CONOSCI TE STESSO

gnozi

Ricordo perfettamente la lezione di filosofia del compianto professore che, il solo, all’epoca credette nelle mie capacità di pensare. Pace alla buona anima del prof. Roberto Calafati che mai dimenticherò.

Ho ancora davanti agli occhi il suo sguardo triste quando, conclusa la maturità, gli dissi che no, non avrei studiato filosofia ma lingue. Fu veramente dispiaciuto e me lo disse.

Ci sono persone che non si dimenticano e, nella mia formazione giovanile, un posto lo detiene per sempre il mio amato professore. Che all’epoca, in verità, non sapevo di amarlo, l’ho scoperto poi.

Burbero, per nascondere una grande timidezza, sempre vestito con una giacca/maglione blu, marinaresca e di ottima fattura. Per tutti gli anni del liceo. La sua divisa esistenziale, direi, la sua armatura verso il mondo e verso di noi, suoi giovani e spensierati allievi ben poco attenti alle sue lezioni di storia e di filosofia.

Lo vedo ancora camminare intorno all’aula, la mani conserte dietro la schiena, una voce pastosa frutto delle centinaia di sigarette fumate, mentre dissertava su Talete o su Hegel. Un piacere, per me, che mi perdevo nei suoi ragionamenti e annotavo, ligia, gli appunti.

La filosofia mi piacque da subito, rimasi affascinata dalla dialettica del pensiero che, nel corso dei secoli, distendeva i suoi ragionamenti sui massimi sistemi. La filosofia non si memorizza, si vive sulla propria pelle, entra a far parte della nostra vita come una trancia di DNA.

Ricordo l’illuminazione esistenziale del celeberrimo motto iscritto nel tempio di Apollo a Delfi, quel “Conosci te stesso” che, ora come allora, mi accompagna nella vita.

In questa ricerca, come Diogene, sperimento ogni sorta di sistema per andare più a fondo, nei meandri di me, e provare a comprendere me stessa e il mondo.
E, la sfida più grande, cercare di imparare dalla serie infinita di errori che ho fatto fin qui.

Ieri il mondo era grigio. Oggi ho armato la mia conoscenza di “prospettiva”, di “visione laterale”, di “bisogno costruttivo”. I colori sono tornati.

Amen.

Pimpra

LA BUSTA BLU DELL’IKEA: UNA STORIA DA RACCONTARE

busta blul ikeaCi pensavo in questi giorni di festa quando, spinta da una voglia insana di dare una sistemazione più consona alla stanza più importante della casa – il bagno- mi sono recata all’Ikea.

Passi che all’uscita mi sono letteralmente persa nell’immenso parcheggio che la mia macchinetta proprio non avevo idea di dove fosse finita (mi è stato spiegato, poi, dagli “assistenti ai dispersi” che, non solo il numero della posizione del parcheggio bisognava ricordare, ma pure il settore colorato!) e che mi stava prendendo il primo vero attacco di panico della mia vita  – scongiurato, fortunatamente – la cosa più stupefacente che ho compreso è il “portato emotivo” legato alla busta blu Ikea.

Al suo interno non si collocano solo “oggetti”, si insinuano “progetti” di vita (da soli o accompagnati), l’arrivo di un bambino, il trasloco in un novo posto, la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro che- chi per esorcizzare, chi per necessità – prevede un cambio o un acquisto.

Anche io l’ho vissuta questa busta, in più d’uno dei suoi usi: ho modificato una casa, perchè la relazione con l’inquilino che viveva con me, era finita. Ho aiutato amici a iniziare nuove stagioni, prestando loro i miei preziosi sacchetti che sono stati riempiti di ogni cosa. Davvero di ogni cosa.

La mia Pimpra viaggiatrice, ha la sua busta blu dedicata: “Pimpra travel” c’è scritto con il pennarello indelebile, e porta in giro il suo wc e gli altri effetti personali da gatto,  quando si sposta dalla nonna o mi segue nelle case degli amici.

La busta Ikea racconta delle nostre vite, e chi lo avrebbe mai detto, ci dice a che punto siamo, come siamo cambiati, se viviamo un bel momento oppure no.

Ho trovato tutto questo molto romantico e un pizzico melanconico, epperò è la vita ad essere così…

La prossima volta che andate all’Ikea, fate attenzione alle buste blu e all’espressione di chi le maneggia, sono sicura che saprete intuire un appassionante racconto…

Pimpra

ALLA FACCIACCIA. SWITCH!

switch

Alla facciaccia delle teorie new age,

alla facciaccia dei guru spirituali e non,

alla facciaccia delle religioni,

degli psicologi,

delle droghe,

dei vizi e stravizi.

Per stare bene basta fare SWITCH!

Scoperta dell’acqua calda? Forse. Ma tra il dire e il fare, spesso, c’è di mezzo un’enorme montagna: la nostra volontà.

In fondo è solo questione di buonsenso: analizzare la/le situazioni, cambiare punto di vista, smettere – durante l’osservazione – l’abito delle emozioni (di solito negative), respirare, cercare profondamente dentro di sè la voglia di trovare la soluzione, di migliorare la situazione.

La risposta, positiva, arriva.

Perchè per stare bene, bisogna volerlo. Ovviamente non riferisco a mali fisici, sebbene anche quelli, se sostenuti da forte volontà di guarire, poco a poco abbassano la soglia del dolore. Penso ai dolori dell’anima. Ai pruriti esistenziali. Al malessere di vivere.

A me succede questo, di solito.

Sto da schifo, ma veramente da schifo, piombo nei miei abissi più tetri, dove tutto è solo nero. Mi sento perduta, ma terribilmente viva. Perchè, accidenti!, nel dolore ci si sente vivissimi (perchè fa male, appunto). Mi arriva poi, un momento in cui sono così tanto nefasta che, qualcosa di molto forte dentro di me, mi fa riaccendere la luce.

Il famoso SWITCH.

La luce si accende, per davvero. La testa riprende a pensare serenamente, per nulla turbata da emozioni che la portano a sragionare, come quando si riprende in mano il timone. Quello della propria vita.

Ecco che situazioni/circostanze anche persone che prima erano capaci di mandarmi in tilt hanno perso quel potere e l’assetto della nave non subisce scossoni.

Ma quanto bene si sta? Che poi si riprende a vedere le sfumature, a godere di quelle piccole ma magiche scintille che tanto ci piacciono e… energia pura, energia vitale cristallina, ne richiama altra… bella e intensa.

Allora, sapete che c’è? il mio augurio per voi tutti, Amici, è questo: che un bel SWICH VI ILLUMINI IL PERCORSO, facendovi stare tanto, ma tanto meglio!

… si chiama positività, energia vitale… 🙂

PIMPRANTISSIMI AUGURI A TUTTI!

Pimpra

IMAGE CREDIT da qui

BIO_LOGICA_MENTE

Profumi

Stamane ho fatto un veloce passaggio nell’erboristeria che c’è vicino all’ufficio. Appena entrata, sono stata avvolta da un profumo di erbe, caldo e rilassante come la copertina preferita.

La titolare, una signora sulla sessantina, mi ha sorriso con fare aperto.

Sono rimasta nel negozio il tempo giusto per non fare danni (al mio prosciugato conto corrente), anche se, per come il mio corpo tutto si sentiva, mi sarei trattenuta ben più a lungo.

Il solo odore dell’ambiente mi ha procurato un senso di pace e di benessere, come una voglia di ricongiungermi alla natura, di abbracciare un albero, di rotolarmi su un bel prato.

Al che, ripensando alla conversazione di ieri sera in palestra, quando mi è stato chiesto quale prodigiosa crema per il corpo stessi usando che profumava così bene, ho capito. Ho capito quanto siamo stati stupidi ad allontanarci dalla madre terra, dalla natura, da tutto quanto nasce e cresce in questo pianeta per correre dietro a finti dei: denaro, prestigio, ricchezza, successo, popolarità.

[Per inciso la crema corpo me la faccio usando una base 100% bio, aggiungendo olii ed essenze].

L’uomo sta da un’altra parte, se vuole stare bene. Deve stare sull’altra sponda del fiume della vita.

Non per nulla assistiamo a un ritorno ai valori della natura, alla ricerca di un benessere che passi attraverso la realizzazione più profonda della nostra coscienza, alla presa di contatto con la nostra parte più vera, più spontanea.

BIO_LOGICA_MENTE credo sia la sola strada percorribile. Benchè resti un sentiero in salita.

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA TS

L’ANNO CHE VERRA’. [STICAZZI]

Mi è tornata in mente la splendida canzone del compianto Lucio nazionale perchè, ecco, è da un pò di tempo che sono molto inquieta e, tra me e me, continuo a fare bilanci.

Manco farlo apposta, incappo nello splendido post dell’amica Vagina che, con feroce e brillante analisi, ha dipinto con precisione milllimetrica, ogni mio pensiero.

Sticazzi.

Cosa sarà? Cosa sarò? Chi sarò?

Domande alle quali non so – ancora – rispondere, ciò che riesco a vedere è la mia vita di oggi. Il che non è nemmeno sbagliato, stando al pensiero di alcuni filosofi e pensatori: si vive il presente perchè solo questo esiste.

Ciò premesso, vedo la mia vita “sdrucita”, come consumata, lisa. Il problema è che non è consunzione da massiccio utilizzo, come quello dei jeans preferiti, è proprio deterioramento, lenta agonia, piccola morte.

Non la immaginavo così, di sicuro, quando ero una ragazzina. Altri erano gli scenari che avevo in mente. Mi sa, a questo punto, che fossero solo banali sogni di scolaretta, nulla più.

Sticazzi.

Eppure non voglio darmi per vinta, con un altro sovraumano sforzo (più passa il tempo, più cala l’energia) desidero dare una svolta.

Voglio colori.

Voglio sorrisi aperti.

Voglio emozionarmi ancora.

Voglio sorprendermi.

Voglio VIVERE.

E, sticazzi, se non lo farò.

Pimpra

C’ERA UNA VOLTA LA FAMIGLIA

natale famiglia

Il primo dicembre alle porte, le insegne di natale che stanno spuntando come gramigna agli angoli delle strade, le vetrine dei negozi si colorano di rosso, bianco e oro, radio e tv martellano la testa con spot a tema.

Ci siamo. La corsa al natale sta prendendo vita.

A seconda della situazione economico-patrmoniale di ciascuno, il momento può essere molto gaio o, solennemente triste, ma, più che il consumismo mi preme volgere lo sguardo sull’aspetto “intimo”, sentimentale e familiare del natale.

Per me, e mi reputo molto fortunata, è sempre stata una gran festa. Era l’occasione, per noi, di ritrovarci, mio padre tornava in Italia da ovunque si trovasse nel mondo, e si festeggiava alla grandissima questa riunione.

Non parlo di doni (che pure non mancavano) ma proprio della gioia profondissima di stare insieme a far festa.

Con il trascorrere degli anni e le mutate condizioni familiari (mio padre è scomparso che era ancora molto giovane) , il natale ha progressivamente perso colore, trasformandosi più che altro in occasione per ricordare chi, purtroppo, non c’era più.

Il tempo passa e a mia volta ho costruito una famiglia, tinteggiando di allegria quei giorni di festa. Ma, come tutto muta nella vita, anche quella famiglia, ad un certo punto, non c’è stata più.

Altro giro altra corsa. Dopo i 40 anni praticamente tutti hanno un passato, anche familiare e con esso il portato di rapporti che devono funzionare.

E si arriva al punto. La celebrazione della “famiglia” non può e non deve più passare esclusiavamente attraverso i rapporti familiari in senso “stretto”, di questi tempi è necessario, se non opportuno, aprire le maglie e fare entrare nella ruota rocambolesca della famiglia anche coloro che, per etichetta, ne stanno fuori.

Nulla di peggio è vivere ai margini, sentirsi le serie B, le ruote di scorta affettive, quelli non all’altezza del banchetto, i paria.

I tempi sono moderni, e questa modernità urla a gran voce che la nuova dimensione sociale è più ampia e di deve imparare a fare i conti con quella che viene definita “FAMIGLIA ALLARGATA”.

Di positivo c’è che le tensioni si stemperano, ci si può divertite in più persone, nessuno nega a nessuno l’affetto e l’attenzione che merita.

Di negativo c’è che, in proporzione, aumenteranno i pranzi e le cene, con pessime conseguenze per il giro vita, ma tanti sorrisi in più.

Credo valga comunque la pena di tentare.

Ai paurosi, a coloro che temono di stravolgere “l’ordine costituito” suggerisco di fare un bel respiro e … buttarsi… rischiano di vivere le più belle sorprese…

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

QUESTIONE DI STILE

coco-chanelUn periodo denso. Carico di vita. Anche molto faticoso, ma interessante. Sono stanca da fare schifo, eppure ho portato a casa molti stimoli che, per me, sono nutrimento vitale.

Ieri il vertice intergovernativo dove, potenti del mondo si sono incontrati per discutere degli scenari che si appoggeranno come una copertina su noi tutti. E speriamo bene.

E adesso gossip, leggerezza.

Da che mondo e mondo, l’abito fa il monaco, in occasioni di “rappresentanza” questo postulato è vangelo, legge divina alla quale attenersi. Quando si lavora in un contesto internazionale, alla presenza di autorità e, a nostra volta, siamo una autorità rappresentativa, l’abito è stumento di lavoro, come lo smartphone o l’ipad.

L’abito esprime il ruolo che abbiamo. L’abito racconta chi siamo, nella propria- istituzionale – veste.

Ora, una signora della nostrana politica ha ben pensato che, in simile occasione, i paramenti simbolici di cui sopra, non erano affatto necessari ad incorniciare la di lei “autoritas“.

Morale: la signora si è curata una figuraccia planetaria, sembrando una scolaretta intruffolata in una parata di adulti. Di adulti che contano.

Provavo fastidio ogniqualvolta veniva inquadrata dalle telecamente, con la giacchetta di lana cotta (!!!) sgualcita e troppo aderente sul seno, gli improbabili stivali da gita in campagna e la gonnetta di tartan da adolescente.

INGUARDABILE e fastidiosa.

Perchè, ricordiamolo, ci sono contesti in cui l’abito che si indossa manifesta rispetto per la circostanza. E’ il biglietto da visita che primo tra tutti, offriamo a chi ci osserva.

BOCCIATA.

Al che,  mi chiedo come sia possibile che l’entourage della signora, non l’abbia presa di peso (piuma) e traghettata in un negozio ad acquistare un tailleur, anche pantalone (lei si trova più a suo agio a gambe coperte), che la induca all’utilizzo di una giacca appropriata, confezionata con un tessuto decoroso ed un colore adeguato.

Non basta avere una gran testa, un carattere forte e deciso, ambizione sfrenata, se si ricopre un ruolo bisogna conoscere anche queste sfumature, all’apparenza ininfluenti che connotano, al contrario, consapevolezza di ruolo, rispetto per l’istituzione rappresentata, e una buona dose di signorilità che non guasta mai.

Coco si sarebbe rivoltata nella tomba se, ieri, fosse stata davanti allo schermo televisivo.

E voi, ricordatevi che la prima impressione ve la giocate nei primi 15” di conoscenza… a buon intenditore…

Pimpra

PS: per chi vuole farsi un’idea o rispolverare le conoscenze di stile: qui e qui

IL CORPO NON MENTE

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Da non credere. Per stare bene, in salute, devo attenermi a una rigorosissima dieta. E quando dico “rigorosissima” non scherzo.

Un finale d’estate passato a depurarmi, con successo, mangiando come una monaca buddista, senza vino, senza aperitivi, senza gioie del palato. E il risultato è arrivato, lo riconsco. Meno 4 kg, asciutta come mai ricordavo di essere stata, in forma smagliantissima (ciao ciao alle tette dato a metà cura, ma pazienza), piena di energia e umore positivo (ma quale donna non lo sarebbe quando l’ago della bilancia si fa più leggero).

Poi, un periodo complicato, lavoro e vita privata ed ecco che il rigore alimentare viene meno, nulla di grave ma, il purismo dei mesi precedenti, resta un lontano ricordo.

Con le tossine dell’inquinamento cellulare, svaniscono – inesorabilmente- le straordinarie endorfine acquisite in precedenza.

Morale: giù di balla da morire, la vita che va storta, si ferma ed io al palo.

Eppure credevo che, il tempo che non riesco a dedicare ai fornelli, potesse essere egregiamente sostituito con il pasto-beverone. Invece, su di me, STICAZZI, è come se il corpo si rivoltasse alla chimica (anche se l’etichetta del prodotto rimanda indiscutibilmente a qualcosa di “verde”).

Il corpo non mente. Mi dice che devo avere vita regolare (l’opposto esatto di quanto canta l’amato Vasco), pasti equilibrati e sani, ritmi biologici giusti, umani.

Insomma il corpo vuole essere trattato con rispetto, con il rispetto che merita per tutti i servigi che rende.

E, sticazzissimi, non ho alternativa che ascoltarlo!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

LA GUERRA DEI POVERI

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E’ questa la definizione che ho dato per descrivere quanto accade dinnanzi ai miei occhi, in questo periodo.

Nei momenti bui della storia, l’umanità tutta dovrebbe raccogliersi per creare un forte senso di “comunità”, utile a rendere il singolo più forte verso le avversità della vita.

Che si tratti di vita privata o lavorativa, lo scenario rimane molto simile: tutti contro tutti.

Nelle difficoltà del vivere, la maggior parte delle persone, purtroppo, svela di sè il lato peggiore, come se, il solo mantra possibile fosse: “mors tua, vita mea“.

Ciò che più colpisce i miei occhi, ferendoli, è osservare come, la corsa verso quel qualcosa da raggiungere – visibilità, prestigio sociale, carriera, soldi, apprezzamento, amore ecc. –  obblighi a “svelarsi” le persone più inspospettabili. Quelle, per intenderci,  che fino al giorno prima potevi sentire dalla tua parte, se non in veste di “amici”, almeno come “compagni” di un viaggio lungo e difficile.

Non mi abituerò mai a questa corsa, non perchè a me non piaccia correre, ma perchè mi piace farlo in modo chiaro, onesto, senza retropensieri, senza pistole nascoste o coltelli da piazzare nella schiena di chi mi è davanti o al fianco.

Sono di quella generazione che, quando gioca, gioca pulito, perchè vincere imbrogliando non ha alcun sapore. Perchè essere i primi della classe, in un gruppo di brocchi, non è precisamente una gran botta all’autostima.

Di contro, per vivere “puliti”, bisogna farsi due palle così. E non c’è niente da fare. Perchè “gli altri” ti fanno il culo a bertuccia, perchè loro, le regole le creano a loro immagine e somiglianza e tu, non fai parte del quadretto.

Questa è la civiltà dove ci troviamo adesso. Fatta di lucciole e cicale, di amori e di successi evanescenti, grandi colori che sbiadiscono alla prima pioggia d’autunno.

E sapete che c’è, a me non importa. Resto sul mio treno lento, a godermi il paesaggio che cambia, senza paura che qualcuno rubi il mio posto a sedere, perchè, dove sto io, non vuole starci nessuno.

STICAZZI.

Pimpra

ESERCIZIO ZEN

AcquaZen

Della mia personalità posso affermare tante cose, nel bene e nel male, ma, di certo, quello che so non esistere, non essere contemplato, sono gli atteggiamenti “zen”.

Distacco emotivo, osservazione separata delle cose e degli eventi, calma dentro alla tempesta, controllo, vuoto mentale.

Ecco, io sto esattamente dal lato opposto: sono la tempesta, vivo dentro l’occhio del ciclone (quanto sono tranquillla) oppure sono sempre nei suoi vortici più violenti.

Che fatica.

E più passa il tempo, più è pesante destreggiarsi tra tutta questa, devastante, energia.

Eppure non so fare diversamente.

Ecco allora che, grazie a un suggerimento illuminato, cercherò di far mente locale sui “pensieri belli”, pensieri che mi portano gaiezza, allegria, serentià, perdute da troppo tempo.

Apprestandomi a questo esercizio che mi costerà immane fatica –chevvelodicoafare– mi chiedo, come mai, la mia vita è sempre costellata di ostacoli, più o meno grandi, più o meno difficoltosi da superare… come mai?

Eh no! Questo non è l’esercizio zen che devo fare! 🙂

STICAZZI!!!!

… “Buoni” pensieri a tutti!

Pimpra

IMAGE CREDIT DA QUI

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