Dico io, un tranquillo pomeriggio di shopping con la madre. Al solito megastore, troppo affollato per i miei gusti, mi affaccio alla rella dell’articolo che vado cercando e, ovviamente, la mia taglia non c’è più (la solita jella).
Poco male, mi accontento di un articolo di una taglia più grande, che mi tirano dietro, ma tanto l’utilizzo è destinato alle trasferte in scooter e ritengo che sia un affare.
Passo al piano B, salgo di un piano, in effetti, e mi aggiro alla ricerca di una paio di pantaloni. Vado serena sulla taglia 42 e ne prendo un bel po’.
In camerino, il dramma.
Non uno, dico uno, che mi stesse bene, che avesse un senso su di me. Tutti giganteschi, enormi, senza forma: uno schifo totale.
Chiedo aiuto al supporter materno, prova a trovarmi qualcosa del genere di una taglia in meno. La madre esegue, prontissima.
Entro agilmente nella 40, un paio mi è addirittura grande.
Mi incazzo. Ditelo che avete etichettato i capi “a caso” che tanto è impossibile che il cosciotto sia più piccolo di una taglia 40!!!
Mi arrabbio tanto tanto perchè, in questo modo, per scegliere una qualsiasi cosa, bisogna prendere la taglia che si pensa, una di più e una di meno e sperare che almeno una vada bene!
Con le scarpe idem: il 39 che calzava come un 38 stretto, il 40 che era come un 41… tremendo!!!
… Il mio affare l’ho portato a casa comunque ma … dai saldi… SI SALDI CHI PUO’! 🙂
Pimpra
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