AMORI IMPERFETTI

BEHIND

Quando, se non d’estate, l’amore si presenta mostrando le sue innumerevoli sfaccettature, a dirci di prenderlo, se ne siamo capaci…

L’estate… l’avessimo vista in questo strano anno “tiepido”, strabagnato di pioggia e, quindi, un po’ melanconico per definizione… ma, tant’è.

L’amore. Si è incupito pure lui? Ha perso smalto acquerellando le sue sfumature porno soft da ombrellone? Stemperato le passioni brucianti?

Dov’è Amore?

Me lo chiedo perchè, di qua e di là dal mio sguardo, mi giungono voci di storie che finiscono, di amori che si perdono, si rompono, non lasciano traccia di sè.

Proprio ieri ho notzia di una coppia che non è più tale, con mia grandissima sorpresa.

Amore che sembrava “perfetto”, da manuale della nonna papera, un lui “perfettamente” innamorato, preso, raccolto tutto intorno alla sua donna. Coccolata, vezzeggiata, protetta, amata, onorata.

Forse troppo. Troppo zucchero, troppo dolcificante in un rapporto che, alla fine, ha fatto cariare i denti, perdere l’interesse e decretare la sua fine.

Sono rimasta stupefatta. Un tatuaggio, con il nome dell’amata che, adesso, racconterà solo dell’ennesima sconfitta di Amore.

Perchè, mi chiedo, va quasi sempre a finire così?

Forse è solo l’imperfezione dell’Amore a rendere calda la magia, a far risplendere di luce la relazione, senza illuminarla d’immenso che tanto è solo illusione.

Allora ben vengano gli Amori difficili, quelli per i quali ci si pelano le mani chè sono percorsi accidentati di montagna e si cade e ci si pestano le ginocchia.

Amori imperfetti, costruiti e voluti fortemente da Esseri imperfetti.

Forse è solo questa la possibilità.

Uccidere il Principe azzurro della nostra educazione sentimentale e far fuori la Principessa del pisello.

Vedersi come nuvole e rincorrersi nel cielo, cambiando sempre forma.

Chissà…

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

 

DIMMI COME MANGI, TI DIRO’ CHI SEI.

DimmicomepranziDimmi come mangi, ti dirò chi sei.

Pausa pranzo in gabbietta. Tre colleghi. Tre amici. Tre ballerini di tango. Un uomo, due donne.

A guardare ognuna delle singole pietanze, ci si potrebbe scrivere su un romanzo intero. Cosa che non farò: è estate e fa caldo. Cerchiamo pensieri leggeri.

Il gioco che vi propongo è il seguente:

1. indovinare quale è la foto corrispondente al solo uomo del terzetto.

2. indovinare quale è il piatto della Pimpra.

3. quale di quelli presentati è il miglior pasto per “l’impiegato perfetto”

4. si accettano proposte, ricette, suggerimenti per variare i menu “take away”, rigorosamente home made, da portarsi in ufficio.

 

E’ estate e fa caldo. E forse farei bene all’umanità se la smettessi di scrivere cazzate…

🙂

Pimpra

 

USCIRE DALLE DIPENDENZE. VERY PROUD OF ME

 

caramella

Un anno.

365 giorni.

8 765,81277 ore.

525 948,766 minuti.

Un anno senza mai mettere sotto i denti la più confortevole, rilassante, divertita, infantile consistenza che conosca.

E’ passato esattamente un anno dall’ultima gommosa e morbida. Dall’ultima carezza al palato di una liquirizia o dall’abbraccio appiccicoso di uno stick alla coca-cola.

Un anno senza di voi. Il primo anno.

Non è stato facile, specie all’inizio. Tremavo quando vi avevo davanti e tutta me voleva mettere mano sul bottino gommoso.

Invece ce l’ho fatta. Adesso non mi mancate più. Guardo divertita i vostri improbabili colori di chimica accesa, le confezioni ghiotte che vi contengono e no, oggi, non sento più il vostro canto di sirene.

Eppure, so di non essere “salva”. So di non potere abbassare la guardia, perchè, alla prima che metto in bocca, se ne infilerebbero subito tantissime altre e la magia sarebbe finita.

Uscire da una dipendenza non è mai conclusivo, non è mai definitivo. Lei è sempre lì a guardare, pronta a fare un balzo e a riprendersi te, la tua volontà e la tua determinazione.

E’ passato un anno e mi sento molto bene. E continuo ad avere paura, di ricaderci, di non avere la forza di smettere.

Forse, solo così, resterò lontano da voi.

… è passato un anno ed io sono “very proud of me!”

STICAZZI!

🙂

Pimpra

 

 

GLOBALIZZAZIONE

globalizzazione-economica

Uscita dal negozio gestito da cinesi ma – inaspettatamente- battente bandiera italiana (chissà poi perchè), riflettevo, tra me e me, su questo nostro mondo globale.

Ho comprato gadget tecnologici (adattatori per ipod, notoriamente, ed altre piacevolezze del genere), benedicendo la lunga mano dei cinesi che, su certo tipo di mercanzia, mi fa tanto risparmiare…

Poi però la testa si è messa a galoppare e…

Il mondo globale presenta sicuramente vantaggi e svantaggi. Nei primi metto l’innegabile praticità di avere a portata oggetti/cibo e amenità varie che altrimenti non tutti potrebbero conoscere, e questo è l’aspetto più “democratico” della faccenda.

Dall’altro lato poter mettere mano su quasi tutto, direttamente dal proprio luogo natio, toglie il mistero della scoperta, della ricerca di quanto è diverso e per questo speciale.

Con la crisi che imperversa, la globalizzazione in fondo è un balsamo per coloro che hanno le tasche vuote, permettendo, ad esempio, almeno un “volo di forchetta” nei numerosi ristoranti etnici che popolano tutte le città.

E’ già qualcosa, anche se i profumi veri si respirano e si vivono solo andando nel paese ma, in mancanza di… è sempre una possibilità di aprire una finesrta sull’universo dell’altro.

Oggi, scorrazzando sui pixel, sono rimasta affascinata dalla possibilità data da itunes: cambia paese (anche se l’hanno messa in fondo alla pagina, secondo me, nascondendola un po’). E via a scoprire musica in cima alle classifiche di altri paesi, leggere di gruppi/cantanti mai sentiti prima (ma sono molto ignorante in materia e non faccio particolarmente testo…).

Mi è piaciuto, lo confesso, lo spazio, in questo modo, si annulla e tutto appare qui e ora.

Penso anche, banalmente, a tutto ciò che possiamo acquistare on line, direttamente dal nostro pc (o smartphone o tablet), come se si potesse virtualmente allungare la mano in ogni dove e procurarsi questa o quella cosa.

Comodo, stimolante, incredibile per certi versi.

Ma, cosa ci perdiamo?

Che cosa ci resterà da immaginare?

Manterremo ancora il piacere della scoperta? L’ebbrezza di trovare percorsi, pensare le cose e poi andare a vederle a toccarle?

Restermo persone “originali”? stampi unici? o finiremo per diventare un gregge senza forma e senza colore?

Riflessioni di una grigia giornata di luglio…

 

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

PICCOLE COSE

luccioleVivere nel segno delle piccole cose, ci avete mai pensato?

Viaggiare “leggeri” nella vita, come se fosse possibile di liberarsi di ogni inutile fardello.

Le piccole cose, quei segni che rendono la nostra vita molto ricca. Che poi sono gesti, sorrisi, situazioni inaspettate, la pacca sulla spalla che arriva quando serve e l’abbraccio che contiene e riscalda.

Io mi ci metto e ci provo a godermele queste piccole cose.

Se mi impegno, alla fine della giornata sono capace di collezionare tante perline che, messe in fila l’una dopo l’altra, compongono una collana colorata.

A volte però mi perdo. E mi infilo a testa bassa nel tunnel delle “grandi cose”. Guardo le vite degli altri e mi sembrano sempre più ricche ed interessanti della mia.

Il tunnel delle “grandi cose” è molto lungo ed è tanto pericoloso entrarci. Ciò che si immagina di grande, rischia di offuscare la tenue luce di lucciola che emana ogni piccola cosa.

Vi chiedo: in una stanza dove stare rilassati,  nel massimo comfort, cosa mettereste? Una illuminazione ad alogene potentissime o una bella composizione di lanterne e di candele?

Io scelgo la seconda, più intima, più raccolta, più mia.

Le mie piccole cose di ogni giorno.. più me ne accorgo, più  sono tante.

E a metterle vicine l’una all’altra mi sento tanto ricca. E fortunata. E felice.

Che bella luce che c’è nella mia calda stanza…

Evviva la leggerezza…

BUONA ESTATE AMICI!

 

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

DI TANTO IN TANGO. MODE E MODI: IL “CIABAT_TANGO

ciabat_tangoPrendiamola con la leggerezza del periodo estivo, prendiamola a sorrisi, a lievi discorsi da ombrellone…

Dopo la rivelazione choc del nuovo trend presso alcune ballerine di tango argentino, leggi qui, una nuova vague si sta imponendo nel multiforme e colorato mondo dei tangueros: il “ciabat_tango”.

I fedelissimi alle sacre regole del buon gusto, del decoro e dell’eleganza, inorridiscono ogni volta che, sui social network, passano immagini che vedono fulgidi danzatori/trici avvinghiati in tandas estreme, indossando le flip flop da mare e/o ballando scalzi.

Sulla ciabatta di gomma fuori contesto, sapete bene come la penso (qui), epperò, in questo caso, mi sento di spezzare una lancia a favore.

Premesso che l’eleganza è l’armonia che ci portiamo dentro, un modo che abbiamo di vivere, di esprimere una parte dell’essenza che ci connota in quanto esseri umani, tutto ciò detto, in alcune occasioni un salto nel trash è permesso e, forse, necessario.

Ci sono situazioni danzerecce estive che si sviluppano in contesti assai poco formali, vicino alla spiaggia, in campagna, a bordo piscina, a ore diurne, dal primo pomeriggio in poi. Ebbene in questi casi particolari, trovo sia molto più ridicolo presentarsi vestiti di tutto punto, come previsto per una milonga serale.

Ben vengano quindi i calzari più comodi che permettono con grande rilassatezza di passare dalla pista alla piscina/mare senza distrazione.

Danzare in pareo o short non è un crimine contro l’umanità, non è mancare di rispetto al nostro dio tango, è semplicemente saperlo vivere nella sua reale umanità e semplicità.

Un abbraccio sudato, vissuto a pelle nuda, mette ancor più in contatto, libera da sovrastrutture e permette di pensare solo ed esclusivamente al ballerino/a che ci cinge e alla musica che ci avvolge.

Ben venga quindi il “ciabat_tango” estivo, vissuto con naturalezza e libertà…

… O NO???

😉

Pimpra

IMAGE CREDIT: ELENA UGOLINI

 

 

DI TANTO IN TANGO. UNA MARATONA “NATURALE”

Bucolica

Se l’estate inizia con queste premesse, credo sarà una di quelle da mettere negli annali.

* * *

Ho trascorso un fine settimana in terra di Romagna, nell’amena Conventello, nella tenuta di una pasionaria del tango che ha organizzato un’impresa titanica.

Cristina, è una donna dalle mille sfumature, dotata di un’energia, di una passione, di una visione del mondo e delle cose che riversa in tutto quello che fa.

E, stavolta, ha fatto tutto per noi, per i suoi 200 e più ospiti, bambini e animali a seguito, a casa sua e della sua numerosa famiglia.

Tutti insieme, appassionatamente.

E’ la prima volta che partecipo a una maratona bucolica, nel pieno della campagna ravennate, tra i campi di grano e di altra verdura che non ho saputo riconoscere.

Ho viaggiato da sola, guidando un camper mostruosamente grande per me che sono piccina, facendo una sorta di viaggio iniziatico. E così è stato.

Parcheggiare la mia casa semovente sul grano trebbiato di fresco ed entrare dal cancello di ferro della tenuta di campagna, accolta dalle note soavi del tango e dal sorriso aperto del padrone di casa, mi hanno connesso immediatamente a una dimensione magica e intima che è durata per tutto il week end.

La pista sovrastata da randa e genova di una barca a vela che forse non c’è più. Poco più in là, nascoste sotto gli alberi, l’accampamento delle tende. Nel mezzo i cavalli, a lato galli e galline. Tutto immerso in un’ambiente bucolico, senza artifizi, senza inutili orpelli. Un concentrato di natura.

Mangiare seduti sulle balle di fieno, su un tavolo lunghissimo, con tutti gli amici intorno. Assaporare cibo genuino e fresco preparato dalle manine sante della padrona di casa e dallo staff dei suoi amici/che che l’hanno supportata in questa avventura, sono esperienze che si ricordano.

E, sapete che c’è? era tutto perfetto, di quella perfezione che non si può immaginare, perchè fatta di elementi veraci.

Alle 4.30 del mattino, mentre la pista scottava ancora per l’ardore dei passi dei discepoli del tango, il gallo, annoiato dalla nostra musica, caricava le sue note più forti per mandare i ballerini a dormire.

Uomini e animali hanno trovato il modo di ricaricare le batterie oramai esauste dalla solita vita quotidiana. Chi ballando e giocando in piscina, chi scorrazzando in campagna o rotolandosi sull’erba.

Credo di non avere mai ballato così bene in tutta la mia vita, perchè non ho ballato, ho respirato insieme ad altre anime, ho sudato con loro, ho fuso sensazioni: gioia, allegria, sorrisi.

Una maratona difficile da raccontare a parole, così tanto emozionante, intensa, piena di energia e di colori.

Dopo questa esperienza, ho capito quanto abbiamo tutti bisogno di tornare alla “terra”, di liberarci dalle pesantezze della nostra solita vita convulsa. Di fare l’alba emozionandoci nello scorgere la nascita delle prime luci.

In tutto questo, il corpo ha suonato musica insieme all’anima e il tango si è manifestato nella sua piena essenza. Puro e libero.

Un godimento.

Ringrazio pubblicamente Cristina e tutti i suoi preziosi collaboratori per questo grande regalo che porterò con me, per sempre.

VI ❤

Pimpra

 

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

 

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. LA “SMU_TANDA”. L’ULTIMA FRONTIERA DEL TANGO

fashion1000g_3La moda dilagante del tango è riuscita a contaminare di “modernità” una danza dalle profondissime radici popolari, espressione del sentire di un’intera nazione, l’Argentina.

Vivere in un modo globale a volte può essere una pacchia per chi, come la sottoscritta, non ha la possibilità di viaggiare tanto quando desidererebbe.

Il fatto che il tango sia arrivato direttamente “a casa” è un fantastico godimento e una possibilità da non perdere.

Ciò detto, il fenomeno non poteva rimanere esente da contaminazione.

Senza dilungarmi su inutili dissertazioni circa l’incredibile capacità degli italiani, in particolare, di sentirsi affermati e talentuosi insegnanti dopo averlo praticato per 2-3 anni come ballerini, l’elemento più interessante degli ultimi tempi, come riportato da alcuni famosi Tj italiani, riferisce alle “confessioni da consolle”…

L’ultima, in ordine di tempo, è l’usanza, per le donne, di ballare prive di biancheria intima.

Di tette che spuntano spavalde da scollature vertiginose, eravamo già abituati da tempo, così come al malizioso occhieggiare di sotto tessuti leggeri dei capezzoli di ballerine troppo “costrette” dentro un reggiseno.

Ma, diciamocelo, un pizzico di sana provocazione, ci può stare, se fatta con gioia e gusto fa parte del gioco…

Ad oggi però, si è “aperta” (mmmh è proprio il caso di dirlo!) una nuova “frontiera”: il ballo “smutandato” perchè, a detta delle sostenitrici, “senza mutande mi sento più libera”.

Ora, senza indossare moralmente il burqa, mi chiedo e provo ad immaginare quale terribile biancheria intima, costoro, portino nel loro quotidiano… quella che serve a perdere taglie, forse… e posso capire il desiderio di libertà… posso… mah…

Se così non fosse, mi interrogo su quale sopraffina sensibilità sono dotate le gambe di queste signore da sentirsi “legate” da un minimale tessuto. Che poi ne esistono per tutti i gusti e per tutte le forme di corpo, di mutande, slip, culottes, perizomi, tanga…

Quindi, per i maschi allupati all’ascolto, sappiate che, anche a star seduti in milonga, d’ora innanzi si potrà godere (nel vero senso…) di un doppio spettacolo…

#doveandremoafinire ?

 

Pimpra

ps: si accettano pareri a favore della “tanda Smutandata” che sono proprio curiosa…

psps: ho scoperto che la paternità del neologismo “SMU_TANDA” appartiene a Joannes Ferrari. Un applauso alla creatività! 🙂

LATINA TANGO MARATHON: L’ETERNA.

La latina

Ancora una volta, dopo una maratona di tango, sono in difficoltà.

Porto dentro di me così tante emozioni che, trascriverle, mi crea disagio. Non sono sicura di riuscire a rendere l’idea di ciò che è stato.

Per non perdermi in questo bailamme di luci, suoni e gioia che mi illuminano di immenso e non mi fanno pensare che oggi è lunedì, mi limiterò a dire che, la Latina tango marathon, giunta alla sua 3°, straordinaria e, ultima edizione, mi fa pensare a ciò che è … eterno.

Non per nulla i mattatori di questo prodigio organizzativo che ha messo insieme, contemporaneamente, più di 380 ballerini di tango provenienti da tutta Europa e oltre,  sono romani.

E il motivo ci sarà. Loro l’ ‘”eternità” ce l’hanno sotto casa, la respirano ogni giorno, la grandezza di ciò che ha lasciato di sè un segno inconfondibile e perdurante nel tempo.

Così sarà per me e per tutti coloro che hanno condiviso l’esperienza, il ricordo di questa edizione mastodontica: una maratona che non dimenticherò mai.

Il mix tango/piscina/prato/lezione di yoga/kindergarden/tango/tango/tango funziona alla grandissima. Un intero complesso alberghiero- congressuale rubato alle sue originarie funzioni e adattato in tutto e per tutto alle esigenze dei ballerini. Che, si sa, non si accontentano facilmente.

Dj set da sballo. Una pista così grande che, nemmeno nel clou delle serate, vi era difficoltà o impedimento a lanciare boleos senza ferire le altre coppie. Una selezione di danzatori che dire gotha europeo è riduttivo.

E poi le cene a bordo piscina che fa tanto Hollywood, la degustazione della tipica “grattachecca” romana, preparata dalle mani esperte dello squadrone delle donne che ha rallegrato i sudatissimi ballerini.

Non mancava nulla. Tutto, semplicemente, perfetto.

Tutto, ETERNAMENTE, stampato nella memoria. Nel cuore. Nelle emozioni.

Grazie ai Mascalzoni Latini per l’amore che ci hanno messo, per la fatica, per i sorrisi e per averci regalato così tanta bellezza.

E, anche se una lacrimuccia di commozione rimane per la fine di un ciclo, mi associo al vostro suggerimento:

“Non siate tristi che è finita, siate contenti che ci sia stata!”

G R A Z I E !

Pimpra

 

Ps: un grande classico dei tangueri è conservare al polso i braccialetti degli eventi più amati ai cui hanno partecipato. Nella foto i miei. Chi sa, sa! 😉

COME UN CARTONE ANIMATO

Coppertone-Girl-Miami-Beach

Ci sono delle volte in cui il più imbranato, sfigato, sfortunato dei personaggi dei fumetti, confronto a me è un eroe!

Mi sta succedendo di tutto: la macchina che non funziona a ripetizione, il lavoro che non prende la forma che vorrei, dimentico le cose… insomma mi sento come un cartone animato buffo e non particolarmente fortunato.

Allora mi piace fare un gioco.

Metto insieme, come tessere di un puzzle, i periodi belli della mia vita, saltimbancando di qua e di là nella linea del tempo creando un “mondo panda” assolutamente magico dove riposare la mia mente affaticata e trovare un piacevole ristoro.

Immagino, per un attimo, di poter vivere solo il meglio di quanto ho, fin qui, vissuto. Tutti i momenti uno di seguito all’altro, in un ininterrotto flusso di endorfine.

Oggi, ad esempio, invece di preoccuparmi per l’esito che darà il problema sulla macchina, ho immaginato me il primo giorno delle vacanze estive (nel tempo in cui, il solo “lavoro” era studiare), libera di vivermi il mio tempo come più mi piaceva.

Questa sensazione, è rimasta molto viva, nonostante il fluire scomodo degli anni, accompagnata ai teneri ricordi degli amori giovanili, al dolce profumo delle creme solari al cocco, la pelle arrossata dal sole e il sale sulle labbra…

E’ molto piacevole riconnettersi con quanto di bello la vita ci ha regalato, è una specie di pomata esistenziale che il cervello regala, per farci tenere duro quando i tempi non sono favorevoli.

Ed è con questa giovanile leggerezza che sono entrata nella mia quotidiana prigione, riuscendo a non vedere le sbarre che mi tengono lontana da quanto più bello esiste “là fuori”.

Nel frattempo il fine settimana si avvicina…SLURP… mi aspetta un’altra scorpacciata di ottimo tango… 😉

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

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