
Il mio V.Day è stato martedì. Ci sono arrivata con la mia cara amica, unite, ad affrontare una vaccinazione che, se non ci avessero costruito sopra un incredibile battage mediatico “contro”, sarebbe stato un (non) evento nella nostra vita, come un qualsiasi esame medico di routine.
Siamo arrivate al nostro centro vaccinale, in anticipo, nessuno in coda. Selfie scaramantico d’ordinanza prima di mettere piede dentro l’hub sorridiamo “Finché siamo vive”.
Organizzazione impeccabile, meccanismo oramai oliato da mesi di vaccini già inoculati.
Le scartoffie passano il primo controllo e pure al banchetto dove scopriremo quale tipologia di vaccino riceveremo: tutto ok.
Io sto nella squadra Pfizer (quindi vaccino su base RNA), la mia amica team Janssen (vaccino a vettore virale non replicante).
Siamo su due distinte file e, mentre aspettiamo il nostro turno, mi sento parte di una cosa grandiosa, epocale.
“Ti rendi conto che stiamo vivendo un momento straordinario della storia dell’umanità? Una vaccinazione di massa a livello planetario, ha dell’incredibile”, la mia amica replica con un pragmaticissimo “Ne avrei fatto volentieri a meno”, e come non darle ragione.
Vengo indirizzata al mio gabbiottino, dove un giovanissimo medico (credo) e un’altrettanto giovane infermiera o medico, mi intrattengono con battute ironiche “Vedrà come prederà bene il 5 G una volta a casa”, ridiamo e manco mi accorgo che la punturina era già fatta. Mi complimento per la mano piumata e procedo nella sala di decompressione, quella in cui, trascorsi 15′ e sei ancora vivo, puoi tornare a casa tranquillo.
Sentendomi bene, volevo uscire dopo i primi 5′ ma, la mia amica “Nonsisamai”, ha preferito attenersi scrupolosamente alla regola.
Una volta fuori, abbiamo festeggiato il salto del fosso, godendoci un aperitivo all’aperto.
Alla sera, un sacco di amici a chiedere come stavamo, se tutto era ok e, per nostra fortuna, tutto è andato nel migliore dei modi.
Il mio secondo appuntamento per concludere la profilassi, di qui a fine mese, dopodiché un foglio mi permetterà di andarmene tranquilla in giro per il mondo.
Come molti, ho avuto infinite perplessità, mi sono molto spaventata alle notizie dei media di persone che morivano dopo il vaccino, anche su di me il tam tam mediatico per un certo periodo ha fatto presa sulle emozioni.
Poi, mi sono detta: io credo nella scienza e, messi sulla bilancia i costi/benefici, ho ritenuto che i secondi fossero di gran lunga superiori.
Il rischio c’è, per ogni cosa. Ho scelto di rischiare per godermi una libertà di movimento alla quale non sono più disposta a rinunciare. Vaccinarsi per creare quella copertura di immunità di gregge è anche un dovere civico e, francamente, non mi sembra corretto aver messo “a rischio” gli anziani (vaccinati per primi) e poi tirarmi indietro proprio io.
Penso che a ciclo di vaccino concluso, potrò ribaciare e abbracciare mia mamma senza particolari patemi d’animo, così come godermi il mondo in tutta la sua meraviglia.
Agli indecisi dico: trovate la vostra personale motivazione per farla questa punturina e andate avanti convinti.
Pimpra
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