
Più di un anno senza mettere piede in milonga.
Ascoltare i brani degli amati compositori mi procura una lacerante ferita di emozioni che non riesco a reggerne l’urto.
Non indosso gli amati sandali, espressione prima di ogni giaguara sulla pista, da troppo tempo oramai.
Ieri però, ricevo il primo invito ufficiale a una milonga all’aperto, una milonga che amo moltissimo, organizzata da persone che stimo.
Le regole imposte sono, ovviamente, restrittive: si balla all’aperto e solo con il proprio partner.
Una scossa mi ha attraversato la schiena, come a rimettermi in vita, l’emozione di aver tanto atteso e finalmente potere. Poi, subito, il congelamento.
Io non sono vaccinata. E non lo sarò per lungo tempo. E non ho un partner con cui fare coppia.
L’adrenalina che mi ha scosso per un istante, si è immediatamente dissolta nella pura razionalità: io, non posso ancora.
Se fossi vaccinata avrei goduto della notizia, ma così, francamente, mi ha fatto più male che bene.
Da un lato mi sento “sfortunata” a non poter godere di quella “immunità” che aprirebbe le porte a una vita sociale più degna di essere vissuta, dall’altro lato, questo lungo anno di privazioni mi ha insegnato l’arte della pazienza.
Psicologicamente la prima milonga in cui mi recherò avrà lo stesso portato emotivo della prima volta in cui ho fatto sesso in vita mia. Un misto di emozioni incredibili, dalla curiosità alla paura, con tutte le sfumature delle aspettative.
COME SARA’?
QUANDO SARA’?
CON CHI SARA’?
Me lo chiedo spesso, non senza provare quel misto di desiderio e preoccupazione.
Pimpra
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