DI TANTO IN TANGO: L’ENERGIA FEMMINILE. I PRO E I CONTRO

parmigiana-di-melanzane-alla-griglia-725x545

Puntuale come la cartella delle tasse, il nuovo anno mi porta immediatamente un insegnamento, di quelli però che faccio fatica a mandare giù.

Inizio con i botti alla splendida maratona di Roma che gli amici Mascalzoni Latini, ci sanno fare e, una volta in più, in pista e fuori di pista, lo hanno dimostrato. Lasciatemi scrivere che, a volte, gli italiani possono ben vantarsi di “farlo meglio” che un capodanno di maratona non è cosa per tutti. BRAVI e basta.

Ma andiamo al sodo.

Tutte noi, gentili Signore che ci presentiamo in milonga, abbiamo, come primo desiderio quello di ballare, credo sia verosimile per il 90% delle donne. Poi, sicuramente, c’è una frangia che cerca altro: chiacchiera, socializzazione, avventure ecc. ma, di norma, l’idea è quella: si va per ballare.

Senza entrare nel trito e ritrito discorso del:

  1. ballano le giovani perchè son giovani
  2. ballano le straniere perchè son straniere
  3. ballano quelle tettone perchè son tettone, aggiungi ha un bel culo, una bella faccia, è figa in generale ecc ecc
  4. ballano quelle che sembra che poi te la diano
  5.  ecc ecc

Il mio interesse è, invece, quello di comprendere che tipo di energia della donna, nella sua espressione danzante, fa scaturire l’invito dell’uomo, tolti i punti di cui sopra, per i quali preferisco soprassedere.

Ne ho parlato tantissime volte con amici maschi, ma ancora, una chiara risposta, non mi torna. Quella più facile è: ogni tanda ha la sua ballerina ideale. Poi però, osservi bene le dinamiche di pista e capisci che non è così, o, meglio, non è solo questo.

Proviamo a disegnare uno scenario possibile:

le donne nel tango si dividono in tre grossi macro gruppi: le seguidore, le “giaguare“, quelle che “ballano per conto loro”.

Tolto il terzo gruppo che significa poco studio alle spalle unito a una mega ansia da prestazione, focalizziamoci sulle prime due.

LA SEGUIDORA.

Probabilmente l’archetipo della tanguera,  colei che seguiva (e a volte subiva) marche e proposte azzardate del bailarìn alla ricerca del suo passo personale, del suo stile unico. La donna, come esistevano un tempo: un passo dietro al maschio, sua ombra e partner fedele.

Di solito, l’energia di una seguidora non è mai strabordante, non potrebbe esserlo perchè, per sua definizione, non può mai eccedere in prestazione, in movimento, quanto dall’uomo previsto, richiesto e desiderato. Lei avrà un abbraccio morbido, soave, sarà leggera, neutra ma sempre rispondente, un tutt’uno con il partner, dentro un affiatamento simbiotico ed esclusivo. Sarà l’esempio perfetto di flessuosità leggiadra e di femminile presenza.

Una danzatrice che non dice mai no. Una che, se marchi bene è sempre perfetta, e se non marchi benissimo, saprà evitare di metterti imbarazzo.

La seguidora è la ballerina che mette al riparo dal rischio di una brutta figura, perché se tu sei scarso, Lei nasconderà con la sua bravura, le tue pecche.

L’UNIVERSO GIAGUARE.

Qui la faccenda si complica: perché non ne esiste di un solo tipo, magari! Ogni donna che si riconosce “giaguara” è una giaguara a sé.

Nella macro definizione, rientrano le ballerine che non hanno paura di chiedere, quelle che, se vai fuori tempo si incazzano da morire (e trovano il modo di fartelo capire), quelle che pretendono il massimo e che danno il massimo, in ogni passo, in ogni movimento, in ogni abbraccio. Quelle che cercano e offrono “sapori forti”.

Le giaguare sono “maschili” nel senso che, loro, il ballerino se lo scelgono tosto, perché, seguire e basta, non fa parte delle loro corde. Una così, non si lascerà scappare l’attimo in cui si apre una possibilità di proposta che lancerà all’ignaro tanguero il quale, volente o nolente, una qualche risposta la dovrà dare.

Sono ballerine che hanno studiato tanto e devono sempre continuare a farlo perché, in caso contrario, se la verve di cui sono portatrici, andasse fuori controllo, sarebbero guai seri.

La Giaguara, da un certo punto di vista, non è una ballerina “rassicurante”. No, decisamente non lo è.

Allora mi chiedo, l’universo maschile, nella scelta peculiare della “ballerina giusta per quella tanda” dove preferisce esibire le sue doti/qualità, in quale dei due mondi?

Credo di conoscere già la risposta: la ballerina che simula di darvi lo scettro del potere tanguero piuttosto di quella che gioca a contenderlo a voi… ça va sans dire.

Però, ne sono certa, non è solo questo.

Vorrei tanto capire, per migliorare, è ovvio!, quali altri misteri stanno dentro e dietro alla scelta di un tipo di energia, piuttosto che un altro.

Mi stupisco sempre, in milonga, quando vedo fior fior di ballerine restare, per troppe tandas, ferme al palo. Le osservo, chiedendomi se sono loro a non mirare, di solito non è così. E vedo in pista, molte “intermedie” che ballano un fracasso, anche e specie con quelli bravini e, nuovamente non capisco.

Concludo pensando che, in fondo, se il tango fosse un tipo di cibo, probabilmente sarebbe una buona pasta con il pomodoro. Perché è trasversale, piace quasi a tutti, si digerisce facilmente, è abbastanza facile da preparare. Ha un gusto sufficientemente “bimbo” (leggi semplice) per piacere ai più.

Una corposa parmigiana, fatta bene, come dio comanda e come mammà prepara, evidentemente, ha un sapore troppo ricco per i delicati palati della maggior parte dei tangueros. O, forse, semplicemente, è troppo calorica. In tutti i i sensi! 😉

OLE’!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

DI TANTO IN TANGO: C’E’ ANCORA MARGINE DI INNOVAZIONE/CREAZIONE?

Ravi-Sehgal-Bespoke-How-To-Choose-a-Tailor-shutterstock_537707992-Billion-Photos-650x265

Ci pensavo ieri sera, mollemente distesa sul divanetto, copertina e gatta sulle gambe, come una vecchia prozia della letteratura inglese di fine 800. La domanda, mentre mi sgranchivo gli occhi ammirando numerosi ballerini professionisti su You Tube, è questa “E’ già stato detto/fatto/danzato tutto o, nel tango, esiste ancora margine di creazione?”

Probabilmente questa rientra di prepotenza tra le domande “E’ nato prima l’uovo o la gallina?” ma tant’è. Me la sono posta.

Nel pensarci ho fatto un immediato collegamento alla moda, arrivati a un certo punto di “evoluzione”, gli stilisti, hanno obbligatoriamente ripreso quanto altri, prima di loro, avevano creato, per riproporre successivamente, in chiave più moderna, attuale, concetti/linee/stili divenuti pietre miliari. Ecco che, a seconda degli anni, i couturier si sono ispirati agli anni 50, ai rivoluzionari 60, ai 70 e via andare. Tanto per dirla tutta, pure gli anni 80 fanno già parte di una rilettura della moda moderna, e pensare che, all’epoca, ero un’adolescente…

Il tango, segue un po’ questo tipo di vague? Di cicli e ricicli storici?

Partendo dal tango tradizionale, dei primi anni del secolo scorso, abbiamo assistito alla sua magica evoluzione. Dalle marcette ai tanghi più moderni, fino ad arrivare alle punte di quelli elettronici per poi, più o meno, assestarsi a un tango multietnico, variopinto, classico e meno classico. Ma questa è la musica.

Come si balla?

Esiste una “tendenza”, un modo particolare nel quale la comunità di danzatori sente di appartenere? Se è così, perché ciò accade? E’ un fattore legato alla “moda” o un nuovo/diverso/attuale modo di sentire.

Da un certo punto di vista, temo che, buona parte del mood tanguero segua, ahimè, anche un’esigenza di tipo “commerciale”: i maestri sono costretti a vendere un prodotto sempre diverso ad allievi che chiedono novità, senza per questo essersi dati il tempo necessario ad apprendere profondamente quanto loro insegnato. Una corsa insomma a trovare “l’accessorio, il colore, la forma” nuova per soddisfare una sorta di esigenza consumistica dell’acquirente/studente.

Così va il mondo. E pure gli insegnanti devono campare.

In tutto questo, sarebbe bello vi fosse una spinta alla ricerca, dapprima concettuale, poi fisica, di un’interpretazione artistica ancora innovativa, se possibile.

Qui bisognerebbe confrontarsi con i danzatori di altre discipline che vanno dalla classica alla moderna a tutte le sfumature che ci passano in mezzo, per capire se e come vi possa essere contaminazione.

Per fare “innovazione” sono sempre più convinta che, di base, sia necessario dapprima possedere una profonda conoscenza della “grammatica” tradizionale del tango argentino, una volta assimilata, può risultare fattibile un percorso di rinnovamento.

Poi mi faccio la fatidica domanda: “Ma te, Pimpra, che cosa vuoi esattamente?” e mi rispondo “Conoscere perfettamente quella grammatica di base, perché mi piacerebbe esprimermi in una lingua il più possibile “perfetta”.  Sarebbe già un risultato enorme, per me. ”

Poi, lascio ad altri talentuosi musicisti e ballerini, di aprire nuove strade – se ce ne sono –  dove potersi incamminare, se ci va.

Lunga vita al tango. Olè.

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

DI TANTO IN TANGO: MA TU, PERCHÉ BALLI?

IMG_0222

Sembra una domanda banale posto che la sottoscritta calca il parquet da due lustri abbondanti. Invece…

Molto spesso intorno a me sento dare delle motivazioni che trovo così distanti dal mio modo di pensare che mi è venuto voglia di scriverci su.

Il tango è una danza popolare, nata nei sobborghi di Buenos Aires in un periodo storico particolare e, sotto certi aspetti, molto difficile, in un paese affascinante quanto distante dall’Europa. La genesi del tango è e rimarrà sempre la terra di Argentina, poi il mondo si è accodato, da Parigi che lo ha fatto conoscere in Europa, al globo intero.

Ma la carne, la polpa, il “sangue e arena” resta il fuoco argentino.

E tutti noialtri non possiamo che essere semplici seguaci, amanti affettuosi o pure passionali ma NON saremo MAI argentini. Nel bene e nel male, ovviamente.

Tutto ciò premesso, la magia del tango sta nella sua universalità che ha fatto sì potesse diventare una sorte di esperimento sociale riuscito di un “esperanto della danza”, un linguaggio universale, noto a tutti.

Perché ballo.

Molti anni or sono, rimasi folgorata dalle note di un tango che iniziava la lezione successiva alla mia di latino-americani dove lasciavo l’allegria. Il mio orecchio è stato rapito dalla feroce malinconia di un tango tradizionale, dal suo calore nostalgico, dalla sua intima poesia.

Ho chiesto all’insegnante di allora di farmi provare la lezione e, il mio partner (al tempo marito) ed io restammo letteralmente rapiti. Dopo pochi mesi la salsa e i latini erano archiviati e il tango, come un fiume in piena, ci aveva letteralmente travolti.

Per l’uomo sono stati anni difficili di studio, di memorizzazione, di comprensione di dinamiche nuove, di ascolto di musica e del partner, elementi di grande complessità sia fisica che emotiva.

Per me i primi tempi, in realtà anni, sono stati un’incredibile battaglia interiore. La personalità dominante, abituata a comandare, a gestire, doveva improvvisamente farsi da parte per quella Donna che ancora non avevo conosciuto né incontrato .

Nonostante vivessi con brutalità il mio conflitto, mai, per un solo istante, ho pensato di abbandonare, di permettere a quella me del “fuori dalla pista” di uccidere la Donna che il tango argentino aveva fatto nascere. Ormai ero sua.

Nel tempo quella Lei è cresciuta, si è fatta largo con prepotenza, fino a trovare la sua perfetta collocazione nella figura della donna “Giaguara” che altro non è che il Femminile consapevole, la maturità, la comprensione della bellezza di un ruolo, l’accettazione gioiosa e grata della pienezza e della “rotondità” di anima e corpo.

Ecco perché molti parlano di tango terapia. Non si tratta di una cazzata modaiola.

Ballare è, in primis, terapia dell’anima, riscoperta e ritrovamento di parti di sé a lungo nascoste (o mai emerse), connessione totale con se stessi e il proprio partner, sia che si abbia la fortuna di condividere il percorso con la persona del proprio cuore, sia lo si faccia con un/a partner di ballo. In verità, connessione è sempre, con tutti. Almeno così dovrebbe essere.

Uccidiamo il Narciso.

Ogni ballerino/a che affronti una pista, si mette in mostra se, è ovvio. Però, a mio parere, l’attenzione del danzante non deve mai stare fuori, al pensiero di chi lo guarda. MAI!

Muovere i passi dentro un brano, abbracciando sentitamente il partner, è la promessa di un viaggio dalle potenzialità grandiose e, al contempo, dalle insidie tremende. Però bisogna rischiare TUTTO. Bisogna DARSI senza sconti, senza freno a mano tirato. Quando si balla il tango SI E’, nel qui e nell’ora, nella presenza e nella sostanza.

Ecco un altro aspetto della “terapia”.  Per ballare bene, di qualità, non si può pensare ad altro, distrarsi o non concedersi, ballare in percentuale: con te il 100% perché sei un figo/a , con te l’80% perché non mi va tanto, con te –  “Vabbè dai ti regalo questa tanda” – e sto al 30%.

STICAZZI.

Tangueros/as che non hanno capito NULLA. Che non saranno mai straordinari ma solo piccole imitazioni del loro potenziale che, ricordiamocelo, è sempre un potenziale UMANO e mai di performance.

Mi fermo qui, per oggi, ma avrei molto altro da aggiungere… OLE’!

🙂

Pimpra

IMAGE CREDIT: VINCENZO CERATI E ARIELLA BRUSCAINI

DI TANTO IN TANGO. FRIVOLEZZE TANGUERE: LA FIRMA OLFATTIVA

o-PERFUME-facebook.jpg

Periodo molto positivo per il tango, quando riesco a ballare sino a sfinire il corpo, a saziare la mente, a rinfrancare lo spirito, a condividere i bei momenti con l’amata comunità di pazzi come me.

Nel corso dell’ultima maratona, nei rari attimi di pausa tra una tanda e l’altra, il piacere di scambiare quattro chiacchiere con le amiche ed ecco che, una volta ancora, esce l’argomento relativo al profumo dell’uomo (discorsi fatti con le amiche ma lo stesso credo valga anche per gli uomini).

Tangueros all’ascolto sappiate che guadagnate 1000 punti se:

  • vi cambiate spesso camicia/t-shirt al fine di essere sempre freschi e puliti, come appena usciti dalla doccia
  • il vostro alito profuma di fresco, non olezzate di fumo, avete lo stomaco con qualcosa dentro, non avete mangiato aglio o cipolla a poche ore dalle tande
  • il vostro abbraccio è così accogliente che nessuna ballerina saprà resistervi
  • voi dimostrate che volete ballare con lei e per lei

e poi… e poi…

Sappiate che quando questi requisiti di massima sono soddisfatti, noi siamo già MOLTO contente, ma… potete fare di più!!!

IL PROFUMO.

Credevo di essere la sola, perduta dentro al mio universo di ricordi olfattivi, ad associare ballerino/abbraccio/profumo come una mappa genetica che rendono quell’uomo assolutamente unico e riconoscibile.

Sarei in grado di descrivere olfattivamente tutti i danzatori con cui ho avuto il piacere di ballare, e, senza esitazione, posso redigere la lista dei ballerini con il profumo che – per la sottoscritta – è super top!

Dovete sapere che, per una buona parte del pubblico femminile quando vi incontriamo nuovamente, non appena riceviamo nelle nari la vostra impronta profumata, siamo immediatamente proiettate in uno stato di grazia, ricordiamo quella bella tanda lì che abbiamo già ballato insieme a voi e pure il corpo si rilassa come fosse maggiormente accolto e la predisposizione al ballo aumenta.

Non sto scherzando, ho piena memoria di odori (fosse il profumo o, semplicemente, il candore di una camicia che sa di fresco bucato) che sono capaci di farmi andare completamente in una dimensione altra, eterea, come una sorta di bolla spazio temporale dove mi ritrovo danzante e mi perdo dentro la bellezza.

Probabilmente, per il maschio, non sarà una poesia uguale, immagino, ma, credo che per entrambi i sessi, data per scontata l’esigenza di pulizia/cura di sé (anche noi donne puzziamo, inutile negarlo e, a volte, gli abiti sintetici ci fanno un pessimo gioco…), ecco tutti noi possiamo godere di quell’attimo più magico che ci regala una bella tanda pure profumata.

Meditate gente, meditate… 😉

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. LA PROSPETTIVA LATERALE: IL TANGO QUEER

www.tangoqueer.it_-1

Arriva il momento, nella “carriera” danzante di un tanguero/a, in cui si sente la necessità impellente di sperimentare cosa e come come si balla nell’altro ruolo, dall’altra parte dell’abbraccio.

E’ una spinta che nasce e cresce piano piano, all’aumentare della consapevolezza di danzatore e dalla voglia di trovare nove strade espressive. Il tutto condito dalla costante ricerca di miglioramento nella propria prestazione.

Dopo due lustri abbondanti, finalmente, quella vocina che si era fatta sentire già parecchio tempo fa “prova a studiare da uomo”, è diventata stentorea, imponente, obbligandomi – quasi – a fare il grande passo.

La ricerca di una gentil signora/ina con cui iniziare l’avventura ha dato presto i suoi frutti, trovando molte amiche disposte a seguirmi nell’impresa cosa che, inutile dirlo, mi ha fatto molto piacere.

Sono, invece, rimasta colpita, dalla reazione di taluni che non condividono questo mio desiderio di imparare anche il ruolo dell’altro, maschile, nella fattispecie.

Mi chiedo il perché.

Tutti i migliori maestri che ho conosciuto, uomini o donne che fossero, sono sempre stati in grado di “switchare” di ruolo alla bisogna, regalando all’allievo preziosi consigli.

Così si impara meglio, si è in grado di conoscere la complessità di quanto il partner deve affrontare nella proposta di un’azione. Conoscendo le altrui criticità si cercherà di porre maggiore attenzione al proprio corpo che, in quella particolare dinamica, può essere di aiuto o di ostacolo all’altro.

L’abbraccio, per sua definizione, è circolare, quindi il mio io e il tuo tu fondono in un’unica entità legata, sottilmente, da una trama di fili sottili che lasciano liberi i partner, pur riconducendoli a questa monade singolare.

Un ulteriore aspetto di questo prezioso scambio risiede nei nuovi orizzonti di dialogo che si possono aprire nella coppia: la donna che può sussurrare con consapevolezza, l’uomo che accoglie la proposta, in un cinguettio colorato e divertente che bypassa – finalmente – la rigida etichetta dei ruoli. Di sicuro, per parlarsi così, bisogna essere bravi assai, studiare assai, mettersi in gioco assai, praticare assai e restare assai umili, quasi trascendenti a se stessi.

Sono sicura che, la voce roca e intonata di quel tango particolare che ho nella mia testa e nel mio cuore, riuscirà – piano piano- a far sentire la sua voce, con il suo timbro unico, la sua modulazione, il suo colore.

Nel frattempo mi rimbocco le maniche e studio! OLE’!

Pimpra

IMAGE CREDITS DA QUI

DI TANTO IN TANGO: “CALAMARI E TANGO”, LA MILONGA DI OFFICINA DEL TANGO

Radu

E niente, ci ho preso gusto, perché è davvero tanto bello poter raccontare di quando si sta bene e ci si diverte in un luogo e si possono divertire pure molti altri come te, se glielo fai sapere.

Restiamo a Trieste, nel cuore pulsante della città in versione estiva, la riviera di Barcola. Fate una ricerca su Google e riempitevi di curiosità molto triestine sull’uso di questi 10/15 km (scarsi) di costa cittadina.

Barcola è l’estate. Il Bagno al Ferroviario è uno degli stabilimenti storici della città. Rimasto uguale a se stesso dagli anni ’70 di sicuro, ci andavo io da bimba, ma forse anche da prima.

Location da urlo: alle spalle, in tutta la sua maestosità il Faro della Vittoria, segnalato come uno dei 16 fari più belli d’Italia, si balla sulla pista del ristorante dello stabilimento: una goduria.

Sospesi tra la terra, il cielo e il mare, sferzati da stimolanti effluvi di frittura di pesce, di cozze alla scottadeo e, ovviamente, di calamari alla griglia, la milonga del Ferroviario è un luogo unico e magico.

Si fa un salto indietro nel tempo, vuoi per l’architettura rimasta intatta e ben conservata, vuoi perché le melodie del tango suggeriscono vieppiù atmosfere d’antan, vuoi che ti ritrovi con uno spritz in mano, che fa tanto caldo e ti devi idratare e la vita all’improvviso  si colora di arancione, come il tramonto davanti ai tuoi occhi e l’aperitivo che stringi tra le mani.

E’ tanto bella la milonga #calamarietango, ma chi mi segue già lo sa, perché non passa anno che ci scrivo su, tanto la amo.

Sarà il mare che chiacchiera vicino ai tavolini mentre aspetti la mirada giusta, sarà la sfida allegra di mantenere il tuo asse sulla “pista” più pendente d’Italia, sarà che gli Amici dell’Officina ti accolgono sempre con un sorriso e senti che è un sorriso vero, e, in giro, non ce ne sono molti.

Allora sai che c’è, Tanguero/a errante che vieni da fuori, segna questa tappa imprescindibile del venerdì sera a Trieste che questa, è una delle milonghe “en plein air” da non perdere.

Parola della Pimpra.

Miao.

Pimpra

IMAGE CREDITS Radu Tanasescu  che ringrazio per le splendide immagini.

Radu 2

 

DI TANTO IN TANGO: GENTE QUE SI’

IMG_7857

Prendi una sera d’estate, la luna piena, un incontenibile desiderio di ballare ma di farlo sotto le stelle, in un parco, con gli alberi illuminati da piccole lampadine che sembrano lucciole.

Prendi la macchina e ti dirigi a Cervignano, alla milonga estiva di “Gente que sì“.

Si parte subito strabene perché ad accoglierti ci sono loro che hanno un sorriso aperto e, di solito, ci scappa pure un abbraccio che rivedersi è sempre tanto bello.

La pista è perfetta quanto a dimensioni. Con un piccolo accorgimento pure il cemento è gestibile, basta indossare scarpe che abbiano gomma sulla suola, oppure bufalo. Perché la paraffina utilizzata per permettere di pivottare, almeno a me, fa perdere di grip.

L’atmosfera è unica, si respira qualcosa di d’antan unito alle melodie del tango che riportano la mia mente a luoghi antichi, a situazioni in cui persone e tempo si accarezzavano a vicenda.

A Cervignano si gode degli altri, della reciproca compagnia, del tango davvero sociale. Non potrebbe essere altrimenti, perché, come dico sempre, sono i padroni di casa che creano la magia, il luogo poi si illumina di quella luce.

Ecco, se dovessi invitare a ballare amici da fuori, d’estate, sicuramente la milonga nel giardino (così mi piace chiamarla), sarebbe una delle tappe.

E, che ve lo dico a fare, le zanzare ci sono, ma sembrano danzare pure loro all’ombra della luna.

Pimpra

 

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. PARLIAMONE: LA TANGO-STALKER

Stalking8

Si fa presto a dire che tutte le colpe siano maschili, non è così. Da qualche tempo a questa parte, si è affacciata nel variopinto universo del tango argentino, una nuova figura: la tango-stalker.

A far da specchio ai disturbatori maschili, quei ballerini che, nonostante i no diffusi, si ostinano a paventarsi davanti al tuo sguardo sfuggente, mostrandoti una bella manina a cucchiaio chiedendoti, con tono squillante “vuoi ballare?”, si è aggiunta una Lei ben più agguerrita e imprevedibile.

Cosa rende stalker una donna e perché lo diventa.

Le motivazioni sono le più svariate, ne ipotizzo alcune:

  • la signora/ina che è stanca di attendere un cavaliere per farsi una tanda, magari una tanda decente perché “quelli” ballano solo con “quelle” e non se la filano per nulla. Certo, se la di lei è giovane, magari pure carina, potrà decidere di stalkerare un po’ ma lo farà solo con quelli super bravi, i pochi che, scevri da giudizi estetici e dal consiglio dell’ormone, ancora non l’hanno invitata, semplicemente perché troppo inesperta. Debbo dire che questo secondo caso è meno diffuso, dal momento che, se sei giovane e figa, l’invito ti arriva. A prescindere.
  • Donne di tutte le età, abituate a gestire, controllare, dirigere che, messe nel contesto tanguero, dove vige la regola antica che prevede che a fare la mossa sia l’uomo, non ce la fanno a “sottomettere” (così credono) la loro  volontà e quindi “indossano i pantaloni”, invitando senza remore. Qui due paroline vanno spese: a tutte vorrei ricordare la regola aurea che “di donna fa donna”: siamo sempre noi a scegliere, dove/come/con chi/quando, dobbiamo unicamente celare questa dinamica, permettendo al maschio di illudersi che la scelta l’abbia fatta lui. In caso contrario, lo priveremmo di quella energia maschia di cui deve essere portatore sano.  E’ un gioco, non dimentichiamolo mai.
  • Una categoria di stalker molto border line (le più furbe, forse) sono quelle che, con la scusa che siamo amici, vengono a chiedere la tanda. Se rifiutate sono capaci di fare rimostranze pubbliche, oppure se la legano al dito, provocando sul malcapitato, un forte senso di colpa (almeno per le prime volte).

Ci sarebbe sicuramente molto altro da aggiungere, ma mi fermo qui.

Vorrei dire a tutte le amiche che si ritrovano in questo profilo che si può uscirne!

Se andate poco a ballare, probabilmente verrete invitate poco perchè non vi conosceranno e gli uomini non amano particolarmente rischiare la loro reputazione di buon tanguero, se non hanno mai avuto il piacere di vedervi ballare e poi di invitarvi.

Quindi, una prima soluzione potrebbe essere quella di presentarsi con un ballerino più bravo di voi, che vi faccia fare un bell’inizio milonga e che si dimostri molto soddisfatto di voi, gli altri, a quel punto, saranno incuriositi e gli inviti arriveranno.

Mettete da parte il muso, cercate di mantenere sempre un volto rilassato, aperto e sorridente. Se nemmeno questo serve, raccogliete le vostre cose e andate via. Niente di più fastidioso di vedere una donna adombrata, non vi fa buona pubblicità.

Per il resto, Amiche care, datevi tempo. Nessuna buona impresa nasce dal nulla, va pianificata, preparata, studiata nei minimi dettagli. Resto sempre dell’idea che, di base, per essere una brava ballerina di tango è necessario:

  • STUDIARE, possibilmente anche con lezioni private, con insegnanti validi
  • BALLARE che significa, praticare gli insegnamenti che si ricevono. Per farlo bisogna essere costanti, anche nel frequentare i luoghi dove sapete si possono trovare bravi ballerini
  • Avere il coraggio e l’apertura di ballare mettendoci l’anima e il cuore, altrimenti il vostro tango sarà sterile e freddo.
  • GODERVELA al massimo. Perché godrete della musica, degli abbracci che riceverete, di voi stesse e della meravigliosa donna che siete.

Pertanto, vi prego, non stalkerate nessuno, non ce n’è davvero bisogno.

Pimpra Vostra, che vi vuole tanto bene ❤

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

DI TANTO IN TANGO: IL CIRCOLO TRIESTETANGO

Bailando

Ho deciso di continuare a scrivere le mie impressioni, sempre non richieste, sui luoghi in cui il mio peregrinare tanguero mi porta. Scriverò solo dei luoghi che, per qualche ragione, mi colpiscono favorevolmente. Non ho nessuna voglia di fare polemiche o di criticare il lavoro degli organizzatori.

Solo cose belle. Scrivo se… mi piace.

Da triestina, mi rendo conto di non aver mai dedicato parole favorevoli al movimento tanguero della mia città. Il motivo mi è chiaro: quando si guarda casa propria, si cerca la polvere in ogni anfratto, si è più critici.

Sono felice di poter spendere una considerazione positiva sul Circolo Triestetango. Non mi importa una cippa lippa di dirvi che ha una bella e lunga tradizione e tutte quelle info che a un tanguero/a esigente, non interessano.

Parliamo di dati oggettivi.

Di norma la sede danzante si trova a Muggia, località di mare – deliziosa peraltro – in provincia di Trieste. La milonga ha sempre luogo di giovedì, dalle 21.30 alle 24.30. Un orario che ben si coniuga con le esigenze lavorative del venerdì.

La pista è adatta, in termini di grandezza, ed è di un buon parquet vero (non di prefinito) quindi elastico. La sala affaccia direttamente sul porticciolo di Muggia, conferendo quel certo non so ché di piacevole. Aspetti logistici importanti e a favore. Di contro, bisogna ammetterlo, quando comincia a fare caldo, fa caldo… e la ronda, spesso è sconosciuta (ma è situazione comune a molte parti d’Italia e non solo).

I pro pro pro che mi hanno colpito, in questi anni recenti, sono legati alla atmosfera che si trova partecipando alla milonga: assolutamente accogliente. Merito del direttivo, ne sono certa, che si spende sempre moltissimo per regalare agli iscritti questa sensazione di piacevolezza, di casa, di benessere.

Devo fare una menzione particolare alla signora Loredana che, ad ogni milonga, offre un buffet “hand made” con delizie sempre diverse, sia dolci che salate, capaci di coccolare il palato e lo spirito dei tangueros ospiti. Sembrano dettagli di poco conto, ma non è così, perché sono questi gli elementi che di un luogo lo fanno sentire come “casa”.

Ulteriore punto a vantaggio è la buona ricerca di TJ che arrivano anche da molto lontano e che propongono visioni musicali sempre diverse e per questo molto stimolanti.

Ma che ve lo dico a fare, Tangueros erranti, forse forse un giretto in milonga anche dalle mie parti, potete prenderlo in considerazione!

Olè!

Pimpra

SPIGOLATURE. AGLIO E TANGO.

garlic3.jpgCredo che ogni tanguero/a che si rispetti, prima di recarsi in milonga (maratona, encuentro, festival ecc.) metta in atto un rituale propiziatorio alla migliore riuscita della serata.

Sceglie con cura l’abito che indosserà, i più evoluti preparano anche i cambi (camicie, t-shirt, piccoli asciugamani), si lava, si acconcia, si profuma, si trucca. Una serie di azioni che vogliono garantire la migliore presenza possibile e, conseguentemente, il rispetto che si deve al partner, uomo o donna che sia, con il quale si danzerà.

In Italia, come è nel nostro costume, c’è particolare cura verso se stessi, e un occhio di riguardo si riserva al messaggio che quel particolare look offrirà agli occhi del mondo. Le camicie particolari, piuttosto che il taglio dei pantaloni o la foggia/colore delle scarpe per l’uomo, le mise più o meno attillate e sexy o svolazzanti, nere o colorate per le donne, e il profumo, il trucco i capelli e, ovviamente, le meravigliose scarpette a stiletto.

Fin qui tutto bene, in fondo, prendersi cura di se stessi  è un modo di amarsi e ciò è bene. Il problema arriva quando, nei dettagli di questi riti preparatori, dimentichiamo una cosa estremamente importante: il nostro alito.

Considerato che, il tango argentino, nelle sue numerose varianti di stile, prima o poi avvicina in modo estremamente intimo i danzatori, va da sé che un particolare riguardo  debba essere riservato alla “purezza” dell’aria che emette il nostro respiro.

Troppe volte mi accade, in questo ultimo periodo, di incrociare ballerini stupendi che, ahimè, hanno vistosamente ingurgitato aglio prima della milonga.

Ricordo a tutti gli amanti di tale tubero che: l’effetto devastante sul vostro fiato, perdura per due giorni dalla sua assunzione, perciò, vi invito caldamente a tenerne conto se intendete concedervi una uscita danzereccia nel tempo necessario alla sua digestione.

Per le donne vale, ovviamente, lo stesso discorso.

La nouvelle vague salutista prevede la sua assunzione una volta al giorno, ne conosco le incredibili proprietà, ma, VI PREGO A MANI GIUNTE, se decidete di mangiarlo, NON venite ad invitare la sottoscritta.

Mi sto allenando all’apnea ma ancora non sono in condizione di non respirare per i 4-6′ di durata di una tanda intera!

E francamente non credo per un solo nanosecondo che sia afrodisiaco!

So che queste mie parole cadranno nel vento dei pixel virtuali, ma so anche che in molti condivideranno il mio stesso disagio…

MORS TUA, VITA MEA… dicevano gli avi…

😀

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

  • TAG

    2013 2014 2015 2016 abbraccio amiche amici Amici e amiche amicizia amore Amore Andar per maratone Andar per Milonghe Anima anno nuovo vita nuova anta e ribalta attimi Attimi belli Attualità Bel Paese blog blogger CARATTERE cazzate cronache dal mondo panda dare tempo al tempo Dillo alla zia Pimpra di tanto in tango Donne e valigie emozioni fine settimana Friuli Venezia Giulia immagini incontri i saggi consigli di Nonna Papera Italy Lavoro milonga momenti mondo panda Mondo Panda mondo tango Natura pausa pranzo pensieri pensieri leggeri pensieri sparsi pensiero positivo PERSONALITA' Pimpra milonguera riflessioni RISVEGLI Salute e benessere Senza categoria social network Società e costume Sport sticazzi STICAZZI storytelling Tango Tango argentino tango marathon Tango milonguero tango trotters tanto tango Trieste Uncategorized uomini e donne vecchiaia in armonia Viaggi viaggio Vita di coppia vita moderna vita sui tacchi a spillo
  • Archivi

  • ARTICOLI SUL TANGO

    Se cerchi gli articoli che parlano di tango cerca "di tanto in tango" nel banner TAG o fai la ricerca nel bannerino CATEGORIE
  • I post del mese

  • LA TRIBU’

    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Anele
    • Avatar di Francesco Randazzo
    • Avatar di elenaambrosini
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di deborahbonadei
    • Avatar di Catering Grasch
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di La Massaia Contemporanea
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Diario di luci e pensieri
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Eterea
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Stefano Ligorio
    • Avatar di Foodorzo
    • Avatar di Noah Abbott
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Briciolanellatte
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Affiliate Marketing
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di themessofthewriter
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di - ElyGioia -
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di fracatz
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Kaleb Mcknight
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di comelapensoio
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di abdensarly
    • Avatar di orestepatrone
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
  • Pagine

  • Categorie

  • Categorie