I RONDAPIATTISTI. NUOVA FRONTIERA DEL TANGO MODERNO. #ditantointango

Post doppio. Partiamo con la notizia buona o quella brutta?

Iniziamo con LA BUONA NOTIZIA.

XTraordinary tango marathon.

Mancavo da Mantova da parecchi anni, sicuramente dalla pre pandemia, El viejo Almacen Papelero si conferma una sala ideale dove organizzare una bellissima milonga o una piccola maratona.

Il pavimento è uno dei migliori in cui ho messo piede, lo affermo con sicurezza perchè dopo 8-9 ore di fila a ballare sui tacchi non mi è mai venuto il devastante mal di schiena che su altre piste mi attanaglia.

L’atmosfera piacevole, il calore della sala e degli ospiti hanno fatto il resto.

A dispetto di quanto pensavo, una maratona “raccolta” mi ha permesso di ballare con tutti i ballerini con cui desideravo condividere abbracci, cosa che in quelle più grandi non accade spesso, quindi molto soddisfatta.

La defezione all’ultimo nano secondo di un Tj ha sparigliato le carte dei set musicali (ma su questo mi esprimo nella seconda parte). I professionisti presenti si sono alternati per coprire il buco, bravi.

Ho trovato la formula senza pause interessante, non trattandosi di una maratona stanziale, sono sempre rimasta in sala, fino a che le forze mi hanno sostenuta. Pausa cena compresa. Gli organizzatori si sono spesi per offrirci un menu composto da primo e secondo, tutte le sere. Farlo in uno spazio molto esiguo, ha richiesto una particolare premura nel servire le bocche affamate degli astanti.

A tal proposito, suggerisco, per le prossime occasioni, di fornire un tagliandino pasto, perchè più di qualcuno è rimasto a bocca asciutta non potendo scegliere la stessa offerta di cibo, dal momento che altri si erano fatti servire più di una volta, esaurendo le risorse. Non si fa, dovremmo saperlo, ma quando si tratta di fare la pappa regrediamo un po’ tutti diventando bambini che si tuffano letteralmente sul buffet.

Sono tornata a casa con una sensazione piena di piacevolezza, ho ballato davvero bene che è la cosa che spinge tutti noi a spostarci e fare chilometri su chilometri per raggiungere una buona pista.

Grazie Maria Elena e Marcello e allo staff che vi ha supportati, ci avete regalato una maratona soffice come la vostra deliziosa torta di rose!

LA CATTIVA NOTIZIA

Quanto segue non è riferito in particolare alla maratona di Mantova ma è un fenomeno diffuso ma che dico diffusissimo, in ogni latitudine del mondo tanguero.

Esiste una nuova categoria di ballerini i cosiddetti “rondapiattisti” ovvero coloro che negano assolutamente l’esistenza della ronda nella forma che noi tutti conosciamo. Per loro, andare in pista significa esprimere orbitali impazziti, senza alcuna possibilità di controllo o di logica geometrica a regolare le loro evoluzioni su pista.

I rondapiattisti sono sempre esistiti, come setta piuttosto celata, esprimendosi in unità singole, al massimo duali, in ogni milonga, nel periodo pre covid. Sono usciti allo scoperto nel post covid, invadendo le piste di tutto il mondo con l’affermazione che la ronda non esiste.

“Houston, abbiamo un problema”.

Con i miei occhi ho visto accadere incidenti in pista con una frequenza devastante: spintoni, colpi che azzoppano letteralmente, gincane assude tra coppie che stanno regolarmente procedendo.

E che vogliamo fare? Ci diamo una regolata o cosa?

Altro discorso interessante, il tj set. Prima di questa volta a Mantova, non avevo mai assistito a un’alternanza “veloce” alla consolle da parte dei tj.

Premesso che si è trattato di risolvere un’emergenza per cui – a prescindere- bravi tutti, personalmente credo che la formula non funzioni.

Mi è apparso molto chiaro come il tj debba accompagnare ogni momento del suo set musicale, accendendo la pista, portandola dentro le varie fasi, creando la buena onda che porta e sostiene l’energia dei ballerini. Ogni Tj inoltre esprime la sua personalità e la sua visione musicale che, in questo modo, risulta frammentata e non sempre coerente con ciò che prima ha preceduto o che seguirà.

Da un certo punto di vista è un peccato perchè poteva essere una nuova formula per mettere musica ma che, evidentemente, per il tango non è azzeccata. [Opinione personale, come sempre].

Osservo con sempre maggiore frequenza la presenza di principianti alle maratone. Questo mi spinge a riflettere sul cambiamento che il movimento tanguero sta vivendo. Un tempo, 15-20 anni addietro, prima di poter accedere a una maratona, si veniva studiati dall’organizzatore. Era come passare un esame: venivano valutati gli anni di ballo, lo stile, venivano indagate le referenze. Quindi una volta presi, bisognava dimostrare con i fatti di meritare quell’ingresso che significava impegnarsi, studiare, mettersi in gioco e… restare umili. Come dire: fare gavetta. Anche se partecipavi all’evento mica ti invitavano, circolo con circolo: tu facevi parte delle burbe, dovevi aspettare il tuo turno, nel mentre rubavi con gli occhi, ti facevi ispirare dai più grandi, e speravi fortissimamente di essere invitat* o di ballare con quelli più brav*.

Un percorso che faceva sì che quelli meno motivati abbandonassero. Non c’era democrazia e inclusività: o eri brav* o stavi fuori. Non c’erano così tanti eventi all’epoca, pertanto andavano sempre sold out ed esserci era come avere la tua medaglietta tanguera che non eri poi così da buttare.

Mi sembra che l’economia dei tempi moderni, obblighi, per puro budget della manifestazione, a far entrare tutti (mi riferisco sempre e solo al livello di ballo, sia chiaro), appiattendo così e uniformando l’offerta. Oramai la maratona, per lo più, è diventata una milonga che dura 3-4 giorni, dove puoi trovare il diamante ma pure molta, troppa, bigiotteria. Tempi moderni.

Per concludere il lungo pippolotto, ci auguro di ballare con varietà di anime danzanti, mescolando il nostro tango a quello di altri abbracci, di altre visioni, di diverse energie cercando quella luce che nasce da tutto questo per diventare esseri umani migliori. E’ questa la nostra magia.

Amen.

Pimpra

LA BOLLA. #ditantointango

Di Brocken Inaglory. The image was edited by user:Alvesgaspar – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3779509

Fine anno, è tempo di bilanci. Un 2024 estremamente ricco per quel che riguarda la mia attività tanguera, ho preso la valigia molte volte partecipando a numerosi eventi.

Dato per scontato il piacere di viaggiare e, ovviamente, di incontrare persone, come ballerina sono cresciuta.

Scambiare abbracci sempre nuovi mi ha permesso di affinare l’ascolto, imparare a prendere nuove forme nel corpo, percepire tantissime diverse musicalità restituendo a mia volta l’interpretazione. Tutti stimoli necessari per modificare, ampliare, migliorare il mio tango.

Ho finalmente raggiunto la consapevolezza che mi permette di esprimere in libertà chi sono, ballo “nuda”, non ho più il pudore di mostrare nell’abbraccio ciò che sento, ballo al 100%.

Aprire la porta delle emozioni legate alla musica e all’abbraccio mi ha resituito, molte volte, uno stato di grazia che definisco “la bolla”.

Quando la musica entra e disegna all’interno della coppia arabeschi fiammeggianti che pulsano dall’uno all’altro corpo, rispondendosi in totale affinità, la pista, le altre coppie, i rumori di fondo, le luci, il pavimento, i dolori del corpo, magicamente spariscono perchè si balla nella bolla.

Per entrarci è necessario aprire tutti i canali che il tango chiede e chiuderne uno: il pensiero razionale, quello che non sente, non ascolta ma pensa. Dopo che la tecnica è dentro di noi, lavora per noi, il cervello non serve più, il corpo sa già cosa fare.

Le volte in cui sono entrata nella magia della bolla con i leader, entrambi abbiamo concordato che la tanda aveva un sapore speciale, diverso, più intenso, unico. Difficile da definire. Forse la bolla rappresenta la massima espressione della connessione, forse è qualcosa in più. Credo si tratti di una connessione di anime che si guardano, si toccano, senza filtri, senza inganni, in totale verità.

Ho ballato tandas meravigliose che posso definire gioiose, sensuali, ritmiche, a volte semplicemente ginniche ma, seppure il divertimento non mi fosse mancato e neppure il piacere, non c’era quell’ingrediente segreto che solo la bolla regala.

Sono sempre più convinta che ballare e ballare bene richieda una grande dose di coraggio. Solo se siamo disposti a mostrarci veramente, a vivere il “qui e ora” come se fosse l’ultimo istante della nostra vita, dando al momento un valore enorme, ecco, in quel caso si creerà con il nostro partner quell’alchimia unica capace di creare la dimensione bolla.

La mia esperienza mi dimostra che una follower che entra nella bolla possa anche mettere in crisi il leader, perchè gli arriva un sacco di roba e, riceverla, gestirla, assumerla, non è per tutti. Lo stesso discorso vale al contrario ovviamente. Purtroppo siamo abituati a vivere sulla superficie delle cose, crediamo di sviluppare potenti relazioni umane ma, in realtà sono solo conoscenze superficiali, così non siamo più abituati a mostrarci a dare e a ricevere l’altro.

Ho avuto il piacere e l’opportunità di ballare con fior fiore di ballerini che mi hanno offerto musicalità, un sacco di tecnica ma dei quali percepivo quella porta chiusa: qui non si entra. Tande bellissime, per carità, ma prive di quella carica di vita che solo la bolla può creare.

Quest’anno di tanto tango mi ha vieppiù confermato che ballare tantissimo è la sola strada per crescere. Studiare sempre, mettersi in discussione, osservare quello che accade in pista, come si muovono i giovani, dove sta andando il tango, sono elementi essenziali per mantenere vivo il proprio linguaggio di tanguer*.

Mi auguro di continuare ad essere coraggiosa, mettendo la mia anima a nudo dentro l’abbraccio che mi cingerà, fidandomi della riposta che riceverò, di un’altra anima che si specchia nella mia.

La bolla, in fondo, è il cerchio di un abbraccio che tende all’infinito.

Pimpra

LA GEOGRAFIA DEL TANGO

 

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Ahi quanto mi sono piacevoli i doloretti che mi accompagnano da ieri sera, quando, smesse le scarpette, ho ripreso la via di casa.

Un’accogliente Bologna, una festa tra amici, un ritrovo di gaudenti del tango provenienti da ogni dove.

Il mio primo ETDS, mini maratona organizzata da una visionaria accogliente che ha saputo dar vita a un evento di tutto rispetto. Bella la periferia di Bologna, immersa nel verde dei prati, un complesso alberghiero destinato a una ricettività congressuale, pertanto dotato di spazi necessari.

Non fosse per il caldo e per la pista quadrata relativamente piccolina a Zola Predosa davo 10 e lode, invece si cucca un 9, 5! 😀

Ma tutto il resto…

Tornando in taxi con due amici, si rifletteva sul magico ingrediente che rende tanto speciali certi eventi .

Personalmente non ho avuto dubbi: mi è chiaro che un evento composto da una maggioranza numerica di persone che geograficamente provengono da sotto il Po, è già una garanzia di piacevolezza relazionale.

Mò mi spiego. Da triestina purosangue, non posso non accorgermi che la “temperatura” dell’accoglienza mano a mano che si scende lo stivale, aumenta proporzionalmente. Quelli del Nord sono più freddi, c’è poco da dire. E ti studiano/scrutano/osservano prima di aprire lo sguardo in segno di saluto e di amicizia.

Non voglio dire che sia malducazione, preferisco definirla diffidenza o timidezza. Una volta aperta la porta, anche con i nordici, entra calore e scambio affettuoso, ma “con (più) calma”.

E poi prendi il tuo treno e scendi, e più scendi più ti senti amato, accolto, ricevuto con affetto e apertura di mente e di cuore.

Vogliamo aggiungere che, se l’incontro è voluto da una squadra a maggioranza femminile, il tepore si sente ancor aprima, ancora più forte e coinvolgente.

Allora ringrazio pubblicamente qui la Simona e tutta la sua Crew di amici, musicalisadores compresi, che mi hanno regalato un week end degno della solare Bologna, sono tornata a Trieste così carica che… potevo arrivarci anche a piedi [… si fa per dire! 😉 ]!

EVVIVA!

Pimpra

 

 

LA DOLCEZZA DELL’ALBA

aube

Ci sono passioni che ti spingono oltre il limite. Ti portano a dimenticare che hai un corpo che duole, che sei stanco, che hai sete, fame, sonno.

La passione brucia, riscalda, dilaga.

Alla passione non si può resistere e non avrebbe senso farlo.

Arriva l’alba. L’aspetti, ma non ti accorgi che è già lì, trascinata come sei dentro un’onda di musica e di abbracci.

La notte cupa si trasforma in un nuovo giorno mentre volteggi, abbracci e ascolti. Noti i colori, percepisci meglio i volti dei tuoi compagni di viaggio, le facce sorridenti e un po’ stanche.

E’ l’alba della maratona (di tango, ovviamente), anche se in versione mignon, “solo” 12 ore. Niente mi è più dolce e mi procura tanto piacere quanto aspettarla abbracciando colui che mi è più caro, galleggiando dolcemente nelle melodie preferite.

E’ giorno.

Sono terribilmente addormentata ma non posso coricarmi. Sarà dura restare sveglia ma, potendo, lo rifarei ancora…

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

SI FA ESTATE

SORBETTO

Il cielo si tinge di blu. I colori si fanno brillanti, la natura espolde in una lussureggiante abbondanza. Profumi di tenere foglie, di fiori da poco sbocciati, e l’aria che ti accarezza la pelle, invece che prenderti a sberle ghiacciate.

Si fa estate.

E come posso tenere a freno la voglia di evadere dalla mia prigione quotidiana? Da questo ginepraio di intrighi di corte che non permettono alla luce di entrare?

Ho voglia di respirare questo vento e i colori della terra, di godermi ogni scintilla di vita che ho intorno.

Ho davanti un fine settimana condito di tango, dove, in un meraviglioso parco, potrò abbracciare anime affini alla mia, che comprendono questo mio sentire, lo sentono sulla pelle come me.

Gli strumenti del mestiere sono pronti, le scarpette in fila, come ordinati soldatini, aspettano solo di essere messe in valigia, insieme agli abiti che balleranno con me.

Conto le ore che mi separano dalla gioia, dalla spensieratezza, dal piacere di librarmi dentro la musica soave, accompagnata in un abbraccio.

E dimenticare. Ogni peso, ogni sfumatura di grigio, ogni traccia di malinconia…

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA

TANOS EN TANGO

TANOS Un fine settimana, quello appena trascorso, passato all’insegna delle “cose e delle persone che mi piacciono”, complice un meteo non proprio favorevole, ho iniziato brillantemente il week end con uno spettacolo di tango.

Di norma non amo il tango-show, ma è un’opinione molto personale, dettata da una sensibilità che mi porta a preferire altre sfumature di questo meraviglioso ballo. Ma stavolta non potevo non esserci: i miei primi maestri, Franco e Arianna, tanti professionisti a me noti e, soprattutto, un bel nugolo di Amici che si sono messi in gioco sulle assi del teatro.

“Tanos en Tango” (italiani nel tango) è stato uno spettacolo che, per più ragioni, mi ha tenuto incollata alla sedia. Cullata per quasi due ore dalle soavi note dal vivo, magistralmente interpretate dal gruppo LO QUE VENDRA’,  che ha deliziato con il tocco intenso del suo bandoneonista.

Ho apprezzato il fil rouge della rappresentazione che ho sempre trovato equilibrata nelle esibizioni dei maestri, straordinariamente ironica, in particolare nel delizioso quadretto che giocava sulle aspettative delle donne in milonga e della loro attesa dell’invito.

Uno spettacolo giocoso, gaio, ironico e intenso che ha sempre mantenuto la tensione dello spettatore alta, ora facendolo sorridere, ora rubandogli l’attenzione con la musica dal vivo.

Un plauso particolare alla cantante Gabiela Alarcòn che ci ha portati dentro il barrio con la sua voce calda, roca e sensualissima.

Ma di più, ho apprezzato l’eleganza, la finezza di abiti e coreografie, quel tenersi al di qua di una la linea che non sconfina mai nell’eccesso e regala, comunque, molta emozione.

I professionisti, in primis Cinzia Lombardi e Luciano Donda, oltre la loro arte tanguera, hanno aggiunto un tocco in più in due quadri dove il mimo si abbinava perfettamente al tango.

E gli Amici, tutto il gruppo di non professionisti che hanno saputo calcare la scena con maestria e con una particolare consapevolezza che, solo una clamorosa, grandissima passione, sa regalare.

BRAVI!

Pimpra

VUOI DIMAGRIRE? CHIEDIMI COME!

bilancia-pesapersonaQuesta società valuta il valore di una persona, passando, troppo spesso, dall’ago della bilancia, ebbene ho scoperto il modo perfetto per “fottere il sistema”.

Mi spiego.

Più o meno tutti noi siamo in costante battaglia con i chili di troppo, con il rotolino di benessere nel punto sbagliato, il cosciottino che vorremmo più sottile, ecc ecc… perchè, in qualche modo, siamo portati ad uniformarci al modello sociale corrente che prevede una silouhette, possibilmente slanciata, asciutta.

Per l’impegno che possiamo metterci, unito alle forti motivazioni, rinunciare ai piaceri della buona tavola, per noi che viviamo in un paese che offre meraviglie incomparabili, è un sacrificio estremo.

E dico “estremo” con cognizione di causa.

E come si fa a restare magri con tutto il bendidio che possiamo mangiare noi italiani? Una sfida, più mentale che fisica.

Premesso che non è nelle mie corde la vita della monaca buddhista, che a me mi piacciono immensamente i piaceri della vita, ecco, insomma, ho trovato il mio modo per mantenere la linea.

Una, due, tre, quattro (dipende dal grado di resistenza fisica) milonghe a settimana e il gioco è fatto.

Ballare il tango argentino (che, notoriamente, per un vero sportivo è come il defatigamento dopo un allenamento) per quattro/cinque ore di fila, aiuta a bruciare i grassi, mobilita il metabolismo, regala endorfine a nastro e una perdita di peso settimanale e costante, di circa 200/300 gr.

Non male vero?

In più, consideriamo che dormire mai più di 4,5 – 5 ore per notte, tiene la mente sveglia, il corpo scattante e, dulcis in fundo, il famoso “rebechin” delle 4.00 del mattino, regala una gioia insperata e libera da ogni senso di colpa.

Vuoi dimagrire? Inizia a ballare! 🙂

Pimpra

GITA SCOLASTICA

Stamane, mentre cercavo – inutilmente – di cancellare i segni dei bagordi del fine settimana, mi sono detta che, per restare giovani, giovani veramente, ovvero  nell’animo, bisogna regalarsi dei momenti in cui riavvolgere la matassa del tempo.

Mi spiego.

Chi ha girato la boa “anta” comincia a farsi delle domande, si osserva con occhi diversi, prende coscienza del cambiamento e non sempre questa tappa di consapevolezza è facile da gestire, da vivere.

Ho scoperto il rimedio: concedersi una bella gita scolastica, come si faceva ai tempi del liceo.

Per me è abbastanza facile, il tango argentino offre mille e una occasioni di svago. L’ultima è stata una bella manifestazione a Lubiana (Slovenia) “Dias de la juventud“, dal bel titolo evocativo.

Sono stata ammessa nel gruppo vacanze delle wonder woman del tango triestino: le 4 L. Insuperabili organizzatrici di trasferte tanguere in ogni possibile destinazione.

Che posso dire: un successo incredibbile!

Prendere possesso del delizioso appartamentino, organizzare luculliane colazioni/brunch/pranzo-cena che con gli orari di una maratona non si sa bene quando/come si mangia perchè i parametri vitali consuetudinari saltano clamorosamente, i turni per la doccia, le infinite sessioni di trucco, gli “embè cosa mi metto? Come mi sta?”, sono stati un portentoso salto indietro nel tempo.

Un meraviglioso salto indietro.

A questo aggiungiamo che il gruppo era composto più o meno da coetanei e il gioco è fatto!

Ogni ruga, ogni segno che porto oggi sul viso, a testimonianza delle molte ore ballate e delle poche dormite, sono, in realtà, il tratto più prezioso di un gran bel momento trascorso, di gioia e allegria!

GRAZIE AMICI!

Pimpra

PS: nell’appartamento c’erano questi nella dotazione utensili. In tre giorni non siamo stati capaci di trovare il loro corretto utilizzo, usandoli però  in svariati modi… chi sa a che cosa servono precisamente? 🙂

CHE COSA E

MASCHERE

specchio

Tra una foglia di insalata, un frullato di kefir  e una svizzera fredda con i peperoni, nelle chiacchiere della pausa pranzo è apparso molto evidente come nel tango e quindi nella vita, sia di fondamentale importanza “esserci”, “esistere”, “avere un nome”, possibilmente essere “famosi” e non “famigerati”, ma in fondo, va bene anche quello.

Dato che l’assioma tango/vita è scientificamente appurato funzioni appare cosa buona e giusta, anche nella vita reale, di  “ammantarsi” di “fama”. Ci serve. Ne abbiamo bisogno per vivere (meglio).

Cerchiamo quindi  di capire come crearcene una.

LA PERSONALITA’

Teoricamente per emergere dalle masse informi della gente, un tratto di personalità deciso, iperconnotato, ineressante, “fuori da coro”, potrebbe – apparentemente-  essere l’atout necessario per la la costruzione del “personaggio”.

Non credo sia affatto richiesto possedere doti “positive”, di quelle che piacciono ai genitori  – per intenderci – nessuno resta affascinato da un carattere solare/positivo/buono/bello e bravo.

Anzi, che noia.

Meglio condire il tutto con dosi di stronzaggine, di fanculismo, sticazzi a volontà, egoismo sublimato, iperautocelebrazione sempre e comunque.

Di solito sono questi i soggetti che ci rubano qualche curiosità, che ci attizzano il neurone spento.

LA FANTASIA

Esiste poi tutta una categoria di quelli che definisco i “creativi” capaci, come sono, di inventarsi realtà parallele talmente ben architettate da sembrare quasi vere. Uno guarda alla loro vita e, minimo, si sente una nullità che a lui non succedono mai simili avventure, che mai si sognerebbe di dire/fare/pensare/baciare il tal maniera.

I “creativi” sono l’ultima generazione dei furbi, dei manipolatori, dei venditori di sogni, di cui, quasi tutti noi, abbiamo bisogno o – almeno crediamo – desiderio.

A ben pensare non è così difficile, basta lasciarsi andare alle proprie più sfrenate creazioni mentali, usare i social network e il gioco è fatto.

Non resta che provare, giocare un po’ a “essere” solo una proiezione olografica di noi stessi e vedere quello che succede…

Tempi moderni…

Pimpra

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