di tenere quei ritmi senza andare fuori con la testa!

… mi auguro sinceramente di fare la brava zia! 🙂

… ma cosa c’è dentro il latte materno che i bambini non andrebbero mai a dormire?

Amici Cari, BUONA GIORNATA, BUON CAFFE’!

Pimpra

 

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