
Avete mai pensato ai prima e dopo della vostra vita? Quei passaggi epocali per cui, dopo, qualcosa cambia profondamente dentro di voi.
Nella vita ne esistono parecchi, sono pietre miliari, penso al percorso degli studi, al lavoro, ai cambi di lavoro, quando si lascia la casa genitoriale, la convivenza, il matrimonio i figli, l’arrivo del primo animale domestico. Gli esempi sono davvero infiniti.
Poi c’è il tango. Dal primo abbraccio ad oggi, quanto siamo diversi, cambiati.
Ci pensavo tornando dall’ultima maratona. Ho fatto mente locale a quante persone, per lo più estranee, ho abbracciato in questi ultimi vent’anni.
Adesso mi sembra una cosa assolutamente normale, anzi “naturale”, me lo avessero chiesto vent’anni fa avrei risposto “Ehhh abbracciare un estraneo? Non se ne parla!”. Oggi non solo li abbraccio senza provare alcun pudore, ma non mi scompongo minimamente ad appoggiare la mia guancia alla loro, in un atto che, oggettivamente, può essere letto come “intimo”.
L’abbraccio del tango, per me, è stato ed è tuttora, terapeutico.
Studi scientifici dimostrano che abbracciare qualcuno per più di un minuto sviluppa ossitocina, l’ormone del legame, del benessere, figuriamoci quanto ne produciamo nel corso di una sola serata di tango!
Eppure non è solo questo.
Abbracciare significa fidarsi, aprirsi all’altro che non si conosce, dare una possibilità a un incontro senza paracadute. Anzi il paracadute c’è eccome, la fine della tanda. Di sicuro nell’abbraccio del tango il controllo non esiste (balleremmo tutti malissimo), la mente si libera e si connette con parti profondissime che, troppo spesso nella vita quotidiana, restano nascoste, marginali, silenti.
Gli abbracci mi hanno fatta rinascere tante volte, sempre in modo diverso ma altrettanto struggente e profondo.
L’abbraccio del tango, l’ho scritto numerose volte, ha permesso alla mia donna di nascere veramente, di uscire allo scoperto senza che la mia volontà potesse nulla, puro istinto, pura verità.
Quante cose dell’altro si percepiscono in un solo abbraccio, sottilissime sfumature che, se colte, lo avvicinano a noi come essere umano. Difficile fingere, difficile farlo a lungo, la verità dell’essere si svela.
Mi piacerebbe poter contare tutte le persone che mi sono passate tra le braccia, credo che in una vita “normale” non ne avrei mai avuto la possibilità e penso alle emozioni, alle sensazioni che sono scaturite da questi scambi.
Molti si innamorano, non fatico a capirlo, come se il terreno fosse fertile per un incontro che si spinge oltre a una condivisione di passi.
Gli abbracci tornano indietro, ci pensate? Tanto si offre all’altro, tanto si ottiene, a volte anche molto di più, ricevendo una sorta di “affetto particolare” dal nostro partner, in quella tanda. Un calore che entra e, da qualche parte, ci cura.
Pimpra
Image credit: Lisbona Tango Marathon



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