DI TANTO IN TANGO: TANGO E GIUNGLA. LE MIE STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA

174238329-65ee2ed6-d00a-4b12-970d-13308e6b50e4.jpg

Rimango sempre molto stupita quando, di fronte a uno dei miei post sul tango, per ragioni che mi sfuggono, si scatenano lunghissimi ed articolati dibattiti.

La cosa in sè mi diverte un mondo, ma, al contempo, mi inquieta percepire come, quanto scrivo, venga interpretato in modi lontanissimi dal mio reale intendimento.

Potere della comunicazione.

Ciò detto, avendo utilizzato lemmi che tanto hanno fatto discutere, “guerra”, “mirada assassina”, “fuoco sacro”, solo per fare alcuni esempi, svelerò le mie personalissime tecniche di sopravvivenza per far sì che, una serata di tango, mi rechi piacere e non danno.

Sono profondamente convinta che il desiderio è la leva motivazionale principale per ogni danzatore di balli di coppia.

VOGLIO BALLARE. E lo voglio fare bene, lo voglio fare di qualità, voglio portarmi a casa belle sensazioni, nuove emozioni. Voglio COLORE nella danza.

Se sono animato da questo desiderio, che amo definire “sacro fuoco”, ho qualche possibilità in più che la milonga, che sia quella sotto casa o una delle serate di maratona o di un encuentro milonguero, possa arrecarmi piacere, darmi soddisfazione.

Milonga, in questo, senso è GUERRA.

Lo so che la parola non piace, ma è di sicuro la più efficace ad esprimere il concetto di “mors tua, vita mea” che, tradotto in pratica, significa che si “conquista” la tanda solo il ballerino/a VERAMENTE motivato, ovvero, colui o colei mosso da maggior DESIDERIO (ve lo ricordate Quello che diceva “restate folli, restate affamati”? Ecco, così!).

Ne scaturisce che, per essere proattivi (che vi piacerà sicuramente di più della parola “competitivi” che non ritenete abbastanza “politically correct“), bisogna muovere il culo. Cioè, per sperare di muoverlo poi danzando (ahahahah!), bisogna darsi da fare.

Nell’etica che contraddistingue il vero tanguero, questa azione si esplicita semplicemente, mettendo in atto il codice assoluto, la verità prima, unica e indiscutibile: l’utilizzo della MIRADA.

OSSERVO. PUNTO LO SGUARDO. MANTENGO IL CONTATTO VISIVO SE QUESTO E’ RICAMBIATO. VADO A PRENDERMI LA BALLERINA, ASPETTO SEDUTA IL BALLERINO MANTENENDO LO SGUARDO.

Nel frattempo, sorrido, perchè sono felice della possibilità di questa tanda.

In fondo, sopravvivere alla giungla di una milonga, non è così difficile.

Certo, bisogna “starci” di testa, di cuore, di corpo.

Non sempre le serate vanno bene, magari risultiamo invisibili, magari, semplicemente balliamo male, o la musica non ci va. Ma questa è la vita e bisogna saper accettare anche le sconfitte.

Le mie personalissime strategie di sopravvivenza sono cresciute con me, con la ballerina che sono diventata.

Regola n. 1

Andare in milonga SOLO se si è veramente motivati. Cioè, la fiamma del “fuoco sacro”, è bella sbrillucciante. In caso contrario, fare altro.

Siamo animali sociali e, per prima cosa, gli uni degli altri percepiamo l’energia che emaniamo, che si traduce in gesti, in sguardi, in movimenti. Se questa energia non è fluida, vibrante, gli animali della sala lo percepiscono e rivolgeranno l’attenzione verso altre fonti luminose. C’è poco da rimanerci male, è sempre colpa nostra.

 Regola n. 2

Avere sempre ben alta la propria autostima.

Non si può piacere a tutti. Quindi, mettersela via se quello/a ballerino/a non ci si filano di pezza perchè, semplicemente, ciò che siamo, non entra nelle loro corde.

Pazienza. Siamo una popolazione di tangueri ENORME, troveremo senza dubbio anche il nostro estimatore/trice.

La cosa FONDAMENTALE è NON FARSI PRENDERE DALLO SCONFORTO e mettere in dubbio chi siamo. Insomma buttarci da soli la zappa sui piedi. Se la serata non gira, per X ragioni, si levano le tende, SEMPRE CON IL SORRISO perchè quella sarà l’ultima immagine che gli animali della giungla tanguera avranno di noi, e noi non siamo tristi, umorali, negativi e pesanti… siamo LUCE. SEMPRE.

Regola n. 3

Avere cura di sè.

La prima immagine che gli altri hanno di noi è ciò che vedono di noi. Sicchè, la sciatteria è una pessima scelta.

Ad ognuno libertà di esprimere se stesso, tenendo conto che anche il fattore visivo avrà il suo peso nella dinamica dell’invito.

Se uso abiti che mi “nascondono” (colori molto scuri, ad esempio), non mi dovrò lamentare se gli animali in sala non si accorgeranno di me. Semplicemente, non voglio che mi vedano. E datevi da soli la risposta.

Da ballerina, il ricordo che il danzatore con cui ho ballato mi lascia passa anche attraverso questi elementi: l’affinità che è scaturita nella tanda (ovviamente!), la cura del suo abbigliamento (l’uomo che si porta i cambi per ovviare al sudore, si profuma delicatamente…).

Magari per loro è lo stesso, e mi adeguo anche io. Si tratta di aver rispetto dell’altro e di riservargli cura.

Al momento, di strategie non me ne vengono in mente altre.

Quando cado nella trappola mentale della “serata di merda”, mi vengono sempre in mente le parole di una cara amica che, tanto tempo fa, mi disse: “Cara Pimpra, non devi abbatterti se il tal ballerino per cui sbavi, non ti vede nemmeno. Tu insisti e sii paziente. Se lavorerai bene, arriverà il giorno in cui verrà a prenderti.”

Ed aveva ragione, quando ciò accade, è sempre una gran festa (interiore) ed è un’altra “bandierina” piazzata in cima all’Everest tanguero!

E adesso divertiamoci!

BUON TANGO A TUTTI!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

 

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. COGLI LA DIFFERENZA. TANGO IN SLOW MOTION

image credit: Claudio Visintin

 

Un fine settimana tra le mura accoglienti di Villa Giacomelli, a godermi “l’Experiencia” milonguera.

Sono anni che vi partecipo, oramai, ed ogni volta è una nuova scoperta, una sorpresa.

Tutto camabia, tutto resta uguale.

I danzatori provengono da confini geografici sempre più estesi, arricchendo l’incontro del fine settimana, con il profumo del loro tango che per noi, ospiti locali, sa di esotico ed ha un richiamo particolare.

Man bassa, come sempre, l’hanno fatta i danzatori/trici dell’Est europeo, russi, in particolare, perchè, lo si voglia o no, hanno molto da dare e, se vogliamo, anche da insegnare, a noialtri.

Ho avuto il piacere di “stalkare” alcuni ignari ballerini inglesi che ho apprezzato molto per la loro indole gentile, si son fatti prendere dalla mia mirada assassina, e mi hanno deliziato in una tanda vivacissima e molto sudata, piuttosto che in una tanda in assenza totale di ritmo, ma in assoluta connessione di abbraccio.

Ho voglia di soffermarmi su questo.

Mano a mano che il tempo passa e che le esperienze tanguere aumentano e si diversificano in temini di tipologia di evento (una maratona piuttosto che un incontro in puro stile milonguero), e di ballerini danzati, percepisco interessanti sfumature di senso che mi rendono questo grande Amore che è il tango, sempre diverso.

Premesso che, per carattere vivace, mi trovo particolarmente a mio agio in maratona, dove si viaggia forte e a ritmo sostenuto, sto imparando ad apprezzare la diversa intonazione che mi offre un incontro milonguero.

Innanzitutto:  o mirada o morte. E non si scappa. Pochi inviti al bar, minor struscio. Si gioca con il codice e quando si dice guerra è guerra totale.

Non vedi una mazza da lontano? Arrangiati!

Non sai esattamente su quale ballerino puntare lo sguardo? Arrangiati!

La ballerina seduta vicino a te è russa, figa, ti ruba la mirada, ci sa fare, è decisa, è sveglia, ci vede benissimo, ha più tette di te, è bravissima, ha tra i 20 e i 30 anni? Arrangiati!

… insomma, arrivare alla  tanda, non è così semplice, perchè, anche i tuoi amici di sempre, approfittano dell’occasione deliziosa per ampliare i loro orizzonti, scegliendo danzatrici nuove o, comunque, quelle che sanno non rivedranno così facilmente.

LA GUERRA.

Che poi devi prenderla bene ed essere consapevole che, se quel giorno/pomeriggio/sera, non sei in forma smagliante, ti dovrai accontentare delle briciole, se ce ne saranno…

Ma non è di questo che volevo discettare.

Ho scoperto una gran cosa. Ovvero l’acqua calda del tanguero, ne voglio comunque parlare.

Ma la sai la differenza che c’è tra ballare dentro il ritmo vorticoso, tutto un traspiè e gioco di piedi, oppure fanculizzare tutto ciò, cingere la tua ballerina come un koala sull’albero di eucalipto ed entrare in una connessione così intima con lei, così delicata eppure profonda che, a quel punto, la musica diventa quasi un optional?

Ecco, ho fatto questa esperienza. Sulle prime mi è sembrato di vivere un incubo, o meglio, di essere incappata in un killer seriale, perchè tutta me, vibrisse comprese, aspettava il “la” per muovere i passi, per seguire la musica, per non fermare la ronda… invece, questo curioso e illuminato danzatore, mi ha fatto capire un’altra cosa “ascolta me, ascolta noi”.

Conoscendomi, non credevo di esserne capace, invece sì. Ho mollato la mente, dimenticato la performance, accolto la musica filtrata attraverso il suo tocco delicato e gentile e, incredibilmente, anche questa sorta di non-danza, ha avuto un senso profondo, di pace e scambio.

Confesso: non potrei mai tenere botta per una milonga intera a ritmo così lento, rischierei di fondere il motore per la troppa pressione interna, però, devo ammettere altresì che è stato molto interessante scoprire come, anche il mio corpo, era capace di prendersi un “andamento lento” e di totale ascolto.

Che dire se non che questa è la magia che si rinnova sempre, ad ogni milonga, ad ogni tanda, ad ogni abbraccio che abbiamo la fortuna si scambiare…?

Pimpra

IMAGE CREDIT CLAUDIO VISINTIN

UNA QUESTIONE DI “TALENTI”

040511_wesak-w

Mi accade ciclicamente di mettere in discussione tutto quello che sono e che faccio e che ho o non ho costruito nella mia vita.

Accade così, a fronte dei più svariati stimoli, una  sorta di risveglio dal torpore e un bisogno forte di “guardare” per cercare di capire a che punto sono.

Guarda caso, non mi trovo mai dove vorrei essere nel mio percorso di realizzazione.

E la ricerca continua.

Chi mi dice di fare silenzio ed ascoltare, una proposta corretta, senza dubbio, il problema sono i cosiddetti “rumori di fondo” che mi distraggono. E non sento e non percepisco e la situazione mi crea ansia e tanta frustrazione.

Ascoltare se stessi, per una come me, sempre presa a fare mille cose, ad annusare gli stimoli che arrivano portati dal vento, a godere dei colori, presa da tutto quanto mi circonda, risulta impresa titanica, oserei dire quasi impossibile.

Sono sempre più convinta che, il problema di fondo, sia la mancanza di conoscenza dei propri “talenti”.

Ognuno ne possiede, ne sono certa, pochi però ne sono consapevoli e li usano con soddisfazione.

Ecco il focus: andare a caccia dentro di sè di questi inesplorati talenti.

Non so a voi, a me, il solo fatto di poter affermare di possedere un qualche talento, provoca un brivido, un’emozione profonda come se, dentro di me, pensassi di non meritarli.

Quindi, la ricerca che produrrà – ne sono sicura – maggiore stabilità di animo e di umore, sarà questa: cercare di capire quali sono.

Nel mentre, per non farmi prendere dall’ansia, mi gusterò un magnifico week end a tutto tango, come piace a me…

E se non è “talento” anche sapersi godere il poco tempo libero… ditelo voi!

STICAZZI! 😉

Pimpra

 

DI TANTO IN TANGO. FRIVOLEZZE TANGUERE

164443168-9e9ec36a-4e36-4e23-8c42-3b4b25edf5af

Il tema di oggi è: come diventare una ballerina di tango migliore. E una donna più “donna”.

Niente di nuovo sotto il sole, lo so bene, però non posso non portare la mia testimonianza. Quindi, siccome qui sono a casa mia, vi tocca sorbirvi il pippolotto del lunedì! 😀

Torno da un fine settimana a tutto tango, come piace a me, ma stoggiro condito da tanto studio. Oltre una milonga serale da “yabbadabbaduuuuu” ho frequentato lezioni sia sabato che domenica: UNO SBALLO!

Tornando al punto, ecco la mia ricetta per migliorare le nostre qualità di danzatrici e, conseguentemente, di donne.

PREMESSA:

Per essere una ballerina decente/decorosa/brava si DEVE studiare. SEMPRE.

Questo è il principio primo, la tavola della legge.

Non si è MAI arrivati, come danzatori, nè a livello amatoriale, nè a livello professionale. Si deve continuare nella propria ricerca, quindi nello studio.

I movimenti vanno ripuliti, perfezionati, migliorati, sublimati per raccontare con il corpo il nostro modo unico di sentire e di ballare, trasmettendo così, al nostro partner, sensazioni, colori, emozioni che la tanda è capace di provocarci.

Lo studio e la pratica ci aiutano ad esprimerci, raccondando, nella danza, chi siamo. Veramente.

MA NON BASTA.

E qui viene il bello.

L’io danzante deve essere “vestito”. L’abito è l’elemento coreografico della rappresentazione.

Vi sarete sicuramente accorti che osservare una donna ballare in jeans offre una sensazione diversa quando la stessa ballerina indossi un abito formale, o semplicemente sexy, svolazzante o stretto. Il corpo viene accompagnato nel movimento, in modo diverso, assume linee e riflette uno stato d’animo diversi.

Provare per credere, specie se siete donne. Per l’uomo lo spettro di possibilità è un po’ più ristretto.

Fino a qualche anno fa, in pista, si vedevano in prevalenza abiti fluidi, scivolati, certo molto scollati ma che avevano lo speciale compito di rendere il movimento “aereo”, sottile, leggiadro e soave. Scollature a parte, il corpo non veniva sottolineato, ma suggerito da spacchi e svolazzi.

In pista, di questi tempi, si nota un grande cambiamento: la fisicità del corpo è manifesta. Gli abiti si sono fatti guaine aderenti, ben segnate su tutti i punti della femminilità, in mostra, in bella evidenza a dire “eccomi”.

A quelle di voi che non avessero ancora affrontato l’esperienza, suggerisco di provare: un abito succinto, vi regalerà un tango più raccolto, più sensuale, più femminile, dove le linee della gamba, del gluteo della schiena creeranno un quadro armonioso. O così, almeno, dovrebbe essere.

Abiti dai richiami anni 50′ non perdonano errori. Gambe aperte, piedi portati male, difetti di postura e di abbraccio. Regalano, di contro, molta “self confidence” con il proprio corpo, con la gioia di essere una femmina, ma femmina al 100%.

Sono rimasta colpita dalla democrazia che regala un abito stretto: sta bene praticamente a tutte. Non serve essere in forma smagliante, magre e asciutte, anzi, al contrario, un tubino aderente, va in esaltazione, se è ben farcito.

Con la mia amica mi sono concessa un gozzoviglio in quel di Riccione, all’atelier di una cara amica, ballerina pure lei e straordinaria stilista. Ho scoperto cose che non potevo immaginare e… i risultati sono arrivati da soli…

Allora, donne, osate! Poi, passate per di qua a raccontarmi se quel che dico è vero perchè… “anche l’abito fa la tanguera”!

BUON BALLO A TUTTI!

Pimpra

IMAGE CREDITA DA QUI

 

 

 

LA GEOGRAFIA DEL TANGO

 

12891017_859499780829001_6538455767500345686_o

Ahi quanto mi sono piacevoli i doloretti che mi accompagnano da ieri sera, quando, smesse le scarpette, ho ripreso la via di casa.

Un’accogliente Bologna, una festa tra amici, un ritrovo di gaudenti del tango provenienti da ogni dove.

Il mio primo ETDS, mini maratona organizzata da una visionaria accogliente che ha saputo dar vita a un evento di tutto rispetto. Bella la periferia di Bologna, immersa nel verde dei prati, un complesso alberghiero destinato a una ricettività congressuale, pertanto dotato di spazi necessari.

Non fosse per il caldo e per la pista quadrata relativamente piccolina a Zola Predosa davo 10 e lode, invece si cucca un 9, 5! 😀

Ma tutto il resto…

Tornando in taxi con due amici, si rifletteva sul magico ingrediente che rende tanto speciali certi eventi .

Personalmente non ho avuto dubbi: mi è chiaro che un evento composto da una maggioranza numerica di persone che geograficamente provengono da sotto il Po, è già una garanzia di piacevolezza relazionale.

Mò mi spiego. Da triestina purosangue, non posso non accorgermi che la “temperatura” dell’accoglienza mano a mano che si scende lo stivale, aumenta proporzionalmente. Quelli del Nord sono più freddi, c’è poco da dire. E ti studiano/scrutano/osservano prima di aprire lo sguardo in segno di saluto e di amicizia.

Non voglio dire che sia malducazione, preferisco definirla diffidenza o timidezza. Una volta aperta la porta, anche con i nordici, entra calore e scambio affettuoso, ma “con (più) calma”.

E poi prendi il tuo treno e scendi, e più scendi più ti senti amato, accolto, ricevuto con affetto e apertura di mente e di cuore.

Vogliamo aggiungere che, se l’incontro è voluto da una squadra a maggioranza femminile, il tepore si sente ancor aprima, ancora più forte e coinvolgente.

Allora ringrazio pubblicamente qui la Simona e tutta la sua Crew di amici, musicalisadores compresi, che mi hanno regalato un week end degno della solare Bologna, sono tornata a Trieste così carica che… potevo arrivarci anche a piedi [… si fa per dire! 😉 ]!

EVVIVA!

Pimpra

 

 

BUMM BUMM #BOMBONCITA !

Bomboncita

 

Ne parlavo di recente con amici con i quali condivido la stessa passione per il tango, ci chiedevamo quale fosse l’ingrediente segreto per creare un evento capace di soddisfare i palati più esigenti.

Gli elementi erano i più vari, dalla location, alla scelta  musicale, al pavimento, al punti di ristoro, al numero di persone previste per lo spazio, al mix bilanciato tra uomini e donne, al livello di ballo…

Tutti aspetti che, di certo, contribuiscono a rendere favoloso un incontro per “tango-dipendenti”.

Ma non bastano.

Torno da una pomeridiana a Venezia, in una location da sballo. Agli organizzatori piace vincere facile: Venezia è stupefacente di suo, figuriamoci poi se la festa tanguera ha luogo in un antico palazzo, nel cuore della città, in una tiepida e luminosa giornata di primavera.

Un sogno ad occhi aperti.

Ma non basta.

Un’accoglienza calda e festosa come sanno regalare i veneti, ma quelli che vivono sulla costa, che sono più allegri e ciarlieri e amano particolarmente far festa.

Entro in un salone che ti fa esclamare “Ohhhh” e un gentilissimo cameriere ti  offre un prosecchino, così, per farti sentire subito a tuo agio.

La festa comincia, le bollicine, forse, fanno da catalizzatore di allegria.

Ma non basta.

Sono le persone che fanno la differenza, è la loro energia e la voglia che hanno di stare insieme, di divertirsi insieme, di condividere una bellissima esperienza.

Ecco perchè amo le feste, gli eventi, le maratone, gli incontri su invito, perchè la selezione degli ospiti, crea la qualità, c’è poco da dire.

Ogni organizzatore decide che taglio dare al suo evento e solo scegliendo uno per uno i partecipanti, sa che avrà in mano i colori giusti per il quadro che ha in mente.

Non c’è democrazia in questo- probabilmente- ma,  se per qualche alchimia siete anche voi uno dei colori della tavolozza finale, beh, vi garantisco che vivrete scintille spumeggianti di gioia tanguera.

E’ lunedì  e non me ne accorgo affatto, rapita come sono ancora dal meraviglioso pomeriggio danzante di ieri.

E quando si dice “nomen omen“, una Bomboncita più deliziosa di questa era impossibile da immaginare!

GRAZIE AMICI!

Pimpra

 

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. IL CALDO ABBRACCIO DI UN WEEK END MILONGUERO

1dsc_1056

Due settimane gioiosissime. Una splendida maratona in quel di Milano, un week end milonguero dalle  mie parti, in Villa Giacomelli.

Che sensazioni diverse.

Se la maratona regala scosse di adrenalina, altra è l’energia che arriva da quanto possa iscriversi sotto l’egida di “milonguero”, che sia un encuentro, un week end o qualsiasi altro evento.

E’ proprio un fatto di energia, di scintille, di dinamica e di onda che sono molto diversi in questi due grandi modi e mondi di vivere il tango.

Li amo entrambi. Indissolubilmente.

La sfida, la competizione, il guizzo di una maratona, mi “accendono” letteralmente l’anima e il corpo. Si balla in modo diverso, la pista è molto più grande, le gambe si stendono in tutta la loro ampiezza, ci si muove tanto, si balla tutto e su tutto, con fervore appassionato.

E’ come il ritrovarsi di due amanti focosi, che hanno “fame” e desiderio incontenibili.

Altro è  la dimensione milonguera.

L’energia che arriva è profonda e potente ma meno di punta. L’onda, sulla pista, non può essere “anomala”, deve necessariamente, viaggiare più sulla lunghezza che sulla ampiezza di cresta.

E’ un calore che entra in profondità, ma si fa più intimo, quasi riservato. La connessione con il partner è forte ma, all’esterno, non trapela in modo vistoso.

Si balla tenendo in maggior conto l’intimità dell’abbraccio, dove tutto il dialogo affonda le sue radici comunicative. I piedi arrivano poi, l’ampiezza dei passi, gli spostamenti evidenti, non sono la marca più evidente, il tratto più interessante.

Sono due amanti che si conoscono già,  e cercano nuove sfumature nella passione che li lega. Sono amanti meno esplosivi ma con una intensità che tocca altre corde.

Adoro tutto questo, adoro questo meraviglioso tango capace di soddisfare gli aspetti poliedrici delle personalità di noi danzatori.

Amo e rispetto la passione di coloro che aprono le porte della loro casa, selezionando gli ospiti per poter creare ogni volta una magia rara.

Non so se sono più una maratoneta o una milonguera. E non ha nessuna importanza. E’ il tango che cerco e che trovo e che ogni volta mi stupisce e mi travolge.

… ora in un vortice di passione cieca, ora nel calore di un abbraccio…

e io ballo…

Pimpra

ps: la “famiglia milonguera” di Villa Giacomelli, come sempre, non tradisce mai le aspettative. Un abbraccio collettivo dove ritrovarsi, insieme, nella condivisone della passione più bella. Almeno per noi…

IMAGE CREDIT DA QUI

 

 

TANGO YOUNG VS TANGO MASTER

miki

Eppure c’è qualcosa che non mi torna, una nota stonata, una sfumatura di grigio che imperla di sottile fastidio una spumeggiante giornata di bora… sono felice ma…

Torno da una maratona strepitosa, dove sono stata strabene e dove ho ballato strabene.

Il tango, per me, è necessità creativa con cui coloro una vita che, per troppi aspetti, mi risulterebbe banale e scontata.

La milonga come momento social/creativo è sempre stato luogo di espressione di sè, mai l’ho percepita/interpretata come territorio di caccia. Perchè sono una donna esigente e le sfide che non sono vere sfide non attraggono il mio interesse, ovvero: la milonga è troppo spesso associata a potenziale luogo di “cucco” e questo mi fa perdere completamente interesse per i potenziali “incontri”. Perciò, per la sottoscritta, è  e resta ambiente neutro nel quale esprimere e godere ai massimi livelli dell’espressione creativa di corpi danzanti. Nulla più.

Poi, va detto, ho conosciuto persone assolutamente straordinarie, di entrambi i sessi, con cui sono nati bellissimi rapporti di amicizia.

Il pippolotto che sto per scrivere riguarda il pruritino che mi porto dietro dall’ultima maratona.

Osservo il mondo popolato dei danzatori e, sempre di più, scopro con allegria che è popolato di giovanissimi.

Nulla di male, anzi, energia fresca, stimoli nuovi. Evviva!

Però, il lato della medaglia è che questa nuova linfa ha tolto molte possibilità ai danzatori “master”, di entrambi i sessi.

Durante l’ultima maratona, osservando il folto pubblico di “(ggiovane) figa danzante”, ho commentato il fatto con un ballerino mio coetaneo, immaginando la sua gioia.

Mi ha risposto “Non sono contento. Queste non le puoi neanche mirare, tanto girano lo sguardo”.

Aveva appena invitato me, che, se fossi una tanguera argentina, a una frase del genere l’avrei dovuto piantare in pista (come dire che, la sottoscritta, che è vecchia abbastanza, uno come lui, lo mira eccome! – eccerto che ti miro mio caro, sei un ottimo ballerino!!!- chiusa parentesi), invece ci ho ballato  e molto bene, come sempre accade insieme.

Però, però qualcosa mi si è mosso dentro e non ho potuto non osservare con altri occhi le dinamiche di pista.

I ballerini miei coetanei, specie se “quotati”, piuttosto bravi, rivolgevano il loro interesse prevlentemente sulle nuove leve.

Ma io li capisco, ci mancherebbe altro!, se fossi uomo, per principio, “me le farei tutte”, ma sono donna e più di mirare, non posso. E mai elemosinerò una tanda, sia chiaro.

Allora ripenso ai tempi dell’atletica leggera, dove gli atleti dai 30 anni in poi, erano divisi in categorie di 5 anni, master 35, 40 ecc.

Era bello competere con persone più o meno coetanee, perchè, si partecipava alla gara, quasi alla pari.

Nel tango un discorso del genere è, ovviamente, fuori questione, ci mancherebbe, però non posso non rilevare come,  l’esperienza di una ballerina, conti sempre meno della sua avvenenza. Ma non mi sto piangendo addosso, sia chiaro!, perchè per ballare ho ballato e con danzatori strepitosi!

La maggior parte di essi erano amici, ovvero persone con le quali avevo già ballato e che, con piacere, mi hanno invitato ancora.

Ho saettato dardi anche con degli sconosciuti mai visti prima, alcuni di loro anche moooolto più giovani, ma ho scoperto l’arcano. Erano convinti di invitare una ucraina, piuttosto che una ballerina dell’est europeo, alla mia risposta di pura italianità rimanevano stupefatti, come a dire che non era possibile, ma eravamo in pista ed abbiamo continuato a ballare.

[dentro di me provavo un infernale godimento nell’averli per bene messi nel sacco…!]

Tutto il pippolotto per dire che, a mio modesto parere, il mondo è bello perchè  è vario, ma, appunto, dobbiamo renderlo vario, assaggiando sapori nuovi senza scartare definitivamente quelli vecchi…

Ma io sono oramai una “master” e, forse, dovrò rassegnarmi a ballare sempre meno…

S T I C A Z Z I !!!! SIA CHIARO!!!

🙂

Pimpra

IMAGE CREDIT : courtesy of Tatyana Matveyeva photography

 

DI TANTO IN TANGO. #PTM: UNA MARATONA DA RED CARPET

red

Andar per maratone riserva sempre delle sorprese.

Innanzitutto è necessario tenere a bada le aspettative: ballerò, non ballerò, che livello ci sarà in pista,mi piacerà il posto, la musica, la gente, avrò di che nutrirmi a sufficienza senza cadere stecchito per crisi ipoglicemica nel bel mezzo di una tanda di D’Arienzo…

Sono pensieri che ogni tanguero militante che si rispetti, si pone prima di varcare la soglia del luogo che lo accoglierà, ospiterà, cullerà, vezzeggerà per l’intero fine settimana.

E i tangueri sono una brutta razza, i maratoneti: pessima. Esigenti, viaggiatori, presuntuosi, una casta tutta particolare. Non sono odiosi, per carità, ma soddisfarli non è cosa da poco…

Maratona a Milano. Aspettative al top.

Perchè “Milan l’è sempre Milan”, e quindi ti senti autorizzato ad essere un maratoneta ancora più spocchioso del solito, perchè, dentro di te, percepisci la sfida: sapranno stupirmi questi Lumbard tutti di un pezzo?

MA-CHE-VE-LO-DICO-A-FARE!!!!

L’impatto è da choc: metti i piedini direttamente sul red carpet (non sto scherzando!) che ti proietta dritto in sala.

Location assolutamente strepitosa, ricavata dalla riqualificazione di un insediamento industriale.

Dal pavimento, agli spazi interni, alla pista di legno, alle luci, tutto, assolutamente perfetto.

1 a 0 per Milano.

Parliamo dell’accoglienza del gruppo che ha organizzato la kermesse: una favola. Dal bigliettino pescato in fase di registrazione come fosse un oracolo da biscotto cinese, contenente una sola parola evocativa e di buon augurio che accompagnasse l’ospite per la durata della manifestazione.

La birra personalizzata. Perchè “co/ce/vò/ce/vò”.

Un buffet che era un godimento solo a guardarlo.

2 a zero per Milano.

In pista: tj top di gamma. E poteva non essere così?

3 a zero per Milano.

Tanta di quella (ggiovane) figa danzante che mai si è vista dalle nostre parti.

5 a zero per Milano (questa vale doppio)

Un “genius loci” incredibile. E penso che della città vera e dei suoi abitanti/abitudini non ho visto nulla, sono sempre rimasta nel perimetro della maratona.

6 a zero per Milano.

MORALE DELLA FAVOLA:

Hanno vinto loro, il dream team degli organizzatori del Pensalobien (mai nome fu più opportuno): Alessandro, Maria Elena, Silvia, Marianna e tutti gli altri!

Perchè “Milàn l’è sempre Milàn”!

G R A Z I E !!!

Pimpra

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. Tutto quello che una tanguera desidera e non ha mai osato chiedere.

image

Ripenso all’ultima milonga di domenica scorsa e, a distanza di una settimana, affiora con maggiore chiarezza una nota stonata, una piccola sbavatura, in una serata che, lo ripeto, è stata deliziosa.

Ecco che mi e venuta voglia, per la prima volta, di mettere nero su bianco, il mio personale elenco di “desiderata”, ovvero, quello che mi aspetto in milonga, e non ho mai osato chiedere.

Dopo i miei primi 10 anni di tango, posso finalmente affermare che tipo di ballerina sono, oramai conosco bene i miei colori, i miei pro, i miei contro. In fondo la danza altro non è che uno degli specchi possibili in cui far affiorare la nostra personalità e, nel tango argentino, questa si manifesta in tutta la sua prorompente intensità e verità.

Avuta la prova provata che sono una donna dal carattere impetuoso, forte, dall’energia dirompente, a volte difficile da tenere “imbrigliata”, è facile immaginare cosa mi possa aspettare dal temerario che voglia cingermi nel suo abbraccio.

Partiamo dall’abbraccio.

Il mio “deve essere”. Ovvero voglio sentire il tocco, il contatto. Troppe volte incontro danzatori eterei, quasi “distaccati”, timorosi e autoreferenziali. Questo il messaggio che mi arriva da chi ha paura del “tocco”. Non significa che desidero essere stretta, intrappolata, chiusa, bloccata.

Ricordo perfettamente quando, in Argentina, qualche anno addietro, il maesto mi disse “Abbracciami”. Rimasi choccata perché, una delle mie peculiarità riconosciute era proprio quella di avere un abbraccio confortevole ed accogliente. Forse per i freddi ballerini del Nord Est, nella patria del tango, come donna, dovevo abbracciare, darmi di più e, confesso, all’inizio è stato difficile, come essere denudata, senza protezione. A poco a poco, ho capito, ho sentito, e ho appreso ad “abbracciare”. Ci vuole coraggio. Quello di mettersi inn gioco fino in fondo, ma è una gran bella scoperta quello che poi torna indietro.

La musicalità.
Sembra banale, ma, ahimè, non lo è. La musica va ascoltata, con le orecchie, il cuore, la pancia, la testa. Cosa può uscire, altrimenti, nel dialogo a due che è un tango?

Accade che il partner non conosca il brano specifico, ma dove sta il problema? Certo se Lui immagina una performance di passi semi coreografati, evidentemente si troverà in difficoltà, ma che dico, sarà nel panico più assoluto. Ma è tango questo? Ballare su blocchi di passi precostituiti, memorizzati dentro un cervello di cemento armato? … non direi….

Le piu belle tandas mi sono arrivate quando c’era questa inconsapevolezza perché, l’uomo, in detta circostanza, non si è preoccupato di “cosa fare” ma “con chi stava ballando”. Ha cercato maggiormente il dialogo, come a condividere un’esperienza nuova, scoprendo un territorio inesplorato insieme alla sua partner. Meno passi, meno performance, ma maggiore intimità, ricerca nel sentire. Devo dire che si trattava di ballerini esperti e consapevoli.

La connessione o empatia.
Noi donne, per ruolo, siamo abituate a farlo (o dovremmo ), entrare in connessione profonda con il ballerino, comprendere la guida, i movimenti che il suo corpo suggerisce. Non è solo una storia di mera “esecuzione”, secondo me, si tratta di entrare in sintonia profonda. Come ascolta il brano? Cosa desidera ballare? Quali sono le sfumature che sta cercando?

Tutto quello che le follower normalmente fanno, lo aspetto anche dal partner. La connessione passa anche e, aggiungo, soprattutto, nel feeling sottile con il “sentire” fisico e psicologico dell’altro. Ecco che, per una ballerina dalle mie caratteristiche, diventa tutto più stimolante, un dialogo e una ricerca insieme all’altro, un gioco ed uno scambio profondo, una domanda e una risposta, un io e un tu che si sentono, comunicano e giocano con le proposte di ruolo.

Probabilmente questo è l’aspettopiù  complesso di tutta la faccenda e richiede anni di studio, la tecnica aiuta alla declinazione delle personali sfumature del proprio ballo. Trovare, in milonga, un ballerino che abbia voglia di “cercare” quella donna che si esprime danzando, richiede, effettivamente, oltre a un’attitudine mentale e una rara disponibilità, anche moltissima esperienza. Ore ed ore trascorse sulla pista a sperimentare e a sperimentarsi.

Che pippolotto, probabilmente con un sacco di luoghi comuni, cose trite e ritrite, ma che mi importa. In fondo ad ognuno/a il suo tango, la sua ricerca.

Quello che vorrei per tutti è la curiosità di andare verso l’altro,perché  non si balla da soli, si è in due.

AMEN.

Pimpra

image credit: Claudio Visentin

  • TAG

    2013 2014 2015 2016 abbraccio amiche amici Amici e amiche amicizia amore Amore Andar per maratone Andar per Milonghe Anima anno nuovo vita nuova anta e ribalta attimi Attimi belli Attualità Bel Paese blog blogger CARATTERE cazzate cronache dal mondo panda dare tempo al tempo Dillo alla zia Pimpra di tanto in tango Donne e valigie emozioni fine settimana Friuli Venezia Giulia immagini incontri i saggi consigli di Nonna Papera Italy Lavoro milonga momenti mondo panda Mondo Panda mondo tango Natura pausa pranzo pensieri pensieri leggeri pensieri sparsi pensiero positivo PERSONALITA' Pimpra milonguera riflessioni RISVEGLI Salute e benessere Senza categoria social network Società e costume Sport sticazzi STICAZZI storytelling Tango Tango argentino tango marathon Tango milonguero tango trotters tanto tango Trieste Uncategorized uomini e donne vecchiaia in armonia Viaggi viaggio Vita di coppia vita moderna vita sui tacchi a spillo
  • Archivi

  • ARTICOLI SUL TANGO

    Se cerchi gli articoli che parlano di tango cerca "di tanto in tango" nel banner TAG o fai la ricerca nel bannerino CATEGORIE
  • I post del mese

  • LA TRIBU’

    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di comelapensoio
    • Avatar di Anele
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di La Massaia Contemporanea
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di mmichelis
    • Avatar di Marco
    • Avatar di - ElyGioia -
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di abdensarly
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Laura Giarré
    • Avatar di Noah Abbott
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Francesco Randazzo
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Francesco Giovanni Bissoli
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Foodorzo
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Dario
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di thebear67
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Briciolanellatte
    • Avatar di WuOtto
    • Avatar di Sconosciuto
    • Avatar di Stefano Ligorio
    • Avatar di Eterea
    • Avatar di gmerico
    • Avatar di selvaggia scocciata
    • Avatar di koredititti
    • Avatar di elenaambrosini
  • Pagine

  • Categorie