DONNE MODERNE. STICAZZI.

battistrada-pneumatici-invernaliDonne moderne.

A questo punto mi chiedo chi me l’abbia fatto fare.

Sticazzi.

Devo cercare di passare la revisione della vecchia automobile alla fine di febbraio e, se non cambio le gomme, è garantito al limone che la bocciano. Niente di grave se avessi il saldo del conto corrente in buona salute invece che malato terminale.

In una parola: mi tocca farmi una cultura sugli pneumatici (!!!) per cercare di trovare un fornitore onesto, sia in termini economici che di prodotto.

E non è facile!!! Ad esempio, donne all’ascolto, sapevate che bisogna controllare la data di produzione dello pneumatico, come si fa con la mozzarella? Se risulta prodotto più di un anno prima dalla data del vostro acquisto, ve lo tirano dietro (è ovvio!!!) ma non perchè vi stanno trattando bene ma perchè vi stanno vendendo un prodotto “scaduto”??? Leggete qui.

Io NON SONO CAPACE di inserire nelle mie competenze/conoscenze alla voce shopping l’articolo “pneumatici”, il mio personale paniere “istat” non lo prevede!!!!

Mala tempora currunt, sono stufa marcia di indossare i “pantaloni” dell’indipendenza per qualsiasi cosa… non ho spazio sul disco rigido per farmi una cultura su tutti questi argomenti così “maschi”… eppure, mi sa, che mi tocca…

STICAZZI…

Pimpra

PERCHE’ IO VALGO.

frasi personaggi cugino itVe la ricordate quella pubblicità di l’Oreal che aveva come claim “Perchè io valgo!”?

L’ho sempre trovata irritante, la patatona di turno che scuoteva la lunghissima chioma ammiccando in camera per dire la supercazzola “Io valgo”, istigava in me voglia di tirarle sberle. Ma che cavolo di frase è?

Ebbene, oggidì, quelle parole, quella frase, sono state la mia forte motivazione per esprimere certe mie idee ai piani alti. Eh sì, perchè, come insegnava la nonna Carla, “Se non si chiede, non si ottiene” o, per farla più filosofica, “Qui timide rogat, docet negare” (Seneca, Fedra, 593-94), bisogna tirare fuori il leone che sonnecchia dentro di noi se vogliamo alzare la testa dal pavimento dove ce la fanno stare.

Non serve essere arroganti, saccenti, presupponenti, esaltati, è sufficiente avere ben chiare in mente le proprie qualità, le abilità. Insomma, essere convinti del prodotto che stiamo cercando di piazzare sul mercato.

Non so come andrà a finire, di sicuro mi ha fatto bene all’animo, ho fatto la mia dichiarazione di intenti, ho delineato lo scenario, ho fatto vedere che la mia testa non è solo attaccata al collo per far dondolare la coda di cavallo, ma la uso anche per pensare, per progettare.

C’è da augurarsi che, dall’altro lato, chi ascolta abbia voglia di farlo, e che, una volta colto il messaggio, abbia l’interesse di agire.

Ma questo solo il tempo saprà dirlo.

Nel frattempo, esorto le mie lettrici donne, di AVER BEN PRESENTE IL LORO VALORE. Quello vero, quello intrinseco che non è fatto di belle tette o di un bel culo, ma di capacità, di talenti, di intuito, di intelligenza creativa.

A tutti dico “Vogliamoci bene!” evitiamo di fare la guerra a noi stessi, vedendo sempre il nostro bicchiere piccolo, vuoto e sporco e tutta la bottiglia di champagne dentro la coppa del nostro vicino.

Volgiamo uno sguardo amorevole e sincero verso noi stessi e, chissà, magari qualcuno di lassù (dai piani alti alle immensità del cielo stellato) forse ci darà ascolto…

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

DI TANTO IN TANGO: IL TANGO DELLA GELOSIA

embrace

Senza dilungarmi su quale massa energetica sensibile è capace di movimentare questa danza, chi la pratica lo sa benissimo, mi piace soffermarmi sulle dinamiche tipicamente europee dell’abbraccio fatale.

Perchè fatale?

Innanzitutto il tango regala o toglie. Dona magici incontri, abbracci speciali che possono essere solo un momento e durare il tempo di una tanda o uscire dalle pareti ovattate della milonga ed entrare nella vita reale di due persone.

Il tango toglie poichè, fedele rappresentazione delle dinamiche della coppia, se questa è lì e lì per scoppiare, è l’ago sul palloncino e bumm la coppia si dissolve.

Ma non è solo questo, sarebbe troppo facile, riduttivo.

Esistono tutta una serie di dinamiche più o meno perverse che si snodano in momenti diversi: a lezione, alla pratica e in milonga.

Analizziamo il punto n. 1: la lezione

A seconda se la coppia è composta da amici o da due partner nella vita, si possono osservare movimenti energetici diversi. Il focus va sulla coppia. Se è in equilibrio, di recente costituzione, ha un livello di tango accettabile, normalmente vive il momento come una scusa in più per creare quell’armonia che regna profonda nella vita dei due innamorati. Può comunque accadere che escano già le future dinamiche della coppia che preludono a scontri piuttosto pronunciati, ma, su questo, solo il tempo dirà la sua.

Gli amici, di solito, hanno tre strade: diventano  più amici, a beneficio reciproco del ballo, si innamorano o cominciano a non sopportarsi più. Anche in questo caso, il tempo darà il suo verdetto.

Punto n. 2: la pratica

La pratica è una milonga “mascherata” dove il cerimoniale di corte è molto ammorbidito, dove l’invito si può fare a voce e non è solo l’uomo ad avere questa possibilità. Ci si confronta, si “prova”, si studia insieme ma aprendo la coppia all’esterno.

MORALE: se sono amici in fase uno= nessun problema. Se sono in fase due= probabilmente balleranno insieme con poche uscite all’esterno della coppia. Se sono in fase tre= balleranno con altri e buona pace.

La coppia, invece, affornterà le dinamiche proprie della milonga e, conseguentemente, farà i conti con il demone della gelosia.

Ma che sarà mai?

Difficile dare una spiegazione logica a un fenomeno che parte tutto dalla pancia, dall’irrazionale. Da una parte, diciamocelo, abbracciare altre persone con grande enfasi e pieno godimento (del ballo, ovviamente! 🙂 ) procura al partner una sensazione di pizzicore, come un piccolo fastidio, un pruritino immediatamente silenziato ma che di fatto c’è. Annusare l’altrui collo, certo, può anche essere una sensazione spiacevole ma, diciamocelo, è un po’ come andare alla scoperta di qualcosa di nuovo.

Ora, tutto questo non sarebbe elemento sufficiente per scatenare tempestose nubi cariche di pioggia, ma – ed è qui il mistero buffo del tango – qualcosa ha alterato l’equilibrio.

Che accade? Che si balla male, perchè il corpo vive su di sè il fastidio e quindi non si lascia andare.

Il tango della fase milonga vera e propria, accende ed esalta tutto ciò che è stato detto fin qui. In milonga si va per ballare, certo, ma alla base del gioco vi è la seduzione che è stumento per farsi invitare (per le donne), istinto di caccia per gli uomini. In milonga si vive senza protezioni, la cosiddetta “lotta per la sopravvivenza” di darwiniana memoria.

Esagero? Certo, si fa per ridere, ma l’energia detonante che si può scatenare è davvero forte.

Come combattere il fenomeno gelosia?

Non ne ho idea, ovviamente.

E, sapete che c’è? Una gelosia contenuta, in limiti davvero sotto-sotto soglia fastidio, in fondo in fondo regala uno stimolo in più per mettersi in gioco, per fare meglio  (dell’altro/a), per avere voglia di cercarsi ancora (come coppia).

O NO????

🙂

Pimpra

DA DOVE COMINCIO?

2014

Ahi quanto mi è duro riprendere il solito ritmo di vita: la gabbietta, la palestra, gli impegni vari… ma, soprattutto, la sveglia.

Sono stati giorni di distacco totale dalla realtà, quando ti chiedi sarà mercoledì o giovedì, perchè hai perso il conto… e che dire, ne avevo proprio bisogno.

Certo, mi sarebbe piaciuto colorare la mia vacanza con qualcosa di più eclatante di quanto non abbia fatto in realtà, ma va bene così, non sono tempi (almeno per il mio conto in banca…).

Comunque, nella semplicità di ciò che è stato, ho alcune chicche che mi hanno regalato tantissima gioia: un capodanno passato a ballare tango al Farolito, coccolata come una principessa, sono arrivata da ospite e uscita alle 5 del mattino carica di squisitissimi doni!

Poi un pomeriggio bassanese dove il tango amalgama le meglio anime, talentuosi ballerini/e, valentissimi Tj, creando un evento (privato) ad altissimo godimento. Di quelli, per intenderci, che lasciano un ricordo indelebile, un sorriso sul volto, ogniqualvolta ci ripensi. E, ultimo, ma solo in ordine di tempo, la milonga pomeridiana in quello spazio che per te è casa, dove ti piace fondere la suola delle scarpette, dove trovi i tuoi maestri e amici.

E mi lamento? No!

Solo che oggi è il “primo giorno di scuola” dopo le vacanze, e io non ho studiato e non ho fatto tutti i compiti… e, in una parola, ho il magone grande così… ma passerà anche questa!

FELICE 2014 AMICI!

Pimpra

PS: dicesi “gabbietta”, l’ameno luogo di lavoro. Grazie a dio che c’è, ma resta sempre una galera… 🙂

UNA MARATONA “TRASVERSALE”

Mantova

Mantova

Torno da un fine settimana carico di abbracci.

A Mantova la “The Queen of the Night tango Marathon” mi ha stupito per l’atmosfera così diversa dalle altre maratone alle quali ho partecipato.

In questo caso, l’effetto è stato dato dal mix di partecipanti che hanno dato all’evento un colore ed una energia particolare.

In maratona si spinge sempre sull’acceleratore. Sarà perchè nel tempo a disposizione i ballerini vogliono fare indigestione di abbracci, godere di ogni stilla di tempo, di tandas, di musica, probabilmente perchè ritrovarsi con amici vecchi e nuovi che si incontrano solo in circostanze del genere, rende tutti particolarmente “famelici”.

Le donne hanno la mirada che scioglie, gli uomini non sanno dove posare gli occhi per godere delle dame presenti in sala. E’innegabile: in maratona si respira adrenalina, c’è competizione (non fosse altro che per cercare di ballare con quel/lla particolare ballerina).

A Mantova, invece, tutto questo è stato stemperato dal melting pot dei partecipanti che, evidentemente, non erano – nello specifico – tutti dei maratoneti.

Il risultato è stato un fine settimana molto piacevole, decisamente più rilassato, sereno.

In pista, volteggiavano beatamente gli stakanovisti della maratona insieme ai milongueros da raduno. Stili e sensibilità diverse che si sono fuse creando una tavolozza di colori piacevole assai dando vita alla prima “maratona trasversale” alla quale ho partecipato.

Oggi è lunedì. Fuori c’è un po’ di nebbia che entra nelle ossa eppure sento ancora caldo e ho voglia di sorridere.

… Lunga vita alla “Regina della notte“!

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA TS

QUESTIONE DI STILE

coco-chanelUn periodo denso. Carico di vita. Anche molto faticoso, ma interessante. Sono stanca da fare schifo, eppure ho portato a casa molti stimoli che, per me, sono nutrimento vitale.

Ieri il vertice intergovernativo dove, potenti del mondo si sono incontrati per discutere degli scenari che si appoggeranno come una copertina su noi tutti. E speriamo bene.

E adesso gossip, leggerezza.

Da che mondo e mondo, l’abito fa il monaco, in occasioni di “rappresentanza” questo postulato è vangelo, legge divina alla quale attenersi. Quando si lavora in un contesto internazionale, alla presenza di autorità e, a nostra volta, siamo una autorità rappresentativa, l’abito è stumento di lavoro, come lo smartphone o l’ipad.

L’abito esprime il ruolo che abbiamo. L’abito racconta chi siamo, nella propria- istituzionale – veste.

Ora, una signora della nostrana politica ha ben pensato che, in simile occasione, i paramenti simbolici di cui sopra, non erano affatto necessari ad incorniciare la di lei “autoritas“.

Morale: la signora si è curata una figuraccia planetaria, sembrando una scolaretta intruffolata in una parata di adulti. Di adulti che contano.

Provavo fastidio ogniqualvolta veniva inquadrata dalle telecamente, con la giacchetta di lana cotta (!!!) sgualcita e troppo aderente sul seno, gli improbabili stivali da gita in campagna e la gonnetta di tartan da adolescente.

INGUARDABILE e fastidiosa.

Perchè, ricordiamolo, ci sono contesti in cui l’abito che si indossa manifesta rispetto per la circostanza. E’ il biglietto da visita che primo tra tutti, offriamo a chi ci osserva.

BOCCIATA.

Al che,  mi chiedo come sia possibile che l’entourage della signora, non l’abbia presa di peso (piuma) e traghettata in un negozio ad acquistare un tailleur, anche pantalone (lei si trova più a suo agio a gambe coperte), che la induca all’utilizzo di una giacca appropriata, confezionata con un tessuto decoroso ed un colore adeguato.

Non basta avere una gran testa, un carattere forte e deciso, ambizione sfrenata, se si ricopre un ruolo bisogna conoscere anche queste sfumature, all’apparenza ininfluenti che connotano, al contrario, consapevolezza di ruolo, rispetto per l’istituzione rappresentata, e una buona dose di signorilità che non guasta mai.

Coco si sarebbe rivoltata nella tomba se, ieri, fosse stata davanti allo schermo televisivo.

E voi, ricordatevi che la prima impressione ve la giocate nei primi 15” di conoscenza… a buon intenditore…

Pimpra

PS: per chi vuole farsi un’idea o rispolverare le conoscenze di stile: qui e qui

TERME E TANGO: IL MIX CHE FUNZIONA

TERME E TANGO

Ciò che più di bello c’è nella “malattia tanguera” è che, il sacro fuoco del tango, ti spinge a mettere il naso fuori dagli usuali territori di caccia e a spingerti sempre verso nuove, esaltanti, avventure.

Perchè, chi è malato lo sa, la passione che brucia chiede sempre nuova legna da ardere, quindi nuovi stimoli, sensazioni, esperienze. Il tango che è vita, vuole vita intorno a sè.

E quindi, ligia devota al sacro demone, mi sono gentilmente concessa una chicca tanguera di quelle perfette per il momento storico.

Chi di voi non metterebbe molto volentieri mano al revolver sapendo che novembre (il mese più infausto del calendario) oramai bussa alle porte? Novembre delle foglie morte, della nebbia, della pioggia, del cambio dell’ora, del cambio di stagione (maledetto!), della voglia insopprimibile di dolci, della muffa, del malumore meteo-collegato, della cervicale in esaltazione che con l’umidità è una tragedia?

Ecco, dinnanzi a questo scenario apocalittico (almeno per una persona solare come la sottoscritta) il solo spiraglio del buonumore è scappare dalla città, chiudersi per tre giorni in un ameno luogo della vicina Slovenia, infarcire la propria giornata di lezioni con maestri di qualità, praticare con le poche forze che restano dopo tutte le ore di studio e sparare le ultime cartucce di energia nelle milonghe serali.

Cosa c’è di più bello…? Le terme da aggiungere al pacchetto “100%100 godimento tanguero”.

E il godimento me lo sono preso tutto, ho assistito a delle performance di artisti che non osavo nemmeno immaginare, ho ricevuto in dono tandas da leccarsi i baffi, mi sono felicemente ingozzata di dolciumi senza alcun effetto collaterale e ho concluso il piacevole fine settimana, godendo come una pazza dentro la sauna, dove, insieme al sudore della pelle, evaporavano i brutti pensieri.

Adesso però, si ripresenta prepotente,  il problema del lunedì, quello che sempre mi coglie dopo un weekend a tutto tango: io non ho voglia di perdere tempo a lavorare. Io devo chiudermi dentro una sala prove e studiare. Io devo ballare.

Invece mi tocca la gabbietta… meno male che la fantasia mi porta via e la certezza che l’anno prossimo bypasserò ballando il fine settimana più brutto del calendario, mi rasserena non poco.

Per info, qui.

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

DI TANTO IN TANGO. LA VITA A DUE CORSIE. STICAZZI

Tangomarathon

Torno da un fine settimana dove ho speso tutta l’energia che avevo in corpo. Ho straballato. Non mi sono risparmiata mai, ho incontrato ottimi ballerini, perciò bilancio positivo.

Ma…

La vita va a due corsie, quelli che vanno veloci che hanno i cavalli motore sotto il culo e quelli più lenti.

Lo si vede in maratona, lo si vive quotidianamente.

In ogni cosa – purtroppo – c’è la serie A, la Champions League dei fighi, e le altre serie di quelli “meno” hot (per dirla all’americana e non ripetermi con un bel “sfigati”).

Anche in maratona, dove gente tosta (oltre a saper ballare, è necessario avere un fisico bestiale per resistere alle sessioni interminabili di ballo), non è tutta “tosta uguale”, anche lì, trovi il gotha e poi, tutti gli altri.

Gotha perchè, a quelli/e tu li saluti e loro ti rispondono anche (per cortesia, immagino) dato che vi siete incontrati in giro per il mondo più di qualche volta e le vostre, reciproche, facce, vi sono note. Quindi, trovandosi in un luogo per dar fondo alla suola delle scarpe, immagini che, magari non subito, magari non alla sera (dove bisogna mostrare più del solito le piume) che so, un pomeriggio alle 3.30 l’invito scatti.

Invece niente. Puoi morire che non succederà nulla.

E’ presto detto: loro viaggiano nella corsia di sorpasso e tu no.

Mi chiedo perchè io no. Non pretendo nè mi aspetto di fare tandas su tandas che, capisco, sono riservate agli amici più cari e ci può stare. Ma nemmeno una? Che tu, rispettosa del codice di comportamento, li guardi a dire “Mi piacerebbe sperimentare una tanda con te” e loro, ti guardano (gli stronzi) e poi – mezzo schifati o, comunque, totalmente disinteressati, girano lo sguardo sulla giovinetta di turno.

STICAZZI.

Quanto mi hanno rotto questi uomini, che poi, li ho osservati ballare e non sempre viaggiano con ballerine da empireo, e quindi, potrebbero concedersi pure con me.

Invece: sticazzi, proprio no.

E quindi esiste tutto un sottobosco di persone meravigliose, quelli che non pigiano costantemente sull’acceleratore, che ti regalano momenti preziosi, sorrisi compiaciuti dopo un bel giro di pista riuscito bene.

E sapete che vi dico? Me li tengo ben stretti questi meravigliosi e umani ballerini e persone con i quali non si condivide solo “Narciso”, ma il piacere, vero, dello scambio, della condivisione e abbracci dati anche con sentimento.

STICAZZI.

Pimpra

PS: ho riferito degli uomini, ma ci sono donne che si comportano esattamente nello stesso modo.

IMAGE CREDIT: GIO’ IL FUZ

SESSO GRATTA E VINCI

gratta-e-vinci2

Devo premettere che la geniale perifrasi è di quel simpaticone dell’Andrea P., collega di gabbietta nonchè quotato milonghero, e non farina del mio sacco.

Che ci azzecca? Parliamone.

Il tema “sesso”, specie d’estate, assume portanza elevata, considerata la minore presenza di strati di abiti sulla pelle, il clima vacanziero che libera il cervello da ansie e pensieri e il bisogno di evadere dalla routine.

D’estate il sesso diventa come la fetta d’anguria sotto il solleone: necessario.

Ora, il problema di procacciarsi il frutto proibito,  si pone con maggiore accanimento per alcune categorie di persone:

  • per gli accoppiati di lungo corso
  • per gli accoppiati di lungo corso alla boa dei 55-65
  • per i single
  • per i single “diversamente giovani”
  • per i single “diversamente giovani” e, magari, con un reddito basso.

Analizziamo il problema:

Per i punti n. 1 e n. 2 dell’elenco è presto detto: parola d’ordine è resistere. A tutto: alle tentazioni (fuori dalla coppia), alla noia (dentro alla coppia), al gran caldo, ai mostruosi pigiamini di lui o di lei (le coppie di lungo corso hanno perso il piacere di dormire nudi da tanto, tantissimo tempo), al generale degrado di chi non si guarda più, non si annusa più, non si tocca più… Che sia matrimonio o convivenza, resta la tomba dell’amore, figuriamoci del sesso.

Per il punto n. 3, se persone “normodotate”, ovvero uomini e donne “senza infamia e senza lodo” (se non fossero così “normali”, presumibilmente non sarebbero tanto single, o forse no), l’estate del sesso o il sesso dell’estate resta una sfida da cogliere, un momento per uscire dalla tana e mettersi in gioco. La loro parola d’ordine: coraggio. Da tirare fuori e da spendere. E chissà cosa può succedere…

Per i punti n. 4 e n. 5 invece la prova è tostissima. Bulli che sfoderano addominali guizzanti su distese di pelle ambrata luccicante d’olio solare, giovinette negli anni verdi che esternalizzano senza limite al pudore ogni dono di madre natura… ebbene con uno scenario del genere, vincere la partita della seduzione, diventa un’impresa quasi impossibile. Se, a questo, aggiungiamo anche un portafoglio che non permette di “mostrare le piume”, la situazione si fa ancora più critica. La parola d’ordine: mettersi nelle mani di dio e sperare che vi ami. E aspettare il miracolo, senza farsi troppe illusioni.

Per tutti gli altri c’è “il sesso gratta e vinci” che altro non è che una speranza, una tensione della mente e del corpo, l’illusione dell’eterna seduzione e una sfida con se stessi.

E nella vita non vinci, se non giochi mai!

AUGURI!

Pimpra

STICAZZI III° – (NON HO L’ETA’)

oldyounghands1Di ritorno dal mio primo week end al mare.

Colorito bonne mineumore gaio e una valigia di insegnamenti.

Doveva essere una delle mie “solite” avventure tanguere, un festival condito da mare e piscina che, sulla carta, è uno dei mix che preferisco.

Sulla carta, appunto.

Parto benissimo con la prima milonga a bordo piscina, non fosse che, guardandomi in giro, mi accorgo che l’età media è tra i 28 e i 32 anni. Ragazze dai corpi flessuosi e magre come giunchi, ragazzi “imberbi”, nessuna compilation di rughe o di cellulite infestante. A quell’età non sono problemi conosciuti.

Suona il primo campanello d’allarme.

[Sticazzi]

Mi preparo per la milonga serale, quella che ti traghetta fino all’alba.

Sono allegra, ho ballato bene, gli amici sono deliziosi, il clima mite.

Mi presento alla serata e le antenne mandano immediatamente un segnale negativo. Non le voglio ascoltare.

Errore.

Resto seduta, sono invisibile, mi muovo nel grande salone, sono trasparente.

Comincio ad accusare il colpo.

Davanti ai miei occhi solo figa, figa, figa, figa.

Svestite, provocanti, sensuali, patatone, giovani e, le maledette, pure brave. [Se sei figa, ne hai 20 o poco più, mandi segnali atti ad attizzare l’ormone e non sei una “antiballerina”, i migliori ti inviteranno sempre e tu, danzatrice in erba, brucerai le tappe della tua crescita di ballerina  e – maledizione!- diventerai brava sul serio!]

[Sticazzi]

Morale: alle 3.30, con le pive nel sacco, un giramento di palle epocale, sono tornata a piedi in hotel.

Il giorno dopo mi sono presentata in milonga alle 4.50, così da rendere l’agonia più breve e togliermi la soddisfazione di vedere l’alba. Ed è stata la scelta giusta.

MORALE:

ci sono eventi, situazioni,  che ti sbattono in malo modo in faccia la tua età. Che ci vogliamo credere, oppure no, se sei negli “anta” (anche se sono i primi anta) sei VECCHIA. Punto e basta. Nessuna altra verità è accettabile oltre la maledetta realtà della data sul tuo passaporto.

Ed è difficile, maledettamente difficile accettarlo. Perchè, dentro, senti di avere ancora 25 anni…

…NON HO [più] L’ETA’ … cantava qualcuno…

STICAZZI.

Pimpra

Image credit: QUI

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