Tanto lo avete capito tutti, scrivo perché lo psicologo mi costa troppo. E sono abbastanza disinibita da scrivere pubblicamente un bel po’ di fatti miei.
Coerente alla mia apertura sociale, condivido con voi la nuova turba che mi turba.
Forse avrei dovuto titolare “post per sole donne”, ma credo che, il tema, in fondo, sia comune a noi tutti: saper accettare.
Da che nasciamo siamo dentro il mutamento delle cose, non fosse altro per il corpo che cambia, crescendo, e dalla fase infantile assume la sua forma adulta. Così come il nostro carattere che si alimenta e si definisce con l’esperienza.
La vita è, per definizione, un fluire continuo, un avvicendarsi tra punte di sublime e ruzzoloni nel torbido. Ci si alza, sporchi, a volte puzzolenti, si va in doccia, ci si lava, cambio d’abito e via, a rimettere la faccia al mondo, a vivere.
Per una donna, questo fluire continuo è accentuato dalla biochimica del suo corpo che è stato corroborato di abbondanti ormoni, i quali, come le fasi lunari e in sintonia con esse, mettono la firma su ogni donna, a renderla universo a se stante.
Anche l’uomo ha gli ormoni, ma i suoi sono più gestibili: essere maschio/virile/trombatore/portatore e diffusore della specie. Compiti relativamente semplici, specie nel tempo moderno.
Ciò che più ha minato il mio equilibrio psicofisico, negli anni, sono i cambiamenti che coinvolgono, in un sol colpo, il corpo e la psiche.
Le fasi cruciali a mia memoria sono state l’adolescenza, di cui non conservo ricordi, tanto mi è piaciuta, e la fase che sto vivendo adesso, l’ingresso nella terza età che, solo a scriverlo, mi si accappona la pelle…
Ebbene sì, mal mi riesce accettare la nuova donna che sto diventando.
Non desidero ostacolare la sua nascita, imbottendomi di ormoni per far sì di rincorrere l’ideale di giovinezza a tutti i costi. Natura non prevede così, ed io mi adatto.
Certo, Amiche care, mi è molto molto molto dura e so che voi mi potete capire. Comprendere e amare la donna che sto diventando e che, ovviamente non conosco, squilibra il sistema che, con qualche difficoltà, fin qui, aveva retto bene. Invece no, tutto crollato come un castello di carte e adesso mi ritrovo seduta sui calcinacci a chiedermi dove sia finita la mia casa.
Posso far conto su una buona capacità di analisi che, di certo, aiuta ad osservare il nuovo scenario permettendomi di intravvedere nuove strategie di sopravvivenza e modi diversi di stare al mondo. Lo scoglio più difficile resta quello di imparare ad amare questa nuova me. E’ lì la sfida.
Aggiungo che, in questo momento cruciale servono almeno tre cose:
- gli Amici con la A maiuscola, che sanno amarti sempre e comunque per quella che sei
- e, se c’è, un uomo molto evoluto, davvero immensamente evoluto che sappia accompagnare, a volte anche sopportando il giusto, la fase di trasformazione.
- Per tutto il resto …. STICAZZI E VIA!
“Sciabadà”
Pimpra
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