Cosa c’è di più sacro, di più amato, desiderato, agognato, sognato oggetto del desiderio per una donna che, in aggiunta, balla il tango?
LE SUE SCARPE.
Non bastano mai.
La folle corsa ad accaparrare paia su paia non conosce limiti e dilaga infestante come il virus di Ebola. Non ci si può sottrarre. Malattia letale. Feticismo ai limiti.
Ebbene, quest’oggi, ho messo in atto il più sublime e creativo sacrilegio che, una donna e ballerina di tango, potesse anche solo concepire: utilizzare le amatissime “bambine” all’esterno di una pista di ballo!
FOLLIA!
Invece no.
Come il mio nuovo amico Osho insegna, alla luminosa affermazione di “Ama te stesso”, ho trovato – con grande amore- la soluzione a un problema di outfit lavorativo che dovevo assolutamente risolvere.
Tutto era perfetto: il minimale abito bianco, la giacchettina asciutta, la borsa da lavoro grandicella in pendant ma… le scarpe – orrore!!!- con il tacco da rifare, pertanto immettibili sulla marmorea superficie dove dovevo recarmi per lavoro.
E poi, in un attimo, l’illuminazione: le scarpette che non riesco ad utilizzare per ballarci perfette per chiudere il mio look in modo impeccabile.
Detto fatto. Sono chic e minimale come volevo. Perfetta.
Affronto i gradini di casa con un senso di colpa devastante (“ma cosa sto facendo!!! è un sacrilegio!”) che bypasso per la sopravvenuta necessità.
Non serve aggiungere che è stato un successo planetario… 🙂
E poi, sia mai mi venisse voglia di muovere due passi, le scarpette sono già al loro posto!
Pimpra
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