LA MIA TORINO

IMG_2493

Un bel cielo azzurro, a volte venato di nuvole sottili, l’aria ancora tersa e, decisamente fresca per la stagione.

Trieste mi riprende così, tra le sue mani ruvide, accarezzandomi  il volto, regalandomi un sole tiepido e allegro, come la città.

Riascolto le vocali sgraziate di questo dialetto del Nord Est ripensando a quanto  fossero melodiose le aperture dialettali torinesi.

Ma casa è sempre casa e il mare e il vento sono insostituibili.

Torino però è entrata, con la forza di chi sa che l’eleganza non chiede, non si fa notare, non eccede, non schiamazza. Torino è.

Un weekend lavorativo, per me, alla fiera più fiera che c’è, il salone del Libro, dove è sempre un gran piacere tornare.

Dalla mia postazione privilegiata all’interno dello stand, ho potuto, una volta ancora, riascoltare ed entrare in contatto con i torinesi che, lo dico, apprezzo ogni volta di più.

Saranno i modi, la discrezione che hanno nel chiedere le cose, il rispetto per il lavoro degli altri e dell’altrui tempo che li rende un pubblico (per me) tra quelli che preferisco.

La città vibra. E lo fa in modo potente. Se per un solo attimo si ha la voglia di “connettersi” con lei, arrivano subito messaggi, incontri, sensazioni. E, anche questa volta, è stato così.

Torino sembra bugiarda perchè, all’apparire tanto perfetta, lascia immaginare che il losco sia “dietro”, nelle sue zone d’ombra. Sarà, ma dipende sempre dallo sguardo che vi si posa, io ho percepito luce, energia. Entrambi molto forti, ma non negativi.

Nel poco tempo libero che mi sono ritagliata, ho preso il piacere di camminare con lo sguardo acceso, a cogliere gli spunti, a percepire le sfumature.

La seduzione nasce da lì, la stessa che sa regalare una donna matura. Uno sguardo penetrante, sensazioni solo suggerite, mai espresse in modo diretto, una sfida non detta a scoprirsi e a scoprire per entrare, a piccoli passi, nell’essenza più profonda.

Torino è questa. L’Amore che può arrivare dopo la passione.

Pimpra

PUNTI DI VISTA. Post per sole donne.

Sono molto soddisfatta del dibattito che ha sollevato il post precedente.

Alcune Amiche hanno fatto osservazioni molto interessanti che mi hanno dato lo stimolo per questo pezzo.

Uno degli argomenti dibattuti è la fisicità del corpo, ovvero come vestirsi e ballare senza essere fuori dalle righe, mantenendo classe ed eleganza ed esaltando la propria femminilità.

Quando ho citato la “democrazia” del tubino aderente che sta bene a tutte, alle magre e alle floride, alle spilungone e alle mingherline, mi è stato obiettato che solo un corpo magro ha la dignità di poterlo indossare.

Mi permetto di dissentire.

Osservate le due foto (abiti di Regina).

Il primo, un corpo femminile, tutto curve, un corpo generoso, florido e sorridente.

Blog 2

Inguainato in un abito aderente che fa risplendere la meravigliosa donna che lo indossa.

Il secondo, un corpo androgino, asciutto, sportivo, con meno tratti di femminilità, poco seno, di media altezza.

blog

La stampa degli abiti è la medesima, così per rendere più paragonabile la vestibilità dei due capi.

Cedo che nessuna potrà dire che il primo sia peggiore del secondo o viceversa. L’abito aderente esalta in senso assoluto, entrambe le fisicità.

Probabilmente le donne che lo temono hanno in mente abiti stretti e corti, indossati da donne fuori taglia massima, fuori età massima, fuori classe (non in senso positivo!).

Oltre al taglio dell’indumento che deve essere fatto a regola d’arte, vi è la lunghezza dell’abito. Corto, non valorizza, anzi…

Ciò detto, mi piace pensare che, ognuna di noi, indipendentemente se ggiovane o diversamente ggiovane, abbia  – finalmente – imparato ad AMARE SE STESSA, non solo in termini di interiorità d’animo, ma anche di involucro esterno.

Sono la prima a dire che non è bene sedersi sugli allori e un corpo curato, tenuto in esercizio e in salute, è sempre una assicurazione di benessere fisico e psicologico.

Ma da qui a denigrare ogni imperfezione…

Mi piace molto come la pensano nei paesi anglossassoni dove, il melting pot, ha messo vicino tratti europei a quelli asiatici e africani generando corpi voluttuosi, sinuosi oppure semplicemente floridi e floridissimi. Ciò che di bello ci insegnano le nostre cugine è che TUTTI I CORPI SONO BELLI.

Le italiane, parliamoci chiaro, abituate come sono ad essere circondate di “bellezza”, sono tremendamente esigenti relativamente al loro aspetto, perdendo di vista quella unicità che rende ogni donna un essere speciale.

Perciò, bando alle ciance, e ritornando sul pezzo, invito anche le più scettiche a mettersi in gioco permettendo alla loro femminilità di fare capolino, per una volta, in modo più diretto.

Sono sicura che ne gioverà l’autostima…

Pimpra

 

DI TANTO IN TANGO. FRIVOLEZZE TANGUERE

164443168-9e9ec36a-4e36-4e23-8c42-3b4b25edf5af

Il tema di oggi è: come diventare una ballerina di tango migliore. E una donna più “donna”.

Niente di nuovo sotto il sole, lo so bene, però non posso non portare la mia testimonianza. Quindi, siccome qui sono a casa mia, vi tocca sorbirvi il pippolotto del lunedì! 😀

Torno da un fine settimana a tutto tango, come piace a me, ma stoggiro condito da tanto studio. Oltre una milonga serale da “yabbadabbaduuuuu” ho frequentato lezioni sia sabato che domenica: UNO SBALLO!

Tornando al punto, ecco la mia ricetta per migliorare le nostre qualità di danzatrici e, conseguentemente, di donne.

PREMESSA:

Per essere una ballerina decente/decorosa/brava si DEVE studiare. SEMPRE.

Questo è il principio primo, la tavola della legge.

Non si è MAI arrivati, come danzatori, nè a livello amatoriale, nè a livello professionale. Si deve continuare nella propria ricerca, quindi nello studio.

I movimenti vanno ripuliti, perfezionati, migliorati, sublimati per raccontare con il corpo il nostro modo unico di sentire e di ballare, trasmettendo così, al nostro partner, sensazioni, colori, emozioni che la tanda è capace di provocarci.

Lo studio e la pratica ci aiutano ad esprimerci, raccondando, nella danza, chi siamo. Veramente.

MA NON BASTA.

E qui viene il bello.

L’io danzante deve essere “vestito”. L’abito è l’elemento coreografico della rappresentazione.

Vi sarete sicuramente accorti che osservare una donna ballare in jeans offre una sensazione diversa quando la stessa ballerina indossi un abito formale, o semplicemente sexy, svolazzante o stretto. Il corpo viene accompagnato nel movimento, in modo diverso, assume linee e riflette uno stato d’animo diversi.

Provare per credere, specie se siete donne. Per l’uomo lo spettro di possibilità è un po’ più ristretto.

Fino a qualche anno fa, in pista, si vedevano in prevalenza abiti fluidi, scivolati, certo molto scollati ma che avevano lo speciale compito di rendere il movimento “aereo”, sottile, leggiadro e soave. Scollature a parte, il corpo non veniva sottolineato, ma suggerito da spacchi e svolazzi.

In pista, di questi tempi, si nota un grande cambiamento: la fisicità del corpo è manifesta. Gli abiti si sono fatti guaine aderenti, ben segnate su tutti i punti della femminilità, in mostra, in bella evidenza a dire “eccomi”.

A quelle di voi che non avessero ancora affrontato l’esperienza, suggerisco di provare: un abito succinto, vi regalerà un tango più raccolto, più sensuale, più femminile, dove le linee della gamba, del gluteo della schiena creeranno un quadro armonioso. O così, almeno, dovrebbe essere.

Abiti dai richiami anni 50′ non perdonano errori. Gambe aperte, piedi portati male, difetti di postura e di abbraccio. Regalano, di contro, molta “self confidence” con il proprio corpo, con la gioia di essere una femmina, ma femmina al 100%.

Sono rimasta colpita dalla democrazia che regala un abito stretto: sta bene praticamente a tutte. Non serve essere in forma smagliante, magre e asciutte, anzi, al contrario, un tubino aderente, va in esaltazione, se è ben farcito.

Con la mia amica mi sono concessa un gozzoviglio in quel di Riccione, all’atelier di una cara amica, ballerina pure lei e straordinaria stilista. Ho scoperto cose che non potevo immaginare e… i risultati sono arrivati da soli…

Allora, donne, osate! Poi, passate per di qua a raccontarmi se quel che dico è vero perchè… “anche l’abito fa la tanguera”!

BUON BALLO A TUTTI!

Pimpra

IMAGE CREDITA DA QUI

 

 

 

LA GEOGRAFIA DEL TANGO

 

12891017_859499780829001_6538455767500345686_o

Ahi quanto mi sono piacevoli i doloretti che mi accompagnano da ieri sera, quando, smesse le scarpette, ho ripreso la via di casa.

Un’accogliente Bologna, una festa tra amici, un ritrovo di gaudenti del tango provenienti da ogni dove.

Il mio primo ETDS, mini maratona organizzata da una visionaria accogliente che ha saputo dar vita a un evento di tutto rispetto. Bella la periferia di Bologna, immersa nel verde dei prati, un complesso alberghiero destinato a una ricettività congressuale, pertanto dotato di spazi necessari.

Non fosse per il caldo e per la pista quadrata relativamente piccolina a Zola Predosa davo 10 e lode, invece si cucca un 9, 5! 😀

Ma tutto il resto…

Tornando in taxi con due amici, si rifletteva sul magico ingrediente che rende tanto speciali certi eventi .

Personalmente non ho avuto dubbi: mi è chiaro che un evento composto da una maggioranza numerica di persone che geograficamente provengono da sotto il Po, è già una garanzia di piacevolezza relazionale.

Mò mi spiego. Da triestina purosangue, non posso non accorgermi che la “temperatura” dell’accoglienza mano a mano che si scende lo stivale, aumenta proporzionalmente. Quelli del Nord sono più freddi, c’è poco da dire. E ti studiano/scrutano/osservano prima di aprire lo sguardo in segno di saluto e di amicizia.

Non voglio dire che sia malducazione, preferisco definirla diffidenza o timidezza. Una volta aperta la porta, anche con i nordici, entra calore e scambio affettuoso, ma “con (più) calma”.

E poi prendi il tuo treno e scendi, e più scendi più ti senti amato, accolto, ricevuto con affetto e apertura di mente e di cuore.

Vogliamo aggiungere che, se l’incontro è voluto da una squadra a maggioranza femminile, il tepore si sente ancor aprima, ancora più forte e coinvolgente.

Allora ringrazio pubblicamente qui la Simona e tutta la sua Crew di amici, musicalisadores compresi, che mi hanno regalato un week end degno della solare Bologna, sono tornata a Trieste così carica che… potevo arrivarci anche a piedi [… si fa per dire! 😉 ]!

EVVIVA!

Pimpra

 

 

IT’S TIME TO GO

03-big

Primavera sfavilla nell’aria e non si può far finta di nulla.

Sento il suo canto in ogni istante della giornata. Al mattino quando, ancora assonnata, delizio di colore e poesia i miei occhi, semplicemente posandoli sulle orchidee che popolano il davanzale della cucina.

Esco in terrazza e, tra le particelle di smog, fanno capolino i nettari dolci dei pollini, il canto melodioso degli uccellini, il fruscio sottile delle giovani foglie mosse dalla brezza.

Mi connetto alla Natura e già mi pare di avere un senso. Sono qui per provare a godermela con ogni cellula a mia disposizione.

Le gattonzole ogni giorno che passa sono più vivaci, hanno voglia di uscire, di muoversi, odorano l’aria, ascoltano i canti sconosciuti dei volatili che popolano gli alberi di fronte a casa mia.

Siamo pronte, le gatte ed io, a vivercela tutta questa meravigliosa primavera.

Cosa resta da fare, se non concedersi il lusso della pausa, la carezza che ci regala la sosta preparando il camper pronte ad andar via…?

Viaggiare in camper è come andare a vela, ma molto più comodo, per certi aspetti. Non si dipende dal clima, se non altro. Per il resto è molto simile: si “arma” il camper, ovvero lo si predispone e allestisce alla partenza, compiendo i gesti che servono per accertarsi che sia  tecnicamente e meccanicamente a posto, si fa la spesa, si prendeono le gattonzole, scelta la meta si accende il motore e si va!

Che posso dire se non che adoro la sensazione che mi regala il fatto di partire.

E’ come una scossa di adrenalina che sale e riempie di energia il corpo, illuminando la mente. C’è brivido, una quota di paura da gestire, una mostruosa curiosità che sale, tutti gli ingredienti che servono per sentirsi vivi e vibranti.

Quest’anno torno alle origini, ho voglia e bisogno di mare, di sole, di sciabordio di onde nella risacca, di tramonti salmastri e solitari godendomi una coppa di Cesarini Sforza e poi…

Sarà quel che sarà…

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

RINASCITA

IMG_4019

A primavera mi succede sempre, sarà il risveglio dal tepore dell’inverno, la ripresa frenetica delle attività, il sangue che scorre più veloce nelle vene, la voglia inarrestabile di respirare più profondamente, il desiderio di vivere circondata di colori, di emozionarmi davanti alla luce nascente del giorno e di farlo nuovamente al tramonto, quando il rosso infuocato sfuma nei toni freddi della notte.

Ho voglia di vivere. Di vivere con la V maiuscola.

Non so nemmeno io il perchè ma, di sovente, mi ritrovo dentro le vite degli altri. Mi accade di adattarmi a ritmi, a suoni e colori che non sono i miei. E “tiro a campà”, senza infamia e senza lodo, perdendo di vista tutto ciò che è realmente nelle mie corde.

Diciamocelo, mano a mano che si invecchia, ops! “matura”, i gusti, le idee, le consapevolezze si fanno più radicati e radicali e quindi un bel “sticazzi” a piegarsi, adattarsi, “farsela piacere” se poi, in verità, non piace affatto…

E di tutto questo son ben consapevole eppure, ogni inverno ci ricasco. E mi accontento e non godo e ingrasso pure assai.

Ma è cosa di donne, questo prendere la forma dell’altro, di andare alla radice del suo essere per cercare di comprendere  (cliccate sulla parola per leggerne l’etimo è meraviglioso)  le ragioni, spesso intricate e controverse, della sua vita.

Proiettate in una dimensione esterna al nostro essere, nell’illusione di creare armonia nell’esistente… A forza di uscire, uscire, uscire verso il mondo, perdiamo il contatto con noi stesse e… ciao…

A me scappa la voglia di chiudermi in casa, adesso è un piacere ancora più grande, considerata la compagnia delle due gattonzole, non avere più vita sociale “fisica” ma solo virtuale, mi impigrisco e mi metto a mangiare.

Morale: arriva aprile, sono fisicamente una cessa, mi odio e animisticamente sono “scolorita”. UN DISASTRO.

Allora vado di dieta, coinvolgendo in cordata i miei più cari amici che lo sono anche per sopportare annnualmente questo mio periodo da pazza, e riprendo ad allenarmi come se dovessi partecipare alle Olimpiadi, e sono tutta un progetto, un “devo fare, voglio andare, non mi fermo più” in una ossessione bulimica di prendere a morsi la vita che, per tutto l’inverno, ho lasciato marcire nella dispensa.

Nonostante la fatica che mi costa, amo profondamente la primavera, la sua aria tersa e carica di promesse, di fiori che sbocceranno di lì a poco, di fantasie  di un’estate da ricordare, di sogni che mi illudo si realizzeranno e di essere felice, almeno un po’…

Pimpra

 

 

 

 

BUMM BUMM #BOMBONCITA !

Bomboncita

 

Ne parlavo di recente con amici con i quali condivido la stessa passione per il tango, ci chiedevamo quale fosse l’ingrediente segreto per creare un evento capace di soddisfare i palati più esigenti.

Gli elementi erano i più vari, dalla location, alla scelta  musicale, al pavimento, al punti di ristoro, al numero di persone previste per lo spazio, al mix bilanciato tra uomini e donne, al livello di ballo…

Tutti aspetti che, di certo, contribuiscono a rendere favoloso un incontro per “tango-dipendenti”.

Ma non bastano.

Torno da una pomeridiana a Venezia, in una location da sballo. Agli organizzatori piace vincere facile: Venezia è stupefacente di suo, figuriamoci poi se la festa tanguera ha luogo in un antico palazzo, nel cuore della città, in una tiepida e luminosa giornata di primavera.

Un sogno ad occhi aperti.

Ma non basta.

Un’accoglienza calda e festosa come sanno regalare i veneti, ma quelli che vivono sulla costa, che sono più allegri e ciarlieri e amano particolarmente far festa.

Entro in un salone che ti fa esclamare “Ohhhh” e un gentilissimo cameriere ti  offre un prosecchino, così, per farti sentire subito a tuo agio.

La festa comincia, le bollicine, forse, fanno da catalizzatore di allegria.

Ma non basta.

Sono le persone che fanno la differenza, è la loro energia e la voglia che hanno di stare insieme, di divertirsi insieme, di condividere una bellissima esperienza.

Ecco perchè amo le feste, gli eventi, le maratone, gli incontri su invito, perchè la selezione degli ospiti, crea la qualità, c’è poco da dire.

Ogni organizzatore decide che taglio dare al suo evento e solo scegliendo uno per uno i partecipanti, sa che avrà in mano i colori giusti per il quadro che ha in mente.

Non c’è democrazia in questo- probabilmente- ma,  se per qualche alchimia siete anche voi uno dei colori della tavolozza finale, beh, vi garantisco che vivrete scintille spumeggianti di gioia tanguera.

E’ lunedì  e non me ne accorgo affatto, rapita come sono ancora dal meraviglioso pomeriggio danzante di ieri.

E quando si dice “nomen omen“, una Bomboncita più deliziosa di questa era impossibile da immaginare!

GRAZIE AMICI!

Pimpra

 

 

 

 

1° APRILE.

avion-poste.jpeg

E’ arrivata, finalmente, la comunicazione che aspettavo da tempo.

Un biglietto aereo e molte  miglia davanti a me, pronta per un nuovo inizio, per una nuova vita, lontana da tutti ma finalmente vicina a me. A quello che desidero veramente, ai  miei sogni.

Un pc,  una macchina fotografica e tanta voglia di osservare il mondo.

Il tempo che passa lascia una patina grigiastra di inquietudine astratta se non debitamente contrastato con i giusti colori.

Finalmente è tutto davanti a me, non ho che da allungare la mano e prenderlo. Non mi pare vero, mi sembra uno strano artificio del destino, eppure…

Si stava tutto preparando a questo, se mi soffermo a pensarci su, ho perfino acquistato il trasportino gatte per l’aereo…

Is time to go.

AU REVOIR.

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

TRIESTE DA BERE.

aperitivo

Il venerdì è una giornata che mi è sempre piaciuta. E’ carica di promesse, di profumi, di immaginazione. Davanti, due giorni da vivere senza limiti, nessuna gabbietta, nessun orario da rispettare.

Il MIO TEMPO LIBERO. (che poi veramente libero non è mai… ma questo è un altro discorso…)

L’altra Giaguara ed io, alla fine di una settimana pesante, ci concediamo una vera e signorile “uscita dalla gabbia”: finito il lavoro, belle, eleganti come si conviene alla nostra età, trucco e parrucco a posto, ci dirigiamo verso la via della “movida” triestina dove, un nostro compare dello stesso reparto di geriatria, ci ha consigliato vivamente di andare: “fidatevi Ragazze (ndr tra dinosauri, siamo sempre tutti “Ragazzi”), una bella atmosfera, gente giusta, un bello “struscio“.

Allegre il giusto, motivate il giusto, curiose il giusto, senza colpo ferire, raggiungiamo la meta suggerita.

Scelto il tavolinetto strategico, attendiamo di ordinare.

Attendiamo.

Attendiamo.

Attendiamo.

Al 12′ la sottoscritta, con uno scatto degno delle mie baby Maine Coon, si alza e procede verso il banco.

Un giovane acqua e sapone, dai vent’anni forse ancora da compiere, con sguardo annacquato ascolta la mia richiesta (senza scusarsi dell’affronto di non essersi preso cura di due giaguare di cotal fatta…), “Cosa desiderate Signore?” che, uscito da quella bocca ancora sporca di latte, suonava come un “Mamme o nonne”… “Un aperitivo” rispondo prontamente, “Analcolico vero?” chiede il decerebrato.

La mia amica ha dovuto trattenermi le vesti prima che scattassi oltre il bancone a menare di botte il cretinetto che avevo dinnanzi.

Curiosamente ha prevalso la maturità e mi sono limitata a rispondere un “Guarda che non siamo appena uscite da Villa Arzilla, niente aperitivo analcolico per noi!”.

Lo sbarbatello, resosi conto di non essere stato professionale, bastava si limitasse a chiedere un “Cosa desiderate?”, ci ha rifilato due spritz Aperol che avrebbero tagliato le gambe anche a Varenne . In più, il maledetto, per vendicarsi, non ci ha portato nemmeno uno straccio di patatina o altro, giustificandosi che “Gli stuzzichini li stanno ancora preparando ” (erano già le 18.45, non so se rendo…)

Ubriaca e imbizzarrita come poche volte mi capita, ho iniziato a sciorinare alla mia povera amica una filippica  tragicomica sull’età, su come questa società sia crudele e tracci una profonda discriminante basata sulla data di nascita delle persone.

Mentre io parlavo infervorata, l’amica, ovattata dalla botta alcolica e dalle mie chiacchiere, cercava di procacciarsi il cibo che non voleva assolutamente arrivare.

Gli avventori del promesso “struscio” in compenso, iniziavano a varcare la soglia del ritrovo. Classificabili in: ultimo anno di liceo, primo o massimo secondo anno di università. Ovvero BAMBINI!!!

MORALE:

Ho preso l’amica trascinandola nel bar di fronte che frequentavo ai tempi dell’università e che continua ad essere gestito dal medesimo proprietario di allora. Colà, un trattamento da vere principesse, circondate da non più giovani avventori, dove poter chiacchierare tranquillamente, farsi due risate e gustare un’ottima frittura di sardoni.

MORALE 2:

Mai fidarsi dei consigli di un amico cinquantenne in termini di luoghi “sociali”. Lui punterà all’incrocio di “bella gente” sui 20 -30.

… Carne decisamente ben poco frollata per il palato di due Giaguare come noi…

OK.

VADO A SUICIDARMI E POI TORNO!

😀

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

ISTANTANEA DI UNA GIORNATA DI FINE MARZO

CC_001_Finestra_Internet_Foto_lilliput2000

Me ne stavo seduta davanti alla tazza di caffè fumante, in cucina, lasciando lo sguardo oltre il  muro colorato delle orchidee di fronte a me.

Le sei del mattino, la mia ora preferita. Silenzio, a parte il rumore biscottato dei balzi e delle corse delle gattonzole scatenate nel perimetro di casa.

La quiete del giorno mi saluta con tocchi delicati e rosei delle prime luci. Sembra tutto così facile, naturale e semplice.

I minuti passano troppo veloci, e non posso permettrmi di stare ancora lì, come sospesa, tra la notte evaporata e il giorno nascente.

In ufficio mi chiedono perchè mi svegli così presto e arrivi così tardi, quasi allo scoccare dell’ultimo ingresso consentito.

La risposta è semplice: perchè sono donna e in quei pochi minuti liberi del mattino, riesco a farci stare dentro un sacco di attività. E’ il mio mantra quotidiano, fare, agire, programmare, resettare, ripetere, andare avanti.

Tutto con le mie sole forze, senza l’aiuto di nessuno, nemmeno per portare al piano le sporte pesanti della spesa, mai.  Sono mie le braccia, sono miei gli appuntamenti, gli amici, le attività, lo sport, la famiglia, le gattonzole.

Parlo con gli amici uomini e loro si meravigliano, non possono credere che, in un corpo piccino possa viaggiare vigorosa tanta energia.

Ma la forza è anche altrove. E’ ascoltare, connettersi, percepire le sottili vibrazioni di chi abbiamo intorno.

Ci viene di natura, siamo nate così.

La giornata di oggi mi è pesante, sono stanca nel corpo, leggera nella mente. Non vedo l’ora di atterrare nel mio piccolo appartamento, farmi coccolare dalle gatte e salutare questo giorno.

Domani sarà un’altra, dolce, alba…

REPEAT.

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

  • TAG

    2013 2014 2015 2016 abbraccio amiche amici Amici e amiche amicizia amore Amore Andar per maratone Andar per Milonghe Anima anno nuovo vita nuova anta e ribalta attimi Attimi belli Attualità Bel Paese blog blogger CARATTERE cazzate cronache dal mondo panda dare tempo al tempo Dillo alla zia Pimpra di tanto in tango Donne e valigie emozioni fine settimana Friuli Venezia Giulia immagini incontri i saggi consigli di Nonna Papera Italy Lavoro milonga momenti mondo panda Mondo Panda mondo tango Natura pausa pranzo pensieri pensieri leggeri pensieri sparsi pensiero positivo PERSONALITA' Pimpra milonguera riflessioni RISVEGLI Salute e benessere Senza categoria social network Società e costume Sport sticazzi STICAZZI storytelling Tango Tango argentino tango marathon Tango milonguero tango trotters tanto tango Trieste Uncategorized uomini e donne vecchiaia in armonia Viaggi viaggio Vita di coppia vita moderna vita sui tacchi a spillo
  • Archivi

  • ARTICOLI SUL TANGO

    Se cerchi gli articoli che parlano di tango cerca "di tanto in tango" nel banner TAG o fai la ricerca nel bannerino CATEGORIE
  • I post del mese

  • LA TRIBU’

    • Avatar di Briciolanellatte
    • Avatar di Diario di luci e pensieri
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Catering Grasch
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di deborahbonadei
    • Avatar di Cookingsio
    • Avatar di Kaleb Mcknight
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Foodorzo
    • Avatar di Stefano Ligorio
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di E.
    • Avatar di elenaambrosini
    • Avatar di WuOtto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di gmerico
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di selvaggia scocciata
    • Avatar di thebear67
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di fracatz
    • Avatar di Anele
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Affiliate Marketing
    • Avatar di inerro.land
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di - ElyGioia -
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di mmichelis
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di themessofthewriter
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Gr33n Raindeer
    • Avatar di koredititti
    • Avatar di Rich Wanderlust
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di orestepatrone
  • Pagine

  • Categorie