C3H6O3

acidolatticoSiamo nel pieno dell’inverno, dobbiamo prendere un bel respiro, tapparci il naso ed aspettare che passi.

La sveglia del mattino ci proietta ancora tutte le ombre della notte e sorseggiare il primo caffè, guardando fuori dalla finestra totalmente spenta, non sembra nemmeno giorno.

E così il corpo asseconda il clima e viene una voglia pazza di mettere in bocca ogni meraviglia che sappia vellicare le papille gustative, dolce o salata che sia.

Aggiungiamo che l’età avanza, il metabolismo rallenta ed ecco pronto il cocktail letale che ci porta di filato a perdere la nostra bella linea. Sempre faticosamente cercata, mantenuta con resistenza e che non abbiamo nessuna voglia di perdere (ancora).

Allora te ne vai nel tempio del fitness della tua città, ti affidi a chi ne sa più di te in materia di tonificazione, rimessa in forma, combattimento all’adipe, ringiovanimento cellulare. Ti tocca sgobbare, sudare, stancarti e sperare che il tuo corpicino non sia così stronzo da non rispondere alla “cura”.

Ho appena finito la mia prima settimana di “buona condotta”, ho fatto 3 allenamenti di cui 2 anaerobici e uno aerobico.

Ieri sera, sconvolta, ho parlato con il mio guru della remise en forme invitandolo a dirmi tranquillamente che gli sto sulle palle. Mi ha guardata ridendo dicendomi “E’ dura vero?”

 Dura è un eufemismo da ricotte, è tremendamente dura! Non c’è parte del mio corpo che non urli vendetta, che non si lamenti, che non dolga.

Sono dentro una vasca di C3H6O3 che mi riempie di sè…

E mi immagino tra tre mesi, perfetta fidanzata di Hulck!

Del resto… no pain, no gain!

😀

Pimpra

PS: sapete cos’è C3H6O3, vero? 😉

UNIVERSI CHE SI GUARDANO

Library-BooksVarcare la soglia dell’Università, di una qualunque, non della tua in particolare, mi ha sempre provocato un brivido di piacere lungo la schiena.

Anche se i luoghi sono diversi, la geografia dei percorsi, l’architettura degli edifici, le università del mondo hanno una costante che le accomuna: gli atri, le bacheche, le migliaia di avvisi attaccati da tutti e per tutti gli scopi, in ogni dove. Adesivo luccicante sotto le luci al neon, a chilometri.

Prendo il n. 1 della fila.  C’è già qualcuno che aspetta. La guardo, è tanto giovane, lei guarda me e si chiede che ci faccio lì. Lei indossa le Uggs, io stivali neri dal tacco alto. Lei in leggins, io in gonna. Lei ha il suo piumino, io la giacca di pelliccia (ecologica! tranquilli!!!).

Siamo due universi che si guardano. Vedo che sta ripetendo qualcosa dal suo quaderno fitto fitto di appunti. E’ un po’ tesa, si percepisce.

Sale una dolce malinconia, rivedo me al suo tempo. Rivedo il desiderio di fare, di finire presto il percorso per buttarmi a capofitto nel lavoro. La mia indipendenza, la valigia dei sogni, il passaporto per la mia vita di adulta.

Mi guardo.

Sono “giovanile” (il peggior modo per definirsi “anzianotta”), provo una quiete in me, molto diversa dall’ardore di un tempo. Ma sto meglio così. Adesso so dove sono nel mondo e dove voglio andare. So che ci sono dei tempi e dei modi, so che un progetto si pensa, si valuta, si analizza e poi si mette in pratica con migliore chance di successo.

Adesso sono cresciuta. Adesso sono in equilibrio.

Aprono la segreteria ed entrambe entriamo, ognuna verso il suo sportello.

Lei con un sogno ancora da realizzare, io con una stella da prendere.

Ma la vita è bella per questo…

Pimpra

CRAZY HORSE

girlL’anno è partito molto bene, ho fatto le cose che più mi piacciono e non mi sono fatta mancare nulla.

Poi, per rintuzzare un’autostima minata dal tempo che passa ( su di me, si vede tutto!), ieri sera inciampo per caso su un film/documentario ambientato all’interno del Crazy Horse di Parigi e scopro (è il caso di dirlo) che le mie tette sono esattamente come quelle delle celebri ballerine.

Attimo di gioia. Finalmente faccio pace con la mia seconda di reggiseno. Perchè le splendide ragazze sono proprio come me.

Osservo meglio: la seconda su stangone di almeno 175 cm e coscia di lunghezza non inferiore a 125 cm, fanno un effetto diverso dal mio. Decisamente.

Il buonumore per qualche secondo svanisce – sono davanti allo specchio-  e le mie rubiconde cosciotte da ex nuotatrice, ex velocista, ex tennista ex… mi sbattono in faccia tutta la loro “prosperosa” natura.

Superdotata sotto, minidotata sopra. L’effetto non è un granchè.

Poi indosso un paio di tacchi e il tutto migliora. Certo, sono lontana anni luce dall’avere la coscia slanciata ma lo stiletto aiuta. Molto.

E faccio mia la frase del direttore artistico del Crazy “Una donna può sempre essere bella ed affascianante, indipendentemente dai doni ricevuti dalla natura. E’ questione di impegno, dedizione e intelligenza. Ci sono mille e uno modi per valorizzare ciò che si ha di positivo e nascondere i difetti”.

E con questo mantra in testa, vado a dormire più contenta.

… Anno nuovo, vita nuova…

Pimpra

BUONI PROPOSITI

valigia dei buoni propositi

Scollinato anche questo Natale.

A momenti tremendo, ad attimi esaltante, grigio, rosso, palline colorate e stelle filanti spente. Di tutto un po’.

Ma è andato.

Quasi tutti i Natali degli ultimi anni  mi mettono in crisi: come uno tzunami mi si presentano davanti le cose, della mia vita, che mi piacciono e mi soddisfano di meno. E per tutti i giorni della festa, stanno lì piazzate davanti agli occhi e mi prendono in giro.

Ma è andato.

Mi sento nuovamente “pimprante”, sarà anche che  mi hanno viziata con coccole psicologiche e regaloni niente male, e quindi non posso più permettermi di aver la patina dell’insoddisfazione cucita sul bordo laterale della bocca.

No, sorrido di nuovo.

Ripenso ai dentoni bianchi e separati di mia nipote mentre ridono dei miei giochi. Abbiamo passato la vigilia e il giorno di natale a divertirci come pazze e su e giù e a destra e a sinistra, solleva e posa a terra,una ginnastica presciistica in piena regola e fatta a panza piena.

Abbiamo mangiato pesce come se, in due giorni soltanto, dovessimo riportare a un buon livello il nostro colesterolo HDL , godendo come solo dei triestini purosangue sanno fare, di tutto ciò che il mare offre alla tavola.

Sono stata bene. E ringrazio di avere intorno persone belle che mi riscaldano il cuore… anche quelle che mi fanno incazzare. Ci sta.

Adesso, alla boa pruriginosa del nuovo anno, mi presento più rotonda ma ben determinata a rimettere in carreggiata calorie, ginnastica ben spesa, e tanta voglia di fare. Di tutto, almeno un po’.

E mi sento ottimista perchè penso che questo anno difficile è quasi finito e che dopo, non potrà che andare meglio! 🙂

Amici Cari, incorciamo le dita e che qualcuno ci ascolti!

Pimpra

21.12.2012 – 25.12.2012

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Facciamo bei pensieri, bei sogni, visualizzazioni positive.

Pensiamo all’Amore universale, all’evoluzione interiore dell’uomo, alla bellezza dei doni che abbiamo ricevuto: salute, amicizia, famiglia, amore.

E con questa attitudine positiva, solare, aperta, entriamo nel flusso cosmico e di coscienza tutti insieme e contribuiamo così alla nascita della nuova era, del nuovo mondo.

A chi passa per di qua, il mio augurio di AMORE E PACE.

Pimpra

IL NATALE DELLA CRISI

NataleUbi maior…

In fondo non è poi così male, se decidiamo di guardare con sguardo positivo, quanto accade in questo periodo.

CRISI. NERA. PROFONDISSIMA. TETRA. PUZZOLENTE.

Se poi ci mettiamo il nano che, dopo un piccolo periodo di “silenzio”, ci annuncia – gioviale- il suo grande ritorno… Beh, non ci sono occhi per piangere. Ma è fin banale dirlo.

Ottimismo, dicevo, quella bella patina che ammanta di sè le cose più semplici, rendendole belle. Un po’ come quando ci mettiamo i nostri abiti “vintage” (che in realtà sono solo “vecchi”) ma inventiamo un divertente abbinamento e… siamo capaci di farli risplendere.

Questo ottimismo si è impadronito della mia essenza, perchè, che_ve_lo_dico_a_fare, con la “crisi” non sono costretta a fare i regali di Natale!!!

Che liberazione!!!!

Non è un fatto di portafoglio, notoriamente le mie mani sono bucate, ma proprio una semplice gioia di NON dover più spremermi il neurone per partorire un’idea decente per un qualsiasi regalino di natale!

LIBERAZIONE!

Sarà un piccolo dono per la nipotina e una cena con la famiglia più vicina. Saranno milongas con gli amici conditi da una distribuzione variegata di biscotti.

Mi piace tornare alle “origini”, alla semplicità dei gesti di un tempo, quando i regali si facevano con le proprie mani.

Chissà che non sia proprio questa la ratio che sta alla base della nuova era dei Maya.

Speriamo…

Pimpra

IL DNA DEL SUCCESSO

In questo curioso periodo di stop e riflessione, razzolando, come amo fare, in giro per il web, ho potuto constatare come, alcuni portatori di “successo sociale” siano, in qualche modo, dei “predestinati”.

Parto da una fashion blogger italiana, divenuta famosissima a soli 24 anni, è anche un gran figa, bisogna ammetterlo, ma ciò che più mi ha colpito è l’istinto per il business, la leva motivazionale verso il successo.

C’è un’altra ragazza (ne ha 26) che ammiro molto, scrive d’incanto, è spavalda e colta e comunica divinamente (clicca qui) blogger pure lei che ha infilato un successo editoriale dopo l’altro. E penso che li meriti, brava!

La lista è, ovviamente, molto lunga e mi ha spinto a riflettere sull’origine del successo e/o dell’insuccesso sociale di una persona.

Sociale perchè, per essere definiti “di successo”, bisogna che la comunità se ne accorga, sappia chi siamo, ci veda, ci segua, sia interessata – in qualche modo – a noi.

Ci sono le persone che vivono il loro status in modo positivo, e regalano ai loro “follower” spunti interessanti, anche di crescita, altri che sono famosi essendo “famigerati” (mi vengono in mente, che so, gli stupratori o qualche altra categoria di “brava gente”).

Pensando al successo positivo, mi chiedo quale sia quel magico ingrediente che bisogna possedere (o procurarsi) per emergere dalla massa, distinguersi nel piattume generale della società e brillare di luce propria.

Io, ovviamente, non ne ho idea.

Io, ovviamente, non sono una persona di successo.

Non so se si tratta di una volontà di ferro nel credere a se stessi, alle proprie capacità, oppure se si tratta di avere una “visione” così forte che spinge al “tutto per tutto”.

Haimè, in questa mia considerazione, non entra in alcun modo il successo che chiamo “silente” che è ciò che intendo per la realizzazione animistica della persona. Il successo dentro le mura di casa propria, quello che pochi vedono e che pochi godono. La famiglia, gli affetti più profondi, la perfetta armonia della persona con tutto l’esistente.

E qual’è, invece, il virus contrario, quello dell’insuccesso che vediamo un sacco di persone veramente capaci, in gamba, meritevoli e degne di avere buoni risultati, infilare una disfatta dopo l’altra. L’elemento “sfiga” non è la risposta giusta.

Insomma, il successo sociale, dove ha origine? Quale pedigree bisogna avere per conquistarselo?

Nel mio “mondo panda” non sanno darmi la risposta…magari Loro hanno un genoma in più nel dna… 😉

Pimpra

PAROLE PAROLE PAROLE

Troppo spesso siamo abituati ad immergerci e a sommergere il mondo, il prossimo nostro, con fiumi di parole, nell’intento, spesso vano, di comunicare con lui, di parlargli di noi.

Esprimere il bisogno primordiale di chiarezza non è patrimonio di tutti, nè interesse di molti.

Esistono numerosi soggetti che amano custodire all’interno di loro stessi idee, concetti, emozioni, fastidi, cose belle e brutte e non vogliono/sanno condividerle con gli altri.

COMUNICARE= “dalla radice latina “cummunis” e “cum agere”, partecipare, fare insieme, e “cum moenia“, che si riferisce al concetto di contesto; è dunque possibile comunicare, trasmettere solo tra soggetti che condividono elementi quali la lingua, il contesto per capire il senso di quanto viene inteso. (…) “cum munus”, comunicazione come dono che ci si scambia reciprocamente.” [fonte]

Soffermiamoci sul concetto di “cum munus“, comunicazione come dono.

Se analizzassimo le nostre relazioni interpersonali, ci accorgeremmo come, il più delle volte, dimentichiamo di usare la comunicazione come dono (di una parte di sè) alla persona che ci sta di fronte.

Riferisco in particolare, al gioco a due, alla coppia.

Ogni aperta discussione, per quanto animata possa essere, se poggia le sue radici nel concetto che vi è un dono in quello scambio di vedute, di pensieri, sicuramente porterebbe ogni coppia a trarne giovamento.

Trattandosi necessariamente di percorso circolare, è fondamentale che l’altro sia disposto a mettersi in gioco.

Personalmente ci sto provando con una determinazione e una forza mai avute prima.

Ecco che, le parole che normalmente mi si incatramavano in bocca, escono fluide. E’ come se la paura che mi bloccava si fosse dissolta: se ti dico come la penso e perchè, non lo faccio per ferirti ma per raccontarti quello che mi accade, perchè desidero tu sappia. Così, se lo vorrai potrai agire dei comportamenti diversi, potrai chiedere un confronto e – forse – ne usciremo più forti entrambi, migliori esseri umani e coppia più solida.

Anche le protagoniste di Sex and the city, ieri sera, affrontavano il tema della comunicazione all’interno della coppia, interrogandosi fino a che punto ci si potesse spingere in avanti nel comunicare all’altro il nostro pensiero.

Il limite c’è, è indubbio, ma è molto più avanti di quanto non crediamo.

E agendo con sensibilità e cuore, si possono dire le verità più pesanti, senza far male a chi le riceve.

Credo fermamente che valga la pena di provare.

Pimpra

PERCHE’ DIO HA INVENTATO IL MESE DI NOVEMBRE

http://www.rungitom.com/that-november

Mi sono sempre chiesta perchè, nel nostro calendario, ci fosse spazio per il mese di novembre.

Da me considerato come il più tetro, inutile, triste, melanconico, struggente, depressivo inquietante di tutti e 12 i mesi.

Non era meglio, per la sanità mentale di tutti, specie di coloro che hanno la sorte di vivere nel “nord” dell’emisfero, che so, far durare 60 giorni ottobre e poi proiettarci tutti a dicembre che, con la scusa del natale, ci distrae un po’ dall’inverno? Dal buio alle 4 del pomeriggio, dall’umidità, dalla nebbia e annessi e connessi?

Gennaio, febbraio e gli altri mesi ce li teniamo volentieri poichè, dalla boa di capodanno, le giornate incominciano impercettibilmente ad allungarsi e, facesse pure un freddo micidiale, la prospettiva è la primavera in avvicinamento.

A novembre, niente di niente. Si viene precipitati dentro il buio, la resa, l’immobilità, la fine della stagione precedente e dell’anno in corso.

Ebbene, oggi, invece di suicidarmi o di tuffarmi a 4 palmenti dentro la scatola dei biscotti al cioccolato, ho deciso di guardare con occhi “diversi” l’orizzonte che la finestra propone.

Il tempo fa proprio schifo, non c’è speranza. Grigio, immobile, lattiginoso. Terrificante.

Eppure… c’è una calma frenetica dentro l’aria, ricca di pensieri, di movimenti d’anime, di una vita dai colori solo meno sgargianti, più caldi e intensi.

Novembre è il tempo del silenzio, del dialogo dentro di noi.

E’ il momento di accordare i nostri stumenti, di ascoltare le note stonate e di metterci distesi ad ascoltare il silenzio, su un letto di foglie rosse.

Se riusciamo a sintonizzarci su queste frequenze, anche una giornata così diventa piena di significato e di ricche emozioni.

Una bella immersione nelle profondità di noi stessi, azione che di solito dimentichiamo di fare ma estremamente rivitalizzante per tutti coloro che non hanno paura di immergersi…

Pimpra

IL TEMPO CHE CI VUOLE

Le cose migliori di sempre, dal buon vino, al cibo, alle più spettacolari opere d’arte, a un figlio, hanno sempre avuto bisogno di … tempo.

L’idea, la sua gestazione, la messa in opera, non sono attività da improvvisare repentinamente.

Il brandy si gusta prima che sul palato, odorandone l’aroma, e per farlo si deve scaldare il bicchiere, aspettare che il liquido aumenti la temperatura per sprigionare il meglio del suo bouquet. Non lo mettiamo dentro il microonde per fare prima. Ci vuole tempo.

Ho capito che ho bisogno di tempo anche io. Di un tempo che dimentica il suo ritmo scandito da minuti, ma lento, dentro a una bolla vuota dove io possa stare come sospesa.

Pochi giorni di riposo forzato mi hanno proiettata in una dimensione di cui non ricordavo il sapore e mi stanno regalando moltissimi colori e sfumature di vita che, nel mio forsennato quotidiano, avevo letteralmente perso di vista.

La più sorprendente scoperta è che sono proprio donna e mi piace assai.

E’ che di solito mi manca il tempo (o faccio in modo di non ricavarmelo) per qualsiasi attività che non sia maschia.

Non trovo un piccolo spazio neppure per le attività che mi renderebbero più bella [e a quale donna non piace sentirsi meglio nella sua pelle?] come dipingersi le unghie, cucinare qualcosa di meno triste di una insalata (che non si cucina, infatti) o di un hamburger di soya.

E’ la fuga dentro l’adreanlina che anestetizza quella parte “femmina” che, al contrario, tanto avrebbe da dire e da dare. E da chiedere.

Ringrazio questi pochi giorni di pausa, perchè non è vero che non so fare nulla in cucina e la casa sono capace di renderla confortevole, pulita e in ordine (come piace a me), non è vero che detesto stare ai fornelli perchè, se non devo contare i nanosecondi che mancano al prossimo appuntamento, trovo che sia un’attività molto creativa a stimolante.

Oggi ho rimesso mano al “Ricettario di casa” che comprai, novella sposa, tanti anni addietro. Ed è stata emozione rileggere le ricette che mi ero appuntata, appartenenti a cuoche meravigliose che, negli anni, mi hanno passato la loro conoscenza. E ho sentito forte il bisogno di preparare qualcosa, come da tempo non mi accadeva.

Ho capito che, come per il brandy, ogni donna ha bisogno del suo giusto tempo per poter esprimere al meglio la sua, complicata, essenza…

Pimpra

Ps … ho appena infornato biscotti! 🙂

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