ENERGIA VIBRAZIONALE. #ditantointango

Prima di proseguire, leggetevi il post che sta sopra. E’ la premessa.

Discutevo di “energia femminile” e invito. Era l’oramai lontano 2018 ma lo spunto di riflessione torna molto utile per indagare ancora, aprendo, però, un nuovo scenario.

All’epoca, forse per la mia verde età ( 😀 ) dividevo l’universo delle tanguere sostanzialmente in due macro classi:

Seguidoras

Giaguare

Le prime, le “ballerine”, oggi le definirei le “danzatrici classiche” del tango, nel senso di fulgide rappresentanti della Tradizione.

Le seconde, al contrario, le “rivoluzionarie”, le “sessantottare” del tango, quelle che hanno rotto certi schemi.

L’invito dove arriva più facilmente, mi chiedevo allora. Risposta, come io stessa scrissi, piuttosto ovvia.

L’esperienza, quest’oggi, mi ha aperto una nuova via di indagine sull’energia dell’abbraccio, sulla connessione. E’ una cosa che ho sperimentato su di me: mi ritrovo nella seconda macro categoria, quella delle ribelli, non sono mai riuscita a seguire brava, buona, puntuale, l’uomo. Hoi bisogno – da sempre, di dire la mia, senza voler essere arrogante o – peggio- aggressiva e che mi piace assai parlare/confrontarmi con l’altro e questo esce anche quando ballo.

L’età, dicevo, l’esperienza di tanti tanti tanti chilometri passati a ballare mi ha fatto scoprire, o forse meglio dire trovare, una nuova strada: si può ballare da giaguare rivoluzionarie in modo “nuovo” ovvero sintonizzando un altro tipo di energia con il partner che non è più quella cinetica (dinamica di movimenti) o quella emozionale (connessione e abbraccio), ma si tratta di una sfumatura più eterea ma estremamente potente: l’energia vibrazionale.

Fateci caso, se nel primo abbraccio ci mettiamo in un ascolto profondo dell’altr* che non è solo delle emozioni che ci arrivano dal semplice fatto di “toccarsi”, ma mettiamo in campo quella sensibilità oserei dire “felina, animale, istintiva” che ci guida a percepire le vibrazioni energetiche dell’altro essere umano, esce un dialogo assolutamente fenomenale. Si entra in una dimensione di trascendenza che supera la pura connessione, la dinamica, e si balla in modo diverso, entrambi.

Questo tipo di ricerca richiede di fare una sorta di vuoto mentale, nel quale ci si abbandona completamente, senza paracadute. Se entrambi riescono a liberarsi, la tanda si librerà in una dimensione così assoluta da risultare indimenticabile.

Di sicuro un simile attegiamento mentale richiede esercizio e – probabilmente- non si può mettere in campo in ogni tanda, solo in taluni speciali momenti. Mi sento di suggerire di sperimentarsi in questa nuova ricerca, il tango farà un salto quantico dal quale sarà difficile tornare indietro. Provare per credere.

Pimpra

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DON VALERIO CI HA VISTO LUNGO. #ditantointango

Gli ingredienti che fanno di una milonga una milonga di successo sono, a parere mio, essenzialmente tre: i padroni di casa e lo staff, musicalizador, e piso/ pista+sala.

La storica sede della scuola triestina di tango dei maestri Ester Orlando e Mauro Damiani che hanno formato generazioni di tangueros locali, ha cambiato veste, trasformandosi da una anonima sala utilizzata unicamente perchè spaziosa a uno spazio accogliente, aggregativo, dove incontrarsi per ballare bene, su un pavimento degno di tale nome: di legno.

L’incredibile trasformazione del locale, benchè piuttsto grande, è avvenuta grazie alla visione lungimirante di don Valerio Muschi della parrocchia Madonna del Mare che ha deciso di trasformare la sala parrocchiale in uno spazio di pura accoglienza, dedicato al tango e a tutte le attività ludico-didattiche della parrocchia destinate a un pubblico diversificato per età e interessi.

Ieri sera, milonga inaugurale a cui il popolo locale e non solo ha risposto con entusiasmo, restando felicemente sorpreso per le migliorie e la piacevolezza acquisita da luogo.

I nostri ospiti, Ester e Mauro, sempre attenti alle esigenze dei ballerini, si sono prodigati per farci sentire, una volta in più, a casa, in un ambiente confortevole e gioioso dove poterci esprimere nella nostra grande passione: il tango.

Un tocco sostanziale alla festa lo ha dato sicuramente il musicalizador della serata, Paolo Vagliasindi che, mai come ieri sera, ci ha deliziato con tandas sfiziose mantenendo vivace e vigorosa l’energia di tutta la sala.

Il prossimo appuntamento tra un mese! Non possiamo mancare! Tutte le info qui.

Pimpra

PS: Gioiosi e distrutti a fine milonga. Nessun uomo è stato maltrattato per la foto. Apprezzate la meraviglia della sala sullo sfondo. Ecco. 😀

IL TEMPO DELLE MELE. #ditantointango

Non passa giorno che sui social non escano gli album dei numerosissimi eventi di tango che hanno luogo in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo. Mi piace guardare le immagini di volti rapiti, di sorrisi, di linee corporee avvolte nell’abbraccio, coppie dentro quel flow unico che rapisce ogni ballerino di ogni tipo di danza, di ballo.

Le luci non luci della milonga creano molto spesso quadri suggestivi, restituendo sotto forma di frammenti visivi, le emozioni e l’energia vissuta dai tangueros.

Mi delizio e osservo e vedo nuovi abbracci, fluide dinamiche e guardo ancora e noto un particolare che ricorre sempre più spesso: i volti sono giovani, non sono quasi mai segnati da rughe.

In questi album fotografici certo sono presenti anche miei coetanei/ee ma, nel bilanciamento globale delle immagini, il loro numero sta calando…

Allora, da buona sportiva, mi sono chiesta: quando è corretto appendere le scarpette al chiodo? Il ritiro dalla scena tanguera è in funzione dell’età anagrafica del tanguer* o ne è completamente slegato? E’ opportuno mettere in campo un certo pudore rendendosi conto che, per raggiunti limiti di età, si cede il proprio posto alle nuove generazioni?

Confesso che il solo pensiero di “ritirarmi” mi procura una fitta di dolore, non sono pronta, non sono affatto pronta, ma mi rendo anche conto che le situazioni relazionali in pista, stanno mutando molto velocemente. Sicchè che fare?

Per le gentili signore la faccenda si complica all’aumentare dell’età molto prima di quanto non accada all’uomo. Mi sento di dire (magari per consolarmi) che se la qualità di ballo che riusciamo ancora ad offrire rientra nel criterio del “dignitoso”, possiamo concederci di calpestare ancora le assi di legno. Se la qualità cala una domanda me la farei, sono sincera.

Quanto agli uomini, loro affrontano una tematica affine ma diversa su altri aspetti, direi che pure per loro possa valere lo stesso discorso: a che punto sta la qualità del tango che posso offrire? Certo entrambi i sessi devono essere molto sinceri con se stessi e posizionare la loro asticella nel punto corretto della scala. Senza abbondanze e senza sconti.

Non siamo porteñi, in Italia/Europa non abbiamo la tradizione della milonga come normale asset sociale, per noi è e rimane una passione importata e come tale non possiamo viverne appieno le sfumature che ci consentirebbero la gioiosa partecipazione alle milonghe anche a 80 anni compiuti, se le gambe ci reggessero.

Mi auguro di poter godere ancora per molto del sapore unico di abbracci scambiati dentro le note incantevoli del tango, spero di non scadere mai nel ridicolo e di accorgermi per tempo quando sarà il mio tempo di salutare la milonga.

Nel frattempo però… DAJE!

Pimpra

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“VENITE A NOI”. PICCOLO SPAZIO PUBBLICITA’. #ditantointango

Viaggiando la penisola per ballare, e lo faccio da tre lustri abbondanti, mi rimane ancora un sapore dolce amaro vedendo che la mia regione, il Friuli Venezia Giulia, non risulti particolarmente attrattiva nei confronti del popolo tanguero migratorio.

Eppure la regione è attraente ed offre delle piacevoli chicche a chi, oltre a caplestare le assi di legno della pista da ballo, desidera dedicarsi al turismo, anche di tipo enogastronomico. Le possibilità non mancano, credetemi!

Come accade per le fughe dei cervelli, pure i tangueros oriundi prediligono andare a ballare fuori dai confini regionali, non fosse altro che per trovare nuovi stimoli. Ci sta, non si cresce se non ci si confronta, diventa noioso ballare sempre con le stesse persone, è naturale la voglia di cambiare.

Trieste ci ha provato più volte ad attrarre gli sguardi da fuori, per la cronaca cito solo due eventi molto diversi che hanno segnato un’epoca. Chi non ricorda le edizioni del TTYTù, maratona super carina organizzata da un manipolo di amici che ha riscosso un incredibile successo e, come non citare l’International Trieste Tango Festival che per 8 anni di fila ha portato in città gli amanti del genere dal mondo intero.

Però non basta, in ogni provincia della regione, da Udine a Pordenone a Gorizia si organizzano milonghe regolari ed eventi speciali, con attenzione e cura ma, nonostante gli sforzi profusi, faticano a richiamare con una certa continuità, la partecipazione massiccia di tangueros stranieri, italiani e non.

Da ballerina mi perdo con le bave a sognare il pubblico danzante delle milonghe dell’Emilia-Romagna (solo per citare una regione a caso ma che mi ha letteralmente rubato il cuore), dove al mix dei ballerin* locali si uniscono moltissimi partecipanti da altre regioni italiane, me compresa, creando milonghe, eventi, di una piacevolezza assoluta.

Siamo bravi e carini anche noi, quelli dell’estremo nord est d’Italia, di cui il popolo tanguero si ricorda solo quando passa di qui per andare a fare le vacanze al mare in Croazia o per ballare a quel bellissimo festival lì dei primi di luglio. Non è gelosia, la mia, ci mancherebbe, è che mi piacerebbe vi innamoraste anche di noi, dei nostri spazi, dell’offerta che abbiamo e che saremmo felici di poter ampliare, migliorare e condividere anche con voi.

Ieri pomeriggio la milonga del Circolo del tango di Trieste in quella sala bellissima della piccola Fenice, un luogo che merita di essere riempito della più variegata qualità di tangueros da ogni dove. Il giorno precedente una super milonga al Circolo Zoo di Udine, con i maestri Eloy Octavio Souto e Soledad Larretapia, escamotage perfetto per godersi una combo di tango di alta qualità. Solo per citare le prime possibilità di ballare che mi sono venute in mente in un fine settimana qualunque dell’anno.

Per concludere, Amici tangueros, questa regione aspetta a voi, a braccia aperte, pronta per abbracciarvi come si deve, con calore e ospitalià!

Informatevi qui e qui e qui .

Vi aspettiamo!

Pimpra

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ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE. IL LEADER E I SUOI BENEFIT. #ditantointango

Da qualche tempo a questa parte, una follower spaiata che si iscrive a qualsiasi tipo di evento che preveda il bilanciamento dei ruoli, si vede spesso arrivare nella casella di posta, lunghe mail di scuse degli organizzatori per averla collocata nella black list degli esclusi “la waiting list”.

La waiting list, al 99% delle volte, non si sblocca e la malcapitata follower sa che quell’evento per lei è bruciato.

Da vent’anni a questa parte e, ovviamente, da molto tempo prima, la vita sociale della single follower è stata in salita, ma in questi tempi moderni, è diventata un martirio. Se a questo aggiungiamo magari un’età non più verdissima della malcapitata, l’impresa di essere “IN” ha del miracoloso.

Una volta, arrivata la mail asciutta in cui leggevi la fatidica frasetta maledetta “waiting list”, chiudevi la mail, la eliminavi, “Non è andata, pazienza, tanto si sa che da sole è difficile”.

Oggi, la stessa letterina arriva con un panegirico di scuse da parte degli organizzatori – pure loro spaesati- poichè, ad iscrizioni aperte, in un men che non si dica, orde di ballerine spaiate si iscrivono e i maschi se la prendono con molto calma, permettendosi l’iscrizione all’ultimo momento, consapevoli che, con la fame di leader che c’è, vengono presi di sicuro.

Allora sapete che vi dico – sticazzi! Questa non è democrazia sociale ma un vero e proprio abuso di posizione dominante!

Se ci fossero organizzatori con due palle così potrebbero imporre una regola: vuoi partecipare, tu, maschio leader principe assoluto del piso, allora hai tempo di farlo entro tot dalla data dell’evento, perchè, se lo fai dopo, la quota di iscrizione per te cresce del 20% in più (o una parcentuale fastidiosa e pesante a scelta) e, oltre una certa dead line, non puoi proprio iscriverti più. (Organizzatori lo fate di già?)

Non è affatto democratico che le follower, pur viaggiando con l’agendina aggiornatissima all’ora in cui si aprono le iscrizioni, precise come orologi svizzeri nell’inviare puntualissime i loro form compliati senza errori, debbano sempre e sempre più spesso fare i conti con la frustrazione di vedersi, una volta in più, mettere in quel purgatorio infame della lista d’attesa. Forse un NO secco è meglio dell’inutile illusione di questa fastidiosa lista di attesa.

Quanto ai leader, bella la vita a surfare tra i corteggiamenti delle ballerine alla ricerca spasmodica di un cavaliere con il quale poter fare questo cavolo di match così da non danneggiare il balance dell’evento. Proprio una bella vita. Mi rivolgo a voi: siete i re del mondo, i più belli, favolosi, incredibili e performanti potenziali compagni di ballo di ogni follower che calpesta il piso, fate un atto di benevolenza al mondo, scendete dal vostro piedistallo e iscrivetevi agli eventi in tempo ragionevole, come se – veramente- foste interessati a partecipare, perchè ballare lì in quella location, in quel periodo dell’anno, è una cosa che desiderate veramente fare! Organizzatevi come facciamo noi e prendete le decisioni in tempo reale.

A M E N. Andate in pace.

Pimpra

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800 TANGO PARTY. 12 ORE DI SORPRESE. #ditantointango

Per chi, come me, fa parte della generazione precedente ai millenials, Facebook resta ancora una pietra miliare per essere a conoscenza di interessanti eventi tangueri.

Grazie alle foto viste sul social e alla sensazione piacevole che ne ho ricavato oltre ai commenti assolutamente entusuasti che ho letto, mi sono organizzata e, con un amico, mi sono iscritta all’800 tango party di domenica scorsa.

La curiosità che avevo di verificare di persona questa milonga di 12 ore di cui in tantissimi mi avevano parlato con grandi elogi, è stata appagata nel migliore dei modi possibili.

Innanzitutto ho vissuto l’esperienza con due gruppetti di amici che rendono la trasferta tanguera già piacevole di suo, il resto lo ha fatto il party.

Location poco fuori Ferrara molto facilmente raggiungibile in macchina, ampio parcheggio super organizzato (presente anche il parcheggiatore). Una struttura grande, interamente dedicata alla ristorazione: una gioiosa casa dell’accoglienza culinaria nel cuore pulsante dell’Emilia. Una famiglia intera al servizio dei piaceri della tavola e non solo.

Eravamo davvero in molti, a occhio e croce sulle 200 persone, organizzazione impeccabile dall’accoglienza e check in dei partecipanti, pagamento, braccialetto identificativo e via, al secondo piano interamente dedicato alla festa.

Uno spumeggiante tj set che ha visto alternarsi Max Romano a Flavio Zizzu che hanno saputo mantenerci in pista durante le lunghe ore che dalla tarda mattinata ci hanno portato alla fine del giorno.

“Dove c’è casa” ci sono tangueros. E’ stato bellissimo incontrare nuovamente persone che non vedevo da moltissimo tempo, ballerini di tutte le età e provenienze geografiche della penisola con alcuni ospiti anche stranieri.

Non ho mai visto un buffet tanto incredibilmente ricco come quello trovato all’800 tango party! Dalle leccornie in stile brunch, ai primi piatti ai contorni ai dolci offerti, riassortiti in continuazione per tutta la durata dell’evento! Non ho memoria di aver mai mangiato così tanto e ininterrottamente durante un’intera giornata, impossibile resistere alla tentazione.

Il deus ex machina di questa festa, Alessandro Parise e la sua famiglia di ristoratori coadiuvati dallo staff che ci hanno coccolati in un modo unico.

Tra un assaggio e l’altro di ghiotte pietanze ho anche ballato e mi sono divertita un sacco. I piedi dopo le prime 5 ore hanno urlato vendetta: ho tolto i tacchi e chi se ne frega.

Stamattina, salita sulla bilancia, temevo il peggio, invece nessun danno collaterale – evviva! – perchè se stai bene, balli bene, mangi ancora meglio è come assumere la pillolina della felicità!

Pimpra

Ps: se volete partecipare al prossimo party, info qui. Se volete semplicemente mangiare al ristorante, qui, ma prenotate prima è sempre pieno.

QUELLE FRIVOLEZZE A BORDO PISTA CHE TALI NON SONO. #ditantointango

Quando sono a bordo pista osservo i danzatori con interesse e curiosità. Di solito miriamo il/la partner che conosciamo, oppure andiamo alla scoperta di nuovi abbracci.

Guardo le movenze, ma pure i volti di entrambi, cercando di capire se la magica connessione prende i due elementi della coppia. Dagli sguardi, da piccoli segnali del corpo, con attenzione e pratica, si possono immaginare delle sensazioni dalle quali il desiderio di farsi la tanda con talun* o talatr* cresce o si spegne.

In questo gioco alla ricerca della scintilla che illuminerà la data tanda, secondo me, entra un altro elemento, dall’apparenza superficiale ma che tale non è: l’abito.

Avete mai notato nelle mirade che fate e che ricevete quanto vi rubi o meno l’attenzione l’abito dell’invitante, caso follower, o dell’invitata, caso leader?

Sono sempre più convinta che il vestito indossato abbia il potere di esaltare, modificare, definire lo “stile” di chi balla.

In quanto follower, ho l’armadio strapieno di vestiti per ballare che ci potrei fare un mercatino dell’usato, ovviamente, come la quasi totalità delle donne, quando devo decidere cosa indossare in milonga o mettere in valigia per un evento, mi sembra che l’armadio 4 stagioni sia vuoto.

Il vestito non risponde unicamente alla logica del comfort poiché ballare implica movimento ma, in primis, a una dimensione della mente, sempre diversa, che deve trovare un vantaggioso accordo tra ciò che il corpo desidera fare e l’asse mente/cuore trasmettere. Pare una banalità, ma se ci fate caso, quasi nessuno indossa cose a caso. (Ho scritto “quasi” nessuno).

Percepisco una netta differenza nel modo di ballare se indosso una gonna fluida che si muove con me e accarezza i movimenti, piuttosto che quando ballo con un abito fasciante tutt’uno con la pelle. Non si tratta di comodità per le gambe, quanto di una sensazione sottile che da dentro (emozioni/sentimenti/percezioni) riverbera all’esterno.

Non solo la forma e la struttura dell’abito ma pure il colore ci influenza, la stampa, le cromie più o meno forti o delicate.

Credo che anche per l’uomo sia un po’ la stessa cosa, con la sola differenza che - fino ad ora- è legato all’utilizzo dei pantaloni e quindi le possibilità di variazioni sul tema sono più ridotte, ma non si sa mai come il costume possa evolvere in futuro.

Di base siamo sensibili a sottigliezze di cui nemmeno ci rendiamo conto e, sia quando scegliamo la persona con la quale ballare che quando siamo scelti, anche questi dettagli, apparentemente poco importanti, finiscono per giocare un loro ruolo.

Per concludere, ricordiamoci che “mezzo è messaggio” e che l’abito – sempre - parla di noi.

Pimpra

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QUANDO DIETRO LE QUINTE CI SONO LE DONNE. BOca TANGO DAY. #ditantointango

Il mio anno tanguero ha preso vita in Emilia Romagna dando un felice imprinting alle mie velleità danzerecce, riportandomi, una volta ancora, nell’accogliente terra del tortellino (e non solo!).

Una formula che amo particolarmente: un “All you can dance” di 14 ore di fila. Un sabato dedicato all’attività preferita: ballare e – soprattutto – ballare bene.

In Emilia Romagna, diciamocelo, sono molto viziati, non c’è parquet che si calpesti dove non si trovi ottima offerta di ballerin* che siano oriundi o in trasferta, di sicuro amano ritrovarsi colà. Me compresa.

Della sede prescelta, Casa Katia Bertasi ne ho già parlato qui, ribadisco la comodità di raggiungerla, specie per la sottoscritta che ha viaggiato in treno, oltre la piacevolezza di ballare in una ampia sala vetrata con affaccio sul verde.

Quale sia la formula di una nuova milonga nel ricco panorama bolognese, non mi è difficile identificarlo: la passione di tre donne, le art director dell’evento, che, oltre alla esperienza come ballerine ed insegnanti di tango, hanno messo la sensibilità e l’organizzazione tipica delle donne.

Programma cristallino: offriamo 14 ore di ballo, piccoli snacks (non vi riempiremo la pancia perciò organizzatevi, ma noi vi forniamo tutte le informazioni per aiutarvi, compresi i cockatil al bar a prezzo convenzionato), una tonnellata di deliziose arance Resca che fanno anche bene alla salute (ps: next time provate a noleggiare il macchinario utile alla spremitura del nettarino frutto così da agevolare gli avventori dell’aranciata), una super coppia di Dj che ci hanno fatto fondere la suola delle scarpe.

Trovo interessante la formula che le tre madrine di BOca tango, Antonella, Luciana e Marianna hanno scelto, il prossimo incontro a marzo per concludere (in questa prima fase) a giugno. Diluire l’evento per dare la possibilità anche a chi non è dei luoghi di organizzarsi il viaggio, e, immagino, anche per non andare contro alle milonghe fisse di Bologna e dintorni. Sensibilità tutta femminile, a mio parere e forse, anche legata alla logistica di sala che, bella com’è, sarà spesso utilizzata per eventi.

Cosa posso aggiungere se non che è sempre un piacere assistere a un “ciack si gira” di una prima edizione che finisce con l’esclamazione “buona la prima”!

Felice di essere stata presente e ballare il vostro successo!

Pimpra

QUANDO TI DICE “NO”, NON E’ TRATTABILE. #ditantointango

Milonga in una delle sedi che preferisco, splendida atmosfera, amici, tango per tutti i livelli, dai beginners ai più navigati, pomeridiana unita alla serale, in una parola festa grande.

Partecipo con un’amica, balliamo, ci divertiamo.

Mentre sono tutta presa in una tanda, con la coda dell’occhio colgo il suo sguardo disperato e noto il ballerino che la cinge.

Qui, serve fare una doverosa premessa:

siamo stati tutti principianti, quindi possiamo accogliere le difficoltà che ambo i sessi sperimentano nel grande agone della milonga. E’ compito dei più esperti agevolare le giovani leve, accompagnarle nella loro crescita, anche spiegando per bene il bon ton del tanguer*, al fine di evitare al lui o lei di turno pessime figure che sporcheranno la “fedina tanguera” a volte, pregiudicando per sempre, un piacevole e sereno percorso.

Due sono le regole d’oro che vanno tatuate nel comportamento dei danzatori: si invita con mirada e cabeceo, il no (eventualmente ricevuto – poi ne parliamo) è un no che va rispettato.

Torno alla mia amica, finisce la tanda e con rabbia mi racconta il suo vissuto: un uomo, pure di età piuttosto avanzata, non solo le si para davanti (non si conoscevano) e la invita verbalmente, mentre lei, nel momento in cui si era accorta che si stava avvicinando, aveva girato lo sguardo da altra parte, manifestando con rispetto la chiara intenzione di NON ballare con dato soggetto. L’uomo, indifferente, piantandosi davanti a lei “Balli?”, “NO GRAZIE, non mi va la milonga”, “Non ti devi preoccupare, faccio tutto io” e, porgendole la mano, con tono imperioso, l’ha costretta ad alzarsi e andare.

Quando me lo ha raccontato le ho parlato del sacrosanto diritto di dire di NO e di NON accettare – per nessuna ragione- un invito che risulta sgradito, ma poi, a mente fredda, ho analizzato meglio la situazione, comprendendo quante leve emozionali, una simile prevaricazione – altro che patriarcato! – muove nell’animo di una donna.

Lui era fisicamente imponente, anziano, con modi decisi. Lei molto più giovane, educata e gentile, la classica “brava ragazza” abituata a comportarsi bene. E’ facile dire “Ti dovevi alzare e lasciarlo lì”, per lei, al contrario, sebbene le facesse raccapriccio l’idea di quella tanda, si è alzata quasi obbedendo a una voce interiore e ha ballato una tanda tremenda.

Proviamo a metterci nei panni dell’altro e impariamo a scovare, anche in un luogo di divertimento, comportamenti di fatto aggressivi. La violenza si traveste di moltissimi abiti, non solo di urla, parole ferenti, minacce più o meno velate, botte. Violenza è anche costringere qualcuno a fare qualcosa che non gradisce, impedendogli di agire il suo libero arbitrio, come in questo caso, di declinare un invito.

E’ violenza anche quando un ballerino che non conosci e che scansi con lo sguardo, ti si para davanti, “obbligandoti” con il corpo ad accettare l’invito. Non tutte le donne sono forti abbastanza per ribellarsi, in tante – ancora, si piegano a certi soprusi.

Il tango è democratico, sociale, e, soprattutto, rispettoso di entrambi i sessi e di entrambi i ruoli. Mai vorrei incrociare chi, con fisica insistenza, mi costringesse a fare ciò che non desidero o nel momento in cui non lo desidero.

Tutti noi dobbiamo imparare ad accettare i NO, essi ci servono per riflettere, per imparare e per crescere. Ricevere un NO in milonga non significa che siamo esseri umani senza valore (o valore tanguero), infinite sono le ragioni – logiche, illogiche, di pancia- che fanno sì che a quella tal persona, in quel tempo, siamo sgradit*. Pensiamo che può essere “per sempre” o momentaneamente.

Quando ero una giovane ballerina, leggi principiante, e mi riempivo gli occhi guardando i bravi, sognavo ad occhi aperti di essere invitata da uno di loro. Immaginavo il giorno in cui sarebbe successo (ho sempre voluto essere ottimista! 🙂 ) e come mi sarei sentita, e il percorso di crescita che avrei fatto.

Per sopportare l’attesa, ho ideato il gioco della bandierina. Immaginandomi un’alpinista di vette himalayane, quando – finalmente!, fosse arrivato l’invito tanto sperato, avrei assegnato alla tanda la bandierina di vetta conquistata. Con gli anni, la pratica, lo studio, l’umiltà dell’attesa, le bandierine sono arrivate numerose e, ancora oggi, con immutata gioia, continuano a sorprendermi.

Cari uomini all’ascolto, quelli che credendo di ballare una quadriglia ottocentesca si parano con manina tesa davanti alla tanguera riluttante, fate cinque passi indietro, trovate la giusta posizione in cui potreste intercettare il suo sguardo e guardatela, non va bene la prima volta, riprovateci, con serenità e costanza. E, se per quella milonga non andrete a segno, non fatene una malattia, ci saranno altre occasioni.

Siate cavalieri rispettosi dell’altrui volontà. Così vi vogliamo.

Pimpra

IMAGE CREDIT: Immagine di cookie_studio su Freepik

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