IO E ME.

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Come sempre, condividere il proprio tempo con persone brillanti, regala pretesti per appassionate riflessioni e stimolanti dibattiti dialettici.

A questo, se aggiungiamo qualche giorno di riposo accompagnato da buone letture e da cinema di qualità, possiamo ben definirci fortunati.

In questo scambio recente, con uno zibaldone di umanità tanto diversa per età, formazione, esperienze di vita, tra le altre, è uscito un bel confronto sul tema dell’indipendenza, della libertà e della condivisione.

In tema di donne, è stato molto interessante il dibattito nato intorno al senso di appartenenza che la coppia regala, alla “tutela” simbolica che la donna ne riceve verso il mondo esterno e, dall’altro lato, invece, la permanenza della sua unicità, identità, individualità, indipendenza e libertà.

Personalmente, mi sono sempre sentita tra coloro che, pur vivendo la coppia, e vivendola in modo “onesto”, senza divagazioni o pericolose “aperture” verso l’altro,  ha mantenuto salda la sua individualità.

Non mi esce facilmente dalla bocca il concetto di “noi”, quando mi trovo a riflettere sui più disparati argomenti, siano essi temi che riguardano la vita a due. Penso e rifletto con la mia testa, offrendo il mio personale punto di vista.

Anche in termini pragmatici, ovvero quando si tratta di vita vera, dal fare la spesa, ad occuparsi del budget mensile, alle uscite, al tempo libero, faccio sempre conto solo su di me. Non mi appoggio, non ho bisogno (ne avrei, di bisogno, pure un sacco di volte, ma non voglio pesare su chi mi sta al fianco).

Vivo, di fatto, come se essere “coppia” fosse unicamente un’idea. Nulla più. Un’idea romantica, sentimentale, gioiosa il più delle volte, pesante in alcune circostanze ma, di fatto, ininfluente sulla mia singletutine pragmatico/animistica.

E dire che sono stata sposata,  lo sono stata per parecchi anni e, anche in quel tempo,  ragionavo così. Infatti il marito non era contento, mi sentiva lontana.

Per far chiarezza mi piace pensare che, per vivere, non mi servono persone che mi “accudiscono”. Essere coccolata è sempre un valore aggiunto nella vita di ognuno, ma non deve diventare elemento imprescindibile e sostanziale per “poter vivere”.

Alcune care amiche, provano un forte disagio a frequentare il mondo esterno se non accompagnate, insieme a qualcuno, donna o uomo che sia, amica/o o fidanzato. Per me non è così.

Adoro gli stimoli e le esperienze che si paventano quando mi immetto, solitaria, nel mondo. Persone interessanti, incontri, scambi che, poi, è molto bello/utile portare in seno alla coppia (se c’è) per arricchirne il dialogo.

Mi riesce difficile immaginare che, socialmente, ci sia un carico di negatività alla vista di una donna sola. Anzi, io ci vedo forza, energia, equilibrio, pacatezza e tanta serena armonia.

Ma, chissà, forse la mia è una distorta visione di donna molto nordica nel suo animo e, forse, pure nel suo cuore…

Pimpra

 

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DI TANTO IN TANGO: FESTIVAL E/O MARATONA? … dipende…

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Che bella questa sensazione di pienezza, di rotondità, di riempimento che mi pervade l’anima tutta dopo il bellissimo weekend trascorso a Dobrna, al Festival organizzato da TimeForTango.

Di norma, non amo pubblicizzare eventi ai quali partecipo, salvo scrivere gli articoli che riguardano esperienze di maratona, che, chi mi segue lo sa, sono e restano una mia grande passione.

Il festival è altro, è una dimensione diversa dove, oltre a ballare, si studia. Quello di Dobrna è un evento particolare, al quale ho il piacere di partecipare da anni.

La location rilassante, tra i boschi della Slovenia, in una piccola cittadina termale, l’albergo dotato di terme per rilassare il corpo dopo le fatiche, spazi sociali dedicati e poi tutto lo stabilimento delle vecchie terme riservato al mondo tanguero per le sale studio e la milonga.

Offerta didattica, milonga serale concepiti con sano equilibrio, pensato per offrire uno spazio/tempo che sia utile allo studio e piacevole per il relax. Ad ognuno la libertà di scatenarsi a lezione o di dedicare del tempo anche al riposo.

La qui presente tanguera bulimica , non si è fatta scappare l’occasione per studiare a più non posso, insegnanti diversi per metodo/didattica/stile che hanno saputo rispondere a tanti quesiti e alle innumerevoli domande che la ballerina aveva in mente.

Ed ho aperto un mondo, conoscendo maestri (sì, proprio con la M maiuscola) che mi hanno veramente dato. Dato la loro competenza tecnica identificando le mie criticità e, soprattutto, aiutandomi a trovare una chiave per lavorarci su. Artisti che hanno profondamente emozionato le corde della mia anima con le loro esibizioni. Amici. Tanti Amici con i quali c’è stato uno scambio profondo, alla faccia della superficialità delle relazioni umane dei tempi moderni.

La dimensione relazionale di questo Festival è stata uno dei valori aggiunti che ho portato a casa con me, oltre agli stimoli tecnici per continuare il lavoro di studio del mio tango.

Ho apprezzato questa dimensione intima e amicale del festival, dove mai ho percepito ansie da performance, desiderio di far vedere le piume e le piumette del proprio narcisismo tanguero, seduzioni ridicole per agguantarsi il ballerino famoso, e tutta quella serie di atteggiamenti tipici di alcuni eventi, maratone incluse.

Eppure i Festival, così come concepiti ed organizzati da anni, stanno esaurendo la loro carica di aggregazione a vantaggio di una dispersione in mille e uno rivoli di eventi, più o meno grandi che ogni associazione, gruppo, scuola, mette in campo. Ma qui il discorso di fa lungo e richiederebbe una riflessione dedicata.

Tornando a questo Festival, charlando appassionatamente con amici e maestri, siamo giunti alla conclusione che per il tanguero malato, quello per cui il tango è diventato parte integrante della vita, del suo essere, la ricerca espressiva (ad un certo punto si smette di ballare e basta si deve e si vuole esprimere qualcosa di se stessi nella danza, in modo personale ed unico)  ha bisogno di uno studio condiviso con altri come lui e guidato in un progetto didattico condotto da insegnanti seri.

Mi è piaciuta moltissimo questa riflessione, mi ci ritrovo assolutamente in mezzo, in questa ricerca profonda di connessioni interiori con me stessa, con il mio ballerino, con l’onda vibrazionale che si espande e si crea nella sala di una milonga.

Queste molecole di energia, miste al sudore, al profumo, alla gioia e al dolore sono quanto di più intenso, la vita creativa mi sta regalando.

Ed è quel senso di pieno, di ebbrezza, di gioia di condivisione che mi rende immensamente felice.

STICAZZI! OLE’!

Pimpra

PS: amo questa immagine e ringrazio Maurizio C. per aver avuto la prontezza di coglierla.

Un abbraccio che racconta della mia emozione e di quella di Paola P. dopo la sua esibizione. Il suo tango ha danzato nella mia anima, come se lei fosse me ed io lei. E sono momenti che non si dimenticano.

Timefortango festival qui

Terme di Dobrna qui

 

 

LE AVVENTURE DELLA PIMPRA

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Una mattina come tante altre, sempre di corsa, sempre veloce e quasi sempre in ritardo, atterro in gioielleria (botteghino di frutta e verdura, ndr) per la merendina di frutta.

Una cliente, evidentemente straniera, entra dopo di me e chiede “Aceite” e il titolare, signore molto simpatico e agé le porge l’aceto. Mi intrometto e spiego che trattasi di olio. Lui mi guarda e prende la bottiglia giusta.

La signora inizia a parlargli inglese americano e il poveretto assume sembianze di punto interrogativo. Mi re-intrometto e traduco per entrambi. Scegliamo insieme la bottiglia d’olio che ella voleva acquistare per il marito americano ma, problemino, non aveva contante, solo carte di credito e qui siamo in Italia perciò “ciao bella” il bancomat nel botteghino non lo possiedo.

Mi offro di accompagnarla a fare il prelievo di contanti che tanto ero di strada ma, capisco poi che la poveretta non disponeva di bancomat internazionale ma solo di carte di credito di cui – ahimè! – non ricordava il pin. Era piuttosto dispiaciuta.

Detto fatto, la paladina degli stranieri in terra italica, la prende sotto braccio  e le dice “L’olio te lo regalo io!”, la Sandra, questo il suo nome, colombiana trapiantata negli States, mi ha guardato come se avesse visto la Madonna e non poteva credere alle sue orecchie. Si è schermita dicendo di non poter accettare un simile dono ed io, per tutta risposta ho ribattuto “Non sarò né più ricca né più povera. Mi fa piacere regalartelo, così porterai a casa un bel ricordo di Trieste”.

Detto fatto torniamo insieme dal gioielliere, al quale dico che l’olio lo regalo io alla signora straniera. Gli occhi strabuzzati dei titolari e le loro parole incredule mi hanno fatto capire come, un gesto gentile verso uno sconosciuto, sia un’azione così rara da risultare miracolosa.

Che dire, ho vissuto all’estero quando ero una bambina, mi piace sempre mettere fuori il naso dal mio paese per annusare l’aria di altre culture, altri popoli, e quando lo faccio mi pongo in modo aperto e amorevole nei confronti di chi mi ospita ed ho sempre ricevuto aiuto, sostegno e buone parole dalle persone che ho incontrato. Perciò, mi è venuto proprio spontaneo, per 13 euro non mi cambia la vita, fare un dono a una sconosciuta.

Ha voluto abbracciarmi, era vistosamente emozionata e contenta. Ci siamo fatte un selfie con il suo telefono di ultimissima generazione e scambiate la mail.

Oggi a Trieste c’è il sole, una luce meravigliosamente azzurra, il cielo è lambito da una lieve brezza ed io vedo il mondo un po’ più bello.

Pimpra

 

#Goodvibrations

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L’uggia di questo ottobre travestito da estate rende difficile concedersi un sorriso per salutare il nuovo giorno.

E’ tutto così grigio che pare sporco, deteriorato e da buttare.

Eppure… c’è chi sa guardare oltre e trova una scintilla anche lì fuori, dentro il quadro che la finestra contorna, un piccolo stimolo per  aguzzare la vista e andare a cercare con gli occhi e con il cuore ciò che si nasconde e non si svela, facilmente, alla luce del giorno.

Se ne sarò capace, anche questa, diverrà una bella giornata…

… Lieve …

Pimpra

 

 

DI TANTO IN TANGO. INCONTRI CHE TI CAMBIANO LA PROSPETTIVA. E, FINALMENTE, IMPARI.

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La notizia ti giunge all’orecchio per caso, una sera mentre stati rientrando a casa dal lavoro e incontri una coppia di amici sul tuo percorso che ti fanno la domanda “Ma tu ci vai?”, “Vado dove?” , “Allo stage di tecnica femminile con 4 prodigiose ballerine che insegnano tutte insieme!”.

Confesso, in tanti anni di studio, non l’avevo mai sentita, 4 insegnanti tutte in una lezione sola. Mi incuriosisco e mi iscrivo, anche perché, dove c’è lezione di tecnica femminile, una ballerina come si deve, ha il dovere morale di partecipare. Punto.

Tre lezioni, letteralmente rubate al tempo, agli impegni, ai doveri. Quattro ore e mezza tutte per me, da godermi in assoluta intimità. Mie e basta.

UNA FOLGORAZIONE!

Senza entrare nel merito della bravura delle insegnanti, del modo piacevole, empatico, divertente, saggio e delicato di insegnare, la folgorazione più assoluta l’ho avuta, semplicemente osservandole.

Guardavo le donne che erano, prima delle incredibili professioniste, tanguere spinte, modello Porsche.

Quattro fisicità assolutamente diverse, quattro corpi che uscivano dal rigore della “danzatrice” tutta ossa o poche curve, alcune con grandi curve, altre con forme più eteree e meno marcate ma, su tutte, emanava, usciva, si espandeva, emergeva rigogliosa una FEMMINILITA’ dirompente!!!!

Sono rimasta folgorata, di quanto una donna consapevole di sé, della sua sostanza (qualunque essa sia, e in qualunque modo si presenti al mondo), della sua unicità, con l’amore verso se stessa, possa essere capace di mettere in atto un vero miracolo di fascino!

Fossi stato un uomo mi sarei catapultato sull’onda di un corteggiamento perché, in giro (almeno in questa lontana parte del Bel Paese), di femminilità vera, di quella che tracima e sa di buono, ce n’è veramente rimasta poca!

Ed ecco che tra un pivot e un boleo, lavorando sul corpo, ho capito di quanto lo uso ma non sono capace (ancora) di valorizzarlo, di farlo parlare come lui (la mia Lei interiore, a dirla tutta!) vorrebbe e potrebbe parlare.

Una bella sensazione che ho provato e che mi ha molto colpita è che, al loro cospetto, dinnanzi alla categoria nella quale ho scelto di vivere questa vita, la donna, la mia donna ancora in “caduta” si emozionasse, come a dirmi “Ehi, ci sono anche io, anche tu hai tutto questo dentro di te!”.

Ho portato a casa, oltre agli insegnamenti tecnici assolutamente necessari, la voglia di mettermi in gioco per completare il cerchio della mia me donna che, con tanta fatica, sto cercando di fare uscire.

Allora, sapete che vi dico? IL TANGO LIBERA TUTTE!

E qui un bel “STICAZZI” ci sta!

Pimpra

PS Tango Deluxe, un progetto di Noelia Barsi, Josefina Bermudez Avila, Maria Ines Bogado e Roxana Suarez.

 

 

 

 

 

 

DALLA KONDO A WONDER WOMAN IL PASSO E’ BREVE!

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Ho sempre diffidato delle persone troppo ordinate. Nell’orecchio mi arriva come una nota stonata, pericolosa, come se, dietro l’ordine si nascondesse ogni sorta di stranezza più o meno innocente o pericolosa.

Ovviamente non posso annoverarmi tra gli “ordinati”, diciamo che non vivo nel casino più totale, ma non sfioro nemmeno le vette di certi maniaci. Sto nel mezzo, come la maggior parte delle persone.

Un giorno, però, stimolata dal rutilante lavoro di riordino messo in atto da un’amica, a seguito della lettura di un testo illuminante, a quanto pare, beh, anche in me è scoccata la scintilla che ha fatto divampare l’incendio del “sacro fuoco dell’ordine”. Detta così, fa un sacco ridere, ma provateci voi!

La bibbia del riordino alla mano, ho preso le ferie e mi ci sono messa.

MORALE: in una stanzetta che dovevo liberare per far spazio ad altro, sono riuscita ad eliminare ben 17 sacchi neri condominiali di schifezze oramai inutili. E non ho messo mano all’armadio…

Una fatica bestiale, inutile dirlo, sia di tipo fisico che mentale, non siamo abituati a liberarci delle cose, a viaggiare leggeri e, chi più chi meno, abbiamo la tendenza all’accumulo, giustificandolo in mille e uno modi.

La mia casa per intero ha risentito positivamente del riordino e, piccole scintille sono arrivate in luoghi impensati, dandomi particolare soddisfazione.

Oggi, però, ho piazzato una super bandierina in termini di performance da “sciatta casalinga” in veste di wonder woman: stamane, decido di sostituire nel lettone il piumino leggero con quello più pesante, dopo la notte passata a tremare per il freddo.

Detto fatto, in un baleno ho cambiato lenzuola, piumino e copriletto. E poi mi sono detta, ” Ok, dormirò al calduccio, evviva!, peccato che all’esterno non ho alcunché da mettermi!”

Non ho fatto in tempo a finire di pensarlo che stavo già facendo il cambio stagione!!!!

Quest’anno ho battuto il record: in meno di 2 ore ho sostituito TUTTA la roba estiva, con quella invernale e dico TUTTA! Poi, scegliendo, finalmente, l’abito consono di lana, me ne sono andata in ufficio.

MORALE:

ho sempre detestato fare il cambio di stagione perché, minimo minimo, ci mettevo un pomeriggio intero, poi dovevo eliminare un sacco di roba, e il lavoro per essere concluso definitivamente, alla fine, richiedeva due giorni! Invece… liberarsi del superfluo con costanza e senza esitazioni di sorta, permette di sbrigare anche le attività casalinghe più moleste, con una certa agilità.

Non lo credevo possibile ma, condivido con Marie Kondo, la sensazione che la casa ringrazi per questa cura, gli oggetti pure! I maglioni di lana, che precedentemente venivano riposti in armadio, ne uscivano talmente tanto pesti, che era necessario stirarli. Oggi sono emersi perfetti e con altrettanta leggerezza, hanno preso possesso del loro nuovo riparo invernale.

Lo so che mi prenderete per matta ma, questa sensazione di leggerezza, di fluidità anche nella gestione e cura delle cose, mi ricaricano di energia fresca e vibrante!

Provare per credere!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI 

 

 

HO FINALMENTE CAPITO. (Post per sole donne)

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Ho passato grande parte della mia vita cercare di capire cosa mi piacesse veramente, quale fosse il mio senso qui, quale il segno che volevo lasciare del mio passaggio.

Anni trascorsi a pensare senza capire, a struggermi dentro per un qualcosa di cui sentivo l’esistenza, ma che non riuscivo a focalizzare.

Poi, quasi senza rendermene conto, poco alla volta, lo scenario si è fatto più chiaro.

Io, da misogina, da una che odiava le donne ché mi hanno fatto molto, molto soffrire, che mi hanno ferita, a volte usata, tradita… io, ho imparato ad avvicinarle, a conoscerle, poi ad apprezzarle ed infine ad amarle.

E mi è stato tutto chiaro, un giorno, quando un’amica in difficoltà stava per gettare la spugna, sopraffatta come era dai tristi pensieri sulla sua vita, affettiva e non, sul suo corpo, sul percorso che stava facendo qui.

Mi è venuto naturale darle una mano, spronandola come ho sempre fatto con le persone che amo e, miracolo!, sono stata un catalizzatore efficace di una meravigliosa reazione che, in autonomia, sta continuando ancora.

Le donne sono un “mistero buffo”, per citare il Dario nazionale, un enigma ancora insoluto, un universo infinito dentro un corpo e un tempo finito.

Il problema delle donne, specie di quelle moderne, è la società che costruisce dentro le loro teste e i loro cuori una serie di teatri fasulli che ne minano le basi.

Donne fantastiche che non riescono a trovare la via della felicità o, almeno, dell’armonia, perché rose all’interno dal dubbio: di “non” essere abbastanza, di poter fare di più e meglio, di vedersi sempre superare da altre donne migliori di loro.

Per non affrontare poi il tema del rapporto con il proprio corpo, con la sua unicità e bellezza che, il più delle volte, vengono calpestati e derisi da loro stesse, sempre criticati e mai amati.

E poi, non ultimo, il difficilissimo rapporto con il trascorrere del tempo, con i segni che lascia che vanno cancellati, dissimulati, celati, come se, “invecchiare” fosse il verbo peggiore della lingua italiana.

Non è facile per noi, Amiche care, stare al mondo, stare su questo mondo, perché troppi sono gli stimoli in negativo che servono a tirarci giù, nel baratro della disistima, nella depressione, nella sfiducia.

Allora sapete che vi dico (e qui un bel STICAZZI! ci sta tutto), REAGIAMO!!!!

La magica alchimia esistenziale di cui la donna è portatrice, esprime una potenza vitale incredibile. E’ per questo che il mondo ci teme, perché siamo forti, siamo tutto e il contrario di tutto, possiamo essere il cielo e l’inferno allo stesso istante, siamo il contenitore dell’energia della Grande Madre. Sta a voi cercarla dentro voi stesse.

Una volta chiaro tutto ciò, sarà ben difficile che chiunque, dotato di male intenzioni, ci metta sotto, facendoci del male.

Noi, però, dobbiamo creare un vortice d’amore verso noi stesse, verso le altre donne che aiuteremo a nostra volta. Faremo dilagare questa energia pulita e sublime che esalterà la nostra infinita essenza e ci donerà la perfetta armonia.

Ho trovato il mio scopo: è parlare con voi, farvi vedere e percepire TUTTO ciò che siete, aiutandovi a tirarlo fuori. Che sia suggerendovi un vestito con cui far pace con il vostro corpo o una scarpa per scatenare la vostra giaguara…

Potere pulito alle donne, e così sia!

VI AMO GIRLS!

Pimpra

Della serie #ilpippolottodellunedì

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FAMOLO STRANO

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Leggevo un bel testo di Zygmunt Bauman a proposito di amore liquido .

Uno dei concetti chiave che ho particolarmente apprezzato è questo:

“La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione, puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia”.

Osservo il mondo che mi circonda, specie quello rappresentato dai miei coetanei, persone più che adulte, con un background esistenziale pregno, carichi di esperienze, di successi e di cadute, di vita vissuta.

Molto spesso alla boa dei 50 anni (ma anche prima e dopo ovviamente), ci si ritrova punto e a capo. Quelle che erano relazioni importanti, durature o, almeno, sulle quali si era investito molto, concludono il loro ciclo e, più o meno improvvisamente, ci si ritrova con il cerino (spento) in mano.

Sono brutti momenti, specie se, nel corso della vita, questi adulti, sono rimasti sempre nel “bisogno” dell’altro e ben poco hanno lavorato sul loro sé, per diventare autonomi cittadini del mondo.

Chiaro che la tegola che arriva al crescere dell’età anagrafica fa più male, perché, man mano che si invecchia, è difficile restare elastici, preparati e pronti ai cambiamenti e, soprattutto accettarli con interesse, almeno.

Vedo cose. Donne, è il mio pubblico d’osservazione preferito perché mi ci metto pure io, che, trovandosi a fiutare l’aria di questo globo popolato, non sanno, il più delle volte, distinguere tra “relazione” e “conoscenza”, tra “intimità” e “progettualità”, tra “l’amico di mutanda” e il compagno con il quale immaginare una relazione.

Sembra una cosa da nulla, ma, in realtà rende molto complicata la gestione della relazione, a qualunque livello si trovi.

Da vecchia giaguara mi piace pensare che mantenersi “elastici” e aperti alle infinite possibilità di relazione, ci renda liberi e felici. Non vorrei mai essere un’ancora legata al piede del povero malcapitato che mi si avvicina, dapprima annusandomi, così, per capire se gli piace il mio odore, se potremmo divertirci insieme, se mai – chi lo sa – in un futuro ci piacerebbe condividere tempo, spazio, idee e progetti.

Mi sento in pace perché, dopo anni di lavoro su di me, e grazie agli uomini che ho incontrato, amato, lasciato, ho appreso la lezione più importante: io non ho bisogno. Di loro, della relazione, di un supporto, di una stampella.

Sto in piedi da sola, e ci sto bene. A volte cado, mi faccio pure male, ma mi rialzo.

Mi piace avere un compagno, perché la vita si colora di nuove sfumature, anche se – diciamocelo – non sempre piacevoli. Eppure, nella gioia (si spera!) che questi mi regala con il suo essere al mio fianco, non è un’essenza imprescindibile senza la quale non so respirare.

Quindi, tornando al punto, per stare bene insieme, lavoriamo sulle NOSTRE ansie, sui nostri “buchi esistenziali” perché, ricordiamoci, la responsabilità fa capo a noi.

E poi, finalmente, famolo strano!

STICAZZI.

ps ma che mi è preso oggi? Pippolotto più che mai… 😀

Pimpra

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DI TANTO IN TANGO. SEDUZIONE. PER POCHI E NON PER TUTTI. TANGO E DINTORNI.

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Credo di essermi più volte espressa su come, diventare una donna “adulta” (leggi “diversamente ggiovane”), richieda una forza d’animo, una sana determinazione e una buona dose di coraggio.

Invecchiare non è bello per nessuno, per una donna può essere davvero una tragedia.

Ma non è questo il punto.

La seduzione che una femmina può esprimere, sale, a mio modesto parere, con il crescere degli anni.

Quando si è pulzelle sgrillettate si ha la bellezza della gioventù, e, salvo rarissime eccezioni, la luce che traspare, la voglia di vivere, fanno il resto. Non serve impegnarsi più di tanto. Poi, anche nella verde età, ci sono le giaguarine ante litteram che, ben consapevoli del loro fascino, lo esercitano a dovere.

Si matura, ed ecco che arrivano le sfumature e i colori più interessanti, l’unicità di uno sguardo, il tono della voce, la cura di dettagli che quella donna in particolare e solo quella, esprime di sé. Il fascino, allo stato puro.

Di norma, questa crescente consapevolezza, permette di giocare con la seduzione e di farlo anche in modo marcato, evidente, senza alibi o paure.

Mi pare un’espressione di grande libertà e compiaciuta realizzazione quella di poter esprimere la Giaguara senza sentirsi in colpa … ma… a questo punto, di norma, arriva la mannaia sociale delle “altre” donne, di quelle che, così libere e realizzate, non si sentono affatto. E giù critiche a non finire, additamenti alla “zoccola” di turno, a quella senza classe, a quella che vuole fare attizzare il viril ormone.

Sì, e allora? Che male c’è?

Se mi va e mi sento a mio agio con il mio corpo, a voialtri moralisti che vi frega? Se un uomo viene preso nelle maglie delle mie malie seduttive e mi regala una o più strepitose notti d’amore, a voi, che vi frega?

GIUDIZI, GIUDIZI, GIUDIZI tremendi su queste disgraziate che hanno piacere di se stesse e ci giocano pure.

Sono donna pure io, e pure non di primissimo pelo, e certo, mi sento minacciata, è ovvio, ma non credo di voler prendere un bazooka per annientare tutte queste signorine e signore che si dilettano ad andare a caccia.

Da parte mia, cercherò di sedurre ogni giorno chi mi sta a cuore, di non perdermi dentro la monotonia della quotidianità, di ricordare che, il “principe del mio letto e/o del mio cuore” potrei incontrarlo anche al supermercato e che, se voglio giocarmi al meglio la cartuccia, forse proverò a ricordare che sono una Donna e non uno scaricatore di porto (mi scusi la categoria!) e ad agire di conseguenza.

Capisco, da quanto ho letto di recente in un grandioso (numericamente parlando) gruppo di fb a tema tango che la donna (tanguera) sicura e seduttiva, quanto meno, incute paura e una vagonata di invidia, tra le altre donne, che, sotto l’egida del “gusto raffinato” si scagliano violente contro coloro che sono diverse e si sentono libere e SI DIVERTONO UN MONDO!

In tv, al cinema e in ogni dove, le attrici, le starlette, le donne di spettacolo in genere sono sexy in maniera esagerata e nessuno si lamenta, ma se una donna vera si permette altrettanto, giù parole da orbi.

Allora, sapete che c’è? Alla faccia dell’ipocrisia, del moralismo e del finto perbenismo!

Io sto dalla parte delle Giaguare, anche se non sono una bomba sexy come loro e non mi presento come tale al mondo ma, ad ogni buon conto,  il convento non fa per me!

STICAZZI! OLE’!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

BACK TO SCHOOL.VADO IN MARATONA E TORNO.

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A volte, ma molto raramente, mi capita di invidiare gli scolari che affrontano la partenza del nuovo anno. Ricordo distintamente il profumo dei quaderni nuovi, il diario da scegliere che poi rimaneva territorio delle più disparate scritte, collage, biglietti, e mai utilizzato per appuntare i compiti per casa.

I libri nuovi i cui dorsi creavano la gobba tra le pagine che, per le prime settimane mi divertivo a non sgualcire. La ricerca delle penne che scivolassero veloci sulla carta che io, di tempo da perdere, non ne avevo mai.

Cresci e, se sei tra quelli che hanno fatto famiglia, ogni anno ti rivivi queste emozioni e questi stress sulla pelle dei tuoi figli.

Se, invece, di figli non ne hai, ti godi la partecipazione alla maratona Colegiala. Punto e a capo.

La mia  seconda volta, come se, passata la prima edizione, fossi stata promossa a partecipare alla seconda, insomma, non mi hanno bocciato! Che soddisfazione!

La maratona delle “banane” che gli organizzatori, alla prima edizione, avevano fatto male i conti con i rifornimenti per i maratoneti e, per non buttare caschi e caschi del frutto dell’amore, esortavano i ballerini a rifocillarsi delle preziose “merendine della natura”.

Vabbè la location è da urlo, unica nel suo genere, Torre Marina, colonia estiva per i figlioli degli operai della Fiat. Architettura stile fascio (1933) che riprende fedelmente gli interni della fabbrica del Lingotto. Una poesia per gli amanti del genere.

Ma quest’anno i prodi organizzatori, una squadra fantastica di toscanacci (e non solo), ci hanno regalato tante piccole chicche che hanno fatto la gioia dei partecipanti, per un attimo, ritornati alla stagione del grembiule.

Eppure, per me, il dì di festa, la sublimazione di ogni maratona sono le pomeridiane del sabato e della domenica.

In questa, in modo particolare, ho vissuto e goduto una tale catarsi emotiva e fisica che mi ha letteralmente prosciugato le forze e saziato la voglia di ballare il sabato notte. Una pomeridiana che mi ha vista seduta per il tempo di mangiare una mela e bere un caffè, per il resto sempre in pista.

Una scarica di adrenalina gioiosa così forte che, mi stupisco di come sia possibile fare accadere un tale miracolo. Chiedevo al traghettatore musicale del nostro delirio tanguero, sua Maestà Mauro B., quale fosse l’ingrediente segreto per far scattare così tante scintille di luce tanguera e una buena onda come non si vedono spesso in giro.

La risposta, chiara ed essenziale “Avete fatto tutto voi. Io non ho spinto come faccio di solito, ma eravate incontenibili”.

Allora è facile intuire quale e quanta magia ci abbia regalato questa splendida maratona, e facciamo che invece di chiudere la bella stagione, la Colegiala apra le danze del tempo che si fa più fresco, più intimo ma non meno di tango vorace!

Quest’inverno mi impegno e studio! Non voglio essere bocciata!

GRAZIE COLLEGIALI TUTTI! ❤

Pimpra, II° elementare

 

 

 

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