ESTATE 2023. QUI E ORA

La ricorderò questa estate 2023. Nessun viaggio in mete lontane, nessuna festa da fuochi d’artificio, eppure è stata un’estate carica di significato, densa di un fluido di benessere e pienezza che mancava nella mia vita, da troppo tempo.

Ho riscoperto passioni antiche. L’acqua, primo fluido che ha accolto una mini me, dopo quello del ventre di mia madre. L’acqua azzurra di una piscina all’aperto in cui ho ritrovato gesti familiari, sensazioni intime e profonde che sonnecchiavano da qualche parte, nascoste.

Avevo bisogno di meditare in silenzio, ma il silenzio vuoto dell’aria si riempiva ogni volta di pensieri che mi portavano lontano, in acqua non è così, si sta. Nella mente, solo il numero delle vasche nuotate, come un faro ad indicare la strada del porto, nel mentre, nel ritmico susseguirsi di bracciate e di respiri, ecco manifestarsi prepotente quel Vuoto tanto atteso, carico di un pieno immenso di coscienza presente. Si affaccia e mi guarda.

In acqua sono tornate le amicizie del tempo ed altre se ne sono aggiunte, rendendo la piscina comunale un luogo magico, carico dell’odore familiare di candeggina, un tempio di gioia.

Quest’estate ho indossato per la prima volta le scarpe da trekking e ho camminato su sentieri di montagna, accompagnata da un allegro e coinvolgente gruppo di amiche. Il mantello verdeggiante delle colline dapprima e dei monti poi ha vibrato nei miei occhi come un delicato suono d’arpa. Non ho resistito e ho scattato un selfie con la mucca pezzata nocciola e beige come quella che ho sul letto di casa. Adoro le mucche, mi procurano tenerezza e rispetto.

Il mare cittadino, nel luogo a me più caro, ha regalato giornate roventi del calore delle amicizie incontrate e di quelle celebrate che hanno, troppo presto, lasciato questo corpo fisico. Erano tutte lì, a godere insieme a me della semplicità di un asciugamano appoggiato sulla terrazza del Bivio, ad abbronzarsi in compagnia, tra nuotate, chiacchiere e qualche aperitivo sotto le stelle.

Il tango non è mancato, anche se, quello che oramai sta più vicino al mio cuore, ha lasciato la città, lo ritrovo in altro luogo, fisicamente lontano. Come l’amore cambia forma, anche il tango cambia luoghi, cambia cuori, e vive di un nuovo respiro.

La pioggia esagerata, seppur crudele in certe sue manifestazioni, ha portato a galla i ricordi di un passato molto lontano, in un altrove davvero distante da qui. L’ho celebrata correndo insieme alle gocce grasse, godendo di quella sensazione unica che nasce dalla profonda connessione con gli elementi. Siamo Natura, terra, acqua, fuoco, aria. Sentirli tutti dentro la pelle, nel sangue che scorre, nei profumi che arrivano a stimolare l’olfatto, mi ha resa potente, immersa nell’immensità del Tutto, come ne facessi interamente parte.

Estate 2023, metafisica e immanente, ambrosia d’anima, dolce come una freccia che trafigge il cuore e lo fa traboccare di senso.

Sono grata.

Pimpra

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FREE THE NIPPLE. SI’ MA…

In questa calda estate, mentre rientro dal lavoro a piedi concedendomi una camminata flâneuse, ho notato sempre più di sovente, giovinette adolescenti e giovani donne indossare striminzite e aderenti magliettine, senza reggiseno.

Non ho potuto non notarlo, poiché, dinnanzi al mio sguardo, ho assistito alla danza tremolante del seno e dei capezzoli che, come occhi, giravano lo sguardo da una parte e dall’altra.

La prima volta che mi sono imbattuta in tale spettacolo ne sono rimasta incantata ma, al ripetersi comune di tale danza, quasi non ci faccio più caso. Vero è che sono una donna eterosessuale e che le tette non mi muovono gli ormoni. Non credo lo stesso ragionamento valga per un maschio.

Le giovani, giovanissime, portatrici sane di acerbo splendore mettono in mostra una parte del corpo di indiscussa bellezza, sono la prima a dirlo, ma non posso non pensare a un certo tipo di conseguenze.

Le vedi camminare che sembrano nude, ma non lo sono, in quel malizioso gioco di vedo e non vedo che cattura lo sguardo e l’interesse più di un corpo totalmente svelato. Seni alti, piccoli, rigogliosi, capezzoli puntiformi o maestosi, forme e dimensioni che la natura ha creato giocando con le possibilità.

In questo spettacolo, distolta l’attenzione dal corpo, osservo le dinamiche che si creano intorno a queste piccole donne: sguardi felini, predatori, bavosi di alcuni1 maschi che incontrano nel loro percorso. Sembrano lupi e le giovinette indifesi agnellini.

La libertà di essere e di esprimersi è un diritto ma, se fossi madre di una di loro, qualcosa vorrei dire loro. Il gioco della seduzione, il piacere di mostrarsi provocanti e impunite, libere e selvagge ha bisogno di maggiore consapevolezza che altro non è che una scelta più oculata su chi fare avvicinare.

Questo mi preoccuperebbe se fossi un genitore.

E questi giovani uomini, come percepiscono il potere del corpo delle donne? Con rispetto, con desiderio, con un sentimento di cura? Bisognerebbe chiederlo a loro.

Quanto al mostrare/mostrarsi a parer mio qualcosa toglie alla curiosità: quello che c’è non è più celato, il mistero svelato da subito. Perderei immediatamente la curiosità della conquista ma faccio parte di una generazione molto “antica”.

E voi che ne pensate FREE THE NIPPLE oppure no?

Pimpra

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  1. In origine il post riportava la frase “sguardi felini, predatori, bavosi dei maschi che incontrano nel loro percorso. Sembrano lupi e le giovinette indifesi agnellini.” Accetto il suggerimento dell’amico Riccardo Galasso su FB che propone di scrivere ALCUNI maschi. ↩︎

DATEVI UNA REGOLATA. #ditantointango

Avete presente il traffico congestionato stile esodo di ferragosto, le lunghe code, il fastidio di quelli – disgraziati! – che pensano di avere il diritto di arrivare in villeggiatura prima di te, ecco, è quello che ancora accade in certe milonghe.

E’ passata una settimana dalla serata in uno dei luoghi sicuramente più entusiasmanti dove ballare a Trieste, quello che noi locali chiamiamo ancora “Cantera” che ad oggi è stato rinominato “Base Sistiana”.

Un musicalizador meraviglioso che non era possibile pensare di star sedut*, meteo bizzarro come l’estate che stiamo vivendo e quindi utilizzo esclusivo della sala interna. Mica piccola sia chiaro. Pavimento adatto, nuovo piacevole allestimento, non fosse per quella assurda luce sulla pista che rendeva gli abiti fosforescenti (il mio caso – sorvolo sull’imbarazzo).

Osservando la ronda-fracassina, ricordo di aver pensato “meno male che non ballo da leader”, garantisco che una pista più maleducata fatico a ricordarla. Allora mi chiedo: PERCHE’.

Se esiste quella che si chiama ronda un motivo ci sarà: si gira IN TONDO, non si fanno i zig zag, non si supera a destra e a manca, non si centra la coppia che precede o che segue. Si balla, si rispetta il flusso, come si fosse fatti d’acqua.

I principianti devono stare nel cerchio interno, perché è loro sacrosanto diritto prendersi il tempo per ragionare sul da farsi- passo, musica, ballerina, e, allo stesso modo, per lasciare spazio ai più avanzati di procedere con maggiore fluidità nel perimetro esterno.

Non è difficile, lo capisco pure io che con numeri/geometria e scienza esatta faccio a pugni!

Questo roteare informe, farcito di fretta ingestibile, ha reso, quella che poteva essere una serata strepitosa, un incubo.

E così non va bene per niente e non lamentiamoci poi, se i pochi foresti che passano da noi a ballare, non tornano più. Per tutti, si rende vieppiù necessaria la patente del milonguero. Ecco, l’ho detto.

Pimpra

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IL TANGO NON MENTE

Ho preso la sana abitudine di ascoltare il podcast di una coach americana, tale Mel Robbins, mentre mi accingo a fare la passeggiata quotidiana che mi porta in ufficio. Trovo sia un eccellente modo di sfruttare 30 minuti della mia giornata ascoltando argomenti interessanti, esercitando al contempo una lingua straniera.

L’argomento di oggi: il linguaggio del corpo, tema per la sottoscritta, estremamente affascinante, come lo sono tutte le discipline che indagano l’essere umano, nella psiche e nel fisico.

Il corpo non mente assioma condiviso da tutti, saper leggere i micro segnali che esso invia (lo fa 5” prima della parola), è strumento potente per comprendere chi si ha di fronte.

Ho provato ad immaginare tutti i segnali che ricevo quando ballo con qualcuno e pure quelli che io stessa – il più delle volte inconsciamente- invio agli altri.

Facendo mente locale, la prima cosa che ho pensato è che, con un po’ di esercizio all’ascolto, dai primi secondi in cui tocchiamo la mano dell’altro, anche prima di abbracciarlo, inizia il processo di decodifica e interpretazione dei messaggi fisici.

Trovo molto interessante che lo facciamo senza accorgercene, lasciando semplicemente accese le antenne di ricezione che parlano in linea diretta anche al nostro subconscio.

È lì che ce la giochiamo senza saperlo (a livello cosciente), perché, gran parte delle nostre “voci” interiori che si esprimono in atti, in gesti e poi in parole, trovano casa in queste nostre profondità.

Se accettiamo questo postulato, allora è molto più facile capire la diffidenza di taluni, l’ansia di talaltri, così come pure la gioia, la seduzione e tutte le sfumature che possiamo leggere, percepire, immaginare passino dentro un abbraccio tanguero.

È questo tipo di approccio fisico che il tango regala che è capace di sconquassare le fragili pareti delle maschere che ci siamo costruiti strada facendo, perché, e lo sappiamo molto bene, nell’abbraccio c’è tutto: noi e la nostra essenza, senza finzione e senza sconti.

Rileggendo con questa lente come ho ballato ieri sera alla pratica (malissimo – ahimè), ho interpretato in modo diverso i messaggi che il mio subconscio mi ha trasmesso, li ho accolti e, al posto della frustrazione mi è entrata una sensazione di “ok, tranquilla, posso lavorarci su e sistemarla questa faccenda. C’è rimedio, non è tutto da buttare”.

Prestare un ascolto diverso a quanto ci accade come singoli tangueros e come coppia (ovvero i due singoli danzatori che uniscono l’abbraccio per la tanda) può essere una ulteriore chance per la crescita individuale, soggettiva e di ballerini, che ci permette di resettarci in modo consapevole anche durante la tanda, al fine di far fluire al meglio il dialogo danzante.

Alla fine torna sempre un concetto: osservazione, ascolto attivo, desiderio di comunicare.

Per oggi il pippolotto è finito, ballate in pace. 😀

Pimpra

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LA COPPIA NEL TANGO. Più costi o più benefici?

Argomento stuzzicante la coppia sentimentale nel tango.

Se ne vedono moltissime nell’ambiente, se ne formano altrettante e… per equilibrio cosmico, un buon numero scoppia.

È un bene o è un male essere una coppia e ballare il tango? È un rischio o un’opportunità?

La prima risposta che mi viene in mente è: ognuna di queste.

In prima battuta i vantaggi sono indubbi:

  • si frequentano insieme i corsi/stages/lezioni
  • ci si iscrive agli eventi e di solito si entra
  • si possono condividere le spese
  • si viaggia in compagnia

Poi però ci sono aspetti che cominciano a delinearsi e che, non sempre, vestono il rosa del “va tutto nel migliore dei modi”. Spesso, il tango per la coppia, è come un catalizzatore di quello che non funziona, a partire dalla comunicazione.

Si vedono a lezione le coppie che si prendono a male parole, che litigano per incomprensioni su un movimento, sulla sua esecuzione. E tornano a casa ancora più frustrati quando non arrabbiati, con i volti scuri.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dagli innamorati della prima ora che, a lezione pur non capendo una cippalippa di quanto richiesto, si guardano in faccia con gli occhi a forma di cuore. E se ne tornano a casa, ancora più contenti di come sono arrivati.

Ciò che fluisce o che trova ostacoli nella coppia tout court, il tango tira fuori. A quel punto non si può fare finta che tutto funzioni, perché non è così.

Inserisco questo aspetto in quelli che definisco “rischi” ma che, a ben guardare, risulta una incredibile “opportunità”: di riparlarsi, di trovare il modo di comunicare ancora, di ritrovarsi.

Avere un partner sentimentale con cui condividere la passione tanguera può sicuramente contribuire a scrivere la cifra stilistica della coppia tanguera: gli amanti danzano la loro relazione, le loro affinità, il loro modo di stare insieme. Esce tutto: l’energia vibra forte, l’abbraccio è catartico, l’espressione corporea esprime un sottile legame, una profonda complicità, una intimità radicata. Mi sembra indubbiamente meraviglioso ballare una tanda, esprimendo e godendo di tutto questo.

Possono, in taluni casi e circostanze, entrare dei rumori di fondo, come la gelosia, il fastidio come se qualcun* entrasse a casa nostra senza essere invitato. Lì la coppia deve essere forte, ben strutturata per affrontare questo genere di “sfide relazionali”.

Ne ho visti tantissim* cadere, sedott* da uno sguardo più torbido ed emozionante della loro quotidianità senza onde. Cedere alle sirene di un abbraccio sconosciuto ed avvolgente. Anche questa è vita, non resta che accettarlo. Il tango accelera i tempi: se la coppia è destinata a scoppiare, lo fa con anticipo.

Ho in mente meravigliose coppie che, al contrario, nel tango hanno trovato un cemento che ha reso ancora più solida la relazione, regalando momenti di gioia condivisa, di stimoli funzionali a nutrire un percorso insieme rendendolo nuovo ogni giorno.

Ho pure negli occhi molti tanguer*s rifiorit* dopo la chiusura di una relazione divenuta arida.

Concludendo, specie per tutte le amiche che non hanno mai provato il tango in coppia, credo che sperimentare cosa significhi ballare con il proprio partner sentimentale, sia un’esperienza potente, molto emozionante ma, aggiungo, non per tutti.

Pimpra

IMAGE CREDIT: UNUSUALLENS.COM

IO BALLO DA SOLA. Punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce.

Che il tango non fosse un ambiente “democratico” l’ho sempre saputo, quando misi per la prima volta piede in una milonga. Passai molti anni di lotte interiori prima di accettare e comprendere le dinamiche dell’invito ed altrettanti anni a combattere con certe logiche non premianti, non meritocratiche che pure si esprimono in milonga.

Il mio ingresso nel mondo tanguero l’ho fatto con il ballerino di allora e l’ho continuato, per molti anni, con un successivo partner. La ruota del tempo gira portando con sé il cambiamento, massima espressione di vita, sono quindi diventata una ballerina senza partner.

All’inizio ho fatto fatica a riconoscermi nel mio nuovo status, dentro di me, da qualche parte, era come se avessi perso qualcosa. Non posso negare che l’abbraccio che mi aveva accompagnato per lunghi anni in molte ore di ballo, rappresentasse oramai la mia “casa” del tango e quindi, le prime volte, il distacco è stato piuttosto pesante. I nuovi abbracci però hanno fatto il loro dovere, ridefinendo la nuova tanguera che sono diventata: felice senza partner fisso.

A tutte le amiche che si riconoscono nella mutata situazione o che non hanno mai avuto un ballerino con cui allenarsi e ballare con assiduità, dico che non tutto il male viene per nuocere. Vi spiego il perché.

Partiamo dalle MINACCE. Che si intendono qui, ovviamente, in senso metaforico.

Non avere qualcuno con cui studiare/ballare con costanza può sicuramente limitare le possibilità di:

  • frequentare un corso con un partner di qualità (di solito sono già impegnati)
  • iscriversi ad eventi di livello più alto (mediamente finiamo in “waiting list“)
  • poter lavorare sulla definizione del proprio stile personale di ballo. (La ballerina tipicamente seguidora avrà probabilmente un po’ meno problemi di un ballerina dal carattere danzereccio più “spinto”).

Quanto ai punti di DEBOLEZZA, a mio parere, vanno a toccare maggiormente la sfera emozionale della donna, ovvero:

  • Non essere invitate perché ci “cade la faccia”, quando nessuno ci vede, ci nota, ci invita.
  • Non avere la possibilità di dimostrare le proprie capacità, l’espressività, la competenza, chi siamo in termini di tanguere perché balliamo con partner che non vogliono rischiare e quindi richiedono una personalità più delicata quando non accomodante
  • inutile aggiungere che a tutte sarà capitata almeno una volta la sindrome del “brutto anatroccolo” che sono brutto e nero e non mi vuole nessuno (e così restiamo per davvero a fare tappezzeria per l’intera serata).

Essere una ballerina senza partner offre, in realtà, delle incredibili opportunità.

Se saprò trovare la lezione in ogni brano ballato con ogni persona con cui intreccerò il mio abbraccio, diverrò sicuramente una tanguera migliore.

La motivazione (punto di forza) di crescere ed imparare mi porterà a cercare il miglior elemento per lo studio in quel momento storico della mia formazione.

La cerchia delle amicizie tanguere subirà un impulso notevole, regalando, oltre al piacevole momento della milonga, deliziosi e divertenti “fuori pista”.

Psicologicamente costringe a guardarsi dentro, costringe a tirare fuori l’energia vitale, obbliga al confronto con i propri demoni (se ci sono) per poterli rendere innocui. Rende la donna completamente indipendente, meravigliosamente avventuriera, libera come un refolo di bora.

Amiche care, mai mi stancherò di dire quanta fantastica vita c’è dentro il tango. Andiamo a prendercela tutta.

Lunga vita alla Giaguara!

Pimpra

IMAGE CREDIT: frame da foto di Mauro Tonkic

RIPARTO DA ZERO. #ditantointango

Chi smette di studiare è perduto.

In ogni settore della vita, dal lavoro agli hobby, allo sport. La necessità di mettersi sempre in gioco per alzare l’asticella, non dando per scontate capacità o doti personali, senza sedersi mai su presunti allori di obiettivi raggiunti.

La vita è un lungo cammino da riempire di piccoli e grandi traguardi, di sfide accettate e vinte, costellato da cadute clamorose e da giorni zero, quelli in cui si tira una linea e si riparte.

Nei giorni scorsi, grazie a un incontro che ho fatto per caso, vedendo il video di una ballerina che mi piace molto, ho scoperto chi fosse la sua Maestra, la prima, quella che ne ha definito le fondamenta e l’ho contattata.

In realtà ci eravamo già incontrate in milonga ma non avevamo avuto l’occasione di parlarci, di conoscerci meglio.

Le domande che mi ha posto relativamente a cosa cercassi nella lezione mi hanno immediatamente fatto comprendere che ero nel posto giusto, con la persona giusta. “Sento che qualcosa non va, credo si tratti di questo e di quello, vorrei che il mio tango fosse così, ma non so esattamente. Ti chiedo solo la verità, non farmi sconti, anche se è tutto da ridefinire”.

Con tatto, maieutica, spiegazioni verbali e fisiche talmente chiare, mi ha fatto capire senza alcun dubbio su cosa devo lavorare.

Dopo quasi 20 anni, sono pronta a scavare nuovamente le fondamenta della mia casa, lo faccio con gioia, con umiltà e pure con gratitudine.

Il tema dell’esprimere un giudizio tecnico/artistico agli allievi è sempre piuttosto complesso per chi, nella professione, insegna una materia che rientra nel campo semantico del “tempo libero” si tratti di un hobby, di un passatempo o di una disciplina sportiva o artistica.

Quale è il limite in cui l’insegnante può spingersi a correggere gli errori?

Non è una questione di poco peso, poichè per il docente gli allievi sono fonte di entrate, di qui il rischio di esporsi con verità che potrebbero risultare sgradite.

Faccio parte di quella schiera di vecchi atleti abituati ad essere ripresi dai loro allenatori, perciò dal mio insegnante mi aspetto questo: che mi corregga e se devo ripartire da zero, riparto da zero.

Ancora una volta il tango mi insegna la vita.

Una nuova linea tracciata, un nuovo inizio. Nuove scoperte, nuove avventure.

Quest’anno mi sta insegnando che nello zero c’è l’infinito. L’infinito delle possibilità.

Che meraviglia!

Pimpra

IMAGE CREDIT: frame da immagine di Marco Piemonte

IL RESPIRO DEL TANGO.

Ieri sera, in compagnia di amiche non tanguere, raccontavo di tango. Le dinamiche dell’invito, la mirada, l’abbraccio, la musica. Incantate dalle mie storie, più di una volta hanno affermato con certezza che mai sarebbero capaci di cimentarsi nel sensuale (a detta loro) ballo.

Morale: abbiamo organizzato un weekend in campeggio dove farò provare i primi passi. Gli ettolitri di birra croata sono certa aiuteranno i partecipanti a superare eventuali tabù.

Nel mentre, mi sono riaffiorate delle immagini, sonore questa volta, relative agli ultimi eventi a cui ho partecipato.

Il respiro del tango: non è un caso il titolo del post, credo di non aver mai letto nulla a proposito.

Ne parlo riportando la mia percezione da sportiva.

Quando ballo una milonga al fulmicotone, piuttosto che una tanda languida, non posso fare a meno di percepire il… vivace respiro del leader. Ovvio stando così a contatto, ma un conto è respirare normalmente un conto è ansimare.

Ansimare nel tango.

Non è la versione argentina di 50 sfumature di rosso, è la versione nostrana di un* ballerin* in affanno. Punto. Fame d’aria, polmoni poco espansi, bassa soglia aerobica, in una parola fisico non allenato a sufficienza.

Le emozioni sicuramente, in taluni casi, concorrono a “tagliare il fiato” di color* che sono più sensibii, ma non è possibile che ogni tanda procuri tale effetto.

I ballerini competitori debbono sostenere la visita di idoneità agonistica, elettorcadiogramma sotto sforzo, spirometria, misurazione della pressione ecc ecc, un motivo ci sarà. Ballare è a tutti gli effetti anche un’attività sportiva!

Bailar el tango es como caminar” sticazzi, perchè se cammini per 6 ore di fila, cambiando costantemente ritmo, fai fatica come se corressi una 10 chilometri!

Tutto questo per stimolare quei tangueros, uomini e donne, che – quasi da subito- respirano piuttosto affannosamente nell’orecchio del partner, manifestando chiara sindrome da affaticamento.

A me succede sempre di ascoltare il concerto ritmico del respiro del leader che si fa più veloce, più corto, più affannato. Non mi dà fastidio, sia chiaro, ma – confesso – a volte mi distrae perchè penso “Mamma mia ma non gli verrà mica un coccolone?”, sposto immediatamente il pensiero nefasto, rasserenandomi sul fatto che conosco molto bene le prime manovre di rianimazione, anche se mai vorrei metterle in pratica.

Ballare molto, specie per coloro che da un pezzo hanno superato gli anta, facendo le ore piccole, magari dopo settimane di lavoro stressante e problemi vari, fa certamente strabene all’umore ma, attenzione, può minare un fisico non sufficientemente preparato.

Io cerco di correre, se non riesco perchè ho qualche acciacco che me lo impedisce, cammino molto, a passo svelto cosicchè la pompetta sia sempre in esercizio e i polmoni pure. Inoltre, le attività aerobiche fatte all’aria di solito utilizzano i piedi, rinforzandoli aiutandoci anche a spingere meglio quando balliamo.

Il pippolotto è finito, andate in pace.

Parola d’ordine: riguardatevi, allenatevi e ballate.

Un bel sospiro di piacere, di seduzione, di apprezzamento intimo – credetemi – poggia su note vellutate ben lontane da un ansito. Poi vedete voi…

Pimpra

PS: se poi il rantolo del* tanguer* è condito da afflati alcolici… vabbè ma che ve lo dico a fare…

Image credit da qui

ETDS 10: LA GLORIOSA

Mi sono fatta un’idea: se un evento tanguero scollina le 10 edizioni , significa che è per forza un evento di qualità, un evento amato, una pietra miliare nell’immensa offerta ricreativa del settore.

Mi sono fatta un’altra idea: se l’evento si svolge nella terra di Emilia-Romagna, è praticamente una garanzia di successo.

Mi sono fatta un’idea ancora: se l’evento dura una serale e due pomeridiane (ed eventualmente after party) è il top.

Sono stati due giorni molto speciali per la sottoscritta, dove ho abbracciato e respirato un tango assolutamente Amico, animato da una selezione musicale di assoluto spessore e privo di quei “fastidi relazionali” che, a volte, si incontrano in pista. Chi va in Emilia-Romagna trova uomini e donne che vogliono ballare assai e, certamente desiderano – come sempre accade- farsi la tanda super special con quell* “famos*” o più “bell*”, più “ggiovane” ma, oltre a questo, considerano nei loro inviti tutt*gli altr* partecipanti alla festa. Esatto festa, perchè è quello il sapore che prende un incontro in cui tutti i presenti esistono agli occhi degli altri.

Un vero piacere il tango “sociale”, un evento “facile” come direbbero i più giovani. Evviva dico io, la gioia di abbracciare senza limite, nell’entusiasmo di condividere passione, musica, allegria di passi, sorrisi tanti proprio tanti sorrisi.

ETDS in questa edizione ha visto partecipare un nutrito gruppo di miei conterranei che non potevano credere ai loro occhi, alla magia di una mirada andata a segno senza doversi impegnare in incredibili peripezie, un sorriso ammiccante e via a ballare, a godere.

Sottotitolo LA GLORIOSA. Mi sembra il termine migliore per definirla questa decima edizione, ricca, accogliente, assolutamente generosa.

Due pomeridiane e una serale sono l’ideale mix per il popolo tanguero della mia generazione: quelle sei ore abbondanti di fila nel pomeriggio, un ulteriore assaggio serale e via ancora con una pomeridiana la fulmicotone sublimata da una chiusura di tutto rispetto, per quelli più audaci, più forti o, semplicemente, liberi di dormire il lunedì mattina. 🙂

In tutta questa gioia che mi ha letteralmente avvolta, travolta e resa assolutamente felice, posso dire di aver sperimentto anche la mia chicca di tango siderale, quello che sta su un altro livello, partimonio di pochi eletti. Che fortuna trovarmi dentro quell’esperienza che, nell’arco di una manciata di minuti – sempre troppo pochi!- mi ha fatto sperimentare un significato, un sapore, una dimensione, di assoluta magia.

Sono pervasa di sensazioni potenti, di endorfine cangianti che hanno spazzato via la fatica esistenziale di quest’ultimo periodo.

ETDS è primavera, è rinascita, è l’abbraccio corale che si rinnova. Ne voglio ancora.

Pimpra

NO LEADER? NO PARTY! #ditantointango

La butto in caciara ma, in realtà, credo si tratti di un argomento pesante, specie per il pubblico femminile.

Non disporre di un partner di ballo. Praticamente l’80% delle donne danzanti che conosco vive questa condizione.

Non avere un parter fisso cosa comporta?

Sicuramente mette in gioco ed esalta le qualità di follower: ogni uomo un abbraccio, ogni uomo una lettura musicale diversa, con ogni uomo un mix fisico diverso. [BENEFICIO]

Starci, seguire, leggere tutte le sfumature, proprio perchè non si conoscono, non sono “casa”, di certo accresce molte qualità della tanguera: sensibilità, connessione. [BENEFICIO]

Ciò detto, mi vengono in mente cose:

  1. percorso di studio: sempre più complicato trovare qualcuno con cui studiare, e penso non solo ai corsi ma agli stages, alle private…
  2. stile personale: se la follower sente dentro di sè di avere qualcosa da esprimere come tanguera, chiamiamolo uno “stile personale” un po’ più spiccato che si distingue dal tipico canone di “seguidora”, fatta eccezione per alcune follower di dichiarato talento, per tutte le altre sarà ben difficile poter lavorare ed esprimere la loro cifra stilistica più personale
  3. la fame: le vedi in sala, in attesa di quello sguardo, di quel battito di ciglia che prelude una tanda. Affamate di tango, in perenne attesa di venir soddisfatte. Molto spesso se ne tornano a casa con le pive nel sacco, perchè… non abbastanza brave, non abbastanza seguidore, non abbastanza giovani, non abbastanza qualcosa.
  4. Eventi: no leader, (quasi mai) no party. Siamo troppe e loro, sempre troppo pochi. Liste di attesa, e tantissimi no.

Da 1 a 4 solo criticità.

Poi c’è tutta la sfera psicologica che si attiva negativamente quando la follower non fa parte della/e cerchie, perchè è una cosa che si sente sulla pelle appena metti piede nella sala che “stai fuori”. Puoi essere dannatamente brava ma se non fai parte del cerchio magico, avrai poche chances di giocarti delle tandas. Come si fa a dimostrare la propria bravura se non vi è l’invito.

Non si tratta di piangersi addosso, si tratta di trovare una soluzione.

Studiare, ma stavolta da leader. Studiare da paura in versione maschia. Le migliori lo fanno già da tanto tempo, sono ballerine di livello decisamente superiore, richieste dalle loro amiche follower e pure dai leader che ne riconoscono le indubbie qualità.

Ballare il tango non è un’attività democratica, non è come fare sport che se ti alleni migliori, magari solo rispetto a te stesso.

Ballare il tango ti sbatte in faccia la realtà della vita che se non sei in equilibrio sui tacchi e con te stessa, l’energia che emani è contaminata e tutti se ne accorgono, lasciando la malcapitata a fare da sfondo alla tappezzeria.

No leader, no party.

Non scambierei comunque, per nessuna ragione al mondo, il fatto di stare nel gruppo follower, non fosse per le mie amatissime scarpe con il tacco.

No leader? I’m the party!

Pimpra

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