
Arriva il giorno in cui, uno scrittore francese, tale Yann Moix, decreta che le donne a 50 anni non sono più… trombabili
(mi si passi l’eufemismo) “Mai a letto con una 50enne” (cit.).
Lui di anni ne ha 50 e dichiara che le donne coetanee non sono visibili le sole da tenere in considerazione sono le 25enni dai corpi superlativi.
Mi fa male sprecare anche una sola parola per definire un soggetto che, nella sua totale libertà di pensiero/espressione, attacca un’etichetta così drastica a tutta una categoria di persone. Le generalizzazioni sono un errore di principio.
Apprestandomi a entrare nel dorato mondo degli “anta anta”, non posso che verificare come, una volta di più, le età della donna vengano malamente colpite, quasi a voler annientare la forza interiore che, noialtre, crescendo, abbiamo acquisito.
Pertanto, se da un lato la suggestione del signor Moix mi scivola di dosso, dall’altro una riflessione si impone.
Ma io, come mi sento adesso? Questa fatidica soglia segna così negativamente una donna o è solo un numero sulla carta di identità?
Difficile rispondere, secondo me. Da un lato c’è la società che etichetta per cui, volenti o nolenti, siamo nella schedatura del “in fase di scadenza/quasi scaduto”, dall’altro lato però, se abbiamo lavorato bene con noi stesse, credo si possa parlare finalmente di un giardino che ha preso la sua forma, i suoi colori, la sua massima espressione di bellezza.
Il nodo centrale, al solito, è sempre lì: la bellezza del corpo.
La giovinezza domina sull’altra bellezza, quella dell’essere che, all’opposto, migliora e si arricchisce con il tempo e non corre rischi di sfiorire.
Come affrontare dunque il momento? Di certo non dando peso alle parole di un uomo qualunque.
Conosco molti amici che la pensano allo stesso modo e vedo, da sempre, accompagnarsi a donne giovanissime. Per loro è una ricerca senza fine, la forbice della differenza di età con le partner aumenta all’aumentare dei loro anni, producendo coppie sgraziate in cui l’uomo da compagno diventa padre quando non nonno. Si vedono andare abbracciati alle loro “bambine” che li guardano con occhi carichi di meraviglia e loro gonfiano il petto di orgoglio per questa giovinezza di riflesso che li accompagna.
Non giudico le scelte di nessuno che sono e devono restare libere. Non accetto però etichettature e date di scadenza, ognuno è come è, ognuno vive e ama e scopa come meglio gli pare e con chi preferisce.
Purtroppo, il peso sociale che porta la perdita della gioventù rimane a carico delle donne, l’uomo, invecchiando, migliora. Tradotto potrebbe leggersi che – forse – diventa meno coglione (quanti eufemismi oggi!). Ma la regola non vale per tutti, sia chiaro. La donna non ha chances, su di lei l’invecchiamento biologico fa perdere ogni charme, ogni interesse, ogni carisma perché domina esclusivamente il fattore corpo.
Credo fermamente che tutte queste siano solo gabbie mentali, credo che il valore, la bellezza assoluta di ognuno di noi sia un mix plurivalente di elementi, di esperienze, di sfumature.
Mi accingo a varcare la soglia con il sorriso e con la consapevolezza di chi sono. Certo, guardo agli anni verdi con un delicato ricordo e una spruzzatina di malinconia perché, la donna che sono diventata oggi, se li sarebbe goduti molto di più.
Ingrediente essenziale di “gioventù” è l’amore per noi stessi. Senza siamo già vecchi a 20 anni.
Quindi, per celebrare coerentemente questo lungo panegirico, vado in palestra perché gli edifici d’epoca, richiedono maggiore manutenzione.
Olè.
Pimpra
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