
Che il tango non fosse un ambiente “democratico” l’ho sempre saputo, quando misi per la prima volta piede in una milonga. Passai molti anni di lotte interiori prima di accettare e comprendere le dinamiche dell’invito ed altrettanti anni a combattere con certe logiche non premianti, non meritocratiche che pure si esprimono in milonga.
Il mio ingresso nel mondo tanguero l’ho fatto con il ballerino di allora e l’ho continuato, per molti anni, con un successivo partner. La ruota del tempo gira portando con sé il cambiamento, massima espressione di vita, sono quindi diventata una ballerina senza partner.
All’inizio ho fatto fatica a riconoscermi nel mio nuovo status, dentro di me, da qualche parte, era come se avessi perso qualcosa. Non posso negare che l’abbraccio che mi aveva accompagnato per lunghi anni in molte ore di ballo, rappresentasse oramai la mia “casa” del tango e quindi, le prime volte, il distacco è stato piuttosto pesante. I nuovi abbracci però hanno fatto il loro dovere, ridefinendo la nuova tanguera che sono diventata: felice senza partner fisso.
A tutte le amiche che si riconoscono nella mutata situazione o che non hanno mai avuto un ballerino con cui allenarsi e ballare con assiduità, dico che non tutto il male viene per nuocere. Vi spiego il perché.
Partiamo dalle MINACCE. Che si intendono qui, ovviamente, in senso metaforico.
Non avere qualcuno con cui studiare/ballare con costanza può sicuramente limitare le possibilità di:
- frequentare un corso con un partner di qualità (di solito sono già impegnati)
- iscriversi ad eventi di livello più alto (mediamente finiamo in “waiting list“)
- poter lavorare sulla definizione del proprio stile personale di ballo. (La ballerina tipicamente seguidora avrà probabilmente un po’ meno problemi di un ballerina dal carattere danzereccio più “spinto”).
Quanto ai punti di DEBOLEZZA, a mio parere, vanno a toccare maggiormente la sfera emozionale della donna, ovvero:
- Non essere invitate perché ci “cade la faccia”, quando nessuno ci vede, ci nota, ci invita.
- Non avere la possibilità di dimostrare le proprie capacità, l’espressività, la competenza, chi siamo in termini di tanguere perché balliamo con partner che non vogliono rischiare e quindi richiedono una personalità più delicata quando non accomodante
- inutile aggiungere che a tutte sarà capitata almeno una volta la sindrome del “brutto anatroccolo” che sono brutto e nero e non mi vuole nessuno (e così restiamo per davvero a fare tappezzeria per l’intera serata).
Essere una ballerina senza partner offre, in realtà, delle incredibili opportunità.
Se saprò trovare la lezione in ogni brano ballato con ogni persona con cui intreccerò il mio abbraccio, diverrò sicuramente una tanguera migliore.
La motivazione (punto di forza) di crescere ed imparare mi porterà a cercare il miglior elemento per lo studio in quel momento storico della mia formazione.
La cerchia delle amicizie tanguere subirà un impulso notevole, regalando, oltre al piacevole momento della milonga, deliziosi e divertenti “fuori pista”.
Psicologicamente costringe a guardarsi dentro, costringe a tirare fuori l’energia vitale, obbliga al confronto con i propri demoni (se ci sono) per poterli rendere innocui. Rende la donna completamente indipendente, meravigliosamente avventuriera, libera come un refolo di bora.
Amiche care, mai mi stancherò di dire quanta fantastica vita c’è dentro il tango. Andiamo a prendercela tutta.
Lunga vita alla Giaguara!
Pimpra
IMAGE CREDIT: frame da foto di Mauro Tonkic
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