MARATHON CONVENTELLO HOUSE: LA WOODSTOCK DEL TANGO ROMAGNOLO

HORSES

Sapevo già cosa avrei trovato, mentre, sotto alla canicola, armavo il camper per la trasferta nella ridente terra di Romagna.

La maratona bucolica più bella che ci sia, in mezzo ai campi, tra le balle di fieno utilizzate nei modi più creativi, a casa di una famiglia specialissima che i “Bradford” dell’epoca, gli fanno un baffo…

Il mio sogno di inizio estate e quello di coloro che, insieme a me, hanno condiviso l’esperienza.

Parlare di tango è riduttivo, anche se sempre presente, a tutte le ore del giorno e della notte: sudatissimo, abbracciato, fuso nei corpi dei convenuti, o, meglio, dei “Conventelli”.

Oramai siamo una famiglia.

Quando riesci a scambiarti senza pudore alcuno, litri e litri di sudore, puoi ben dire che sei in intimità con l’altro.

Così come quando una ciabattona infradito amoreggia con un tacco a spillo… tutto è lecito, nulla  fuori posto, nemmeno il bermuda con il fantasmino… [beh… forse… quello 😉 ] e la gonnellina di pareo svolazzante.

Non ci siamo fatti mancare nulla, compresa una spassosissima lezione di burlesque, improvvisata da allieve e allievi che, coraggiosi, si sono messi alla prova davanti a tutti.

E le risate… quanto abbiamo riso…

C’era tutto ciò che si può desiderare per stare bene, in compagnia di tanti come te, che hanno una passione in comune e una strepitosa voglia di vivere.

Un ritrovo alla Woodstock in versione romagnola, quindi ancora più caloroso, affettuoso e dirompente.

Mi porto a casa un cuore gonfio di allegria, di tandas che ti restano nella memoria, di magliette strabagnate, di terra, di fieno (ovunque!), di amici vecchi e nuovi in un accordo musicale che ha armonizzato tutto questo in un equilibrio perfetto.

E’ doveroso ringraziare pubblicamente il grande cuore di Cristina e di tutta la sua famiglia, amici e collaboratori compresi, che ci ha aperto casa sua, conducendoci, una volta in più, dentro a una bolla di estatico piacere…

Pimpra

Ps: va doverosamente segnalato che, per ottenere “l’effetto Woodstock” ci hanno messo lo zampino ben 20 TJ che si sono alternati alla consolle. Inutile dire che, più di tandas e cortinas, ci hanno regalato veri fuochi d’artificio! BRAVI!

SI FA ESTATE

SORBETTO

Il cielo si tinge di blu. I colori si fanno brillanti, la natura espolde in una lussureggiante abbondanza. Profumi di tenere foglie, di fiori da poco sbocciati, e l’aria che ti accarezza la pelle, invece che prenderti a sberle ghiacciate.

Si fa estate.

E come posso tenere a freno la voglia di evadere dalla mia prigione quotidiana? Da questo ginepraio di intrighi di corte che non permettono alla luce di entrare?

Ho voglia di respirare questo vento e i colori della terra, di godermi ogni scintilla di vita che ho intorno.

Ho davanti un fine settimana condito di tango, dove, in un meraviglioso parco, potrò abbracciare anime affini alla mia, che comprendono questo mio sentire, lo sentono sulla pelle come me.

Gli strumenti del mestiere sono pronti, le scarpette in fila, come ordinati soldatini, aspettano solo di essere messe in valigia, insieme agli abiti che balleranno con me.

Conto le ore che mi separano dalla gioia, dalla spensieratezza, dal piacere di librarmi dentro la musica soave, accompagnata in un abbraccio.

E dimenticare. Ogni peso, ogni sfumatura di grigio, ogni traccia di malinconia…

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA

IL PREZIOSO MISTERO DI UNA CITTA’ INCREDIBILE: TORINO

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Più passa il tempo, più mi accorgo di quanto, nel mio dna, ci sia il bisogno, la necessità del viaggio.

Non intendo debba essere, per forza, un grande spostamento, che so, obbligo di aereo e, possibilmente, trasvolata oceanica, non è necessario.

Il viaggio di cui ho bisogno è uscire semplicemente dai luoghi noti e mettere il naso in realtà diverse, anche se più o meno familiari, anche se resto in Italia e, si sa, parlare la propria lingua madre, rende tutto molto più semplice.

Ecco che, spostandomi dal centro di equilibrio della mia vita, la terra dove sono nata e dove continuo a vivere, equivalga per me a una grandiosa boccata d’aria, di cui ho sempre più bisogno.

Stavolta torno da Torino. Una città straordinaria, da molti punti di vista. Architettura elegante, dettagli d’insieme curati, una città pulita, ordinata. I torinesi, anche quelli adottivi (mi riferisco, in particolare alle quintalate di extracomunitari che l’hanno scelta come patria elettiva) si sono adattati entrando nel flusso elegante ed educato del resto della cittadinanza.

Si respira cultura, ne è prova l’affluenza incredibile che vi è stata al Salone internazionale del libro, popolato dai 2 ai 90 anni da tutte le categorie sociali. Una vera festa per la città. Persone interessate, persone preparate, con domande pertinenti e una grande curiosità intellettuale.

Personalmente Torino si è palesata nel suo lato più esoterico, facendomi letteralmente “incontrare” un testo molto importante…

Torno nella mia gabbietta del nord est con le pile più cariche, nonostante la stanchezza accumulata. Ho gli occhi gonfi di quella bellezza chic, di una raffinatezza tipicamente torinese, e con il cuore carico di gioia per gli incontri che ho fatto, per le deliziose persone che ho conosciuto e per quelle che mi hanno contattato e si sono prese cura di me.

Spero di tornarci presto, perchè, oramai, sento che tra Lei e me, c’è un canale aperto, ed è davvero meraviglioso poter dire di vivere in un paese come il nostro.

Pimpra

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IMPOSSIBILE NON AMARLA. AMARLI.

Forimperiali

Non so cosa abbiate fatto voi nel delizioso ponte che ci ha accompagnato un passetto in più verso la dimensione dell’estate. Io ho avuto la fortuna di fare una gita a Roma, a casa di cari amici.

Per stavolta, il tango, fedele compagno delle mie trasferte fuori porta, è rimasto a casa. Ho goduto così di un corollario di relazioni umane, dagli otto anni agli “anta” che mi ha rempito il cuore di piacevolezza, gioia e benessere.

E poi c’è l’Eterna. Roma. Non solo la squadra di calcio, ovviamente, anche se, pure lei ha fatto parte del weekend.

Come si fa a non amarla, Roma, in tutte le sue colorate contraddizioni? Nel suo caos “calmo”, perchè, pur nella bolgia più totale, i romani mantengono un loro divertito e ironico aplomb che, non fosse per la coloritura di qualche frase, li metterebbe al pari del controllatissimo popolo della Regina.

Roma è unica e, mano mano che “invecchia”, è come il vino buono, accresce il suo bouquet di preziosi aromi che sfumano in accenti decisi e unici.

I Fori Imperiali rimessi a nuovo ne sono un esempio tra i tanti, non si può restare insensibili alle pietre secolari che, illuminate a dovere, restituiscono, potente, l’immensità di una storia.

Ma Roma è chi la vive. Chi la sceglie per non lasciarla mai, chi la adotta a sua casa, chi si fa rapire dalle spire maliziose del suo fascino. I Romani sono unici nel loro genere, calorosi e accoglienti, sia tra di loro che con i nuovi arrivati.

Ecco che un pic nic improvvisato a Villa Ada si trasforma in un incontro di calcio giovani meno giovani, chi si conosce e chi si vede per la prima volta, tutti però, simpaticamente parte di qualcosa, parte di un modo di stare insieme e di vivere che esprime “apertura” e curiosità verso l’altro. Nel senso più elevato del termine.

E poi ritorni a casa, con i colori che ti sono rimasti negli occhi, i sapori di tante cose buone che hai assaggiato, gli abbracci che hai ricevuto e dato e ti accorgi che, del tuo vicino di casa, a stento ricordi il nome. Allora capisci che, anche il tuo cuore, a forza di vivere a nord, si è un po’ congelato…

Pimpra

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DALLO SCOMPARTIMENTO DEL TRENO

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Non immaginavo come un banale viaggio in treno, potesse raccontare così tanto.

Illuminata d’immenso, sul sudicio sedile di un vagone.

In principio sono rimasta colpita dalla perdita di quella che, un tempo, veniva definita “cavalleria”. L’aiuto, oggi, si deve chiedere e non è affatto scontato che si ottenga. Certo, dipende da come ci si pone. Un sorriso, un “per favore”, sono sempre elementi necessari, ma di qui a vedere negli occhi dell’altro la più totale indifferenza… caspita, è incredibile.

Credo si tratti di educazione, di sensibilità, di senso civico, di solidarietà. Nessuno vince stellette al merito, certo, ma se TUTTI fossimo almeno un po’ più aperti verso l’altro, staremmo TUTTI certamente meglio.

E’ come se fossimo assetati e nessuno disposto a condividere una goccia d’acqua, perchè “è mia”, è la “mia” vita, è il “mio” mondo.

Si è perso il rispetto e l’educazione verso il prossimo, non si insegna ai giovani come comportarsi in modo civile.

Nello scompartimento, una ragazzina sui 10 anni, stufa di dover stare seduta, ha preso il corridoio del regionale per la sua pista di atletica, mettendosi a correre su e giù come una pazza, saltando e dimenandosi. Non serve dire che rompeva i maroni a tutti gli adulti seduti, creando una sorta di elastico rumorosissimo sul pavimento dello scompartimento.

Al terzo passaggio, lei mi guarda con aria di sfida e io le rispondo con uno sguardo “adulto” molto convincente. Non serve, continua. Al che, cerco gli occhi degli altri viaggiatori, che condividono con me il fastidio, per capire se la pazza sono io. Non è così, ovivamente.

Avevo l’ipod e non so se qualcuno le ha detto di smettere, ma dopo qualche altro avanti e indietro, finalmente si è quietata. Non l’avesse fatto, avrei allungato il piede per farle lo sgambetto e mettere fine al fastidio. Insegnandole, peraltro, che correre nel corridoio di un treno in corsa non è precisamente esente da rischi. Per poco non l’ho fatto, ma ci è mancato un soffio.

E’ così che di noi diamo il peggio del peggio, quando altri esseri umani non rispettano il limite della loro libertà, infrangendo pesantemente il nostro.

Ma la colpa non è della ragazzina vivace, è di sua madre che non le insegna a comportarsi in modo educato.

E con questo, ho detto tutto…

Pimpra

LE FERITE DEL CUORE

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Mi rendo conto che, spesso negli ultimi tempi, mi lamento del lavoro che faccio.

In realtà, lo amo profondamente. Ma come ogni amore che si rispetti, si vivono momenti di fastidio. Che poi passano.

È impagabile l’opportunità che mi viene data, di mettere il naso fuori dell’ordinaria gabbietta, di uscire dai noti confini ed esplorare territori diversi.

Questa settimana è stata la volta di Genova, una città che non conoscevo, non fosse per una veloce visita di tanti anni addietro.

L’ho sentita immediatamente affine, come se un sottile filo la legasse alla cugina speculare del Nord est. Una città di mare e di vento, intensa ed emozionante come la quinta teatrale dei suoi palazzi, segreta ed intima nel rincorrersi dei suoi vicoli a ridosso del porto, sfuggente allo sguardo nel declinare delle scalinate nascoste nella tela delle stradine che si snodano lungo il suo golfo.

Una gioia rincorrere l’ispirazione e farsi portare dallo sguardo, sempre puntato verso l’alto, ad ammirare dettagli architettonici, sfumature di forme e di colori sempre diverse.

Una città nella città, porta aperta verso il mondo, verso il mare e il vento eterni compagni di giochi e di sfide. Accanto a questa, però c’è anche la la Genova ferita, piegata e messa in ginocchio dalle stesse acque, divenute strumento di distruzione in mano alla Natura.

Vedere con i miei occhi gli effetti devstanti di quanto accaduto pochi giorni fa, è stato un colpo allo stomaco.

Vedere la dignità, l’orgoglio e la voglia di reagire dei genovesi, una grande lezione di vita.

Qui, nonostante tutto, non hanno perso il sorriso, si sono rimboccati le maniche ed hanno reagito.

E, come dopo un fortunale, si contano i danni e si inizia la ricostruzione.

Chapeau.

Pimpra

QUANDO SI INCONTRA UN VERO “MAESTRO”

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Ricordo ancora di un corso all’Università dal tema “La letteratura di viaggio”.

Da allora ho sempre favoleggiato di avere la possibilità di incontrare un personaggio di quelli che, nella vita, sanno come lasciare traccia di sè.

Non ho mai pensato ad una avventura sensuale da consumarsi nella tratta Parigi – Venezia e poi non vedersi più, ma qualcosa di diverso, qualcosa che mettesse in campo pensieri e sentimenti, visioni e coraggio.

Dopo non so quanti anni sono stata accontentata.

Trafelata dalla mia settimana lavorativa che non ha visto uno stop, finalmente prendo posto sul treno che mi riporterà a casa.

Accanto a me un signore agé, davanti a lui 4 quotidiani, le fotocopie di un articolo scientifico in inglese,  la rivista “Scienze”, un blocco degli appunti e una penna dozzinale.

Lo osservo di nascosto mentre sono affacendata a sistemare i miei bagagli.

Capisco immediatamente che deve provenire dalla mia terra: benchè in abito scuro, non ha quella ricerca estetica formale che è una caratteristica di punta degli uomini del nord ovest. Lui è più scarno, l’abito non è un biglietto da visita che gli interessa.

La calligrafia veloce e lanciata del suo tratto, scorre sul blocco degli appunti. A momenti si ferma a riflettere e poi riprende a scrivere.

E’ uno scienziato. Riconosco certe formule e poi l’articolo che sta leggendo, lo afferma chiaramente. Siamo nel campo della cardiologia.

Al mio ritorno dal caffè, vedo che ha scelto il mio posto sul corridoio e, gentilmente, gli chiedo di spostarsi. Lo fa scusandosi e sorridendo con gli occhi di un celeste chiaro.

Lo osservo meglio e mi permetto un “Mi scusi ma lei è forse il prof. XXX?” mi risponde “Sì, sono io, ma lei come fa a conoscermi?”

“Perchè lei è un personaggio molto famoso, un medico di chiarissima fama”.

Iniziamo in modo naturale, spontaneo e piacevolissimo, una conversazione che ho preso come un vero dono del cielo. Il mio vicino è una persona che definire brillante, illuminata e, ancora mentalmente, incredibilmente giovane, è dire poco.

Ho apprezzato l’umanità, l’amore indiscusso per la professione medica, per la ricerca, per la vocazione verso una tra le professioni più difficili e il senso di condivisione che lo hanno sempre contraddistinto.

Un uomo così, a prescindere dal campo di interesse professionale e umano è colui che definisco “Maestro”, una di quelle persone faro e luce per gli altri, un pioniere, un esploratore e un maieuta.

Ci siamo salutati con una gran stretta di mano e tanta ammirazione da parte mia.

Nella mia valigia di esperienze adesso c’è anche questa frase:

“Nella vita è importante esprimere la propria opinione. Essa va esposta motivandola  e dimostrandola chiaramente e, per questa ragione, difendendola con altrettanto vigore. Il modo in cui la si esprime è importante, ma rimane fondamentale essere coerenti alle proprie idee, ai propri ideali e a se stessi. E, poco importa se si sta antipatici a mezzo mondo. Prima o poi incontreremo chi ci saprà apprezzare per questa nostra caratteristica.”

Avevo i lucciconi quando raccontava della stima che tutt’ora lo lega ai suoi allievi/discepoli a come sono rimasti in contatto e a quanto egli sia orgoglioso che i suoi “figli” abbiano superato il padre.

E’ confortante sapere che, in questo mondo inquinato dalla falsità, dall’ipocrisia, dall’egoismo, esistano ancora illuminati “Maestri”.

Pimpra

Se siete troppo curiosi per resistere… qui.

IMAGE CREDIT DA QUI

ELOGIO DELLA DIFFERENZA

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La trasferta torinese si sta rivelando particolarmente interessante sotto il profilo della ricerca delle differenze tra gli italiani del nord ovest e quelli del nord est.

Ieri, tra il serio e il faceto, rilevavo che le donne torinesi non hanno un piacere particolare o effimero per le calzature. La mia breve passeggiata in centro lo ha confermato. Prediligono le scarpe basse, senza tacco, oppure alcune di esse, ma quelle decisamente poco o affatto raffinate,  esprimono la loro femminilità utilizzando plateau e zeppe, pesanti e fuori tempo.

I negozi  di calzature, dove speravo di maltrattare la mia carta di credito a colpi di frustate, mi hanno tratta in salvo. Merce, a mio dire, orrenda. E conto corrente salvo.

Le signore però se peccano alla  base del corpo, recuperano tutto lo charme che le contraddistingue con i profumi che amano indossare. Nel mio tour ho saputo apprezzare molte volte aromi intensi, particolari, traccia inconfondibile e unica di donne di classe e personalità. Indiscusse.

Gli uomini, mi riferisco ai più grandicelli che sono quelli che oramai fanno parte del mio orizzonte di interesse, li trovo finemente eleganti, nel portamento, nei modi, nella classe indiscutibile che manifestano quando parlano, si muovono, ti guardano. Anche loro indossano essenze rare, insolite che lasciano il segno in nari attente.

Quest’oggi, tra un turno massacrante e un altro, mi sono concessa una seduta pimprantissima nella palestra convezionata con il mio hotel a 4 stelle. Inutile dire che la triestina si è dimostrata una vera “figlia del vento”, eseguendo la sua migliore performance da tappeto rotante di sempre.

Il perchè è presto detto: la sola donna, bionda, dai lineamenti che “fanno straniera” e che correva come un razzo. I tappeti rotanti erano posti su tre file, come in quelle palestre americane che si vedono nei fim, e gli habituè venivano vicino a me, per vedere la velocità della mia falcata, increduli.

Anche in palestra “loro” sono diversi da noi: non ho visto persone chiuse nell’isolamento musicale o virtuale, pochi con l’iphone tra le mani, piuttosto persone che interagivano tra loro e che osservavano con curiosità i presenti.

Differenze, sottili, uniche ma capaci di conferire il sapore del luogo, rendergli la sua unicità, mantenerlo perla rara e inimitabile.

Il bello del viaggio è anche questo: cercare le differenze.

Pimpra

DA TORINO CON AMMORE

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Ma che ve lo dico a fare: questa é la vita che mi piace vivere.  Partire e tornare  mantenendo una radice. Sono un albero che vola.

Di Torino, al momento, non ho visto nulla. Ma poco importa. Per ora ho respirato la gente di qui, ed è già qualcosa, la mia dose di “gommose e morbide” esistenziali, un momento di piacere e delizia.

I torinesi appaiono “chic”, nell’animo, intendo. Mantengono una grazia elegante nei modi, indossano con charme il profumo di ciò che è stato, della bellezza, della cultura che contraddistingue questa città.

I miei occhi ventosi apprezzano certe gentilezze, sanno leggere il piacere di gesti antichi e godono del riflesso di tale speciale aura.

La gioia di uscire dai propri confini, con il corpo e con la mente sono, per me, la medicina più efficace ai pruriti esistenziali. Dal confronto nascono le idee più fresche, si impara a vedere con sguardo nuovo ciò che si ha già ed altrettanto chiaramente si evidenziano le manchevolezze.

Però le torinesi non indossano belle scarpe. E chi l’avrebbe immaginato mai?

Pimpra

Image credit: PIMPRA_TS

LA FINESTRA SUL GIARDINO

finestra_sul_cortileCi sono dei giorni in cui ti chiedi “Ma chi me lo fa fare?” ti guardi allo specchio e vedi la tua faccia da pirla che ti osserva tra il fesso e lo sconvolto mentre dal profondo ti rispondi “Devi fare qualcosa per te”.

La vita è un soffio che non si può sprecare.

Ecco che un viaggio di lavoro diventa una finestra che si apre su un orizzonte carico di fuliggine e (ri)anima quella voglia di annusare l’aria che sai fare parte di te.

Domani parto. Il viaggio sarà faticoso, eppure non vedo l’ora.

Ho bisogno di riempire gli occhi di nuove scintille, di staccare la spina, di sentire il neurone zampillare contento.

Viaggio da sola, così come sto facendo in questi ultimi anni. Perchè, anche se a volte qualcuno mi accompagna, è solo il corpo ad essermi vicino. Nulla più.

E scopro che da sola non è male, come ho sempre pensato. Non devo compiacere nessuno, rispondere a nessuno, essere altro da quello che sono.

Saranno solo pochi giorni e poi la finestra sul giardino si chiuderà di nuovo.

Mi auguro di avere imparato a respirare molto profondamente. Per conservare a lungo nei polmoni l’aria frizzante.

Pimpra

IMAGE CREDIT: PIMPRA_TS

 

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