Finalmente anche per me un bel week end di sole/mare, la pelle meno albina del solito e l’umore più gaio.
Passando il tempo morbidamente distesa in riva al mare a nulla fare, buttato l’orologio, l’agenda e, soprattutto i pensieri (negativi), ho rivisto a volo d’uccello il recente periodo di vita scoprendo che…
…I detti “Chi fa da sè, fa per tre” e “Aiutati che il cielo ti aiuta”, hanno un peso esistenziale ben più ampio di quello che non si possa pensare.
L’abitudine (di solito squisitamente femminile- ma non solo!) di appoggiarsi su chi ci sta intorno- amici, amori, parenti e/o tutti e quanti insieme, è un atteggiamento mentale ed emozionale devastante e terribilmente negativo.
E’ come se portassimo fuori dalla stanza dell’albergo le nostre valigie e le lasciassimo direttamente sul pianerottolo, sicuri che, ci sarà qualcuno che se ne occuperà al posto nostro.
Errore. Non funziona così.
La vita, a testate, bastonate, calci in culo, mi ha insegnato che questo tipo di atteggiamento mentale è un disastro.
E, mi tocca ammetterlo, meno male.
Perchè?
Dal pragmatico al filosofico, ecco i miei motivi:
- non avendo nessuno che si occupa di me, ho imparato a fare tetris di borse della spesa in scooter. Sono sempre incazzata quando mi vedo carica come un mulo da soma e mi vien voglia di lamentarmi ma, nello stesso istante, riesco a ridere di me, di come posso essere funambolica e creativa. In secundis, sollevare tutto quel peso, aiuta i miei muscoli a restare in forma.
- non appoggiarsi sviluppa “l’arte di sapersi arrangiare” che, tradotto, significa saper chiedere a chi ne sa di più, imparare cose nuove, mettersi in gioco
- chi si arrangia da solo, sa come usare meglio il tempo, è, normalmente, più organizzato degli altri, non si perde d’animo, trova la soluzione. Per forza deve farlo, perchè nessuno la troverà per lui.
- arrangiarsi, sviluppa capacità cognitive e comportamentali: una su tutte, insegna a gestire la “solitudine”, sia quella fisica, quando non si ha anima intorno, sia quella più sottile/subdola e filosofica: la solitudine esistenziale.
- ciò detto, una volta assunto ed accettato che nel nostro passaggio nel mondo siamo soli, arrangiarsi vuol anche dire, godere del momento, prendere il bello dalle cose, saper sorridere di sè e del mondo.
- si diventa fini psicologi. Si impara ad osservare, a studiare gli scenari, a riflettere, a non farsi prendere dalle budella, dall’ansia e dal giudizio.
Sapersi arrangiare è la sola equazione per diventare grandi.
Come devono fare gli animali, perchè la vita, dovrebbe essere sempre “secondo natura”.
Questo post è stato scritto in particolare per una persona che ha tutto con sè e dentro di sè, ma che, a volte, si perde e non ci crede.
Con affetto,
Pimpra
IMAGE CREDIT DA QUI
koredititti
/ 5 agosto 2013non hai scritto per me, ma quella sono io. Piacere–mio-
inoltre chi si arrangia conosce il valore di ogni (minima) cosa..la realtà quotidiana acquista una luce nuova, e non considera nulla “tempo perso”..
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PIMPRA
/ 5 agosto 2013🙂
E’ vero, “conoscere il valore” di ogni cosa, rende le cose preziose…
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antigonewoland
/ 5 agosto 2013io credo che l’arte di fare da se….oltre a quello che hai detto sviluppi anche la capacità di selezionare attentamente le persone con le quali eventualmente ci si accompagna, ci si accompagna non ci si appoggia però.
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PIMPRA
/ 5 agosto 2013GIUSTO!!!!
Accompagnarsi e non appoggiarsi!
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Teacher
/ 5 agosto 2013io sono andato via di casa a 18 anni… e “la vita” mi ha insegnato quasi tutto… controfirmo gli articoli 1,2,3,4,5 e 6. Soprattutto il 6!! 🙂
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PIMPRA
/ 5 agosto 2013Grande Teacher! 🙂
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marco
/ 9 agosto 2013Specie per una donna, la sensazione dell’arte di arrangiarsi può diventare qualcosa di estremamente significativo, assume quasi una il significato di una sorta di rivalsa e di rivincita
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