NUOVI MONDI, NUOVI MODI. LA SABAUDA #ditantointango

Nella vita la curiosità intellettuale è segno di vivacità e di capacità di stare al mondo. La curiosità muove verso la conoscenza, spinge ad aprire porte che altrimenti rimarrebbero chiuse, è uno stimolo che porta ad evolvere.

Su questo principio-faro della mia vita, mi sono iscritta, dopo lunghissimo tempo, a un encuentro milonguero. Complice la vicinanza di una carissima amica, ho trascorso un sostanzioso week end a Torino, a “La Sabauda”.

La location, all’interno di una delle riserve di caccia del re, ospita stalle di mucche felici che possono pascolare tranquille, così come i cavalli e le pecore. La campagna curata, con quell’odore di fieno e di stalla che riportano a un tempo antico e risvegliano quel senso di natura che troppo spesso ci manca.

L’encuentro si connota per la particolare gentilezza di tutti i partecipanti e il loro desiderio di condividere qualcosa insieme, non sono mai mancati i sorrisi, i cenni di saluto tra emeriti sconosciuti, un impatto dolce e morbido come una calda copertina in una giornata d’inverno. Mi sono chiesta se tale gradevolezza di modi fosse legata anche al fattore della media di età più adulta dei partecipanti.

Sono rimasta molto positivamente colpita dai set musicali, confesso che avevo il timore di trascorrere il fine settimana ascoltando solo marcette anni ’20 che poco si intonano al mio personale gusto musicale, annoiandomi dopo pochissimi brani. I TJ set, al contrario, hanno saputo dare ottimo colore e grandi sferzate di energia ai 200 e più partecipanti, una bellissima sorpresa.

A differenza di quanto non mi fosse capitato di vedere nei miei tempi passati, il tango “milonguero” vede l’espressione di signore che ballano da leader in modo impeccabile.

Le tandas della “vita” quelle che ti scrivono dentro me le ricordo tutte: luogo, leader, tipologia di brano musicale, occasione. Ebbene, le mie di norma sono state ballate in maratona, più raramente in milonga, una sola volta in un encuentro, moltissimi anni fa.

Ho avuto il piacere di incontrare una straordinaria ballerina che ha scolpito nella mia memoria un ricordo tanguero che resterà tra le mie pietre miliari. Per una strana e curiosa alchimia entrambe leggevamo i brani della tanda nello stesso modo facendo sì che i corpi fondessero in una unità perfettamente sincrona, puri contenitori di anime danzanti.

Osservando la pista ho notato come le follower fossero, in generale, piuttosto affabili, accoglienti, dolci, rispondenti ma senza mai strafare, sempre equilibrate “al loro posto”. I leader, dal canto loro, usavano lo stesso metro di dolcezza, affidabilità e accoglienza nel proporre, anche loro piuttosto contenuti, senza eccessi o scintille. Questa mi è sembrata la più grande differenza tra il mondo a cui sento di appartenere di più e il mondo del tango milonguero.

Mi sono portata a casa un sacco di spunti da questa esperienza, sia da un punto di vista “tecnico” che da un punto di vista interiore. Si può ballare anche “in silenzio” eppure in modo molto intenso, non sempre, ciò che non appare immediatamente agli occhi, non nasconde tesori nascosti tutti da scoprire.

Mi sento di suggerire a tutti quelli come me, chi mi conosce si riconosce, di approcciare anche gli encuentros perchè se ne ricava tanto materiale su cui lavorare per rendere il proprio tango ancor più rispondente ai colori e alle vibrazioni della propria anima.

Ringrazio gli amici Crissi e Leonardo e tutto il loro staff per la calorosa accoglienza assolutamente all’altezza del nome stesso dell’encuentro, La Sabauda.

Pimpra

IMAGE CREDIT MAURO TONCHICH

Ps non posso non postare la foto di Tommy, mascotte indiscussa dell’evento!

ETDS 2024, 11 EDIZIONE: MEMORABILE. #ditantointango

Ci sono eventi di tango che fanno letteralmente rifiorire, uno di questi è, senza dubbio alcuno, quello organizzato da SpaziotangoBologna, il primo weekend di aprile. Non per nulla, nel primo farsi di primavera.

Ho felicemente perso il conto del numero di edizioni alle quali ho partecipato ma posso, con sicurezza affermare che, il crescendo di divertimento tanguero, aumenta di edizione in edizione.

Tenere l’asticella sempre alta, scollinare tutti i periodi terribili che stiamo attraversando, la concorrenza spietata, rende ETDS una perla nel panorama italiano. A mio modesto parere, ovviamente.

Sono sempre più convinta che la formula “corta” sia quella vincente: una pomeridiana, una serale, una pomeridiana, poi tutti a casa. Ho la sensazione che l’energia tanguera esploda più intensamente, perchè il tempo è tiranno e la fame di abbracci si fa più intensa. Quest’anno le scorribande sono iniziate il giorno prima, la sera del venerdì, per dare la possibilità a più persone di godersi la festa: si sono presentate in 250 un numero incredibile e inaspettato che la dice lunga sull’ottima reputazione mediatica che ETDS mantiene da anni, da 11 anni per essere precisi.

La formula dell’evento all’interno del complesso alberghiero è, per me, la preferita. La mente si libera, consapevole che, in ogni momento, si possono lasciare i giochi, salire in camera, restarci o scendere nuovamente. Per me, il top della comodità.

Un altro aspetto rilevante a Etds è che non si iscrivono i gruppi di quelli che stanno solo tra di loro, ballano solo tra loro, esistono solo loro. Si sta insieme, si balla tutti con tutti, modalità easy way, senza stress, senza ansia da prestazione. Certo che ci sono le varie “delegazioni” di diverse provenienze ma il bello è che, una volta arrivate sulla pista, si dissolvono mescolandosi con tutti gli altri.

Questo è stato l’anno delle TJ donne, a parte l’apertura del venerdì a firma di Zizzu che ha fatto il botto di pubblico.

Ognuna delle Signore della consolle ha offerto la sua personalissima visione e proposta musicale: la prima pomeridiana dai toni soft, calibrati e senza eccessi, tj Iskra Strateva, per passare alla serale carica di pathos, tj Valeria Norcia, di colori e di vibrazioni emozionanti, per finire con l’ultima pomeridiana elettrizzante, adrenalinica, dall’effetto dopaminergico, tj Caterina Inglese.

C’è stato un momento in cui mi sono sentita una pazza furiosa, già indossati gli abiti borghesi e le sneaker e pronta a partire, ho abbrancato un ballerino e così come stavo mi sono gustata la mia “ultima tanda”. Completamente invasata!

Da partecipante non posso che augurarmi che questa meravigliosa e accogliente festa, continui a renderci così tanto felici, soddisfatti e appagati ancora per molti anni.

Un ringraziamento speciale a Simona, a tutto il direttivo e al numeroso staff per un’edizione che resterà nella memoria!

Pimpra

IL TEMPO DELLE MELE. #ditantointango

Non passa giorno che sui social non escano gli album dei numerosissimi eventi di tango che hanno luogo in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo. Mi piace guardare le immagini di volti rapiti, di sorrisi, di linee corporee avvolte nell’abbraccio, coppie dentro quel flow unico che rapisce ogni ballerino di ogni tipo di danza, di ballo.

Le luci non luci della milonga creano molto spesso quadri suggestivi, restituendo sotto forma di frammenti visivi, le emozioni e l’energia vissuta dai tangueros.

Mi delizio e osservo e vedo nuovi abbracci, fluide dinamiche e guardo ancora e noto un particolare che ricorre sempre più spesso: i volti sono giovani, non sono quasi mai segnati da rughe.

In questi album fotografici certo sono presenti anche miei coetanei/ee ma, nel bilanciamento globale delle immagini, il loro numero sta calando…

Allora, da buona sportiva, mi sono chiesta: quando è corretto appendere le scarpette al chiodo? Il ritiro dalla scena tanguera è in funzione dell’età anagrafica del tanguer* o ne è completamente slegato? E’ opportuno mettere in campo un certo pudore rendendosi conto che, per raggiunti limiti di età, si cede il proprio posto alle nuove generazioni?

Confesso che il solo pensiero di “ritirarmi” mi procura una fitta di dolore, non sono pronta, non sono affatto pronta, ma mi rendo anche conto che le situazioni relazionali in pista, stanno mutando molto velocemente. Sicchè che fare?

Per le gentili signore la faccenda si complica all’aumentare dell’età molto prima di quanto non accada all’uomo. Mi sento di dire (magari per consolarmi) che se la qualità di ballo che riusciamo ancora ad offrire rientra nel criterio del “dignitoso”, possiamo concederci di calpestare ancora le assi di legno. Se la qualità cala una domanda me la farei, sono sincera.

Quanto agli uomini, loro affrontano una tematica affine ma diversa su altri aspetti, direi che pure per loro possa valere lo stesso discorso: a che punto sta la qualità del tango che posso offrire? Certo entrambi i sessi devono essere molto sinceri con se stessi e posizionare la loro asticella nel punto corretto della scala. Senza abbondanze e senza sconti.

Non siamo porteñi, in Italia/Europa non abbiamo la tradizione della milonga come normale asset sociale, per noi è e rimane una passione importata e come tale non possiamo viverne appieno le sfumature che ci consentirebbero la gioiosa partecipazione alle milonghe anche a 80 anni compiuti, se le gambe ci reggessero.

Mi auguro di poter godere ancora per molto del sapore unico di abbracci scambiati dentro le note incantevoli del tango, spero di non scadere mai nel ridicolo e di accorgermi per tempo quando sarà il mio tempo di salutare la milonga.

Nel frattempo però… DAJE!

Pimpra

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ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE. IL LEADER E I SUOI BENEFIT. #ditantointango

Da qualche tempo a questa parte, una follower spaiata che si iscrive a qualsiasi tipo di evento che preveda il bilanciamento dei ruoli, si vede spesso arrivare nella casella di posta, lunghe mail di scuse degli organizzatori per averla collocata nella black list degli esclusi “la waiting list”.

La waiting list, al 99% delle volte, non si sblocca e la malcapitata follower sa che quell’evento per lei è bruciato.

Da vent’anni a questa parte e, ovviamente, da molto tempo prima, la vita sociale della single follower è stata in salita, ma in questi tempi moderni, è diventata un martirio. Se a questo aggiungiamo magari un’età non più verdissima della malcapitata, l’impresa di essere “IN” ha del miracoloso.

Una volta, arrivata la mail asciutta in cui leggevi la fatidica frasetta maledetta “waiting list”, chiudevi la mail, la eliminavi, “Non è andata, pazienza, tanto si sa che da sole è difficile”.

Oggi, la stessa letterina arriva con un panegirico di scuse da parte degli organizzatori – pure loro spaesati- poichè, ad iscrizioni aperte, in un men che non si dica, orde di ballerine spaiate si iscrivono e i maschi se la prendono con molto calma, permettendosi l’iscrizione all’ultimo momento, consapevoli che, con la fame di leader che c’è, vengono presi di sicuro.

Allora sapete che vi dico – sticazzi! Questa non è democrazia sociale ma un vero e proprio abuso di posizione dominante!

Se ci fossero organizzatori con due palle così potrebbero imporre una regola: vuoi partecipare, tu, maschio leader principe assoluto del piso, allora hai tempo di farlo entro tot dalla data dell’evento, perchè, se lo fai dopo, la quota di iscrizione per te cresce del 20% in più (o una parcentuale fastidiosa e pesante a scelta) e, oltre una certa dead line, non puoi proprio iscriverti più. (Organizzatori lo fate di già?)

Non è affatto democratico che le follower, pur viaggiando con l’agendina aggiornatissima all’ora in cui si aprono le iscrizioni, precise come orologi svizzeri nell’inviare puntualissime i loro form compliati senza errori, debbano sempre e sempre più spesso fare i conti con la frustrazione di vedersi, una volta in più, mettere in quel purgatorio infame della lista d’attesa. Forse un NO secco è meglio dell’inutile illusione di questa fastidiosa lista di attesa.

Quanto ai leader, bella la vita a surfare tra i corteggiamenti delle ballerine alla ricerca spasmodica di un cavaliere con il quale poter fare questo cavolo di match così da non danneggiare il balance dell’evento. Proprio una bella vita. Mi rivolgo a voi: siete i re del mondo, i più belli, favolosi, incredibili e performanti potenziali compagni di ballo di ogni follower che calpesta il piso, fate un atto di benevolenza al mondo, scendete dal vostro piedistallo e iscrivetevi agli eventi in tempo ragionevole, come se – veramente- foste interessati a partecipare, perchè ballare lì in quella location, in quel periodo dell’anno, è una cosa che desiderate veramente fare! Organizzatevi come facciamo noi e prendete le decisioni in tempo reale.

A M E N. Andate in pace.

Pimpra

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ESTATE 2023. QUI E ORA

La ricorderò questa estate 2023. Nessun viaggio in mete lontane, nessuna festa da fuochi d’artificio, eppure è stata un’estate carica di significato, densa di un fluido di benessere e pienezza che mancava nella mia vita, da troppo tempo.

Ho riscoperto passioni antiche. L’acqua, primo fluido che ha accolto una mini me, dopo quello del ventre di mia madre. L’acqua azzurra di una piscina all’aperto in cui ho ritrovato gesti familiari, sensazioni intime e profonde che sonnecchiavano da qualche parte, nascoste.

Avevo bisogno di meditare in silenzio, ma il silenzio vuoto dell’aria si riempiva ogni volta di pensieri che mi portavano lontano, in acqua non è così, si sta. Nella mente, solo il numero delle vasche nuotate, come un faro ad indicare la strada del porto, nel mentre, nel ritmico susseguirsi di bracciate e di respiri, ecco manifestarsi prepotente quel Vuoto tanto atteso, carico di un pieno immenso di coscienza presente. Si affaccia e mi guarda.

In acqua sono tornate le amicizie del tempo ed altre se ne sono aggiunte, rendendo la piscina comunale un luogo magico, carico dell’odore familiare di candeggina, un tempio di gioia.

Quest’estate ho indossato per la prima volta le scarpe da trekking e ho camminato su sentieri di montagna, accompagnata da un allegro e coinvolgente gruppo di amiche. Il mantello verdeggiante delle colline dapprima e dei monti poi ha vibrato nei miei occhi come un delicato suono d’arpa. Non ho resistito e ho scattato un selfie con la mucca pezzata nocciola e beige come quella che ho sul letto di casa. Adoro le mucche, mi procurano tenerezza e rispetto.

Il mare cittadino, nel luogo a me più caro, ha regalato giornate roventi del calore delle amicizie incontrate e di quelle celebrate che hanno, troppo presto, lasciato questo corpo fisico. Erano tutte lì, a godere insieme a me della semplicità di un asciugamano appoggiato sulla terrazza del Bivio, ad abbronzarsi in compagnia, tra nuotate, chiacchiere e qualche aperitivo sotto le stelle.

Il tango non è mancato, anche se, quello che oramai sta più vicino al mio cuore, ha lasciato la città, lo ritrovo in altro luogo, fisicamente lontano. Come l’amore cambia forma, anche il tango cambia luoghi, cambia cuori, e vive di un nuovo respiro.

La pioggia esagerata, seppur crudele in certe sue manifestazioni, ha portato a galla i ricordi di un passato molto lontano, in un altrove davvero distante da qui. L’ho celebrata correndo insieme alle gocce grasse, godendo di quella sensazione unica che nasce dalla profonda connessione con gli elementi. Siamo Natura, terra, acqua, fuoco, aria. Sentirli tutti dentro la pelle, nel sangue che scorre, nei profumi che arrivano a stimolare l’olfatto, mi ha resa potente, immersa nell’immensità del Tutto, come ne facessi interamente parte.

Estate 2023, metafisica e immanente, ambrosia d’anima, dolce come una freccia che trafigge il cuore e lo fa traboccare di senso.

Sono grata.

Pimpra

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FREE THE NIPPLE. SI’ MA…

In questa calda estate, mentre rientro dal lavoro a piedi concedendomi una camminata flâneuse, ho notato sempre più di sovente, giovinette adolescenti e giovani donne indossare striminzite e aderenti magliettine, senza reggiseno.

Non ho potuto non notarlo, poiché, dinnanzi al mio sguardo, ho assistito alla danza tremolante del seno e dei capezzoli che, come occhi, giravano lo sguardo da una parte e dall’altra.

La prima volta che mi sono imbattuta in tale spettacolo ne sono rimasta incantata ma, al ripetersi comune di tale danza, quasi non ci faccio più caso. Vero è che sono una donna eterosessuale e che le tette non mi muovono gli ormoni. Non credo lo stesso ragionamento valga per un maschio.

Le giovani, giovanissime, portatrici sane di acerbo splendore mettono in mostra una parte del corpo di indiscussa bellezza, sono la prima a dirlo, ma non posso non pensare a un certo tipo di conseguenze.

Le vedi camminare che sembrano nude, ma non lo sono, in quel malizioso gioco di vedo e non vedo che cattura lo sguardo e l’interesse più di un corpo totalmente svelato. Seni alti, piccoli, rigogliosi, capezzoli puntiformi o maestosi, forme e dimensioni che la natura ha creato giocando con le possibilità.

In questo spettacolo, distolta l’attenzione dal corpo, osservo le dinamiche che si creano intorno a queste piccole donne: sguardi felini, predatori, bavosi di alcuni1 maschi che incontrano nel loro percorso. Sembrano lupi e le giovinette indifesi agnellini.

La libertà di essere e di esprimersi è un diritto ma, se fossi madre di una di loro, qualcosa vorrei dire loro. Il gioco della seduzione, il piacere di mostrarsi provocanti e impunite, libere e selvagge ha bisogno di maggiore consapevolezza che altro non è che una scelta più oculata su chi fare avvicinare.

Questo mi preoccuperebbe se fossi un genitore.

E questi giovani uomini, come percepiscono il potere del corpo delle donne? Con rispetto, con desiderio, con un sentimento di cura? Bisognerebbe chiederlo a loro.

Quanto al mostrare/mostrarsi a parer mio qualcosa toglie alla curiosità: quello che c’è non è più celato, il mistero svelato da subito. Perderei immediatamente la curiosità della conquista ma faccio parte di una generazione molto “antica”.

E voi che ne pensate FREE THE NIPPLE oppure no?

Pimpra

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  1. In origine il post riportava la frase “sguardi felini, predatori, bavosi dei maschi che incontrano nel loro percorso. Sembrano lupi e le giovinette indifesi agnellini.” Accetto il suggerimento dell’amico Riccardo Galasso su FB che propone di scrivere ALCUNI maschi. ↩︎

12 ORE DI TANGO. MA PERCHE’?

Giovedì. E’ trascorso un giorno e mezzo dalla “mia” 12 ore, in realtà “solo” 6 ore. Sto iniziando a riprendere il corretto ritmo circadiano sonno/veglia, benchè punteggiato – ancora! – da insistenti sbadigli.

Giunta quest’anno alla sua 15 edizione, la kermesse “triestina”, in realtà in quel di Sistiana per dovere di geolocalizzazione, continua a richiamare appassionati, anche foresti. Ottimo per il movimento tanguero regionale, in specie, triestino.

In tanti mi hanno scritto per accertarsi che la comunità tanguera oriunda partecipasse a questa milonga “doppia”? si potrebbe definire così? per essere vieppiù certi di trovare pane per le loro zanne affamate di tandas indimenticabili.

C’è sempre un particolare fermento quando si avvicina la data fatidica, “tu ci sarai? quando pensi di andare?” e domande simili.

Questa tipologia di evento non è affatto rara, se ne organizzano parecchie in ogni regione italiana e all’estero ovviamente, ma per i triestini e non ha un sapore particolare.

La nostra 12 ore scandisce inesorabile l’arrivo del culmine della stagione estiva, avendo luogo esattamente la settimana che precede ferragosto, indicando l’inizio del lento avvicinarsi di settembre e del cambiamento di stagione.

Sono ben 15 anni che gli amanti del tango si danno appuntamento a Sistiana, nell’incantevole baia che con le sue falesie e il respiro della risacca, contribuisce a rendere unici gli abbracci scambiati in pista, aggiungiamoci la falce di luna e un bel venticello di borino a raffrescare gli animi roventi e abbiamo lo scenario perfetto!

Ma perchè 12 ore? Cosa andiamo mai cercando per sottoporre il nostro fisico a una tenuta così pesante, a tante ore di ballo? Dalle prime luci del tramonto fino a quelle dell’alba?

Mi sono data più spiegazioni: dal tramonto all’alba è una meravigliosa metafora del cerchio della vita celebrata dentro un abbraccio, godendo dei colori rossastri del sole adagiato sul mare e delle luci acquerellate dell’alba.

E’ una prova fisica importante ballarle tutte e 12 le ore, può essere una sfida per i più audaci, il desiderio di dimostrare a se stessi di poterlo fare.

Fame, desiderio, curiosità che esplodono al loro meglio con più tempo a disposizione? Chissà forse per taluni è così.

Personalmente la mia formula esce dal paradigma 12, poichè me la vivo a metà, per me 6 ore sono più che sufficienti. Ma non scelgo mai delle ore a caso. Arrivo dopo la mezzanotte, con il corpo ancora addormentato (mi scuso con i primi ballerini che mi hanno invitata!), entro nella notte come fossi un gatto, delicatamente i piedi diventano polpastrelli ovattati e il corpo inizia a rispondere a musica e abbracci. La mente si perde ed è come se, ballando, riprendessi a sognare, ma ad occhi aperti.

L’alba arriva dolcemente accarezzando gli occhi ancora abituati alla notte. Foto di gruppo di rito e, come tanti pipistrelli, voliamo alla ricerca del buio e di un buon sonno ristoratore.

Pimpra

IL TANGO NON MENTE

Ho preso la sana abitudine di ascoltare il podcast di una coach americana, tale Mel Robbins, mentre mi accingo a fare la passeggiata quotidiana che mi porta in ufficio. Trovo sia un eccellente modo di sfruttare 30 minuti della mia giornata ascoltando argomenti interessanti, esercitando al contempo una lingua straniera.

L’argomento di oggi: il linguaggio del corpo, tema per la sottoscritta, estremamente affascinante, come lo sono tutte le discipline che indagano l’essere umano, nella psiche e nel fisico.

Il corpo non mente assioma condiviso da tutti, saper leggere i micro segnali che esso invia (lo fa 5” prima della parola), è strumento potente per comprendere chi si ha di fronte.

Ho provato ad immaginare tutti i segnali che ricevo quando ballo con qualcuno e pure quelli che io stessa – il più delle volte inconsciamente- invio agli altri.

Facendo mente locale, la prima cosa che ho pensato è che, con un po’ di esercizio all’ascolto, dai primi secondi in cui tocchiamo la mano dell’altro, anche prima di abbracciarlo, inizia il processo di decodifica e interpretazione dei messaggi fisici.

Trovo molto interessante che lo facciamo senza accorgercene, lasciando semplicemente accese le antenne di ricezione che parlano in linea diretta anche al nostro subconscio.

È lì che ce la giochiamo senza saperlo (a livello cosciente), perché, gran parte delle nostre “voci” interiori che si esprimono in atti, in gesti e poi in parole, trovano casa in queste nostre profondità.

Se accettiamo questo postulato, allora è molto più facile capire la diffidenza di taluni, l’ansia di talaltri, così come pure la gioia, la seduzione e tutte le sfumature che possiamo leggere, percepire, immaginare passino dentro un abbraccio tanguero.

È questo tipo di approccio fisico che il tango regala che è capace di sconquassare le fragili pareti delle maschere che ci siamo costruiti strada facendo, perché, e lo sappiamo molto bene, nell’abbraccio c’è tutto: noi e la nostra essenza, senza finzione e senza sconti.

Rileggendo con questa lente come ho ballato ieri sera alla pratica (malissimo – ahimè), ho interpretato in modo diverso i messaggi che il mio subconscio mi ha trasmesso, li ho accolti e, al posto della frustrazione mi è entrata una sensazione di “ok, tranquilla, posso lavorarci su e sistemarla questa faccenda. C’è rimedio, non è tutto da buttare”.

Prestare un ascolto diverso a quanto ci accade come singoli tangueros e come coppia (ovvero i due singoli danzatori che uniscono l’abbraccio per la tanda) può essere una ulteriore chance per la crescita individuale, soggettiva e di ballerini, che ci permette di resettarci in modo consapevole anche durante la tanda, al fine di far fluire al meglio il dialogo danzante.

Alla fine torna sempre un concetto: osservazione, ascolto attivo, desiderio di comunicare.

Per oggi il pippolotto è finito, ballate in pace. 😀

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

LA COPPIA NEL TANGO. Più costi o più benefici?

Argomento stuzzicante la coppia sentimentale nel tango.

Se ne vedono moltissime nell’ambiente, se ne formano altrettante e… per equilibrio cosmico, un buon numero scoppia.

È un bene o è un male essere una coppia e ballare il tango? È un rischio o un’opportunità?

La prima risposta che mi viene in mente è: ognuna di queste.

In prima battuta i vantaggi sono indubbi:

  • si frequentano insieme i corsi/stages/lezioni
  • ci si iscrive agli eventi e di solito si entra
  • si possono condividere le spese
  • si viaggia in compagnia

Poi però ci sono aspetti che cominciano a delinearsi e che, non sempre, vestono il rosa del “va tutto nel migliore dei modi”. Spesso, il tango per la coppia, è come un catalizzatore di quello che non funziona, a partire dalla comunicazione.

Si vedono a lezione le coppie che si prendono a male parole, che litigano per incomprensioni su un movimento, sulla sua esecuzione. E tornano a casa ancora più frustrati quando non arrabbiati, con i volti scuri.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dagli innamorati della prima ora che, a lezione pur non capendo una cippalippa di quanto richiesto, si guardano in faccia con gli occhi a forma di cuore. E se ne tornano a casa, ancora più contenti di come sono arrivati.

Ciò che fluisce o che trova ostacoli nella coppia tout court, il tango tira fuori. A quel punto non si può fare finta che tutto funzioni, perché non è così.

Inserisco questo aspetto in quelli che definisco “rischi” ma che, a ben guardare, risulta una incredibile “opportunità”: di riparlarsi, di trovare il modo di comunicare ancora, di ritrovarsi.

Avere un partner sentimentale con cui condividere la passione tanguera può sicuramente contribuire a scrivere la cifra stilistica della coppia tanguera: gli amanti danzano la loro relazione, le loro affinità, il loro modo di stare insieme. Esce tutto: l’energia vibra forte, l’abbraccio è catartico, l’espressione corporea esprime un sottile legame, una profonda complicità, una intimità radicata. Mi sembra indubbiamente meraviglioso ballare una tanda, esprimendo e godendo di tutto questo.

Possono, in taluni casi e circostanze, entrare dei rumori di fondo, come la gelosia, il fastidio come se qualcun* entrasse a casa nostra senza essere invitato. Lì la coppia deve essere forte, ben strutturata per affrontare questo genere di “sfide relazionali”.

Ne ho visti tantissim* cadere, sedott* da uno sguardo più torbido ed emozionante della loro quotidianità senza onde. Cedere alle sirene di un abbraccio sconosciuto ed avvolgente. Anche questa è vita, non resta che accettarlo. Il tango accelera i tempi: se la coppia è destinata a scoppiare, lo fa con anticipo.

Ho in mente meravigliose coppie che, al contrario, nel tango hanno trovato un cemento che ha reso ancora più solida la relazione, regalando momenti di gioia condivisa, di stimoli funzionali a nutrire un percorso insieme rendendolo nuovo ogni giorno.

Ho pure negli occhi molti tanguer*s rifiorit* dopo la chiusura di una relazione divenuta arida.

Concludendo, specie per tutte le amiche che non hanno mai provato il tango in coppia, credo che sperimentare cosa significhi ballare con il proprio partner sentimentale, sia un’esperienza potente, molto emozionante ma, aggiungo, non per tutti.

Pimpra

IMAGE CREDIT: UNUSUALLENS.COM

IO BALLO DA SOLA. Punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce.

Che il tango non fosse un ambiente “democratico” l’ho sempre saputo, quando misi per la prima volta piede in una milonga. Passai molti anni di lotte interiori prima di accettare e comprendere le dinamiche dell’invito ed altrettanti anni a combattere con certe logiche non premianti, non meritocratiche che pure si esprimono in milonga.

Il mio ingresso nel mondo tanguero l’ho fatto con il ballerino di allora e l’ho continuato, per molti anni, con un successivo partner. La ruota del tempo gira portando con sé il cambiamento, massima espressione di vita, sono quindi diventata una ballerina senza partner.

All’inizio ho fatto fatica a riconoscermi nel mio nuovo status, dentro di me, da qualche parte, era come se avessi perso qualcosa. Non posso negare che l’abbraccio che mi aveva accompagnato per lunghi anni in molte ore di ballo, rappresentasse oramai la mia “casa” del tango e quindi, le prime volte, il distacco è stato piuttosto pesante. I nuovi abbracci però hanno fatto il loro dovere, ridefinendo la nuova tanguera che sono diventata: felice senza partner fisso.

A tutte le amiche che si riconoscono nella mutata situazione o che non hanno mai avuto un ballerino con cui allenarsi e ballare con assiduità, dico che non tutto il male viene per nuocere. Vi spiego il perché.

Partiamo dalle MINACCE. Che si intendono qui, ovviamente, in senso metaforico.

Non avere qualcuno con cui studiare/ballare con costanza può sicuramente limitare le possibilità di:

  • frequentare un corso con un partner di qualità (di solito sono già impegnati)
  • iscriversi ad eventi di livello più alto (mediamente finiamo in “waiting list“)
  • poter lavorare sulla definizione del proprio stile personale di ballo. (La ballerina tipicamente seguidora avrà probabilmente un po’ meno problemi di un ballerina dal carattere danzereccio più “spinto”).

Quanto ai punti di DEBOLEZZA, a mio parere, vanno a toccare maggiormente la sfera emozionale della donna, ovvero:

  • Non essere invitate perché ci “cade la faccia”, quando nessuno ci vede, ci nota, ci invita.
  • Non avere la possibilità di dimostrare le proprie capacità, l’espressività, la competenza, chi siamo in termini di tanguere perché balliamo con partner che non vogliono rischiare e quindi richiedono una personalità più delicata quando non accomodante
  • inutile aggiungere che a tutte sarà capitata almeno una volta la sindrome del “brutto anatroccolo” che sono brutto e nero e non mi vuole nessuno (e così restiamo per davvero a fare tappezzeria per l’intera serata).

Essere una ballerina senza partner offre, in realtà, delle incredibili opportunità.

Se saprò trovare la lezione in ogni brano ballato con ogni persona con cui intreccerò il mio abbraccio, diverrò sicuramente una tanguera migliore.

La motivazione (punto di forza) di crescere ed imparare mi porterà a cercare il miglior elemento per lo studio in quel momento storico della mia formazione.

La cerchia delle amicizie tanguere subirà un impulso notevole, regalando, oltre al piacevole momento della milonga, deliziosi e divertenti “fuori pista”.

Psicologicamente costringe a guardarsi dentro, costringe a tirare fuori l’energia vitale, obbliga al confronto con i propri demoni (se ci sono) per poterli rendere innocui. Rende la donna completamente indipendente, meravigliosamente avventuriera, libera come un refolo di bora.

Amiche care, mai mi stancherò di dire quanta fantastica vita c’è dentro il tango. Andiamo a prendercela tutta.

Lunga vita alla Giaguara!

Pimpra

IMAGE CREDIT: frame da foto di Mauro Tonkic

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