Due stalker di mezza età.

La pausa pranzo estiva si è sempre connotata come una sgambata nel cuore nobile della città, il triangolo chic che da piazza Unità porta a piazza della Borsa e a via San Nicolò.

Il tour delle 14.00 si è sempre consumato in compagnia della mia cara amica Alessandra.

Con pioggia, bora, neve, afa, sole a picco in testa, vento o calma piatta, lei ed io procediamo spedite in direzione del caffè che ci traghetterà nel secondo round della nostra giornata lavorativa. Il caffè, possibilmente sempre nello stesso luogo, siamo piuttosto abitudinarie in questo campo. Anzi, io lo sono.

All’uscita dal nostro antico palazzo veniamo accolte da una luce estiva trionfante accompagnata da un mantello di raggi solari dalla temperatura devastante.

Alessandra, convintamente afferma: “Pimpra, questo è il prezzo da pagare per la libertà”. Non posso darle torto, non fosse per il caldo estremo, proveniamo da uffici climatizzati, il panorama è stupendo.

Vengo colpita da una sagoma femminile distante una ventina di metri, la segnalo alla Ale dicendo “Hai visto che stacco di gamba?”, lei “Hai ragione è pazzesca!” io “Mai visto dal vivo gambe così lunghe, raggiungiamola per vedere che faccia ha!”

Aumentiamo vigorosamente il passo nella canicola, augurandoci che la nostra giovane preda si fermasse a guardare qualche vetrina, dato che le sue gambe producevano una falcata che era due delle nostre.

Aumentiamo ulteriormente il passo, la Ale, ridendo ma non troppo, comincia ad ansimare, mentre la incito a non mollare che dobbiamo assolutamente dare un volto a quelle gambe infinite.

La ragazza non accenna a una sosta seppur minima, non uno sguardo ai negozi, nulla la distoglie dalla sua meta. Si avvicina all’attraversamento pedonale ma non sceglie il regolamentare passaggio, preferendo attraversare in un punto diverso. Intuendone la mossa, la precediamo per poterle essere davanti e scorgerne, finalmente, il volto.

Attraversiamo prima di lei, finendo quasi sotto un camion mentre la nostra fenicottera, con quattro passi di meno, raggiunto l’altro lato della strada, si infilava in banca lasciandoci a bocca asciutta.

Sudate e trafelate siamo scoppiate a ridere in mezzo alla via, dandoci reciprocamente della stalker.

La figliola aveva un difetto, secondo la mia socia “E’ così magra che ha “una baruffa di gatti in mezzo alle cosce“!”

Con questa perla di humor triestino, vi saluto, alla prossima avventura.

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

DI TANTO IN TANGO. MODE E MODI: IL “CIABAT_TANGO

ciabat_tangoPrendiamola con la leggerezza del periodo estivo, prendiamola a sorrisi, a lievi discorsi da ombrellone…

Dopo la rivelazione choc del nuovo trend presso alcune ballerine di tango argentino, leggi qui, una nuova vague si sta imponendo nel multiforme e colorato mondo dei tangueros: il “ciabat_tango”.

I fedelissimi alle sacre regole del buon gusto, del decoro e dell’eleganza, inorridiscono ogni volta che, sui social network, passano immagini che vedono fulgidi danzatori/trici avvinghiati in tandas estreme, indossando le flip flop da mare e/o ballando scalzi.

Sulla ciabatta di gomma fuori contesto, sapete bene come la penso (qui), epperò, in questo caso, mi sento di spezzare una lancia a favore.

Premesso che l’eleganza è l’armonia che ci portiamo dentro, un modo che abbiamo di vivere, di esprimere una parte dell’essenza che ci connota in quanto esseri umani, tutto ciò detto, in alcune occasioni un salto nel trash è permesso e, forse, necessario.

Ci sono situazioni danzerecce estive che si sviluppano in contesti assai poco formali, vicino alla spiaggia, in campagna, a bordo piscina, a ore diurne, dal primo pomeriggio in poi. Ebbene in questi casi particolari, trovo sia molto più ridicolo presentarsi vestiti di tutto punto, come previsto per una milonga serale.

Ben vengano quindi i calzari più comodi che permettono con grande rilassatezza di passare dalla pista alla piscina/mare senza distrazione.

Danzare in pareo o short non è un crimine contro l’umanità, non è mancare di rispetto al nostro dio tango, è semplicemente saperlo vivere nella sua reale umanità e semplicità.

Un abbraccio sudato, vissuto a pelle nuda, mette ancor più in contatto, libera da sovrastrutture e permette di pensare solo ed esclusivamente al ballerino/a che ci cinge e alla musica che ci avvolge.

Ben venga quindi il “ciabat_tango” estivo, vissuto con naturalezza e libertà…

… O NO???

😉

Pimpra

IMAGE CREDIT: ELENA UGOLINI

 

 

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