VAGA_(AB) BONDANDO

MOLO AUDACE DI PIMPRA(Trieste, Molo Audace. Uno dei miei luoghi preferiti. Oggi, 30 ottobre 2014)

* * *

Quanto mi è mancato il mio “momento Panda” quando, nel raptus di una visione mentale, mi metto davanti alla pagina bianca e faccio partire le dita sulla tastiera.

E’ un attimo e sparo nell’etere il mio pezzo. Bello/brutto/interessante/leggero non importa, è un bisogno energetico, un fluire che mi è vitale.

Son due mesi che, tra il lusco e il brusco, sono molto spesso in giro per lavoro, in Toscana, Emilia Romagna e, tra breve, Liguria. Talmente presa che, pur vivendo una sfavillante orchestra di stimoli, non trovo materialmente il tempo di mettermi alla tastiera e … scrivere.

Mi stanno per venire i brufoli, perchè, da qualche parte, le parole, devono pur uscire!

La mia vita vagabonda, benchè faticosissima da un lato, mi riempie la testa di gioia. Ogni volta che arrivo in una nuova città mi lascio pervadere da tutto ciò che di sensibile possa esserci: siano colori, suoni, rumori, forme e, per definizione, l’energia stessa del luogo.

A sera, nella solitaria camera d’albergo, mi “raccolgo”, cercando di catalogare la quantità di stimoli che mi hanno raggiunta.

E’ sempre una grande abbondanza, perchè, nulla di più straordinario esiste per me oltre “Il viaggio”.

Così la Toscana si sta rubando la mia anima, entrata in modo sottile e profondo dentro ogni filamento dell’ essere. Mi piace tutto, ritrovo me stessa in ogni cosa. Adoro la parlata morbida e flautata della gente, i colori delle città, il cibo, l’arte e la natura.

Sto invecchiando, è un chiaro segno. Adesso cerco la qualità delle cose.

L’Emilia Romagna mi ha accolta nel suo caldo e festoso abbraccio. Una terra che non si dimentica, entra, prepotente, con l’energia del fanciullo, la giocosità di un cagnolone che ti viene incontro a farti la festa. Sono stati giorni di godimento, dove ho rubato con gli occhi la passione per la vita e per i suoi sapori.

Non so, invero, quanti bolognesi veraci ho potuto incontrare, ma, di certo, la terra di Emilia e di Romagna entrano, violentemente gaie, con tutto il loro portato di naturalezza. Che resta un bene prezioso.

Mi aspetta la Liguria, ferita duramente dalle recenti vicissitudini. Non so cosa aspettarmi, ma credo che troverò delle affinità con la mia terra di mare e di vento.

In tutto questo andare, non mi pesano le levatacce mattutine per avviarmi alla stazione, nè, tantomeno, le lunghissime giornate di lavoro.

La tortura di ogni viaggio, ebbene sì, è … prepararmi la valigia! 🙂

Io vado, ma tanto torno!

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

FIORI D’ARANCIO

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Crescere, dopo gli “anta”, non significa solo invecchiare, è scoprire nuovi aspetti di sè stessi e, a volte, rimanerne piacevolmente stupiti.

E’ accaduto alla sottoscritta proprio questo fine settimana.

Ospite a un graditissimo matrimonio di una coppia di amici che hanno superato i 30 anni, perciò – oserei dire – ben più consapevoli del passo che si accingevano a fare.

Cos’ho scoperto?

Quello che credevo un rito assolutamente inutile, superfluo, solo un gran baccanale, una pseudofesta comandata, una tappa obbligata nel percorso di una coppia, ha – inaspettatamente –  prodotto in me, una eco molto positiva.

Ho visto due persone scambiarsi una promessa davanti a tutti i loro amici e parenti, le ho viste guardarsi profondamente negli occhi e formulare un credo sentito (il matrimionio era civile), le ho viste convinte, e, soprattutto, ho percepito la sicurezza nel voler mettere un sigillo alla loro unione, così, dinnanzi al mondo.

I detrattori del matrimonio mi prenderanno a sassate, già lo so.

Si tratta di avere coraggio. Di rischiare lanciandosi in una promessa di “eternità” legata a un sentimento che, per sua natura, è tutto, fuorchè “eterno”. L’amore.

Eppure è tanto bello crederci, impegnarsi e provare a far funzionare il rapporto in un percorso sulla lunga distanza, e provarci con il cuore puro, convinto, sperando di potersi tenere per mano fino alla fine.

Gli sposi mi sono piaciuti tantissimo. Perchè erano sposi “adulti”. Hanno aspettato di incontrarsi per potersi scambiare le promesse con convinzione, senza le giovanili illusioni emotive della verde età.

Ho visto negli occhi della sposa una luce che mi è entrata in profondità, sì, l’ho invidiata anche, ma di quell’invidia che è solo bella, senza retropensieri, perchè lei ha trovato la sua metà di mela.

Lui è un uomo di poche parole, ma di molti fatti, così come la novella moglie ha più volte espresso, con tanta commozione, durante la giornata di festa.

Come erano belli, come erano felici, come erano consapevoli.

E mi riscopro amante di questa tradizione tanto antica, che tutto evoca in me, meno che sciatteria o illusione.

Perchè, nulla di più dolce hanno visto i miei occhi che lo sguardo innamorato e profondo degli sposi, e immaginare me al posto loro è stato un attimo…

BUONA VITA!!!

 

Pimpra

 

IMAGE CREDIT DA QUI

CAMBIO DI STAGIONE. CAMBIO DELL’ARMADIO. CAMBIO DI VITA.

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Bisogna essere preparati. Attrezzarsi, non farsi prendere alla sprovvista.

L’autunno è già tra di noi. Verrebbe da dire che si è mascherato da primavera, ha giocato con gli abiti dell’estate per poi svestirsi e farsi vedere per quello che è, solo adesso.

Autunno è una stagione di mezzo, una delle due più difficili, in realtà, perchè non si ciba nè di carne nè di pesce, non profuma di neve e nemmeno di caldo sole.

Ma, autunno rappresenta un cambiamento e un inizio. Ci avete mai pensato?

Riprendono tutte le attività invernali, dalla scuola ai corsi, le ferie di solito sono finite e si entra, di prepotenza, nel ritmo conosciuto delle nostre vite.

Si chiude la stagione della festa, del colore e del tepore, si accende quella della malinconia, del ricordo e del progetto.

Chi scrive è donna di luce, perciò sarà facile intuire che, in questa mutazione, non mi sento a mio agio ma… ho imparato a gestirla.

Così, non mi faccio più prendere dallo sconforto, legandomi ai ricordi di “ciò che è stato”, non tengo più ferma la mente su immagini e momenti che non ci sono più.

Io direziono lo sguardo davanti a me, vivo il presente. E cerco di scorgere ogni delicata scintilla che mi riscaldi il cuore e la mente.

Cambiamento. E’ la parola chiave di oggi. Per assecondarlo bisogna viaggiare leggeri, abbandonare, anche fisicamente, abiti/oggetti/situazioni che non ci rappresentano più ma che mantengono un’energia pesante, troppo onerosa per non disfarsene.

Ordine. Quando una cosa cambia, necessita della costruzione o creazione di un nuovo ordine. Solo oggetti/sentimenti/emozioni non affastellate casualmente, permettono la visione di un nuovo scenario.

Volontà. L’operazione di “muta” è tutta a carico nostro. Non si può delegare. Ognuno deve occuparsi delle sue priorità, deve decidere quali scatole riempire per prime e (ri)sistemarsi la casa.

Scelta. Nel nuovo disegno delle cose solo la capacità di sapere e volere scegliere ciò che è meglio per noi, ci sarà da faro e guida verso il migliore dei mondi possibili.

A pensarci bene, abbiamo davanti una piacevole sfida. Il pennarello è già nelle nostre mani, pronto per essere utilizzato.

Non mi resta, non ci resta, che iniziare a colorare.

Se pensiamo all’autunno, al cambiamento così, fa meno paura. E’ molto meno faticoso e perde tutta la connotazione triste e malinconica che, si solito, siamo usi affibbiargli…

Parola d’ordine: RIMBOCCARSI LE MANICHE!

Pimpra

 

 

#EFFETTOCOUGAR!!!

effettocougarAmiche, smettiamola di lamentarci perchè stiamo invecchiando. Non tutte le rughe vengono per nuocere… 😉

Ieri, mio malgrado, ho portato due deliziose paia di decolletè tacco 12, a scendere di un piano, perchè il mio piede, consumato dalle ore passate a ballare sui tacchi, ha presentato istanza alla Cassazione: o mi fai riposare un pò, o sono cavoli tuoi.

Non ho potuto far finta di nulla, perchè i piedi mi servono, mi servono eccome.

Triste e mogia ho fatto “ciaociao” ai 12 cm di stiletto e mi sono diretta dal calzolaio.

Alla mia richiesta risponde che per quella marca in particolare, la riduzione del tacco, risulta complessissima, se non impossibile. L’anima in metallo dello stiletto non permette di essere accorciato.

Ho detto di provare, che avevo fiducia in lui ma che si arrendesse se proprio era impresa disperata…

Mi ha chiesto qualche giorno, che gli ho concesso volentieri purchè il lavoro fosse a regola d’arte. Il giorno dopo potevo già passare a ritirare le nuove scarpette da tango a cui ho fatto cambiare il tacchettino di gomma.

Detto fatto, oggi vado a recuperare il paio da ballo e, con mia grandissima sorpresa, anche le altre due erano pronte! Ho pensato che non fosse stato possibile abbassarle, tanto che ho chiesto all’artigiano “Niente da fare, quindi?” e lui, con un sorriso smagliante e facendo guizzare il bicipite (si vede che va molto in palestra) mi ha risposto orgoglioso “Mi sono procurato una punta di diamante e sono riuscito a farle il lavoro!”. Effettivamente, a ben guardare, le decolleté erano più basse.

Non serve dire che le ho provate e che mi sono sperticata in complimenti.

L’abile calzolaio, sorridendo felice, ha detto “Beh, me li merito due bacini!” dinnanzi a quella che a tutti gli effetti sembra la sua compagna e alla quale non devo stare troppo simpatica…

Ho sorriso, pagando il conto, dicendo che di bravi come lui non ce ne sono in città.

Anche la fidanzata, resasi conto che non voglio rubarle il fidanzato, sorridendo, ha confermato la mia affermazione.

Amiche l’ #effettocougar ha colpito ancora!

😀

Pimpra

 

LIBERTA’, BUON GUSTO, ESPRESSIONE DEL SE’

rosa rosaeViviamo in un mondo globale che ci mitraglia gli occhi e il cervello di stimoli visivi. Di solito per farci venire una voglia matta di possedere quel particolare bene, senza il quale le nostre vite sono più grigie, tristi e spente.

Siamo bersagli fissi (o target) del consumismo che ci divora, privando la nostra essenza di quell’integrità di vedute che, probabilmente, il più delle volte, ci salverebbe da errori madornali, i primins verso noi stessi.

In questo magma movimentato di stimoli, abbiamo, come contropartita, l’illusione di esercitare il nostro libero arbitrio, o la nostra soggettiva libertà, che dir si vuole.

L’argomento vuole essere leggero: analizziamo che succede sulla superficie, sul manto delle cose, sull’esterno del nostro corpo, su quello che ci mettiamo addosso.

Ho preso spunto da una discussione nata su Fb a proposito di un certo modo di abbigliarsi di talune ballerine (o sedicenti tali) che, a quanto pare, risulta essere più una “svestizione”, una messa in mostra dei peggiori “difettucci” fisici, che un reale “abbigliamento”.

Inutile dire che la discussione si è fatta vivace, con i fautori della modernità: minigonne a gogo, leggins a chiappa al vento, scollature abissali dietro/davanti/ove possibile e, di contro, i sostenitori di un certo “aplomb” anche nel rispetto di un ballo “tradizionale” che prevede un uso più “morigerato”, signorile dell’abito.

La sostanza dei fatti, a mio  modo di vedere, assume una connotazione ben più profonda del “cosa mi metto stasera?”, nel senso che, accettando il postulato che “tutto comunica”, non è casuale la scelta di coprire o di mostrare, di rendere manifesto o di celare una o più parti del proprio sè fisico.

Il problema n. 1 si pone immediatamente: portare verso se stessi un sano giudizio sulle qualità del proprio corpo in modo da valorizzare i doni e celare i difetti, piuttosto che accettarlo nella sua totalità, nel suo bene e nel suo male, permettendosi di indossare qualsiasi cosa piaccia, a dispetto della resa “estetica”?

Problema n. 2: tutto ciò che è riconducibile alla sfera dell’ estetica è aleatorio per definizione. Pertanto, risulta difficile sceglierlo come categoria per evitare pericolose cadute nel “cattivo gusto” (e siamo daccapo: chi può definirne i confini?)

E dove la mettiamo la libertà individuale di affermare, con decisione, i tratti di personalità che, tra le altre, si manifestano anche nella scelta dell’abito?

La mia personale opinione è che la verità sta dentro ciascuno di noi.

L’errore, la caduta di stile, così come la sublimazione del proprio corpo in un abito che ci sta d’incanto, altro non sono che nostre emanazioni, di quello che siamo, di quello che sentiamo, della nostra visione del mondo, nulla più.

C’è chi è narciso, chi esibizionnista, chi timido e riservato, chi vuole farsi notare, chi vuole confondersi, chi sedurre il mondo, chi scappare… non ci sono atteggiamenti giusti nè atteggiamenti sbagliati.

L’importante è restare fedeli a se stessi, per come si è capaci, per quanto la società ci permette di farlo.

Ciò detto, alla sottoscritta, farà sempre orrore vedere chi penalizza se stesso (secondo la mia personalissima visione del mondo, ovviamente), proverò imbarazzo anche, ma non vorrò giudicare.

Il mondo e i  modi sono sfumature di una palette di possibilità infinite. Ed io ringrazio il cielo per questo, altrimenti sarebbe tutta noia.

Pimpra

 

 

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

BACK HOME

20140914_155720Non è che sono stata pigra, è che avevo altro da fare, tipo tentare di disintossicarmi dai pixel che quotidianamente bombardano i miei occhi, pervadono la mia vita e mi rubano tempo.

In una parola, mi sono presa un periodo di “vacanza”.

Soprassiedo sul meteo avverso che mi è corso dietro per la loro durata, regalandomi grandi tuffi di malinconia dentro giornate uggiose e grigie. Ma tant’è, mal comune tra gli abitanti del nord Italia come la sottoscritta.

Ma, nonostante la mia vena di triestinità abbia subito un forte scossone (avrò fatto al massimo 10 bagni di sole/mare in tutta l’estate), devo dire che la parte finale delle mie ferie umidicce, mi ha soddisfatto pienamente.

Dapprima un radioso fine settimana in quel di Fivizzano che è sempre bello tornarci, a far fuori la suola delle scarpette da tango. Il “Tango world” è giunto quest’anno alla sua 16° edizione, per me è stata la 4° partecipazione,  una delle più apprezzate.

Meno affollato di quanto ricordassi, ma, proprio per questo più intimo, raccolto, piacevole.

Abbracci che si sono rincorsi per 4 giorni, tandas su tandas godutissime, milonghe pomeridiane da cardiopalma, sorrisi, amici, energia e onda travolgenti.

Anche gli stages mi sono piaciuti assai e mi hanno fatto conoscere nuovi e validi insegnanti. E quindi via andare a massacrarsi di ore e ore di ballo, ma che-ve-lo-dico-a-fare, per me è una delizia, sempre.

A chiudere le vacanze come una ciliegina sulla torta, altri 4 giorni nel cuore dell’amata Toscana, in quel di Siena a godere pienamente dell’energia della terra che, mai come colà, emana forte il suo ancestrale richiamo. In compagnia della mia più cara amica che, invece di riposarsi come avrebbe voluto, si è fatta travolgere dalla mia furia festosa che, chi mi conosce sa, quando sono felice, divento incontenibile…

Il ritorno in gabbia mi è un po’ meno duro… confido nel benefico effetto di questa pausa che si preannuncia un autunno rosso sambuco…

🙂

Pimpra

 

AMORI IMPERFETTI

BEHIND

Quando, se non d’estate, l’amore si presenta mostrando le sue innumerevoli sfaccettature, a dirci di prenderlo, se ne siamo capaci…

L’estate… l’avessimo vista in questo strano anno “tiepido”, strabagnato di pioggia e, quindi, un po’ melanconico per definizione… ma, tant’è.

L’amore. Si è incupito pure lui? Ha perso smalto acquerellando le sue sfumature porno soft da ombrellone? Stemperato le passioni brucianti?

Dov’è Amore?

Me lo chiedo perchè, di qua e di là dal mio sguardo, mi giungono voci di storie che finiscono, di amori che si perdono, si rompono, non lasciano traccia di sè.

Proprio ieri ho notzia di una coppia che non è più tale, con mia grandissima sorpresa.

Amore che sembrava “perfetto”, da manuale della nonna papera, un lui “perfettamente” innamorato, preso, raccolto tutto intorno alla sua donna. Coccolata, vezzeggiata, protetta, amata, onorata.

Forse troppo. Troppo zucchero, troppo dolcificante in un rapporto che, alla fine, ha fatto cariare i denti, perdere l’interesse e decretare la sua fine.

Sono rimasta stupefatta. Un tatuaggio, con il nome dell’amata che, adesso, racconterà solo dell’ennesima sconfitta di Amore.

Perchè, mi chiedo, va quasi sempre a finire così?

Forse è solo l’imperfezione dell’Amore a rendere calda la magia, a far risplendere di luce la relazione, senza illuminarla d’immenso che tanto è solo illusione.

Allora ben vengano gli Amori difficili, quelli per i quali ci si pelano le mani chè sono percorsi accidentati di montagna e si cade e ci si pestano le ginocchia.

Amori imperfetti, costruiti e voluti fortemente da Esseri imperfetti.

Forse è solo questa la possibilità.

Uccidere il Principe azzurro della nostra educazione sentimentale e far fuori la Principessa del pisello.

Vedersi come nuvole e rincorrersi nel cielo, cambiando sempre forma.

Chissà…

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

 

DIMMI COME MANGI, TI DIRO’ CHI SEI.

DimmicomepranziDimmi come mangi, ti dirò chi sei.

Pausa pranzo in gabbietta. Tre colleghi. Tre amici. Tre ballerini di tango. Un uomo, due donne.

A guardare ognuna delle singole pietanze, ci si potrebbe scrivere su un romanzo intero. Cosa che non farò: è estate e fa caldo. Cerchiamo pensieri leggeri.

Il gioco che vi propongo è il seguente:

1. indovinare quale è la foto corrispondente al solo uomo del terzetto.

2. indovinare quale è il piatto della Pimpra.

3. quale di quelli presentati è il miglior pasto per “l’impiegato perfetto”

4. si accettano proposte, ricette, suggerimenti per variare i menu “take away”, rigorosamente home made, da portarsi in ufficio.

 

E’ estate e fa caldo. E forse farei bene all’umanità se la smettessi di scrivere cazzate…

🙂

Pimpra

 

USCIRE DALLE DIPENDENZE. VERY PROUD OF ME

 

caramella

Un anno.

365 giorni.

8 765,81277 ore.

525 948,766 minuti.

Un anno senza mai mettere sotto i denti la più confortevole, rilassante, divertita, infantile consistenza che conosca.

E’ passato esattamente un anno dall’ultima gommosa e morbida. Dall’ultima carezza al palato di una liquirizia o dall’abbraccio appiccicoso di uno stick alla coca-cola.

Un anno senza di voi. Il primo anno.

Non è stato facile, specie all’inizio. Tremavo quando vi avevo davanti e tutta me voleva mettere mano sul bottino gommoso.

Invece ce l’ho fatta. Adesso non mi mancate più. Guardo divertita i vostri improbabili colori di chimica accesa, le confezioni ghiotte che vi contengono e no, oggi, non sento più il vostro canto di sirene.

Eppure, so di non essere “salva”. So di non potere abbassare la guardia, perchè, alla prima che metto in bocca, se ne infilerebbero subito tantissime altre e la magia sarebbe finita.

Uscire da una dipendenza non è mai conclusivo, non è mai definitivo. Lei è sempre lì a guardare, pronta a fare un balzo e a riprendersi te, la tua volontà e la tua determinazione.

E’ passato un anno e mi sento molto bene. E continuo ad avere paura, di ricaderci, di non avere la forza di smettere.

Forse, solo così, resterò lontano da voi.

… è passato un anno ed io sono “very proud of me!”

STICAZZI!

🙂

Pimpra

 

 

GLOBALIZZAZIONE

globalizzazione-economica

Uscita dal negozio gestito da cinesi ma – inaspettatamente- battente bandiera italiana (chissà poi perchè), riflettevo, tra me e me, su questo nostro mondo globale.

Ho comprato gadget tecnologici (adattatori per ipod, notoriamente, ed altre piacevolezze del genere), benedicendo la lunga mano dei cinesi che, su certo tipo di mercanzia, mi fa tanto risparmiare…

Poi però la testa si è messa a galoppare e…

Il mondo globale presenta sicuramente vantaggi e svantaggi. Nei primi metto l’innegabile praticità di avere a portata oggetti/cibo e amenità varie che altrimenti non tutti potrebbero conoscere, e questo è l’aspetto più “democratico” della faccenda.

Dall’altro lato poter mettere mano su quasi tutto, direttamente dal proprio luogo natio, toglie il mistero della scoperta, della ricerca di quanto è diverso e per questo speciale.

Con la crisi che imperversa, la globalizzazione in fondo è un balsamo per coloro che hanno le tasche vuote, permettendo, ad esempio, almeno un “volo di forchetta” nei numerosi ristoranti etnici che popolano tutte le città.

E’ già qualcosa, anche se i profumi veri si respirano e si vivono solo andando nel paese ma, in mancanza di… è sempre una possibilità di aprire una finesrta sull’universo dell’altro.

Oggi, scorrazzando sui pixel, sono rimasta affascinata dalla possibilità data da itunes: cambia paese (anche se l’hanno messa in fondo alla pagina, secondo me, nascondendola un po’). E via a scoprire musica in cima alle classifiche di altri paesi, leggere di gruppi/cantanti mai sentiti prima (ma sono molto ignorante in materia e non faccio particolarmente testo…).

Mi è piaciuto, lo confesso, lo spazio, in questo modo, si annulla e tutto appare qui e ora.

Penso anche, banalmente, a tutto ciò che possiamo acquistare on line, direttamente dal nostro pc (o smartphone o tablet), come se si potesse virtualmente allungare la mano in ogni dove e procurarsi questa o quella cosa.

Comodo, stimolante, incredibile per certi versi.

Ma, cosa ci perdiamo?

Che cosa ci resterà da immaginare?

Manterremo ancora il piacere della scoperta? L’ebbrezza di trovare percorsi, pensare le cose e poi andare a vederle a toccarle?

Restermo persone “originali”? stampi unici? o finiremo per diventare un gregge senza forma e senza colore?

Riflessioni di una grigia giornata di luglio…

 

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

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