LEZIONI DI VITA: LE DONNE DI ROMAGNA

images175State tranquilli, nessun pippolotto al giovedì mattina, solo una piacevole riflessione.

Chi è passato per di qua, già sa che ho trascorso un delizioso fine settimana tangheggiante, in quel di Romagna. E fin qui…

La leziuncella bella che mi sono portata a casa, mi arriva dritta dalle donne romagnole con cui ho avuto il piacere di conversare.

Premetto che, l’universo femminile “evoluto”, e con questo intendo riferirmi a tutte le donne “risolte”, in pace con se stesse, serene, capaci di costruire veri rapporti di grande scambio e intimità con le altre donne, non si connota di “nazionalità” o provenienze geografiche particolari, c’è da dire però, che, in alcune parti del Bel Pese, di donne così, se ne trovano di più.

Chi scrive, spera di essere una serena ed “evoluta” donna del profondo Nord Est, con tutto il bello e il brutto che anche la provenienza geografica porta al carattere che, delle donne romagnole in particolare, ama profondamente l’ardore, la passione, il coraggio, il sorriso, la voglia di esprimere se stesse, il piacere del loro corpo.

Mi sembrano particolarmente coraggiose, spavalde, quasi, e penso a quelle che fanno i figli da giovanissime (il classico “incidente di percorso”) ma che decidono di tenerli e poi di farne degli altri, nel corso degli anni. E cambiano partner, e non perdono il sorriso nè la voglia di vivere che, sempre, le accompagna.

Penso a quelle che si godono la libertà sessuale, senza il bisogno di nasconderla, per paura del giudizio degli altri, donne che si mostrano e sono in pace con sè stesse e con il loro corpo.

Loro diffondono intorno a sè un calore, un’ospitalità, un’apertura verso l’altro che sono elementi così preziosi in queste vite moderne tutte improntate alla corsa verso un nulla che ci divora.

Queste donne sono in contatto con la Grande Madre, quell’essenza ancestrale che, solo una donna conosce e percepisce ma da cui, troppe volte, si discosta. E iniziano i veri casini.

Perciò, una volta in più, le voglio ringraziare, tutte, per quello che mi hanno regalato della loro vita, per lo stimolo che mi hanno dato a cercare i miei colori, a non farmi prendere dalla pigrizia di essere quella che, probabilmente, non sono.

E, con questo forte sentire, che ve lodico a fare, mi  è pure venuta voglia di cucinare manicaretti!

😀

EVVIVA LE DONNE!!!!

(tutte le donne!) 😉

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

MARATHON CONVENTELLO HOUSE: LA WOODSTOCK DEL TANGO ROMAGNOLO

HORSES

Sapevo già cosa avrei trovato, mentre, sotto alla canicola, armavo il camper per la trasferta nella ridente terra di Romagna.

La maratona bucolica più bella che ci sia, in mezzo ai campi, tra le balle di fieno utilizzate nei modi più creativi, a casa di una famiglia specialissima che i “Bradford” dell’epoca, gli fanno un baffo…

Il mio sogno di inizio estate e quello di coloro che, insieme a me, hanno condiviso l’esperienza.

Parlare di tango è riduttivo, anche se sempre presente, a tutte le ore del giorno e della notte: sudatissimo, abbracciato, fuso nei corpi dei convenuti, o, meglio, dei “Conventelli”.

Oramai siamo una famiglia.

Quando riesci a scambiarti senza pudore alcuno, litri e litri di sudore, puoi ben dire che sei in intimità con l’altro.

Così come quando una ciabattona infradito amoreggia con un tacco a spillo… tutto è lecito, nulla  fuori posto, nemmeno il bermuda con il fantasmino… [beh… forse… quello 😉 ] e la gonnellina di pareo svolazzante.

Non ci siamo fatti mancare nulla, compresa una spassosissima lezione di burlesque, improvvisata da allieve e allievi che, coraggiosi, si sono messi alla prova davanti a tutti.

E le risate… quanto abbiamo riso…

C’era tutto ciò che si può desiderare per stare bene, in compagnia di tanti come te, che hanno una passione in comune e una strepitosa voglia di vivere.

Un ritrovo alla Woodstock in versione romagnola, quindi ancora più caloroso, affettuoso e dirompente.

Mi porto a casa un cuore gonfio di allegria, di tandas che ti restano nella memoria, di magliette strabagnate, di terra, di fieno (ovunque!), di amici vecchi e nuovi in un accordo musicale che ha armonizzato tutto questo in un equilibrio perfetto.

E’ doveroso ringraziare pubblicamente il grande cuore di Cristina e di tutta la sua famiglia, amici e collaboratori compresi, che ci ha aperto casa sua, conducendoci, una volta in più, dentro a una bolla di estatico piacere…

Pimpra

Ps: va doverosamente segnalato che, per ottenere “l’effetto Woodstock” ci hanno messo lo zampino ben 20 TJ che si sono alternati alla consolle. Inutile dire che, più di tandas e cortinas, ci hanno regalato veri fuochi d’artificio! BRAVI!

ATTIMI SALMASTRI

IMG_20150701_141853Sono solo 30′ d’aria. Di brezza marina, mista a quell’odore tipico di porticciolo, che sa di mare, di alghe e di salsedine.

Basta così poco.

Nelle orecchie la musica giusta, quella che sa ricaricare le batterie, rinverdire la voglia di sorridere al mondo, gioire di una pausa obbligata.

Le pietre del molo sono calde sotto le mie chiappe, perchè non mi va di fare la signora e starmene appoggiata alla bitta, sono terra e pietra insieme ai cubettoni di arenaria.

Me ne sto lì, da sola, ad amare questa natura così incredibile, a risucchiare ogni molecola di brezza che mi arriva, voglio essere assorbente.

Il mare oggi è sporco, ha portato a riva i resti di un temporale, metafora di qualcosa che finisce e che trova comunque armoniosa collocazione nell’esistente.

I minuti mi scivolano sulla pelle bianca, come gocce di sudore e il mio tempo è già finito.

Mi rialzo felice, guardo a terra e leggo il messaggio “Love yourself”, sorrido, è quello che ho appena fatto…

Pimpra

IMAGE CREDIT Pimpra Trieste

ANCHE QUESTA E’ ESTATE.

MoloAudace_11nov

29 giugno. L’estate è ufficialmente iniziata, ci siamo dentro con tutte le infradito di gomma!!!

Non so voi, ma io devo ancora fare la prova costume e… non sono tranquilla per niente… ma troverò il modo di farmi passare il fastidio, ingurgitando una bella pasticca di “Sticazzi”…

Andare in palestra di questi tempi, è come entrare in un girone infernale, la seduta di sauna inizia già dallo spogliatoio, per non parlare di quando il corpo comincia a muoversi e il sudore si vaporizza in tutte le direzioni.

Oramai è quasi inutile cercare di farsi venire l’infarto pedalando, sollevando pesi, insistendo in interminabili sessioni di aerobica: quel che è in barca è in barca. Punto e ciccia! 🙂

Di certo la passione per l’aperitivo a fine giornata, non aiuta a snellire il coscio o, peggio,  il giro vita, ma regala, in compenso, quella soavità d’animo che è un piacere il cui prezzo si paga molto volentieri.

E’ stagione di matrimoni e nella piazza buona della città il divertimento è assistere al carnevale fuori stagione degli invitati, nei loro stravaganti tentativi di azzeccare l’abito della “festa”. Un’oscenità estetica ricorrente, ma, allo stesso modo, così divertente da aspettarla con trepidazione.

Da brava feticista, lo sguardo si ferma dapprima sulle calzature che, per lo più, costringono piedi e caviglie ineleganti, dentro morse di pvc e zeppe.

Il calzino corto fa capolino da pantaloni di abiti per lo più dismessi o utilizzati per la medesima occasione, tanti anni addietro. L’effetto è ilare, corpi ammorbiditi dal tempo e bottoni che tirano da tutte le parti.

Ma il bello della vita è questo, l’imperfezione, il difetto, l’errore…così da riconoscere il Bello in ogni anfratto in cui siamo capaci di scovarlo…

Anche questa è estate…

Pimpra

IMAGE CREDIT PIMPRA

BLU

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Ho bisogno di azzurro cielo.

Quella particolare sfumatura “giornata di bora d’estate”.

E poi, come per incanto, sento due grandi ali spuntare dalle spalle.

Così, con il naso puntato all’insù, percepisco il mondo dall’alto, scivolando leggera le correnti d’aria che ora mi innalzano ora mi abbassano.

Voglio solo un po’ di blu.

Ma quel blu e nessun altro…

Pimpra

LA REGINA DEL BICIPITE E IL DUBBIO AMLETICO.

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Quando si diventa “diversamente giovani”, specie se si è donne, la vita si colora di piacevolezze: un’aumentata consapevolezza di sè, del proprio fascino, del proprio essere in generale.

Tutto quello che si è seminato in gioventù resituisce i frutti.

E fin qui, è bene.

Inutile nascondersi dietro il dito dell’ipocrisia: invecchiare alle donne – di norma- non piace affatto. Il corpo cambia e non tutte sono fortunate nel naturale processo di invecchiamento.

E qui si apre un capitolo molto sentito: cosa fare e come per combattere il tempo e suoi inesorabili segni.

Mi sento di dire che, innanzitutto, bisogna occuparsi della propria mente, per mantenerla sana ed “elastica”, aperta, curiosa e, conseguentemente “giovane”. Fin qui “ce la si può fare”.

Poi, tasto dolente, lo sguardo si posa sul corpo.

Non serve aggiunga che, le sportive (o ex), vedono e percepiscono le trasformazioni fisiche, in modo molto più intenso delle altre.

DRAMMA.

La testa chiede sempre le stesse prestazioni, le medesime performances, il turgore dei tempi andati, lo scatto guizzante.

La testa. Il corpo, spesso, non ci sta.

E giù botte (metafisiche).

Soluzione: lasciarsi andare o reagire.

Personalmente mi ritrovo nella seconda categoria.

Ritmi ossessivi in palestra, fulminata da una fotografia esposta sulle pareti che ritrae una pulzellina “come io mi vedrei, come io mi vorrei” (follia!!!). Vado dall’allenatore (un uomo illuminato) e lo porto davanti all’icona: voglio le gambe così, voglio gli addominali così.

Mi guarda allibito, incredulo (la ragazza, probabilmente non supera i 20 anni, esattamente la cifra di UNA mia gamba!), e poi profetizza “Dovrai fare molta fatica”. “Ovviamente”, rispondo.

E così, qualche tempo fa, è partita la mia sfida contro il Signore che vince sempre, il Tempo.

Morale della favola: mi ritrovo con due bicipiti e una schiena da lottatore. Per carità, non è che sono diventata enorme, ma molto tirata, muscolosa.

E qui il giocattolo si inceppa: invece di ricevere feedback positivi, le persone che mi conoscono iniziano a dirmi di fermarmi che sono già troppo maschile e che ho perso quelle certe linee della donna (le tette sono rimaste come prima, ovvero assenti) 😀

STICAZZI.

In buona sostanza il dilemma è:

lascio perdere e mi “gelatinizzo” come la maggior parte delle signore mie coetanee oppure, fedele al mio motto “NO PAIN, NO GAIN”, continuo ad allenarmi e chi se ne frega???

… E sono paturnie esistenziali davvero molto profonde queste, lo so… lo so… ma femmina sono, che ci volete fare…

😀

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

#TTYT 2015. BRILLIANT EDITION

TTYT 2015.2

Ballare il tango argentino è una grande fortuna.

Innanzitutto sviluppa un alto tasso di benefiche endorfine che servono a lenire, ringalluzzire i nostri corpi stanchi e le nostre menti appannate. Aiuta a mantenersi elastici, fisicamente attivi e… non solo.

A prescindere da tutti questi positivi effetti, consente l’incontro, lo scambio e la condivisione con anime davvero molto speciali. Non si passa solo il tempo a cercare la tanda con il ballerino perfetto/a, si parla.

E non solo di grandi/piacevoli/leggere cazzate. Si parla. Di intimità profonde, di vita, di esperienze.

Se, accanto a tutto questo aggiungi un evento che ti coinvolge per tre giorni, a casa tua, circondato dagli amici più cari e da quelli che conoscerai per la prima volta, in location che esprimono al meglio la tua città, con i suoi paesaggi  i suoi colori i suoi sapori… beh… ma che ve lo dico a fare???? Non vi siete già iscritti al vostro primo corso di tango argentino? No? … peccato per voi!

Torno da una festa che definire grandiosa è poco, perchè, più dei fuochi d’artificio (che pure ci sono stati in pista), è stato un evento così pregno di amicizia che mi sembra quasi impossibile di questi tempi moderni.

Adesso la “traggedia” è viversi la settimana in gabbietta, chiusa tra le mura dell’ufficio che mi fanno sentire sempre più prigioniera… sempre più…

Tutto questo per dire GRAZIE agli Amici triestini che ci hanno regalato un’altra indimenticabile edizione del Trieste Tango y Tú.

… coraggio mancano poco più di 360 giorni alla prossima edizione!

😀

Pimpra

 

DEMOCRATICA_MENTE. PIU’ O MENO.

2c98ae67f041e10bcd4762c5cca9ba3bC’è qualcosa di profondamente democratico nell’estate. Il piacere di immaginarsi ognuno come gli pare, di svelarsi, di fregarsene del giudizio degli altri.

Una liberazione.

Peccato però che, molto spesso, la libertà sia – per molti – elemento difficile da gestire.

Fa caldo. Finalmente. E i vestiti scivolano via dal corpo a scoprire nudità di pelle e d’anima.

Purtoppo, per tutti gli esteti come me, scappano anche le scarpe dai piedi e si presentano, puntuali come le zanzare, le orribili ciabattine di gomma, le Birkenstock con i pedalini, i sandali di una misura più piccola corredati dai talloni neri di sudiciume, le dita dei piedi con lo smalto scrostato, le unghie sporche.

E mi fermo, provo ribrezzo pure a scrivere.

Libertà. Evviva la libertà.

Peccato che ci affossiamo con le nostre mani nello svelare tutto lo sciattume di cui siamo capaci.

Lo so che sono una stronza, e me ne frego, ma ci sono cose che è difficile tollerare.

Però amo la libertà e sono pronta a rispettare i gusti di tutti, a farmene una ragione, a sperare che anche mio fratello rinsavisca e utilizzi le sue Havaianas sulla battigia di una splendida spiaggia, sorseggiando l’aperitivo al tramonto…

E sono pure una rompipalle noiosa e ripetitiva. Ogni estate lo stesso post. Ma è più forte di me.

Evviva la libertà. Sempre e comunque.

… STICAZZI…

😀

Pimpra

SI FA ESTATE

SORBETTO

Il cielo si tinge di blu. I colori si fanno brillanti, la natura espolde in una lussureggiante abbondanza. Profumi di tenere foglie, di fiori da poco sbocciati, e l’aria che ti accarezza la pelle, invece che prenderti a sberle ghiacciate.

Si fa estate.

E come posso tenere a freno la voglia di evadere dalla mia prigione quotidiana? Da questo ginepraio di intrighi di corte che non permettono alla luce di entrare?

Ho voglia di respirare questo vento e i colori della terra, di godermi ogni scintilla di vita che ho intorno.

Ho davanti un fine settimana condito di tango, dove, in un meraviglioso parco, potrò abbracciare anime affini alla mia, che comprendono questo mio sentire, lo sentono sulla pelle come me.

Gli strumenti del mestiere sono pronti, le scarpette in fila, come ordinati soldatini, aspettano solo di essere messe in valigia, insieme agli abiti che balleranno con me.

Conto le ore che mi separano dalla gioia, dalla spensieratezza, dal piacere di librarmi dentro la musica soave, accompagnata in un abbraccio.

E dimenticare. Ogni peso, ogni sfumatura di grigio, ogni traccia di malinconia…

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA

COME PERDERE L’ECCELLENZA: IL CASO DEL BURLO GAROFALO- post di denuncia #malasanità

d9_2_hospital_symbolNon si può sempre tacere ed accettare che le cose migliori che la città ha saputo costruire negli anni, poco a poco, perdano la qualità, il prestigio e il senso che avevano.

Oggi voglio denunciare, e so perfettamente di utilizzare un verbo dalle tinte forti, il degrado dei servizi dell’ospedale pediatrico infanitle della mia città, il Burlo Garofalo.

Premetto che mi duole il cuore ad utilizzare parole tanto dure nei confronti di una struttura ospedaliera amatissima in città. Praticamente tutti i triestini sono nati lì, da generazioni.

La crisi, i riassetti della sanità hanno, purtroppo, minato le basi del duro lavoro dei medici ospedalieri, e di tutti coloro che ruotano nel mondo dell’ospedale, dal personale amministrativo a quello infiermieristico ecc.

La mia esperienza che, purtroppo, è stata confermata dai racconti di altre donne, è che, il trattamento riservato alla paziente adulta, rasenta livelli di intollerabile sopportazione.

Il fatto: dovevo fare un’isterescopia. Un esame banalissimo, di routine.

Tempi di attesa: bibilici. Nel mio caso 2 mesi e mezzo.

Il giorno dell’esame, vengo ripresa dal ginecologo che avrebbe eseguito il prelievo, il quale parte con una manfrina sull’inutilità dell’esame dal momento che, in ragione della mia età, era molto normale avere ciò che avevo e che tanto avrei dovuto prendere degli ormoni.

Resto sbalordita e replico che la mia ginecologa era di opposto parere. Poi, tanto per farmi sentire a mio agio, mi preannuncia che avrei provato parecchio dolore e che, non avendo io avuto figli, l’esame era piuttosto difficoltoso da eseguire. Il tutto brandendo un aggeggio che sembrava un kalasnikov…

Temendo il peggio, stoica, ho replicato che il dolore l’avrei saputo gestire ma che facesse il prelievo.

A onor del vero, siccome la tensione tra il medico e me era palpabile, le infermiere dello staff, hanno cercato di tenermi tranquilla ed io, onde evitare di attivare tutti i muscoli del mio corpo, ho deposto le armi dialettiche, replicando con battute di spirito che hanno fatto sorridere il cerbero ginecologo.

La morale della mia storia è che, quel qualcosa va tolto e che, la sottoscritta, si è ben guardata dal tornare nell’ospedale della sua città, dove sono nati quasi tutti i triestini, preferendo “emigrare” nel vicino centro ospedaliero di Monfalcone.

Ho creduto di essere sbarcata sulla luna: personale gentilissimo, disponibile, struttura in perfetto ordine, il primario (addirittura!) che mi ha trattato come la più importante delle pazienti.

MORALE e poi smetto:

se una persona SCEGLIE o si trova a lavorare nella sanità, che sia il primo gradino della scala o il gotha dei professoroni, HA OBBLIGO  di tenere sempre a mente che le persone che DEVONO per qualche ragione frequentare la struttura, NON STANNO BENE.

Pertanto, non hanno nessuna voglia/desiderio/forza di sopportare/supportare le frustrazioni di coloro che, all’ospedale, ci lavorano. E so che sono tremende, e difficili da gestire, ma NON VANNO MAI RIVERSATE SUL PAZIENTE.

Perchè, se il mio spirito di sopportazione è basso o è diventato basso, DEVO cambiare mestiere dal momento che la mia professione E’ e RIMARRA’ sempre UNA MISSIONE.

E con questo, passo e chiudo.

Pimpra

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