LISBONA TANGO MARATHON: THE GREAT 5#. #ditantointango

Resterà nella mia memoria questa quinta e ultima (mai dire mai!) edizione di Lisbona tango marathon.

Resteranno i colori vividi della città nel rincorrersi dei suoi azulejos e delle nuvole in cielo. Resterà la caciara festosa dei giovani che inondano le strade in un tripudio di festa continua. Resterà il sapore dolce e cremoso del pastel de nata, il sapore ferroso e robusto del bacalao in tutte le sue sfumature. Resterà l’atteggiamento rilassato dei portoghesi che, pur nel fastidioso trambusto della metropoli, paiono mantenere un distaccato aplomb. Resteranno le meravigiose chiome degli alberi di Jacaranda che appaiono dentro piazzette improvvisate create dalla salita a pastini dei quartieri della città vecchia.

Resterà la sensazione di aver sentito delle note di fado, scappate dalle intimità delle finestre aperte accompagnate dalla brezza costante che accarezza la città.

Con uno scenario del genere, era difficile non avere il mood perfetto per affrontare la maratona, la mia terza maratona all’estero.

Tutti noi amanti del tango dovremmo spingerci oltre i confini della penisola, non solo per fare i turisti, ovviamente, ma per confrontarci con l’altro, il diverso da noi.

Non è stata una maratona “facile” da un punto di vista di puro ballo. Ho vissuto la frustrazione di non essere invitata, di non essere vista. E ho vissuto anche l’esatto opposto, la gioia di tande incredibili, con ballerini stupefacenti. Un sali scendi di sensazioni e di emozioni perfettamente in sintonia con la geografia collinare della città.

Mi ha insegnato molto questa esperienza che metto nel cofanetto dei tesori, pietra miliare da conservare con cura. Il confronto più intenso con partner stranieri ha evidenziato in modo incredibile le differenze nel “sentire” e quindi nel “vivere” ogni singolo segmento di ballo. Che incredibile arricchimento!

Bisogna sforzarsi e andare, sempre, nella vita e nel tango. Uscire dalla zona confort, sbatterci il muso (le serate no, quelle che non partono e hai voglia di mollare tutto per poi essere ripagata con momenti di pura gioia che arrivano inaspettati). Bisogna starci, godere e a volte soffrire, ma sempre imparare, evolvere, confrontarsi con i propri limiti.

L’organizzazione non ha avuto sbavature, la location meravigliosa, il vecchio mercato riadattato a zona ristoranti, la pista era capiente, i dj set di pregio, un ottimo mix di nazionalità che ha reso la ronda davvero variegata.

Fortunatamente per me, la compagine di italiani era nutrita, la mia copertina di Linus quando mi sentivo Calimero, arrivavano gli amici e mi raccoglievano nel loro affettuoso abbraccio e poi via, mi passava il malumore e tornavo a godermi ogni istante di musica.

Ho apprezzato tutte le cortesie per gli ospiti che Augusto e la sua numerosa squadra ci hanno offerto, il sacchettino maratona, contenete il mug di ferro (indistuttibile!) e il ventaglio. Tre oggetti assolutamente utili che continueremo a usare anche dopo. L’open bar, alcolici compresi, ha dissetato le ugole più esigenti. Il buffet gestito come solo uno chef poteva fare, con ritmo, senza lunghe attese o sbavature di sorta.

L’edizione n. 5 si merita il massimo dei voti chiudendo con lode il cerchio della maratona. Mi resta un po’ di saudade, perchè le esperienze belle è bello poterle rifare, ma qualcosa mi dice che non è veramente finita qui.

Obrigada.

Pimpra

LA LATINA RELOADED. UN MARCHIO DI FABBRICA #ditantointango

Fine settimana lungo in una assolata e caldissima Roma, contavo i giorni come i bambini che aspettano le vacanze estive, non vedevo l’ora di partire. Gita con amici che è la cosa più divertente che si possa fare.

La fortuna ha voluto che il viaggio iniziasse il giovedì, per essere presenti sin dalla vigilia, alla pre-marathon, per non perdere nulla, per farla tutta, per godere di ogni istante. Viaggiare in macchina ci ha evitato di essere ostaggi del bug di Microsoft che ha letteralmente fatto saltare il sistema: aerei e treni cancellati, ritardi apocalittici, tangueros che non sono riusciti a partire, altri arrivati con un giorno di ritardo.

La kermesse di ballo è iniziata con un delizioso “pizza party” che ha permesso di rompere il ghiaccio, ritrovarsi con gli amici di sempre e con quelli che si incontrano meno di frequente. Alla sera la pre-marathon più bagnata di ogni tempo (una centralina elettrica incendiata nel quartiere ha messo ko la fornitura di energia), eravamo tutti così sudati che faceva quasi ridere ma, nonostante gli ottomila gradi, era impossibile mollare il colpo fino a che, nel mezzo della notte, la centralina è stata riparata e – miracolo!- si è potuta accendere l’aria condizionata.

La formula “all in” della maratona per me resta sempre una scelta vincente. La vivi al massimo, la vivi comoda, non devi pensare a nulla, solo a ballare a divertirti a conoscere persone, per l’intero weekend.

Cosa c’è di più godibile che riposare il corpo dopo le fatiche della pista, immergendosi nella piscina dell’hotel, prendere la tintarella a bordo vasca, in compagnia, tra risate e chiacchiere in un melting pot incredibile di persone, dai quattro angoli del globo?

La Latina reloaded non è per i deboli di cuore, in pista si trova un livello di tango siderale, come ci avevano abituato tutte le edizioni precedenti, la maratona dove i maestri di alto rango, i professionisti, vanno a divertirsi. Una gran quota di giovanissimi incredibilmente talentuosi che era un piacere guardarli, e poi quelli come me, di sicuro in minoranza, a completare l’incredibile parterre.

Il programma è stato, come sempre, impeccabile: tj set favolosi e variegati, ospiti cosmopoliti, l’intrattenimento che ha spaziato dallo show cooking, alla degustazione olio, alla degustazione vini ai pizza party, al gelato time che mai nella vita mi sono scofanata tre coppette di fila da quanto era buono , siamo in Italia e promuoviamo la nostra enogastronomia. Spazio relax a bordo piscina, con una gentilezza in più per gli ospiti: il cuscinetto per il mare personalizzato da portarsi a casa, senza dimenticare la scatolina di liquirizia Amarelli personalizzata con il logo maratona. Tanti piccoli dettagli che evidenziano la cura e la ricerca del progetto di base.

Menzione a parte per il contenitore della manifestazione, l’hotel dove eravamo ospiti, che non si è del tutto rivelato all’altezza della situazione.

Probabilmente solo chi ha partecipato alle edizioni precedenti ha percepito questo disallineamento, i neofiti, al contrario, ne hanno apprezzato ogni aspetto, senza se e senza ma. Il tema è che quando abitui i tuoi ospiti a standard qualitativi elevatissmi, questi definiscono il posizionamento dell’evento e ogni minimo scostamento dall’eccellenza viene percepito.

Sono tornata a casa carica di stimoli tangueri, di tantissima voglia di migliorare il mio tango. Ho visto cose in pista che voi umani non potete immaginare, ho invidiato (bonariamente) i talentuosissimi giovani che ballano in modo mirabolante, ho toccato con mano che il tango è un linguaggio in evoluzione continua e poterlo vivere e godere in eventi come questo, resta sempre un grandissimo arricchimento personale.

Ben consapevole della fatica fisica ed emotiva che è stata, ringrazio i meravigliosi Mauro, Antonio, Bobo, Fabrizio, Eleonora e lo staff che li ha coadiuvati per averci regalato un’altra memorabile edizione. Non resta che aspettare le date della prossima!

Pimpra

 

 

 

 

 

 

DI TANGO, DI MARE, DI FESTA. #ditantointango

Fine settimana, ospite di cari amici, ho calcato la pista del più affollato festival tanguero estivo di queste latitudini. Un mix perfetto di tango, mare, vacanza e – soprattutto, giovinezza.

Per chi, come me, abita al nord est è tappa estiva obbligatoria, il solo evento che non sia a numero chiuso che offre una selezione eccellente di lezioni, esibizioni di livello e millemila ore di ballo in variegati contesti.

La mia ultima volta è stata nel lontanissimo 2014, ne ho un ricordo memorabile. Poi non ci sono più tornata. Quest’anno, complice l’invito, vi ho rimesso piede.

Ben consapevole di quello che vi avrei trovato – giovinezza a tutta forza, e ottimi ballerin* da tutto il mondo, non avevo nessuna aspettativa di ballare. Sono pur sempre un’atleta, alla mia età si compete da “Master” con quelli della stessa categoria (di età), non si può entrare nella categoria “Assoluti” (tutti contro tutti, indipendentemente dall’età). Il festival in questione è storia per “Assoluti”.

La milonga serale, uno dei clou della manifestazione, si svolge in un gigantesco impianto sportivo, idoneo a contenere la folla di tangueros che vi si recano. Ho notato che, negli anni, gli allestimenti hanno reso il luogo più caldo e accogliente. Ottimo e rodato il team di accoglienza, zero inciampi, e via, dentro la bolgia a cercarsi un luogo dove sistemare le proprie cose per poi lanciarsi alla caccia di una mirada.

Gli amici mi hanno subito illustrato le postazioni: il dj set è il cuore pulsante, dove sono posizionati i tavoli dei maestri. In prossimità prendono posto coloro che, attualmente, rappresentano il gotha di specialità (alla sinistra guardando il dj), poi ci sono le schiere di quelli che spingono per entrare nel cerchio magico e, a volte, ci riescono, poi coloro che si illudono di farne parte ed infine quelli che, per la maggior parte del tempo, si limitano a guardare gli inarrivabili ma almeno gli stanno vicino.

Poi c’è il lato a sinistra del dj composto dai quelli consapevoli che la scalata al top è praticamente impossibile e dagli ignari che si accorgono che qualcosa colà accade ma non sanno bene.

In tutto questo brulicare di anime danzanti ci sono le postazioni fisse sui lati lunghi, ci sono le camminate in gran tondo che si fanno per intercettare un potenziale partner di tanda.

Questa incredibile danza della relazione, finalizzata in primis a ballare, costa una sacrosanta fatica in termini di strategia. E poi pure quella non è detto che serva se: non sei abbastanza giovane, se non sei abbastanza belloccio/a, se non sei abbastanza famos*, se non sei abbastanza brav*, se non sei abbastanza dentro i vari cerchi magici degli amici giusti che ti permettono di accedere a un bacino di potenziali tanguer* con i quali intrecciare abbracci. Per farla breve uno sbattimento di maroni che mi fa passare la voglia.

Ai giovani, al contrario, questo agone piace, perchè è naturale, è bella la sfida, la caccia grossa a quella tanda che desideri, con quella lei o lui che ti piace (in termini danzerecci e non, ovviamente).

Quindi tutto ciò detto, ricavo una morale pesante, almeno per me: ci sono contesti idonei e vantaggiosi e contesti assolutamente inappropriati. Toccare con mano che, superato il limite di una età che in chi ne è portatore rimane ancora verde, non lo è per gli occhi di chi guarda. Un sassata all’autostima.

Di buono dall’esperienza ho ricavato stimoli per lavorare sul mio tango che ho inequivocabilemtne riconosciuto come “viejo” o forse semplicemente “classico”, non al passo con i tempi. Provo una certa dose di fastidio ma preferisco avere consapevolezza di ciò che è piuttosto di illudermi di ciò che non è.

Ancora una volta è apparso chiaro come il tango sia un linguaggio universale, in costante evoluzione, come esista uno “slang tanguero” giovanile che si differenzia di molto da quello adulto, di come non sia possibile immaginare che un ragazz* dell’età di tuo figlio, faccia carte false per ballare con te, a meno che tu non sia un* megasonic* e affermat* professionista.

Un festival del genere va vissuto, se uno decide ancora di volerlo vivere, con assoluto distacco, possibilmente organizzando la trasferta con un manipolo di amici così da godere della vacanza mare/tango senza farsi male all’umore quando la mirada per troppe volte, cade nel vuoto.

Ovviamente l’anno prossimo ci riprovo, perchè mi risuonano ancora nelle orecchie le parole del mio allenatore “Non si molla mai!”

😀

Pimpra

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MARATONGUERA 7.0: UN MATRIMONIO FELICE. #ditantointango

Dicono che il settimo anno sia quello della crisi, dicono che dopo due anni la coppia può già iniziare a scricchiolare, ma dicono anche che “se funziona, funziona”.

7.0 edizioni di “Maratonguera” due delle quali le ho vissute in prima persona.

Quest’anno mi sono goduta la trasferta come una vera e titolata “tangotrotter”, viaggiando e condividendo l’appartamento con più amici tangueros, il che ha aggiunto piacere e divertimento alla gioia di calpestare le tessere azzurrine del pavimento di mosaico che ricopre la pista dove si balla.

In fondo al mio cuore, lo posso confessare, avevo una piccola preoccupazione, mi chiedevo se l’edizione 2024 sarebbe stata altrettanto brillante come la precedente. Una vocina mi suggeriva di mantenere bassissime le aspettative che non si sa mai, non sempre è domenica.

Sono partita in sordina il venerdì, una pesante settimana di lavoro alle spalle e un lungo viaggio di 5 ore mezza per raggiungere la meta, il corpo non riusciva a slegare le fibre irrigidite dalla stanchezza e la testa non si staccava dai pensieri.

Ci ha pensato la compagnia, l’allegria delle persone intorno a me, la musica a tratti vellutata e impetuosa a creare lo spazio necessario per far posto al tango, a quel momento in cui il corpo è libero da ogni costrizione e la mente razionale spenta, un silenzio pervaso unicamente da musica e abbracci.

Le tre giornate sono state un crescendo di piacere tanguero, una connessione di anime dai pic nic condivisi all’ora di cena, ai discorsi profondi fatti dentro alla notte più scura.

Ho dormito poco, ho mangiato molto, ho ballato ancora di più, sono stata circondata da anime affini, in un luogo magico, che dio lo conservi, per quanto è bello.

Maratonguera 7.0 è un matrimonio riuscito, di quelli che dici “beati loro”.

Grazie a Flavio e Marcella per rinnovare ad ogni edizione la promessa di renderla sempre più bella.

Pimpra

TRIPLETE: BOCA TANGO VINCE ANCORA. #ditantointango

credit immagine da qui

Ha avuto luogo questo fine settimana, a Bologna, l’ultimo dei tre appuntamenti in programma di BOca TANGO.

Evento di più di 12 ore di ballo, dalle 14.00 di sabato alle 4.30 della domenica, una sorta di maratonina “very short” ma con tutte le caratteristiche della maratona vera: ottimi tj, ottimo parterre di tanguer*, ottime dimensioni di pista, piso adeguato, gioiosa e confortevole atmosfera conviviale.

Le tre donne che sono i deus ex machina ideatrici della kermesse, Antonella, Luciana e Marianna, possono davvero dire di aver vinto il triplete, e mi si passi l’orrendo paragone calcistico, ma un successo del genere è come stare in cima al mondo nel proprio settore.

La voce si è sparsa e tutti desiderano partecipare, incuriositi dalle parole di pieno entusiasmo proferite da chi ci è stato.

Ho avuto il piacere di essere presente alla prima data (leggi qui) e ho chiuso il cerchio con l’ultima, posso affermare che l’entusiasmo che io stessa ho provato la prima volta è stato superato in questo – per me – secondo appuntamento.

La sensazione che mi è rimasta e che mi ha particolarmente entusiasmato, è stata di partecipare a un “festino” all’antica maniera, ve li ricordate quelli degli ultimi anni di liceo, alla fine dell’anno scolastico quando non si vedeva l’ora di festeggiare, di ballare, di stare insieme? Ecco una sensazione del genere, il ballo di fine anno, la festa alla quale tutti vogliono essere invitati, dove però non sei uno sconosciuto ma ti ritrovi con il tuo entourage, possibilmente allargato, a fare festa, festa, festa. Per noi, condita, questa volta, con gli spitz aperol e tango a profusione.

Le tre Signore sopra citate hanno fatto un lavoro incredibile, perchè ci vuole arte per accogliere la gente e per farla stare così bene da voler sempre tornare. E il luogo, questa grande sala a vetrate sul giardino, dove i giovani, all’esterno, a loro volta ballavano l’hip hop, ognuno con la sua danza, ma insieme, guardandosi. Mi è piaciuto tantissimo.

Per coloro che – ancora- non hanno potuto fare l’esperienza e si stanno mordendo le mani, spoilero subito che non è finita qui, è stata infatti annunciata la prossima data a settembre, perciò stay tuned che ci saranno gli annunci ufficiali a breve.

Bologna si sta confermando sempre di più un polo di grande interesse nel panorama tanguero italiano e BOca TANGO ha preso il suo posto tra gli eventi più interessanti.

Antonella, Luciana e Marianna, il triplete è vostro. APPLAUSI!

Aspettiamo la prossima.

Pimpra

UNA MARATONA FRAGRANTE COME UNA PIADINA. LA ROMAGNA PORTEGNA #ditantointango

Sono tornata da qualche giorno e mi porto ancora dietro quella bella sensazione che solo degli eventi particolarmente riusciti sanno regalare.

La mia ultima volta alla Romagna Portegna risaliva al lontano 2018, sembra un secolo fa, la vita precedente la pandemia, quello che è venuto dopo ha sparigliato completamente le carte del nostro vivere quotidiano in tutte le sue sfumature, eventi di tango compresi.

La terra di Romagna porta con sé un abbraccio accogliente, quasi materno, l’ho scritto più e più volte, impossibile non sentirsi a casa anche se ospiti. Lo spirito guida di questa maratona è specchio fedele di questo mood romagnolo, unico al mondo.

La location storica, il palazzetto vecchio del turismo, è rimasta la stessa che conoscevo già, ma l’esperienza delle edizioni precedenti ha saputo migliorare, se pure ce ne fosse stato il bisogno, i servizi a favore dei tangueros.

Non avevo memoria che il buffet continuativo durante le lunghe sessioni di maratona fosse così ricco e variegato, per di più con prodotti del territorio da leccarsi i baffi. Ringrazio i ballerini che mi sono venuti a prendere con costanza, altrimenti mi sarei letteralmente “scatafasciata” di cibo, per quanto fosse stuzzicante. Un buon buffet, diciamocelo, fa piacere a tutti oltre ad essere un punto aggregativo di non poco conto.

Non riesco a trovare un difetto, davvero, l’atmosfera calda ed accogliente ha lambito lo spirito di tutti i maratoneti tanto che ballare è stato davvero “facile”, senza sforzo, senza muri invalicabili da nessuna delle due parti, senza i maledetti gruppetti infestanti che rovinano quella buena onda che si crea naturalmente tra coloro che desiderano condividere, stare insieme. I set di musica sono stati da super wow regalando pomeridiane e serali che non si poteva stare fermi. Personalmente ho amato che la maratona chiudesse alle ore 2.30 del mattino, riuscendo così a fare chiusura ogni sera che per me è un miracolo.

Questo bel stare è senza dubbio merito degli organizzatori (i bellissimi soggetti che vedete nella foto) che hanno dato questo imprinting basato sull’accoglienza vera ad ogni edizione. Ma mi sembra che questa lo sia stata particolarmente.

Voglio ringraziare pubblicamente le amorevoli ballerine che si sono prestate a ballare con me in versione leader principiante, siete state assolutamente adorabili, grazie di cuore! Prometto che la prossima volta le mie capacità saranno migliorate e farsi una tanda sarà piacevole!

A proposito, affrontare la pista, incasinata lo dico, senza una vera ronda, lo dico, è affare davvero complicatissimo. Quando è accaduto a me di portare la mia follower ero in ansia globale, in difficoltà sulla rotta da tenere che in ogni piccolo avanzamento mi arrivavano onde anomale da tutti i lati: difficile, maledettamente complicato. Le amiche che ballano da leader da molto più tempo mi hanno rassicurata che, con la pratica, si riesce a surfare anche dentro un flusso completamente incontrollato. Speriamo bene. Però bisognerebbe abituarsi ad essere più ordinati in pista.

Mi sento tranquillamente di affermare che la Romagna Portegna è una di quelle maratone da mettere nel proprio carnet tanguero, un evento che fa bene allo spirito, ci si sta in assoluto relax godendosi il weekend di tango, musica, amici, spiaggia e- ovviamente, buon cibo romagnolo.

Un gioiellino di maratona incastonata nella riviera più famosa d’Italia, ma che vuoi di più? Una fragrante piadina grazie!

Pimpra

NUOVI MONDI, NUOVI MODI. LA SABAUDA #ditantointango

Nella vita la curiosità intellettuale è segno di vivacità e di capacità di stare al mondo. La curiosità muove verso la conoscenza, spinge ad aprire porte che altrimenti rimarrebbero chiuse, è uno stimolo che porta ad evolvere.

Su questo principio-faro della mia vita, mi sono iscritta, dopo lunghissimo tempo, a un encuentro milonguero. Complice la vicinanza di una carissima amica, ho trascorso un sostanzioso week end a Torino, a “La Sabauda”.

La location, all’interno di una delle riserve di caccia del re, ospita stalle di mucche felici che possono pascolare tranquille, così come i cavalli e le pecore. La campagna curata, con quell’odore di fieno e di stalla che riportano a un tempo antico e risvegliano quel senso di natura che troppo spesso ci manca.

L’encuentro si connota per la particolare gentilezza di tutti i partecipanti e il loro desiderio di condividere qualcosa insieme, non sono mai mancati i sorrisi, i cenni di saluto tra emeriti sconosciuti, un impatto dolce e morbido come una calda copertina in una giornata d’inverno. Mi sono chiesta se tale gradevolezza di modi fosse legata anche al fattore della media di età più adulta dei partecipanti.

Sono rimasta molto positivamente colpita dai set musicali, confesso che avevo il timore di trascorrere il fine settimana ascoltando solo marcette anni ’20 che poco si intonano al mio personale gusto musicale, annoiandomi dopo pochissimi brani. I TJ set, al contrario, hanno saputo dare ottimo colore e grandi sferzate di energia ai 200 e più partecipanti, una bellissima sorpresa.

A differenza di quanto non mi fosse capitato di vedere nei miei tempi passati, il tango “milonguero” vede l’espressione di signore che ballano da leader in modo impeccabile.

Le tandas della “vita” quelle che ti scrivono dentro me le ricordo tutte: luogo, leader, tipologia di brano musicale, occasione. Ebbene, le mie di norma sono state ballate in maratona, più raramente in milonga, una sola volta in un encuentro, moltissimi anni fa.

Ho avuto il piacere di incontrare una straordinaria ballerina che ha scolpito nella mia memoria un ricordo tanguero che resterà tra le mie pietre miliari. Per una strana e curiosa alchimia entrambe leggevamo i brani della tanda nello stesso modo facendo sì che i corpi fondessero in una unità perfettamente sincrona, puri contenitori di anime danzanti.

Osservando la pista ho notato come le follower fossero, in generale, piuttosto affabili, accoglienti, dolci, rispondenti ma senza mai strafare, sempre equilibrate “al loro posto”. I leader, dal canto loro, usavano lo stesso metro di dolcezza, affidabilità e accoglienza nel proporre, anche loro piuttosto contenuti, senza eccessi o scintille. Questa mi è sembrata la più grande differenza tra il mondo a cui sento di appartenere di più e il mondo del tango milonguero.

Mi sono portata a casa un sacco di spunti da questa esperienza, sia da un punto di vista “tecnico” che da un punto di vista interiore. Si può ballare anche “in silenzio” eppure in modo molto intenso, non sempre, ciò che non appare immediatamente agli occhi, non nasconde tesori nascosti tutti da scoprire.

Mi sento di suggerire a tutti quelli come me, chi mi conosce si riconosce, di approcciare anche gli encuentros perchè se ne ricava tanto materiale su cui lavorare per rendere il proprio tango ancor più rispondente ai colori e alle vibrazioni della propria anima.

Ringrazio gli amici Crissi e Leonardo e tutto il loro staff per la calorosa accoglienza assolutamente all’altezza del nome stesso dell’encuentro, La Sabauda.

Pimpra

IMAGE CREDIT MAURO TONCHICH

Ps non posso non postare la foto di Tommy, mascotte indiscussa dell’evento!

TOSCA 2024. TUTTO CAMBIA, NIENTE CAMBIA. #ditantointango

Non c’è primavera senza la Tosca, “La maratona” italiana per eccellenza. I primi 2 lustri scollinati con l’agilità di una gazzella, ripropone di anno in anno una formula consolidata, rodata nel tempo e garanzia di qualità.

La location ruba ogni volta il cuore, una meravigliosa villa immersa nelle colline toscane, con una pista da ballo allestita in un pavillon con vetrate sul giardino. Vale la pena partecipare anche solo per godere del luogo.

Rimane immutata la qualità dei servizi, puntuali e rigorosi, migliorati – se possibile- per agevolare in tutto e per tutto la vita dei maratoneti. Cibo ottimo, con specialità del luogo che fanno assaporare la bellezza sensuale della Toscana anche attraverso le papille gustative.

Ho perso il conto di quante edizioni di Tosca mi hanno vista partecipare e, spero che con questa mia dichiarazione di longevità, l’anno prossimo non mi vengano chiuse le porte, ho potuto vivere i cambiamenti nella grande vague tanguera degli ultimi 12 anni.

La mia prima nel 2012, la mail di risposta con quella meravigliosa parolina “IN” mi mandò ai matti dalla felicità. Ho ballato insieme al gotha del tango europeo del tempo, insieme, non “con” perché se non eri conosciut* come ballerin* e all’altezza, nemmeno potevi pensare di avvicinarti a una tanda con i mostri. Però ballarci vicino era comunque una sensazione meravigliosa che spronava a studiare per crescere e, chissà, magari un giorno, avere la possibilità di ballarci insieme.

Gli anni passano, e così il parterre muta.

L’edizione di quest’anno è stata più che mai inclusiva, accogliendo in pista anche tangueros acerbi (in termini di chilometri di tango nelle gambe), di entrambi i sessi, coppie comprese. Per noi che siamo oramai la vecchia guardia è una novità, nel senso che la maratona è diventata meno “stressante” da un certo punto di vista. Meno ansia da prestazione, più livelli di ballo, più possibilità di divertirsi per tutti.

In assoluto è questo il cambiamento più grande che ho percepito. Meno imperatori e imperatrici irraggiungibili, nonostante non mancassero i tangueros di categoria altissima, una fascia di ballerini medio alta e pure i pulcini della pista.

Se dovessi dare un titolo alla Tosca 2024 direi “INSIEME”.

Considerato il tempo che stiamo vivendo, con ciò che intorno a noi accade quotidianamente, avere la possibilità di potersi concedere un fine settimana così delizioso, è una fortuna immensa. Poterlo fare condividendo la gioia a 360 gradi, mi pare ancora meglio.

Grazie alle Tosche che non deludono mai. Il mio cuore è con voi.

Pimpra

ENERGIA VIBRAZIONALE. #ditantointango

Prima di proseguire, leggetevi il post che sta sopra. E’ la premessa.

Discutevo di “energia femminile” e invito. Era l’oramai lontano 2018 ma lo spunto di riflessione torna molto utile per indagare ancora, aprendo, però, un nuovo scenario.

All’epoca, forse per la mia verde età ( 😀 ) dividevo l’universo delle tanguere sostanzialmente in due macro classi:

Seguidoras

Giaguare

Le prime, le “ballerine”, oggi le definirei le “danzatrici classiche” del tango, nel senso di fulgide rappresentanti della Tradizione.

Le seconde, al contrario, le “rivoluzionarie”, le “sessantottare” del tango, quelle che hanno rotto certi schemi.

L’invito dove arriva più facilmente, mi chiedevo allora. Risposta, come io stessa scrissi, piuttosto ovvia.

L’esperienza, quest’oggi, mi ha aperto una nuova via di indagine sull’energia dell’abbraccio, sulla connessione. E’ una cosa che ho sperimentato su di me: mi ritrovo nella seconda macro categoria, quella delle ribelli, non sono mai riuscita a seguire brava, buona, puntuale, l’uomo. Hoi bisogno – da sempre, di dire la mia, senza voler essere arrogante o – peggio- aggressiva e che mi piace assai parlare/confrontarmi con l’altro e questo esce anche quando ballo.

L’età, dicevo, l’esperienza di tanti tanti tanti chilometri passati a ballare mi ha fatto scoprire, o forse meglio dire trovare, una nuova strada: si può ballare da giaguare rivoluzionarie in modo “nuovo” ovvero sintonizzando un altro tipo di energia con il partner che non è più quella cinetica (dinamica di movimenti) o quella emozionale (connessione e abbraccio), ma si tratta di una sfumatura più eterea ma estremamente potente: l’energia vibrazionale.

Fateci caso, se nel primo abbraccio ci mettiamo in un ascolto profondo dell’altr* che non è solo delle emozioni che ci arrivano dal semplice fatto di “toccarsi”, ma mettiamo in campo quella sensibilità oserei dire “felina, animale, istintiva” che ci guida a percepire le vibrazioni energetiche dell’altro essere umano, esce un dialogo assolutamente fenomenale. Si entra in una dimensione di trascendenza che supera la pura connessione, la dinamica, e si balla in modo diverso, entrambi.

Questo tipo di ricerca richiede di fare una sorta di vuoto mentale, nel quale ci si abbandona completamente, senza paracadute. Se entrambi riescono a liberarsi, la tanda si librerà in una dimensione così assoluta da risultare indimenticabile.

Di sicuro un simile attegiamento mentale richiede esercizio e – probabilmente- non si può mettere in campo in ogni tanda, solo in taluni speciali momenti. Mi sento di suggerire di sperimentarsi in questa nuova ricerca, il tango farà un salto quantico dal quale sarà difficile tornare indietro. Provare per credere.

Pimpra

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IL TEMPO DELLE MELE. #ditantointango

Non passa giorno che sui social non escano gli album dei numerosissimi eventi di tango che hanno luogo in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo. Mi piace guardare le immagini di volti rapiti, di sorrisi, di linee corporee avvolte nell’abbraccio, coppie dentro quel flow unico che rapisce ogni ballerino di ogni tipo di danza, di ballo.

Le luci non luci della milonga creano molto spesso quadri suggestivi, restituendo sotto forma di frammenti visivi, le emozioni e l’energia vissuta dai tangueros.

Mi delizio e osservo e vedo nuovi abbracci, fluide dinamiche e guardo ancora e noto un particolare che ricorre sempre più spesso: i volti sono giovani, non sono quasi mai segnati da rughe.

In questi album fotografici certo sono presenti anche miei coetanei/ee ma, nel bilanciamento globale delle immagini, il loro numero sta calando…

Allora, da buona sportiva, mi sono chiesta: quando è corretto appendere le scarpette al chiodo? Il ritiro dalla scena tanguera è in funzione dell’età anagrafica del tanguer* o ne è completamente slegato? E’ opportuno mettere in campo un certo pudore rendendosi conto che, per raggiunti limiti di età, si cede il proprio posto alle nuove generazioni?

Confesso che il solo pensiero di “ritirarmi” mi procura una fitta di dolore, non sono pronta, non sono affatto pronta, ma mi rendo anche conto che le situazioni relazionali in pista, stanno mutando molto velocemente. Sicchè che fare?

Per le gentili signore la faccenda si complica all’aumentare dell’età molto prima di quanto non accada all’uomo. Mi sento di dire (magari per consolarmi) che se la qualità di ballo che riusciamo ancora ad offrire rientra nel criterio del “dignitoso”, possiamo concederci di calpestare ancora le assi di legno. Se la qualità cala una domanda me la farei, sono sincera.

Quanto agli uomini, loro affrontano una tematica affine ma diversa su altri aspetti, direi che pure per loro possa valere lo stesso discorso: a che punto sta la qualità del tango che posso offrire? Certo entrambi i sessi devono essere molto sinceri con se stessi e posizionare la loro asticella nel punto corretto della scala. Senza abbondanze e senza sconti.

Non siamo porteñi, in Italia/Europa non abbiamo la tradizione della milonga come normale asset sociale, per noi è e rimane una passione importata e come tale non possiamo viverne appieno le sfumature che ci consentirebbero la gioiosa partecipazione alle milonghe anche a 80 anni compiuti, se le gambe ci reggessero.

Mi auguro di poter godere ancora per molto del sapore unico di abbracci scambiati dentro le note incantevoli del tango, spero di non scadere mai nel ridicolo e di accorgermi per tempo quando sarà il mio tempo di salutare la milonga.

Nel frattempo però… DAJE!

Pimpra

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