Mi è tornata in mente la splendida canzone del compianto Lucio nazionale perchè, ecco, è da un pò di tempo che sono molto inquieta e, tra me e me, continuo a fare bilanci.
Manco farlo apposta, incappo nello splendido post dell’amica Vagina che, con feroce e brillante analisi, ha dipinto con precisione milllimetrica, ogni mio pensiero.
Sticazzi.
Cosa sarà? Cosa sarò? Chi sarò?
Domande alle quali non so – ancora – rispondere, ciò che riesco a vedere è la mia vita di oggi. Il che non è nemmeno sbagliato, stando al pensiero di alcuni filosofi e pensatori: si vive il presente perchè solo questo esiste.
Ciò premesso, vedo la mia vita “sdrucita”, come consumata, lisa. Il problema è che non è consunzione da massiccio utilizzo, come quello dei jeans preferiti, è proprio deterioramento, lenta agonia, piccola morte.
Non la immaginavo così, di sicuro, quando ero una ragazzina. Altri erano gli scenari che avevo in mente. Mi sa, a questo punto, che fossero solo banali sogni di scolaretta, nulla più.
Sticazzi.
Eppure non voglio darmi per vinta, con un altro sovraumano sforzo (più passa il tempo, più cala l’energia) desidero dare una svolta.
Voglio colori.
Voglio sorrisi aperti.
Voglio emozionarmi ancora.
Voglio sorprendermi.
Voglio VIVERE.
E, sticazzi, se non lo farò.
Pimpra