A ME GLI OCCHI!

Di ritorno da un week end da “(s)ballo”, è proprio il caso di dirlo, dove me ne sono successe di tutti i colori!

La mia seconda maratona di tango, la prima edizione de “La Latina, tango Marathon“, emozioni che sono andate in ascensore per tutta la durata dell’evento.

UP and DOWN costanti.

Arrivo gasatissima, curiosa come non mai: ho il fuoco sacro del tango nelle gambe.

La prima noche milonguera mi passa così male che già medito il suicidio= nessun invito.

DOWN.

Sabato mattina mi fiondo nella spa dell’albergo che ci ospita per cercare di dimenticare la sconfitta e ritrovare l’entusiasmo. La sauna lenisce ma non obnubila.

Ci riprovo con la pomeridiana e raggiungo il massimo. Nessun invito.

VERY, VERY DEEP DOWN.

VADO IN CAMERA, CERCO LE PILLOLE DI SONNIFERO  e quando sono sul punto di suicidarmi come Marylin, decido di sgranchirmi le gambe con una passeggiata.

1 ora e mezza di tour a Pomezia con andatura da tapis roulant= molto, molto veloce!

I pochi cittadini che incrocio mi guardano strana, in effetti. Il mio passo, è quello di una prossima suicida con tendenze di fitness estremo, uno strano cocktail, a dire il vero.

Da “Cimiciurri”, dove mi fermo per “l’ultimo pasto” prima di farla finita con il tango (di sicuro), con la vita (forse), tracanno un prosecchino le cui bolle vanno a lambire la parte di cervello che ha fatto tilt e che mixate all’0ssigeno incamerato nella veloce camminata, fanno il resto: mi ripiglio.

“E che, mollo così? non se ne parla! Sono un’atleta, non mi fermo prima della fine della gara!”

Torno all’hotel, dormo fino alle 3.00 del mattino, suona la sveglia, mi preparo e scendo nell’arena: voglio matar un toro pure io! 🙂

Alle 4.00, fresca di doccia, fresca di sonno, con un sorriso arrivo in sala e… il miracolo si compie … inizio, piano- piano, a ballare.

Non serve aggiungere che, con il farsi dell’alba, il mio corpo prende sempre più energia, l’umore sale alle stelle e posso distribuire endorfine a chi ne è sprovvisto.

Ho finito il we con i botti, posso dire di essermi divertita, di aver imparato una sacco di cose su di me, di aver goduto di un tango ai massimi livelli, ballerini/e pazzeschi, organizzazione impeccabile,  insomma, un piacere!

E, ho capito che, per godermela, come insegna la Claudia, devo aver coraggio e puntare gli occhi sul prescelto con uno sguardo da… “stalking”, non credevo ma… FUNZIONA!!! 😀

Pimpra

SOTTILI DIFFERENZE

Relazione uomo/donna.

GRANDE CASINO.

Riflettiamo, pertanto, su un punto: noi donne possiamo essere “stronze” o essere “geishe”.

La via di mezzo, quella di essere “compagne”, è troppo impegnativa e richiede la presenza di un partner maschio “evoluto” (quindi, merce quasi impossibile da trovare).

A questa ferale consapevolezza son giunta a forza di testate, cercando di modellare il mio carattere piuttosto dominante (e, quindi, involuto – da un certo punto di vista), mettendomi in seria discussione e cercando di forgiare anche verso le altrui necessità e benessere, il mio agire relazionale.

E_R_R_O_R_E!!!!

Grandissimo sbaglio!!! Ma chi se la fila una che: si prende cura, vizia, è sintonizzata sull’altro, lo sente e lo ascolta, pensa molto alle sue esigenze…

NESSUNO.

E, come sempre nella vita, l’importante è imparare la lezione…

Pimpra

 

 

 

ESSERE UNA DONNA “CON LA GONNA”

FONTE SARTORIALISTMia madre me lo dice sempre: non lasciarti andare, non trascurarti, non hai più vent’anni e ci devi  mettere una cura in più, hai molte carte da giocare ancora, non buttar via i tuoi assi…

La mia testa registra il buon consiglio ma la mia parte incosciente, invece, non è particolarmente sensibile alla cosa e, molto spesso, per ribellione ai “devo” della vita, ama andare controcorrente. Ecco che, al lavoro, non mi presento sfoderando le armi migliori (riferisco unicamente a ciò che si vede, all’apparenza) e, molto sportivamente, me ne frego, lasciando a casa gli elementi visivo/formali che farebbero di me, una donna da guardare.  Perchè, professionalmente, non mi serve bypassare le mie conoscenze, mandando fumo negli occhi.

E sbaglio.

Haimè l’abito fa il monaco e il potere, lo status, il gradino della scala gerarchica sul quale poggia il piede, emergono – vieppiù-  dall’abito che si indossa.

Disgusto.

Come sempre, bisogna scegliere: o si cede il passo a quelli più furbi, che le carte le sparigliano bene, oppure, si lascia andare ma, a risultati non ottenuti, nessuna lamentela.

La vita è una questione di opportunità che, se favorite, se  create, si presentano. Altrimenti: ciccia!

E, comunque, una donna in tailleur ha sempre qualcosa da dire… parola di Pimpra! 🙂

Pimpra

Image credit: Sartorialist

CENTRIFUGA

Ci sono periodi in cui la vita entra, di prepotenza, in una centrifuga.

Non posso dire che la cosa mi dispiaccia, benchè la situazione è foriera di sicuri effetti collaterali: stress, ipercinetismo, agitazione, diminuzione delle difese immunitarie, sonnolenza indotta o insonnia, anossia, diminuzione drastica della libido…

Lamentarsi non serve che il periodo va vissuto e non si può scappare.  Di certo è importante non farsi sorprendere, specie se si è donne, in età ancora fertile: l’ormone maligno è in agguato, pronto a sferrare il ferale attacco piazzando uno SCIABADA’ di isterica follia uterina che ben poche persone avrebbero voglia di sciropparsi…

Il rimedio è visualizzare ciò che di più piacevole si può progettare in un futuro relativamente vicino. Che so un piccolo viaggetto, una serata con gli amici, assistere al concerto rock della band del cuore e chi più ne ha più ne metta.

Viaggiare ad alta velocità, è questo che la vita ci chiede. Per farlo diventa necessario accedere al serbatoio di benzina e succhiare, senza riserbo,  risorse energetiche.

Una mia conoscente va a fare shopping, scaricando il portafoglio, ricarica il resto.

Io, invece, ho scoperto che, se mi vesto di rosso, mi si accende una batteria in più che mi porta avanti spedita…

A ognuno il suo, nella nostra quotidiana lotta per arrivare alla fine della giornata…

Pimpra

 

UP_OR _DOWN

Anche non volendolo, arriva il momento in cui i piedi presentano il conto e, stanchi di essere spremuti come limoni su tacchi altissimi per ore ed ore in milonga e non solo, in tempo di relax danzereccio, pretendono di prendere l’ascensore e scendere al piano terra, finalmente a livello del mare.

ORRORE.

Per una frase così, il seguito dei miei follower-feticisti, mi leverà il saluto, già lo so, ma sono proprio costretta a fare i conti con le estremità che, me lo hanno detto, si sono iscritte al sindacato per protestare per il troppo lavoro.

Mia madre, vedendomi a Pasqua con delle ballerine sformate (che i miei piedi adorano) si è offerta di regalarmi lei il cambio perciò, non mi resta che arrendermi e scegliere il male minore.

Contemplare la vita dal basso, perchè sono (tristemente) bassa, regala uno skyline del mondo molto diverso. Lo stesso ancheggiare, frutto di ricerca di equilibrio, quando si indossano gli stiletti, viene pesantemente sostituito da una presa di possesso del suolo che poco a che vedere con la pantera felpata che esce dalla donna quando monta un tacco 12.

La morale di questo nuovo ciclo di vita già so quale sarà:

– perdita di tutti gli ammiratori

– drastica modifica nel guardaroba

– sguardo meno provocante

– allure affatto pericolosa

– singletudine conclamata e persistente.

La scelta da fare, in fondo, è relativamente semplice: la salute o il fascino.

Ancora non ho deciso, per la verità, se soffrire o mandare tutti/o a quel paese e stare comoda.

… chissà, magari così conciata, così bassa, poco aggressiva conoscerò persone diverse e… forse mi sentirò pure meglio…

MAH, ai posteri, l’ardua sentenza…

Pimpra

PAESE IN CUI VAI, INVITO CHE TROVI

Una milonga estemporanea vissuta a mò di avventura, con partenza dalla base alle 21.45 e destinazione Padova. Avventura perchè, alla veneranda età, ha un sapore mediamente demenziale muoversi così tardi, fare così tanti chilometri per giungere a una meta così lontana, per ballare 2 ore.

Non guidavo io, ovviamente, che sono la regina dell’abbiocco. Un bel gruppetto di amici e tanta curiosità.

La sala non è di quelle da sballo, con poca atmosfera di quella giusta, intima qb, ma il pavimento si presta, c’è gente e questo basta.

Mi chiedo, da talpa quale sono, come e se qualcheduno si avvicinerà, considerato che le mie lentine si appannano e da lontano non sono un’aquila, oltre al fatto che la logistica della sala mal si presta alla mirada e sono una “straniera”.

Pochi istanti dal cambio scarpe un signore viene a prendermi, è in età, di quelli chiaramente a caccia che le conoscono tutte le “galline” del pollaio e sono i primi ad accorgersi se il loro numero aumenta. Poco male, è la mia avventura.

Il gentiluomo è accettabile, nessun brivido, va da sè, ma tiene l’asse e sa quel che vuole, bilancio positivo, penso tra me e me. Alla fine del primo brano ecco che si manifesta: “Bene, no?” mi chiede. Rimango stupita, di solito non si dice nulla, quando ci si trova bene al massimo ci si guarda e si accenna ad un sorriso, ma solo a quello. E’ stata la stessa domanda/affermazione per ogni brano della tanda, alla quale, da signora, ovviamente, non ho mai risposto, limitandomi a un cenno del capo.

E’ stato così per tutta la sera con i ballerini chiamiamoli di livello “b” i quali, benchè gentili, e su questo non ho da obiettare, hanno sempre tenuto a dirmi che sono brava, che ballo bene e un accanito bla bla bla di cui non avevo bisogno.

Poi, arrivano quelli  bravi veramente che, rispettosi delle severe leggi del tango, hanno ballato con me e solo con alcuni, proprio perchè son state tandas intense, ci si è regalati un sorriso alla fine di tutto dicendo “Bello!”

Una trasferta che ha valso le 3 ore di sonno che sono seguite poi condita dal piacere di condividere la comune passione con gli amici.

Per concludere dicendo che “Paese in cui vai, invito che trovi”! 🙂

Pimpra

SEX SYMBOL

Al bancone della usuale Torrefazione per il caffè che ha il compito di tenermi sveglia, operativa e ricettiva, dopo la pausa pranzo delle 13.00.

Sono, stranamente, da sola. Il bar è quasi deserto, la clientela rubata dai concorrenti con le sedie e i tavolini all’aperto, è primavera, il sole sorride e l’aria è decisamente molto più tiepida.

Rimuguino la mia mattinata, le cose che ancora mi aspettano in questa lunga giornata, sono completamente assorta.

La giovane ragazza dietro al bancone mi chiede se voglio il solito, ed io, meditativa come sono, mi limito ad un cenno del capo ma qualcosa ruba la mia attenzione.

Entra un uomo, non lo distinguo perfettamente, è in controluce, ma mi accorgo molto bene della reazione della giovine ragazza che diventa rossa.  Faccio più attenzione, è straordinariamente bello, così alto e longilineo, vestito in modo elegante seppure informale, non ha un solo pelo fuori posto.

Fa la sua ordinazione scegliendo di avvicinarsi a me, anche se il bancone vuoto del locale gli permetteva uno spazio molto più intimo, solo suo. Ordina lo stesso caffè che prendo io, in modo molto gentile. Ha una bella voce calda.

Non sono una di quelle donne che danno soddisfazione ai belli, non mi piace guardarli, perciò, distolgo subito lo sguardo.

Mi diverto invece ad osservare la reazione della “cucciola” che ci serve il caffè, si muove veloce (cosa per lei molto inusuale) ed è tutta rossa quando porge la tazzina al bel tipo che, consapevole di tutta la sua portata testosteronica, la guarda con occhi gentili e le sorride.

Mi godo la scena e valuto il potere immenso della bellezza, del fascino. Non deve essere sempre facile da gestire, gli occhi di tutti addosso anche quando non si ha voglia di essere guardati, il dovere di invecchiare bene, la responsabilità di portare in giro i doni di dio usandoli – possibilmente – in modo responsabile.

Il caffè è finito e mi accingo a pagare ma l’uomo, al quale non avevo mai rivolto la parola, chiede se può offrirmi lui il caffè, è di passaggio in città e desidera celebrarne la bellezza “Trieste mi ha stregato, mi permetta di offrirle il caffè per rendere onore a tanta bellezza”.

Affascinante fino in fondo, garbato e gentile. Un po’ arrossita anche io, l’ho guardato sorridendo, dicendogli “Trieste ringrazia”.

Un incontro da film, in un tranquillo giovedì di marzo.

Pimpra

TOSCA TANGO MARATHON – alla ricerca della tanda perfetta!

Le prime volte della vita. Questo fine settimana è stata una delle mie “prime volte”.

Una vera maratona, correndo, non l’ho mai fatta, una mezza, sì. Mancava quella con le scarpette con il tacco, con gli abiti leggeri e svolazzanti. Quella con la musica. Mancava la maratona di tango.

La location calda, come i partecipanti della kermesse, popolo internazionale, venuto dall’Europa intera a festeggiare -ballando- la bellezza di un territorio senza confini.

Il ballo lega, il tango collega. Anime, cuori, vite.

Da esordiente ho, più che altro, ammirato i “master”, quelli che alle maratone partecipano da anni, i “tango-trotters”, come mi piace chiamarli che viaggiano in ogni dove alla ricerca della tanda perfetta.

Nel mio piccolo, le emozioni sono arrivate comunque, dolci e preziose come una sfogliatina napoletana, ricordi e parole da tenere nello scrigno di quelle esperienze da non dimenticare.

Sono rimaste le note a tenermi compagnia in questo soleggiato lunedì, in cui la testa non vuole connettersi con il mondo e riprendere la vita di sempre.

Vi vedo ancora abbracciati, legati insieme, presi, concentrati a regalarvi al più bella emozione. Siete ancora lì e state ballando…

Amici Cari, alla prossima maratona, fatta la prima… non ci si può più tirare indietro!

Pimpra

PIMPRA E I MOTORI: GIOIE E TREMORI

A primavera bisogna mettersi a fare un sacco di cose. Allenarsi, seguire – veramente – la dieta, riconciliarsi con la cellulite che tanto – prima o poi – andrà sfoggiata in spiaggia, e fare la revisione dei tuoi mezzi di trasporto.

Già perchè, proprio quando i soldi ti si accorciano miseramente nel conto, ti tocca pagare tutte insieme, un sacco di cose.

Mercoledì è il turno della macchina. A me sembra perfetta, aggressiva, metallica, un gioiellino. Consegno le chiavi al giovane meccanico dall’aspetto torvo. Mentre l’auto è sotto i test, continuo a tenere d’occhio l’espressione del ragazzo: sempre più imbronciata. Al che, penso che devo fare qualcosa, mi sta salendo l’ansia, non voglio nemmeno sapere cosa significhI non passare la revisione.

Mi rivolgo al collega più anziano, “Ma che faccia torva ha il vostro collega, non vorrà mica bocciarmi la macchina! Mi sento come una mamma in attesa che il figlio passi la matura… accipicchia che agitazione…!” la frase mi è uscita così bene che l’uomo si è messo a ridere, rassicurandomi sul fatto che il giovane collega quella faccia la porta sempre in giro così. “Ahhh meno male, perchè, sa, non potrei subire l’affronto di una bocciatura” e sorrido insieme a lui.

Morale 1: la macchina passa la revisione anche se: devo far riparare la parte finale della marmitta, i fari erano altissimi (e me li ha sistemati di sua sponte il meccanico torvo) e la ruota davanti ha evidenti segni di sgonfiaggio.

Pago la tassa, ringrazio e prendo appuntamento per lo scooter, non prima di aver fatto la selvaggia brutta figura di quella che non sa che anche i 2 ruote devono essere revisionati “Oh, ma come siete stati gentili! Grazie a voi non rischierò una salatissima multa!”

Venerdì pomeriggio è il turno del motorino. So che troverò il meccanico imbronciato e già so che devo essere gentile con il più anziano. Metto in atto il piano. “Buonasera Signori, eccomi di nuovo! Mi raccomando non fatemi scherzi che lo scooter è femmina e ha un brutto carattere!”, l’anziano ride, il giovane no. Stavolta però, sono più tranquilla, è il primo che farà i test al mezzo e so che per me prova una certa simpatia. Prima dell’appuntamento, infatti, avevo confessato che il 2 ruote aveva bisogno di pastiglie e forse dischi nuovi, tanto che avevo detto che sarei andata prima dal meccanico a farlo mettere a posto e poi a fare la revisione. Il gentile titolare dell’officina, invece, onde evitare il rischio della multa, mi ha permesso di fare il percorso contrario…

Morale 2: non ho praticamente più il battistrada della ruota posteriore, e, come sapevo, i freni sono da rifare.

Ebbene, sono stata promossa!

Morale 3: SOLO PER LE DONNE: Amiche care, sappiate che, a volte, nella vita, essere delle bionde  – apparentemente – svampite, ma allegre, simpatiche e gentili, porta a risultati GRANDIOSI!

Un felice fine settimana a voi tutti! 🙂

Pimpra

100% FEMMINA!

Arrivarci è stato un percorso difficilissimo, per me, tutto in salita.

Dai tempi in cui mi fregiavo di un nomignolo maschile, con la mia amica del cuore che, invece, al contrario di me, era un estratto di femminilità che neanche il dado Knorr poteva farle concorrenza. Io non potevo competere, tutto giocava contro di me.

Un fisico forte, maschio, spalle da ex nuotatrice, deltoidi pronunciati, bicipiti femorali di tutto rispetto e glutei marmorei. Decisamente molto diversa da una danzatrice classica o da una qualsiasi ragazza “normale”, magari affatto sportiva.

No, io avevo la tigre dentro, la competizione maschile, il desiderio fecondo di primeggiare. Sempre. Di distinguermi. Sempre. Di essere. E di non passare inosservata.

Elementi che mi hanno spinta verso interessanti conquiste di corpo e di mente ma che, nel tempo, mi allontanavano come una forte marea, dall’essenza. Già, perchè, volente o nolente, a me, il pisello non lo avevano dato.

Inutile dire che, uno dei miei desideri più grandi, da ragazzina, era quello di poter fare la pipì in piedi, come i miei amici, invece mi toccava accucciarmi e, questo che consideravo un tremendo stato di inferiorità, mi dava un fastidio enorme. Perciò dovevo essere meglio di loro, anche se partivo svantaggiata.

Poi il tempo passa (e meno male), in un modo o nell’altro la maturità arriva e bussa alla tua porta.

Il vulcano in fiamme per lungo tempo non ha voluto sentire ragione e, la vita, era la mia battaglia quotidiana.

Arrivano i quarant’anni – evviva! – e, non so per quale strano disegno divino, dentro, ho fatto click.

L’anima ha voluto sperimentare – con grandissimo coraggio- una strada nuova: l’apparente debolezza della donna. La minor forza fisica, l’accoglienza di un abbraccio, la dolcezza.

Ebbene, il portato della mia rivoluzione copernicana è stato enorme e la scoperta più grande è la forza sovraumana che ha l’energia femminile che può, davvero, spostare le montagne.

Come? A voi scoprirlo!

Io, intanto, mi limito a fermare il traffico, dondolando dolcemente sui miei tacchi a spillo, godendo di una femminilità consapevole e sicura!

Amici Cari, la primavera bussa, facciamola entrare!

BUONA CONTINUAZIONE DI GIORNATA!

Pimpra

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