LIBERTA’, BUON GUSTO, ESPRESSIONE DEL SE’

rosa rosaeViviamo in un mondo globale che ci mitraglia gli occhi e il cervello di stimoli visivi. Di solito per farci venire una voglia matta di possedere quel particolare bene, senza il quale le nostre vite sono più grigie, tristi e spente.

Siamo bersagli fissi (o target) del consumismo che ci divora, privando la nostra essenza di quell’integrità di vedute che, probabilmente, il più delle volte, ci salverebbe da errori madornali, i primins verso noi stessi.

In questo magma movimentato di stimoli, abbiamo, come contropartita, l’illusione di esercitare il nostro libero arbitrio, o la nostra soggettiva libertà, che dir si vuole.

L’argomento vuole essere leggero: analizziamo che succede sulla superficie, sul manto delle cose, sull’esterno del nostro corpo, su quello che ci mettiamo addosso.

Ho preso spunto da una discussione nata su Fb a proposito di un certo modo di abbigliarsi di talune ballerine (o sedicenti tali) che, a quanto pare, risulta essere più una “svestizione”, una messa in mostra dei peggiori “difettucci” fisici, che un reale “abbigliamento”.

Inutile dire che la discussione si è fatta vivace, con i fautori della modernità: minigonne a gogo, leggins a chiappa al vento, scollature abissali dietro/davanti/ove possibile e, di contro, i sostenitori di un certo “aplomb” anche nel rispetto di un ballo “tradizionale” che prevede un uso più “morigerato”, signorile dell’abito.

La sostanza dei fatti, a mio  modo di vedere, assume una connotazione ben più profonda del “cosa mi metto stasera?”, nel senso che, accettando il postulato che “tutto comunica”, non è casuale la scelta di coprire o di mostrare, di rendere manifesto o di celare una o più parti del proprio sè fisico.

Il problema n. 1 si pone immediatamente: portare verso se stessi un sano giudizio sulle qualità del proprio corpo in modo da valorizzare i doni e celare i difetti, piuttosto che accettarlo nella sua totalità, nel suo bene e nel suo male, permettendosi di indossare qualsiasi cosa piaccia, a dispetto della resa “estetica”?

Problema n. 2: tutto ciò che è riconducibile alla sfera dell’ estetica è aleatorio per definizione. Pertanto, risulta difficile sceglierlo come categoria per evitare pericolose cadute nel “cattivo gusto” (e siamo daccapo: chi può definirne i confini?)

E dove la mettiamo la libertà individuale di affermare, con decisione, i tratti di personalità che, tra le altre, si manifestano anche nella scelta dell’abito?

La mia personale opinione è che la verità sta dentro ciascuno di noi.

L’errore, la caduta di stile, così come la sublimazione del proprio corpo in un abito che ci sta d’incanto, altro non sono che nostre emanazioni, di quello che siamo, di quello che sentiamo, della nostra visione del mondo, nulla più.

C’è chi è narciso, chi esibizionnista, chi timido e riservato, chi vuole farsi notare, chi vuole confondersi, chi sedurre il mondo, chi scappare… non ci sono atteggiamenti giusti nè atteggiamenti sbagliati.

L’importante è restare fedeli a se stessi, per come si è capaci, per quanto la società ci permette di farlo.

Ciò detto, alla sottoscritta, farà sempre orrore vedere chi penalizza se stesso (secondo la mia personalissima visione del mondo, ovviamente), proverò imbarazzo anche, ma non vorrò giudicare.

Il mondo e i  modi sono sfumature di una palette di possibilità infinite. Ed io ringrazio il cielo per questo, altrimenti sarebbe tutta noia.

Pimpra

 

 

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

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20140914_155720Non è che sono stata pigra, è che avevo altro da fare, tipo tentare di disintossicarmi dai pixel che quotidianamente bombardano i miei occhi, pervadono la mia vita e mi rubano tempo.

In una parola, mi sono presa un periodo di “vacanza”.

Soprassiedo sul meteo avverso che mi è corso dietro per la loro durata, regalandomi grandi tuffi di malinconia dentro giornate uggiose e grigie. Ma tant’è, mal comune tra gli abitanti del nord Italia come la sottoscritta.

Ma, nonostante la mia vena di triestinità abbia subito un forte scossone (avrò fatto al massimo 10 bagni di sole/mare in tutta l’estate), devo dire che la parte finale delle mie ferie umidicce, mi ha soddisfatto pienamente.

Dapprima un radioso fine settimana in quel di Fivizzano che è sempre bello tornarci, a far fuori la suola delle scarpette da tango. Il “Tango world” è giunto quest’anno alla sua 16° edizione, per me è stata la 4° partecipazione,  una delle più apprezzate.

Meno affollato di quanto ricordassi, ma, proprio per questo più intimo, raccolto, piacevole.

Abbracci che si sono rincorsi per 4 giorni, tandas su tandas godutissime, milonghe pomeridiane da cardiopalma, sorrisi, amici, energia e onda travolgenti.

Anche gli stages mi sono piaciuti assai e mi hanno fatto conoscere nuovi e validi insegnanti. E quindi via andare a massacrarsi di ore e ore di ballo, ma che-ve-lo-dico-a-fare, per me è una delizia, sempre.

A chiudere le vacanze come una ciliegina sulla torta, altri 4 giorni nel cuore dell’amata Toscana, in quel di Siena a godere pienamente dell’energia della terra che, mai come colà, emana forte il suo ancestrale richiamo. In compagnia della mia più cara amica che, invece di riposarsi come avrebbe voluto, si è fatta travolgere dalla mia furia festosa che, chi mi conosce sa, quando sono felice, divento incontenibile…

Il ritorno in gabbia mi è un po’ meno duro… confido nel benefico effetto di questa pausa che si preannuncia un autunno rosso sambuco…

🙂

Pimpra

 

DI TANTO IN TANGO. MODE E MODI: IL “CIABAT_TANGO

ciabat_tangoPrendiamola con la leggerezza del periodo estivo, prendiamola a sorrisi, a lievi discorsi da ombrellone…

Dopo la rivelazione choc del nuovo trend presso alcune ballerine di tango argentino, leggi qui, una nuova vague si sta imponendo nel multiforme e colorato mondo dei tangueros: il “ciabat_tango”.

I fedelissimi alle sacre regole del buon gusto, del decoro e dell’eleganza, inorridiscono ogni volta che, sui social network, passano immagini che vedono fulgidi danzatori/trici avvinghiati in tandas estreme, indossando le flip flop da mare e/o ballando scalzi.

Sulla ciabatta di gomma fuori contesto, sapete bene come la penso (qui), epperò, in questo caso, mi sento di spezzare una lancia a favore.

Premesso che l’eleganza è l’armonia che ci portiamo dentro, un modo che abbiamo di vivere, di esprimere una parte dell’essenza che ci connota in quanto esseri umani, tutto ciò detto, in alcune occasioni un salto nel trash è permesso e, forse, necessario.

Ci sono situazioni danzerecce estive che si sviluppano in contesti assai poco formali, vicino alla spiaggia, in campagna, a bordo piscina, a ore diurne, dal primo pomeriggio in poi. Ebbene in questi casi particolari, trovo sia molto più ridicolo presentarsi vestiti di tutto punto, come previsto per una milonga serale.

Ben vengano quindi i calzari più comodi che permettono con grande rilassatezza di passare dalla pista alla piscina/mare senza distrazione.

Danzare in pareo o short non è un crimine contro l’umanità, non è mancare di rispetto al nostro dio tango, è semplicemente saperlo vivere nella sua reale umanità e semplicità.

Un abbraccio sudato, vissuto a pelle nuda, mette ancor più in contatto, libera da sovrastrutture e permette di pensare solo ed esclusivamente al ballerino/a che ci cinge e alla musica che ci avvolge.

Ben venga quindi il “ciabat_tango” estivo, vissuto con naturalezza e libertà…

… O NO???

😉

Pimpra

IMAGE CREDIT: ELENA UGOLINI

 

 

DI TANTO IN TANGO. UNA MARATONA “NATURALE”

Bucolica

Se l’estate inizia con queste premesse, credo sarà una di quelle da mettere negli annali.

* * *

Ho trascorso un fine settimana in terra di Romagna, nell’amena Conventello, nella tenuta di una pasionaria del tango che ha organizzato un’impresa titanica.

Cristina, è una donna dalle mille sfumature, dotata di un’energia, di una passione, di una visione del mondo e delle cose che riversa in tutto quello che fa.

E, stavolta, ha fatto tutto per noi, per i suoi 200 e più ospiti, bambini e animali a seguito, a casa sua e della sua numerosa famiglia.

Tutti insieme, appassionatamente.

E’ la prima volta che partecipo a una maratona bucolica, nel pieno della campagna ravennate, tra i campi di grano e di altra verdura che non ho saputo riconoscere.

Ho viaggiato da sola, guidando un camper mostruosamente grande per me che sono piccina, facendo una sorta di viaggio iniziatico. E così è stato.

Parcheggiare la mia casa semovente sul grano trebbiato di fresco ed entrare dal cancello di ferro della tenuta di campagna, accolta dalle note soavi del tango e dal sorriso aperto del padrone di casa, mi hanno connesso immediatamente a una dimensione magica e intima che è durata per tutto il week end.

La pista sovrastata da randa e genova di una barca a vela che forse non c’è più. Poco più in là, nascoste sotto gli alberi, l’accampamento delle tende. Nel mezzo i cavalli, a lato galli e galline. Tutto immerso in un’ambiente bucolico, senza artifizi, senza inutili orpelli. Un concentrato di natura.

Mangiare seduti sulle balle di fieno, su un tavolo lunghissimo, con tutti gli amici intorno. Assaporare cibo genuino e fresco preparato dalle manine sante della padrona di casa e dallo staff dei suoi amici/che che l’hanno supportata in questa avventura, sono esperienze che si ricordano.

E, sapete che c’è? era tutto perfetto, di quella perfezione che non si può immaginare, perchè fatta di elementi veraci.

Alle 4.30 del mattino, mentre la pista scottava ancora per l’ardore dei passi dei discepoli del tango, il gallo, annoiato dalla nostra musica, caricava le sue note più forti per mandare i ballerini a dormire.

Uomini e animali hanno trovato il modo di ricaricare le batterie oramai esauste dalla solita vita quotidiana. Chi ballando e giocando in piscina, chi scorrazzando in campagna o rotolandosi sull’erba.

Credo di non avere mai ballato così bene in tutta la mia vita, perchè non ho ballato, ho respirato insieme ad altre anime, ho sudato con loro, ho fuso sensazioni: gioia, allegria, sorrisi.

Una maratona difficile da raccontare a parole, così tanto emozionante, intensa, piena di energia e di colori.

Dopo questa esperienza, ho capito quanto abbiamo tutti bisogno di tornare alla “terra”, di liberarci dalle pesantezze della nostra solita vita convulsa. Di fare l’alba emozionandoci nello scorgere la nascita delle prime luci.

In tutto questo, il corpo ha suonato musica insieme all’anima e il tango si è manifestato nella sua piena essenza. Puro e libero.

Un godimento.

Ringrazio pubblicamente Cristina e tutti i suoi preziosi collaboratori per questo grande regalo che porterò con me, per sempre.

VI ❤

Pimpra

 

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

 

 

 

 

DI TANTO IN TANGO. LA “SMU_TANDA”. L’ULTIMA FRONTIERA DEL TANGO

fashion1000g_3La moda dilagante del tango è riuscita a contaminare di “modernità” una danza dalle profondissime radici popolari, espressione del sentire di un’intera nazione, l’Argentina.

Vivere in un modo globale a volte può essere una pacchia per chi, come la sottoscritta, non ha la possibilità di viaggiare tanto quando desidererebbe.

Il fatto che il tango sia arrivato direttamente “a casa” è un fantastico godimento e una possibilità da non perdere.

Ciò detto, il fenomeno non poteva rimanere esente da contaminazione.

Senza dilungarmi su inutili dissertazioni circa l’incredibile capacità degli italiani, in particolare, di sentirsi affermati e talentuosi insegnanti dopo averlo praticato per 2-3 anni come ballerini, l’elemento più interessante degli ultimi tempi, come riportato da alcuni famosi Tj italiani, riferisce alle “confessioni da consolle”…

L’ultima, in ordine di tempo, è l’usanza, per le donne, di ballare prive di biancheria intima.

Di tette che spuntano spavalde da scollature vertiginose, eravamo già abituati da tempo, così come al malizioso occhieggiare di sotto tessuti leggeri dei capezzoli di ballerine troppo “costrette” dentro un reggiseno.

Ma, diciamocelo, un pizzico di sana provocazione, ci può stare, se fatta con gioia e gusto fa parte del gioco…

Ad oggi però, si è “aperta” (mmmh è proprio il caso di dirlo!) una nuova “frontiera”: il ballo “smutandato” perchè, a detta delle sostenitrici, “senza mutande mi sento più libera”.

Ora, senza indossare moralmente il burqa, mi chiedo e provo ad immaginare quale terribile biancheria intima, costoro, portino nel loro quotidiano… quella che serve a perdere taglie, forse… e posso capire il desiderio di libertà… posso… mah…

Se così non fosse, mi interrogo su quale sopraffina sensibilità sono dotate le gambe di queste signore da sentirsi “legate” da un minimale tessuto. Che poi ne esistono per tutti i gusti e per tutte le forme di corpo, di mutande, slip, culottes, perizomi, tanga…

Quindi, per i maschi allupati all’ascolto, sappiate che, anche a star seduti in milonga, d’ora innanzi si potrà godere (nel vero senso…) di un doppio spettacolo…

#doveandremoafinire ?

 

Pimpra

ps: si accettano pareri a favore della “tanda Smutandata” che sono proprio curiosa…

psps: ho scoperto che la paternità del neologismo “SMU_TANDA” appartiene a Joannes Ferrari. Un applauso alla creatività! 🙂

LATINA TANGO MARATHON: L’ETERNA.

La latina

Ancora una volta, dopo una maratona di tango, sono in difficoltà.

Porto dentro di me così tante emozioni che, trascriverle, mi crea disagio. Non sono sicura di riuscire a rendere l’idea di ciò che è stato.

Per non perdermi in questo bailamme di luci, suoni e gioia che mi illuminano di immenso e non mi fanno pensare che oggi è lunedì, mi limiterò a dire che, la Latina tango marathon, giunta alla sua 3°, straordinaria e, ultima edizione, mi fa pensare a ciò che è … eterno.

Non per nulla i mattatori di questo prodigio organizzativo che ha messo insieme, contemporaneamente, più di 380 ballerini di tango provenienti da tutta Europa e oltre,  sono romani.

E il motivo ci sarà. Loro l’ ‘”eternità” ce l’hanno sotto casa, la respirano ogni giorno, la grandezza di ciò che ha lasciato di sè un segno inconfondibile e perdurante nel tempo.

Così sarà per me e per tutti coloro che hanno condiviso l’esperienza, il ricordo di questa edizione mastodontica: una maratona che non dimenticherò mai.

Il mix tango/piscina/prato/lezione di yoga/kindergarden/tango/tango/tango funziona alla grandissima. Un intero complesso alberghiero- congressuale rubato alle sue originarie funzioni e adattato in tutto e per tutto alle esigenze dei ballerini. Che, si sa, non si accontentano facilmente.

Dj set da sballo. Una pista così grande che, nemmeno nel clou delle serate, vi era difficoltà o impedimento a lanciare boleos senza ferire le altre coppie. Una selezione di danzatori che dire gotha europeo è riduttivo.

E poi le cene a bordo piscina che fa tanto Hollywood, la degustazione della tipica “grattachecca” romana, preparata dalle mani esperte dello squadrone delle donne che ha rallegrato i sudatissimi ballerini.

Non mancava nulla. Tutto, semplicemente, perfetto.

Tutto, ETERNAMENTE, stampato nella memoria. Nel cuore. Nelle emozioni.

Grazie ai Mascalzoni Latini per l’amore che ci hanno messo, per la fatica, per i sorrisi e per averci regalato così tanta bellezza.

E, anche se una lacrimuccia di commozione rimane per la fine di un ciclo, mi associo al vostro suggerimento:

“Non siate tristi che è finita, siate contenti che ci sia stata!”

G R A Z I E !

Pimpra

 

Ps: un grande classico dei tangueri è conservare al polso i braccialetti degli eventi più amati ai cui hanno partecipato. Nella foto i miei. Chi sa, sa! 😉

COME UN CARTONE ANIMATO

Coppertone-Girl-Miami-Beach

Ci sono delle volte in cui il più imbranato, sfigato, sfortunato dei personaggi dei fumetti, confronto a me è un eroe!

Mi sta succedendo di tutto: la macchina che non funziona a ripetizione, il lavoro che non prende la forma che vorrei, dimentico le cose… insomma mi sento come un cartone animato buffo e non particolarmente fortunato.

Allora mi piace fare un gioco.

Metto insieme, come tessere di un puzzle, i periodi belli della mia vita, saltimbancando di qua e di là nella linea del tempo creando un “mondo panda” assolutamente magico dove riposare la mia mente affaticata e trovare un piacevole ristoro.

Immagino, per un attimo, di poter vivere solo il meglio di quanto ho, fin qui, vissuto. Tutti i momenti uno di seguito all’altro, in un ininterrotto flusso di endorfine.

Oggi, ad esempio, invece di preoccuparmi per l’esito che darà il problema sulla macchina, ho immaginato me il primo giorno delle vacanze estive (nel tempo in cui, il solo “lavoro” era studiare), libera di vivermi il mio tempo come più mi piaceva.

Questa sensazione, è rimasta molto viva, nonostante il fluire scomodo degli anni, accompagnata ai teneri ricordi degli amori giovanili, al dolce profumo delle creme solari al cocco, la pelle arrossata dal sole e il sale sulle labbra…

E’ molto piacevole riconnettersi con quanto di bello la vita ci ha regalato, è una specie di pomata esistenziale che il cervello regala, per farci tenere duro quando i tempi non sono favorevoli.

Ed è con questa giovanile leggerezza che sono entrata nella mia quotidiana prigione, riuscendo a non vedere le sbarre che mi tengono lontana da quanto più bello esiste “là fuori”.

Nel frattempo il fine settimana si avvicina…SLURP… mi aspetta un’altra scorpacciata di ottimo tango… 😉

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

 

DI TANTO IN TANGO. #EFFETTO TTYT!

TTYT

Non sono certa di essere in grado di esprimere con le parole il senso di profondo benessere, di gioia pura e allegria che mi porto dentro.

Non sono convinta di poter rendere l’idea di quanto ho vissuto durante il fine settimana, non sono sicura…

Ovviamente, questa doccia di endorfine mi arriva da quella che definisco la più riuscita delle maratone a cui ho partecipato quest’anno.

Che definirla solo “maratona”, è, francamente, molto riduttivo.

Il Trieste Tango Y Tù è isola specialissima e unica nel suo genere.

Il nome dell’evento la dice lunga: vi è un’attenzione particolare al binomio tango/persona che è, di per sè, una dichiarazione di intenti.

C’era tutto quello che serviva e anche di più.

C’era l’ingrediente segreto: quella particolare magia che è difficile da riprodurre, la passione pura, senza tornacconto, che motiva gli sforzi.

C’erano i sorrisi che hanno accolto gli ospiti, le padrone di casa più eleganti delle hostess della Thai airlines.

C’erano i partecipanti che non sono arrivati a caso, ma sono stati scelti – e per questo tanto amati- coccolati, vezzeggiati e ospitati nelle case dei partecipanti locali.

E poi i luoghi, le atmosfere, il cibo, le bevande, non mancava nulla. Una coreografia completa di quanto lo spirito locale, al suo meglio, è capace di offrire.

Perchè, ve lo dico, i triestini sono personaggi tosti. O si amano, o si odiano. Non scelgono mai la via di mezzo.

E il TTYT non ha fatto eccezione: ha scelto di portare i suoi partecipanti nell’empireo del godimento tanguero. Più di così, non credo sia fattibile.

Il porto Vecchio nel suo abito migliore, la centrale idrodinamica, il mare del nord est che si fa bello nella baia di Sistiana.

Tutto, assolutamente perfetto.

A chi pensa che la perfezione sia noiosa, dico di tacere. Perchè non è sempre così.

Il sapore di questa maratona è quello di una festa, di un incontro tra amici che si snoda per tre giorni, dove, tu che sei l’invitato, altro non hai da pensare che… ballare, fare amicizia, divertirti e godere di ogni istante.

Oggi è lunedì, il tempo è uggioso, a tratti pioviggina e fa pure freddino.

Ma sapete che vi dico? Chi se ne accorge, sono ancora sotto l’#EFFETTO TTYT!!!

Ringrazio pubblicamente la crew che ha ideato e reso possibile questo straordinario evento.

Vi ❤

Pimpra

 

 

ELOGIO ALLA NATURALEZZA

amiciUno dei miei mantra preferiti, un concetto che ripeto molto spesso, è che la vita è sempre capace di sorprenderci. A volte lo fa in modo violento, negativo ma, molto spesso, le sorprese sono belle, di quelle che ci fanno esclamare “Sono felice!”.

Uno di questi magici doni l’ho ricevuto in questo ultimo fine settimana, quando, di tutto mi sarei aspettata, meno che di trascorrere un’ora di deliziose chiacchiere, diventate intime e profonde nel fare di un attimo, capaci di donare agli astanti una cascata di pensieri belli, di sensazioni positive.

Il tango, non c’entrava nulla. O solo marginalmente.

Le chicche di questo benessere diffuso sono arrivate tra un calice di vino e un bicchiere d’acqua, mentre le signore presenti cercavano di convincere una di loro ad indossare, per la serata finale, un outfit un po’ fuori dalle righe.

Colei che si scherniva, dicendo che non aveva più l’età per un certo genere di abito – una gonna con una stampa provocatoria e un po’ aderente sui fianchi, nulla più (n.d.r.) – è stata “raccolta/accolta” dai commenti di assoluto garbo di un giovane uomo presente che, mettendo insieme tre concetti base, detti con sentimento e messi giù con lucido rigore maschile, hanno regalato la più bella carezza al cuore alla nostra comune amica e a tutte le signore “anta” presenti.

Questo maschio evoluto ha, sostanzialmente, espresso apprezzamento per le donne dai 35 anni in su.

La sua dichiarazione di intenti è stata brillante: se una donna è ben tenuta (ovviamente), è nel massimo del suo fascino, determinato dall’esperienza, dalla classe, dalla personalità, senza dimenticare l’attrattività di un corpo non più “acerbo”.

Lui è stato assolutamente “magico”, convincente, semplice, esaltando – dell’amica in questione –  la sua naturalezza, la bellezza senza artificio, la spontaneità del sorriso, il corpo scattante ed estremamente femminile.

E’ stato meraviglioso condividere la luce che si è posata su di lei che – troppo spesso –  vede un’altra persona riflessa nello specchio quando si guarda, non percependo la profonda bellezza di cui è portatrice. Il kalòs kai agathòs di ellenica memoria.

Che dire di questo giovane uomo… che la vita lo conservi così, attento, sensibile, capace di vedere oltre le mode, oltre le tette siliconate, oltre le zampe di gallina, in totale connessione con l’essere. Come dentro al migliore degli abbracci.

Io stessa ho ascoltato profondamente quelle parole che ho rivolto a me stessa, dimenticando, per una volta, la data sulla mia carta di identità e godendo di tutto il resto.

Un momento di rara e preziosa intimità collettiva. Un dono da custodire e ricordare quando lo sguardo non è limpido come dovrebbe…

Pimpra

p.s.: a M. e a M. due anime belle…

 

Image credit da qui

 

UNA FAMIGLIA ALLARGATA

VillaIl bello della vita del “tanguero errante” è che, a forza di andare in giro, conosce un bel gruppo di persone, malate di tango come lui.

La festa grande poi, arriva quando altri organizzano un evento specialissimo, di quelli dove in tanti deisderano essere presenti perchè, colà, si sta proprio proprio bene.

Vuoi l’atmosfera, il giardino, gli ospiti estremamente accoglienti, il gruppo di persone che sanno mettere insieme.

Non per nulla, tra gli “adepti” in quel raduno lì ci si sente dentro la “famiglia milonguera”.

Certo che parlare di famiglia, con quello che si vede in giro (!!!), è un bel azzardo, invece, in questo caso particolare, non vi è modo migliore di esprimere la calda e fraterna atmosfera che vi si respira, che vi si vive.

E’ stato un week end piacevolissimo (non fosse che la sottoscritta ha fatto i maledetti conti con l’ormone di traverso e la conseguente “facciona” non proprio allegra…), carico di abbracci, di tandas ballate con entusiasmo, tra amici conosciuti e nuovi.

Infatti, come ogni famiglia moderna che si rispetti, anche l’Experiencia Milonguera di Villa Giacomelli, non sfugge alle logiche di “apertura” offrendo ai suoi ospiti una nuova “famiglia allargata”.

All’inizio ci si osserva, ci si annusa, tu chi sei da dove vieni, con il classico atteggiamento misto di curiosità e timore. Poi il tango fa il resto: apre le porte degli abbracci, del cuore, dei sorrisi e, ci si riconosce, tutti, parte di un gruppo condiviso.

… E come ogni volta, anche in questo caso si è accesa di tutte le scintille una meravigliosa “Experiencia”…

Pimpra

 

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