AMORE A-TOSSICO

Guardavo i tuoi occhi nocciola intenso, uno sguardo su cui poso il mio da tantissimo tempo. Oggi siamo quasi dei veterani, i sopravvissuti della relazione.

Ti guardo, amando i segni che la vita poco a poco ti ha scritto sul volto e sul corpo, li sento miei. So che vedi lo stesso in me e mantieni lo sguardo, in un legame che ha superato tempeste, celebrato estati, oltrepassato impenetrabili nebbie.

La tua mano mi riscalda ancora, anche se è sempre fredda, così i tuoi pensieri che poche volte mi sveli ma che mi arrivano comunque.

Un tempo non sapevo amare. Mi sono impegnata per riuscire a farlo e ci lavoro ancora.

Amare non è “facile”. Innamorarsi lo è, essere presi da passione lo è.

Amare è lo schema successivo, quello per pochi, solo per chi lo vuole veramente. E’ la ricerca del guizzo che mantiene viva la fiamma che si trasforma, perdendo quella sembianza di fuoco, ma aumentando considerevolmente il calore.

Amare è una scelta. Concentrarsi su una persona alla volta.

Quante volte sono rimasta intrappolata in relazioni “tossiche”…

Le più temibili sono quelle che si nascondono sotto il velo iridescente dell’amore mentre iniettano il loro veleno poco a poco fino a farci stare male, in un’agonia senza fine.

E’ difficile riconoscerle perché è impossibile accettare che l’amore possa fare male. Ma così è, semplicemente perché di amore non si tratta.

Come uscirne?

Credo che la ricetta sia trovare il coraggio di guardare la situazione come è in realtà e in verità e scegliere di salvare il proprio c…o. Non si può immaginare di “redimere” il/la tossico/a se questi non vogliono ed è davvero sciocco continuare a perdere tempo in situazioni dove il dolore della relazione si è cronicizzato.

Continuo a guardare i tuoi occhi nocciola intenso, uno sguardo su cui poso il mio da tantissimo tempo. Ho capito che siamo molto fortunati.

Pimpra (in love San Valentino is coming!)

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NE VALE LA PENA?

Stamane maggio si è presentato con l’abito svolazzante a fiori con il quale siamo abituati a riconoscerlo a braccetto di un tiepido sole che ha fatto capolino dopo giorni di umido grigiore.

Scivolare per le strade in scooter, percependo i sottili aromi che erbe, alberi, gemme fiorite rilasciano nell’aria, mi mette sempre il buonumore.

Il cavallo d’acciaio ha bisogno del suo fieno liquido e mi fermo alla pompa di benzina. Mi serve Luca, un ragazzone alto e muscoloso, già abbronzato per le lunghe ore trascorse all’aperto. Ha gli occhi azzurri come una piscina, oggi particolarmente liquidi.

“Sei stanco Luca? Ti sei allenato tanto?”

“No, non è quello, è un periodo giù”

“La tua compagna fa la matta?” affermo scherzando, inconsapevole di aprire il vaso di Pandora.

“Se finisce male ho chiuso”.

“Ma che dici mai? Sei giovane, non puoi chiudere all’amore”.

“Lei è la donna che ho sempre cercato. Non ci sono dubbi. Se va male, ho chiuso per sempre”.

L’ho esortato a pensare positivo, illudendolo e illudendomi che l’amore vince sempre su tutto.

Nella nostra esistenza troviamo un “ne vale la pena?” e noi lo siamo per qualcuno?

Sembra una banalità ma forse non lo è.

Quante volte ci accovacciamo in una comfort zone che ci allontana dai sapori pieni della vita?

Il pensiero che mi ha ispirato la sosta benzina di oggi è questo: estirpare le mie comfort zone e scoprire quello che succede.

Sticazzi.

Pimpra

SESSO E ROBOT

Non è un caso che abbia scelto l’immagine di una donna con il suo sex robot maschio

Metto subito le mani avanti: non è la crisi della terza età. E anche se lo fosse, non ci vedo nulla di male.

Il fine settimana scorso ho partecipato a un’interessante conferenza di presentazione del libro “Sex robot. L’amore al tempo delle macchine“, di Maurizio Balistrieri.

Ci sono andata su segnalazione di un amico filosofo, la cui testa acuta mi piace assai. I ragionamenti ci portano quasi sempre agli antipodi, lui è l’intellettuale io no, ma il bello sta proprio lì.

Non ho pregiudizio alcuno non sapendo nulla dell’argomento, ho solo sentito la notizia molto gossip, rimbalzata sugli organi di stampa, su quel casino al silicone che, poco tempo addietro, è stato aperto a Torino e immediatamente chiuso. Grandissimo scandalo fare sesso con bambole di silicone. Chissà perché, mi chiedo.

Tornando alla conferenza, mi si è aperto un mondo.

Innanzitutto avere di fronte tre (belle) teste pensanti, una giornalista e due filosofi, ha immediatamente stuzzicato il neurone, l’argomento ha fatto il resto.

Perché fare sesso con i robot? E’ bene o male? Costi e benefici, il significato dell’utilizzo di robot nella società moderna e futura, pro e contro, i giudizi morali, i possibili utilizzi terapeutici, varie ed eventuali.

Peccato che la durata dell’incontro sia stata breve, perché il tema meritava di essere sviscerato.

Allora sesso con i robot sì o no? [il libro devo ancora leggerlo]

Come la penso io: ovviamente sì.

Il sesso è un campo semantico che si presta alle derive moralistiche più estreme. Spesso, quando si affronta l’argomento, entrano in gioco le più grandi moralizzazioni, i tabù e tutta quell’architettura di pensieri e comportamenti che mirano ad eliminare la radice più forte del sesso: la libertà.

Se accettiamo che il sesso è espressione naturale di libertà di ognuno (ma dobbiamo avere ben chiaro cosa significhi), probabilmente, l’idea di poter utilizzare anche un robot, non ci farebbe così storcere il naso.

Ma il fulcro del discorso non sta nel mero e pragmatico uso di una macchina. La bellezza del ragionamento, quando hai di fronte due filosofi, è il ragionamento stesso, su più livelli, sui diversi significati di questo uso, sui perché.

A quanto pare la robotica in questo settore è studiata anche per curare patologie sessuali e mi pare un percorso interessante.

Non so come la pensiate voi, da parte mia, credo che ogni avanzamento della tecnologia, specie se tocca aree significative della nostra vita, ci lascia sempre basiti, a volte molto sconcertati e impauriti. Di norma, quel che non si conosce crea distanza, allontanamento cautelativo.

I robot impareranno a pensare e chi verrà dopo di noi dovrà affrontare nuove sfide morali, intellettuali, sociali ma, il progresso tecnologico non si può fermare quindi, invece di essere (quasi sempre) spettatori passivi di quanto accade, è bene iniziare a riflettere in anticipo, per prepararsi e per maturare un pensiero proprio.

Quanto al robot sessuale, pare che allo stato attuale il costo si aggiri attorno ai 6.000 euro per un modello di buona fattura, dico questo: mi accontento dei sex toys.

Ma, non vedo l’ora mi propongano a prezzo accettabile il robot casalingo, quello che si occupa delle faccende e di cucinare. In quel caso è sicuro che correrei in banca per accendere un mutuo ed affrontare la spesa!

Per approfondimenti seri sull’argomento sex robot, leggete l’interessante articolo di Pierpaolo Marrone (filosofo) qui . 

Pimpra

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AMORE 2.0

amore2

Lo spunto mi è dato dal gossip che circola in rete: pare che Ferragni e Fedez, la coppia più social del bel mondo italiano, si sia lasciata.

Voi direte “E chissenefrega!” oppure “Ferragni chiiii?” . I personaggi, probabilmente, sono noti solo a un certo pubblico di lettori, ma poco importa, ciò che è interessante è il modo in cui, nel XXI secolo, si viva l’amore.

… Ma quale Amore… vorrei scrivere… eppure…

La relazione moderna, 2.0 appunto, nasce, cresce, arriva al suo apice e muore, a suon di pixel, al ritmo battente di esposizione social.

L’amore moderno, la relazione, non vive più nella stanza segreta del cuore, dell’intimità più profonda, quanto piuttosto nell’esposizione mediatica del proprio sé.

A seconda dell’età degli amanti, ci sarà uno o più social scelti come emblema e messaggio di amore: dal classico FB, il più trasversale per età e diffusione, ai social-video diffondenti per i più giovani (you tube, snapchat, Instagram ecc), per non parlare poi, della gestione relazionale attraverso la chat di watsup.

Trovo il fenomeno massmediologico di grande interesse sociale, non voglio darne un giudizio di merito, perché l’età di chi scrive è troppo elevata per apprezzare a fondo le sfumature di un modo di vivere la relazione così “aperto”, pubblico, universale.

Già perché le relazioni moderne sono “universali e aperte”.

Un tempo, la coppia era un bene chiuso. Al di là delle temutissime corna che ci sono sempre state e sempre ci saranno, l’intimità veniva difesa come uno scrigno prezioso.

Oggi, accade esattamente l’opposto. Piace esserci, piace mostrare e mostrarsi, in tutte le fasi evolutive della relazione, dal suo nascere alla normale mortalità. Perché gli amori 2.0 si bruciano più veloci. A ritmo di shoot fotografici e di clip video.

Nell’analisi di costi/benefici, forse, amarsi, oggi è più facile, oserei dire quasi più “naturale”. Il placet sociale alla coppia è suggellato dall’approvazione (o disapprovazione) della rete. Il suo successo, idem. Esisti se ci sei, se danno il like alle tue foto e alle vostre dichiarazioni di amore eterno (fin che dura) che vi scambiate sulla pubblica piazza virtuale.

L’intimità non è più un valore.

Bisognerebbe capire se si tratta di un atto di coraggio o di estrema superficialità.  Ma non sono qui per giudicare.

Mi affascina piuttosto il fenomeno legato allo spregiudicato uso delle chat per fare innamorare e innamorarsi, specie ad uso e consumo della popolazione più adulta (dai 25 anni in su).

Certo, scrivere non è per tutti ed anche chi lo sa fare, più o meno bene, molto spesso viene travisato nel messaggio che desiderava trasmettere. Nulla di più difficile che far fluire emozioni/sentimenti/stati d’animo attraverso una chat.

Allora perché si fa? perché gli “adulti” scelgono, molto spesso, questa via per interagire, per costruire “relazioni”?

La domanda mi incuriosisce e vi propongo il mio punto di vista: si scrive per perdersi.

Afferrare lo smartphone sperando che l’icona verde di watsup riporti la medaglietta rossa di una chat attiva, crea la magia. Chissà chi sarà, chi mi pensa, cosa mi dice questa identità dall’altro capo della chat.

Poco importa se, il più delle volte, le parole vengono massacrate, violentate, abusate da chi le maneggia con totale inconsapevolezza, senza metterci un po’ di amore nello sceglierle, animato solo dalla velocità di passare un messaggio, di qualunque natura esso sia, a chi lo riceve.

Raramente, molto raramente, si ricevono messaggi in chat che si ha voglia di rileggere e magari di conservare, trascritti, sul proprio diario intimo. Di solito, on line, viaggia la spazzatura lessical/formale che ci portiamo dietro, animata dalla fretta e da un pensiero rivolto unicamente alla superficie delle cose.

Allora sai che c’è? come vorrei ricevere una bella lettera d’amore, come accadeva un tempo, scritta su una bella carta, con la grafia di chi me la invia. In modo che, oltre alle parole, nel tratto della penna sulla carta possa immaginare anche la personalità e la natura profonda di chi scrive

Un inno all’intimismo, alla supremazia della stanza segreta alla piazza, una volontà di ricerca di unicità e di personalismo da anteporre alla comunità, anzi alla community di utenti virtuali.

Ma io sono giaguara… una vecchia giaguara oramai… [sticazzi…]

Pimpra

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